Se dovessimo assegnare una coccarda ai team di sviluppo più prolifici dell’attuale – e passata – generazione di console, Supermassive Games sarebbe sicuramente tra i primi a riceverla, data la sua “innata” capacità di sfornare anche tre giochi nel corso di un solo anno solare.
Ma andiamo con ordine.
Lo studio di sviluppo britannico iniziò quasi in sordina la propria attività come game developer, andando a lavorare – principalmente – come sviluppatore second party per conto di Sony, dapprima sui DLC di Little Big Planet e in secondo luogo sulla remaster HD di Killzone. Il 2015 fu l’anno della consacrazione, se così la vogliamo definire, per il team “satellite” di Sony, in concomitanza con la pubblicazione della loro prima IP, Until Dawn, a cui ne seguirono due diversi spin off interamente dedicati all’hardware PSVR, ovvero Rush of Blood e The Inpatient. Dopo diversi progetti “minori” il team passò sotto nuovi publisher, dapprima con Bandai Namco, con cui iniziò a lavorare alla recentissima serie antologica The Dark Pictures Anthology (troverete le recensioni di Man of Medan, Little Hope e House of Ashes qui sulle nostre pagine) che, in sostanza, riprendeva senza troppi stravolgimenti le meccaniche di gameplay di Until Dawn, applicandole a titoli molto più brevi e con uscite a cadenza annuale. Una buona idea, di fondo, che però metteva alla luce la totale incapacità del team di scrollarsi di dosso i gravi problemi di scrittura – già evidenziati con Until Dawn – ed un gameplay che, a nostro modo di vederla, non in grado di evolversi a dovere ed adattarsi a standard più “consoni” all’attuale generazione di console.
Arriviamo quindi all’anno 2022, a circa otto mesi dalla pubblicazione del mediocre House of Ashes (e con un The Devil in Me alle porte, che dovrebbe chiudere l’antologia), con l’annuncio a sorpresa di una nuova IP da parte dei Supermassive Games, questa volta in collaborazione con il publisher 2K. The Quarry, questo il titolo del gioco annunciato (nonché oggetto della nostra recensione), sembra proporsi a tutti gli effetti come un sequel spirituale dell’apprezzato Until Dawn, proponendo quindi una campagna di gioco molto più longeva, dipanata su una decina di capitoli, da giocare da soli o in compagnia di amici.
Abbiamo ricevuto un codice review del titolo, in versione PC, e abbiamo affrontato l’intera nuova avventura del team britannico. La mediocrità della The Dark Pictures Anthology è solo un lontano ricordo?
Ve ne parliamo più approfonditamente…
Benvenuti ad Hackett’s Quarry!
Sulle note di Moonlight di Ariana Grande si apre il prologo di The Quarry, non appena iniziata una nuova partita dal menu iniziale.
Faremo la conoscenza di Max e Laura, impegnati a raggiungere il campo estivo di Hackett’s Quarry, presso il quale dovrebbero lavorare – per tutta l’estate – come “counselors”, tutor di piccole combriccole di ragazzini che alloggeranno con loro.
Da buon horror che si rispetti, guidare nel cuore della notte su una strada deserta in mezzo alla foresta porta sempre ad incontri inaspettati. Ed è così che il distratto Max alla guida finirà fuori pista, per evitare una misteriosa figura umanoide “materializzata” in mezzo alla strada.
Finiti nel bel mezzo della foresta, faremo la conoscenza di un inquietante agente di polizia, interpretato da Ted Raimi (attore nonché fratello del ben più celebre Sam Raimi, regista pluri apprezzato che ha recentemente diretto la pellicola del Marvel Cinematic Universe, Doctor Strange in the Multiverse of Madness) che, dopo averci riportato in strada, “consiglierà” ai due malcapitati protagonisti di passare la notte in motel, anziché dirigersi direttamente all’Hackett’s Quarry – ovviamente, consiglio che non verrà minimamente ascoltato dai ragazzi, che arrivati anzitempo al campo estivo faranno la conoscenza di una delle misteriose entità che popolano quell’apprezzamento di terreno durante le notti di luna piena.
Subito dopo il prologo verremo introdotti al cast principale di personaggi di The Quarry, ovvero i restati tutor del campo, intenzionati a lasciarlo sul finire dell’estate. Il variegato cast di comprimari, interpretati da volti più o meno noti del cinema e della televisione (tra David Arquette, Justice Smith e Ariel Winter, le guest star di questo The Quarry non mancano), servirà a far da sfondo alla classica storia horror a base di drammi adolescenziali, farcita dei soliti clichè ispirati al genere “teen slasher” e “monster films”, con personaggi caratterizzati il minimo indispensabile – il ragazzo “introverso”, la nerd, il “bulletto” e la “strafiga” – messi in relazione tra di loro attraverso una scrittura incredibilmente pigra e banale, con dialoghi di una pochezza, a tratti, sconcertanti.
