The Tarnishing of Juxtia è la seconda fatica del neonato team indipendente Actual Nerds, un prodotto che va ad aggiungersi alle numerosissime fila di giochi ispirati alle meccaniche di gioco punitive da FromSoftware ormai 13 anni or sono. Nonostante l’evidente ispirazione sul gameplay, in generale offre una solidissima pixel-graphics ed un livello di sfida interessante, come potrete leggere nella nostra recensione…
Come è facile dedurre guardando le immagini, Tarnishing Of Juxtia si propone come un classico platform 2D che si avvicina molto al genere metroidvania – decisamente diverso dall’eccellente Dead Cells, sebbene abbiano in comune la predilezione per i combattimenti. La differenza principale è la mappa: nel capolavoro francese infatti questa viene generata casualmente ad ogni run, mentre qui è stata interamente disegnata dagli sviluppatori, così come la posizione di ogni nemico e degli oggetti rilevanti. In questo senso, sarebbe più affine al recente Grime, con il quale ha altre cose in comune: una componente artistica di rilievo (sebbene con stili molto lontani), una flebile trama ed anche alcuni NPC con cui si può limitatamente interagire.
La storia qui è evidentemente di contorno, quasi insignificante: il protagonista viene evocato dalla dea Juxtia per risolvere la solita crisi. Come suggerisce il titolo del gioco, il dominio della divinità, un tempo palpitante di vita, è stato contaminato dal male e il giocatore è colui destinato a sistemare le cose. Questo viaggio porterà il nostro improvvisato eroe attraverso 15 diversi biomi, affrontando 14 diversi boss: in tutto si tratta di un titolo che può essere completato da circa 8 ad oltre 15 ore, a seconda dell’abilità dimostrata nello sgominare gli avversari. Gli sporadici NPC con i quali interagire svolgono la funzione di segnali stradali che ripetono una unica battuta, talvolta fornendo un misero contesto o indizi su come proseguire. Sicuramente si poteva fare qualcosa di più anche se alla fine può andare bene anche così, perchè a pensarci, anche in questo, è un emulo di FromSoftware.
Cameriere? Il solito, prego…
Gran parte del gameplay viene spesa nei combattimenti, sebbene sia affiancata da una generosa controparte esplorativa; quest’ultima rispetta i canoni platform, con le occasionali trappole da schivare e salti calibrati per poter incedere indenni nei vari livelli. Le meccaniche di mischia sono quelle ben conosciute: c’è la barra della stamina che si consuma ad ogni azione, e la barra della magia consumata durante l’esecuzione delle abilità speciali. In Tarnishing of Juxtia entrambe si ricaricano automaticamente, mentre nei Souls classici la magia si può ricaricare solo riposando o consumando oggetti. Ovviamente è presente la schivata, che consente di evitare i colpi degli avversari rendendo per una frazione di secondo intoccabile il nostro avatar ed infine concludono il roster delle abilità l’attacco e, solo per particolari armi, l’attacco pesante caricato che infligge più danni, a discapito della velocità di esecuzione. Come menzionato ci sono una serie di magie sbloccabili procedendo nella storia, che includono sia incantesimi a distanza che ravvicinati, suddivisi in 2 categorie diverse tra “Brands” e “Relic”. Queste ultime vengono di norma “rubate” ai boss dopo averli sconfitti e riflettono alcune delle abilità dei boss stessi – si tratta di una caratteristica molto apprezzabile.
Essendo un titolo 2D i combattimenti si svolgono quasi completamente sul piano orizzontale, il che crea qualche problema nel seguire le mosse degli avversari quando più di questi si sovrappongono sulla stessa posizione. Questo è uno dei problemi ricorrenti nell’adattamento dello stile di combattimento Souls al 2D e sinceramente non siamo ancora del tutto convinti che questo genere si sposi felicemente con la bidimensionalità. Forse uno stile di gioco più classico, più vicino a Castelvania, sarebbe stato preferibile in un titolo come questo, ma in parte è una cosa soggettiva.