Nonostante tutto, la storia ingrana abbastanza bene e riesce a regolare dei bei momenti, anche se a rovinare molto l’esperienza di gioco ci pensa una localizzazione in lingua italiana gravemente insufficiente – per questo motivo, abbiamo deciso di giocare il titolo Supermassive Games interamente in lingua originale, specialmente per non perdersi la recitazione dei vari attori tramite il buon motion capture messo in piedi dal team britannico.
Una serata al cinema…
La storia di The Quarry si dipana su un totale di dieci capitoli per una durata totale di circa una decina di ore e, come le vecchie produzioni di Supermassive Games, basa interamente il suo gameplay sulle scelte: tra bivi narrativi e quick time event da attivare in momenti specifici durante le cutscene, il gioco potrebbe prendere pieghe indesiderate in qualsiasi momento della partita, portando su nuove (e infelici) strade i nostri protagonisti, arrivando addirittura ad una loro prematura dipartita.
The Quarry si completa in circa una decina di ore, anche se il fattore rigiocabilità rimane un aspetto importante in produzioni di questo tipo, l’impossibilità di scegliere capitoli singolarmente o anche solo “skippare” alcuni dialoghi ad una seconda eventuale run, rende il tutto dannatamente tedioso e frustrante.
Il gioco mette anche a disposizione una modalità “cinematica” dove l’interazione del giocatore, già di base molto limitata, è così nulla, trasformando The Quarry in una vera e propria serie TV da gustare in tranquillità, sgranocchiando qualche nocciolina o popcorn davanti allo schermo.
Come già successo con i vari The Dark Pictures Anthology, The Quarry offre una modalità cooperativa fino a sette giocatori, dove potremo interpretare – a turno – uno dei protagonisti, passando, semplicemente, il controller al player successivo ad ogni cambio di scena. Idea carina, specialmente se si intende condividere l’avventura con familiari e amici, e rendere ogni scelta e conseguenza ancora più “impattante” per chi ci sta intorno.
Anche i completisti troveranno pane per i loro denti. Nonostante lo sviluppo piuttosto lineare delle fasi in cui guideremo, in terza persona, uno dei protagonisti, potremmo dover cercare a fondo indizi e anche i famosi “tarocchi”, carte che nell’intermezzo tra un capitolo ed un altro ci verranno lette da una misteriosa cartomante che, su nostra richiesta, potrà anche fornire piccole anticipazioni su alcune scelte del capitolo successivo – una buona aggiunta anche se già vista, in forma diversa, nelle precedenti produzioni di Supermassive Games.
Un buon Unreal Engine basterà a introdurci alla nuova generazione?
The Quarry è un titolo cross gen e nonostante gli evidenti limiti imposti dalla produzione, riesce comunque ad offrire un buon comparto audiovisivo, grazie all’utilizzo intensivo di sessioni di motion capture, appoggiate sul consolidato Unreal Engine.
A brillare vi è senza dubbio la modellazione poligonale dei vari comprimari, più o meno riuscita, che riesce a catturare appieno l’espressività di ogni attore. Rispetto a quanto visto nei recenti The Dark Pictures Anthology, il risultato raggiunto dal team britannico è ancora più soddisfacente anche se sarebbe lecito aspettarsi un passo in avanti tecnologico ben più evidente, ma vista l’estrema prolificità del team negli ultimi anni, sarà dura vedere grossi cambiamenti a breve o nelle prossime produzioni in uscita.
Buona anche la colonna sonora che si appoggia su brani originali e canzoni d’autore perfettamente azzeccate.
Concludendo…
The Quarry è sicuramente un mezzo passo in avanti rispetto alle recenti produzioni del team, nonché uno tra i loro titoli più riusciti dai tempi di Until Dawn. Nonostante questa premessa, positiva, non possiamo fare a meno di segnalare i diversi limiti del titolo, a partire da un gameplay che poco rinnova la formula già vista nelle precedenti produzioni Supermassive Games e i vari problemi di trama e scrittura che, conseguentemente, impediscono alla narrativa di decollare a dovere.
Consigliato, sì, ma magari non a prezzo pieno.
Configurazione di prova:
Monitor: AOC CU34G2X/BK
Scheda video: GeForce RTX 3080 Ti
Processore: Intel Core i7-11700K
RAM: 32 GB DDR4