…con il solito contorno!
Durante il tragitto è possibile raccogliere tantissime armi ed armature differenti – forse addirittura troppe. Alcuni drop sono predefiniti, come le armi, mentre spesso capita di trovare armature o altri oggetti consumabili casualmente dopo aver trucidato i nemici comuni. Dopo aver raccolto le prime 6-7 armi è facile che si inizi a creare confusione perché nelle varie tipologie sono tutte simili e c’è poca differenza, sia visiva che effettiva. Talvolta cambia l’allungo, altre volte alcune mosse combo, ma in sostanza una “rapier” vale l’altra. Per le armature il discorso è simile, una volta trovata un’armatura nel bioma 5 tendenzialmente tutte le altre diventano presto obsolete, anche se è sicuramente molto apprezzabile lo sforzo fatto nel cambiare radicalmente l’aspetto del nostro avatar con ogni armatura indossata. Sarebbe stato più interessante se le armi e le armature possedessero caratteristiche peculiari che le rendessero utili anche nel gioco più avanzato, ma niente da fare.
Sembra quasi pleonastico doverlo ripetere ogni volta, ma anche qui, come vuole il genere, ucciedere nemici consente di ottenere anime/rune/punti ed una eventuale morte ne causa la perdita totale; queste rimangono nel punto della morte e, se si riesce a tornare nello stesso punto senza morire, è quindi possibile recuperarle tutte altrimenti vengono perse definitivamente. Le pozioni di cura qui sono sostituite dalle bende curative, inizialmente due, ma cumulabili grazie all’intervento di un essere dalle fattezze di un ragno enorme che si incontra di tanto in tanto. Eventuali punti/anime/rune possono essere spese nel falò in fontane poste in posizioni strategiche, spesso abbastanza vicine al boss di turno, per potenziare il personaggio in uno degli attributi. Dal negozio del fabbro invece, se si dispongono di alcuni oggetti specifici, è possibile aumentare la forza delle armi per renderle estremamente più efficaci ed aumentarne il grado, espresso sotto forma di lettera da E ad A. Suona tutto familiare? Sì, anche a noi…
Comparto tecnico
Niente Unity stavolta – Tarnishing Of Juxtia è interamente sviluppato con GameMaker Studio 2. La qualità della pixel graphic è decisamente buona, molto pulita. Gli scenari sono caratteristici, ben rifiniti e mai noiosi, mentre i personaggi sono ricchi di dettagli, nonostante i limiti dello stile adottato. I Boss sono spesso spettacolari, molto ben realizzati e vari. Le animazioni di ogni essere risultano per gran parte efficaci, anche se a volte poco naturali dove si avverte l’effetto “marionetta”, ma non troppo rimarcato come in altri titoli 2D simili.
Il comparto audio include un nutrito numero di effetti sonori, molto convincenti, numerosi e selezionati con cura; la colonna sonora è praticamente inesistente, limitata a qualche musica ambient appena percettibile solo in particolari momenti di gioco. Una scelta molto ispirata, dobbiamo dire, che grazie alla abbondante quantità e qualità dei suoni riesce a non essere quasi percettibile. L’intero gioco è dotato di testo in nove lingue tra le quali, ahinoi, NON figura l’italiano.
Concludendo…
Tarnishing Of Juxtia è un titolo indie di ottima qualità che si lancia nel genere souls 2D a testa alta. Abbiamo trovato la difficoltà ben calibrata durante il percorso provato, difficile al punto giusto, ma è comunque un aspetto piuttosto soggettivo. Il contenuto offerto è molto ampio ed è difficile annoiarsi grazie a numerosi oggetti, nemici e varietà dei biomi che mantengono alto l’interesse; se avete apprezzato Salt And Sanctuary, potete valutarlo senza troppi pensieri.