La partnership, vincente, tra il team di Omega Force e Nintendo si è andata via via a consolidare in maniera sempre più convincente, nel corso degli ultimi anni.
Al lavoro su IP di successo come The Legend of Zelda e Fire Emblem, il team giapponese di Omega Force – che negli anni si è saputo ritagliare una discreta fetta di pubblico “amante” del genere dei musou come Dynasty Warriors – è riuscito a sfornare prodotti sicuramente non perfetti ma pregni di amore e rispetto per il materiale originale: ne sono un esempio il primo Fire Emblem Warriors e i due capitoli di Hyrule Warriors, disponibili per Nintendo Switch già da qualche tempo.

Annunciato qualche mese fa, Fire Emblem Warriors: Three Hopes prova ancora una volta a fornire ai fan della saga un mix di meccaniche, in grado di coniugare i “tatticismi” tipici della serie Fire Emblem con le dinamiche action dei vari Dynasty Warriors di Omega Force.

Grazie ad un codice review fornitoci da Nintendo, abbiamo spolpato volentieri l’offerta contenutistica proposta dal titolo e, come di consueto, siamo pronti a fornirvi un nostro finale responso sul gioco.

Buona lettura!

Tre casate, una timeline alternativa: si ritorna a Fódlan

Fire Emblem Warriors: Three Hopes si svolge nel continente di Fódlan in una linea temporale alternativa a quella di Fire Emblem: Three Houses, titolo principale della saga e pubblicato tre anni fa.

Come il capitolo “principale” a cui si ispira, Three Hopes si sviluppa intorno a tre storie uniche – Scarlet Blaze, Azure Gleam e Golden Wildfire – ognuna delle quali segue uno dei leader delle tre casate.

Fire Emblem Warriors: Three Hopes, come dicevamo, offre una trama sensibilmente diversa rispetto al precedente capitolo, andando a lavorare sulle “motivazioni” dei vari personaggi già visti in precedenza.
La più grande novità di questo capitolo ruota, sicuramente, intorno al personaggio di Byleth, protagonista di Fire Emblem: Three Houses, che funge da antagonista in questo spin off.

In questo capitolo, assumeremo i panni di Shez, un mercenario rimasto sconfitto durante uno scontro con il Flagello Cinereo. Da qui si dipanano gli eventi principali che faranno da sfondo alla trama principale del gioco, a partire dall’incontro con i tre futuri sovrani delle nazioni che governano il Fódlan – Shez, suo malgrado, si ritroverà all’interno di un conflitto in grado di determinare il futuro del continente.

Una campagna longeva quella di Fire Emblem Warriors: Three Hopes che, difficilmente, riuscirete a portare a termine in meno di una trentina di ore – quantitativo più che eccellente, affidato ad una offerta contenutistica di tutto rispetto. La storia, dal canto suo, intrattiene grazie ad una mole incredibile di dialoghi – ben scritti – e ad una caratterizzazione del cast di protagonisti di tutto rispetto.

L’accampamento: il cuore pulsante del gioco

Fire Emblem Warriors: Three Hopes offre, alla base, un gameplay che abbraccia pienamente la componente musou a cui i ragazzi di Omega Force ci hanno abituati nel corso degli anni, senza però rinnegare le origini della saga di riferimento, Fire Emblem, proponendo un’anima tattica in grado di proporre varietà e profondità alle nostre avventure.

Come nelle altre produzioni Omega Force, il nucleo del gioco è costituito dal nostro eroe – e le sue truppe – piazzate su un campo di battaglia di vaste dimensioni. Il giocatore ha il compito di comandare strategicamente gli altri membri, oltre che se stesso, sfruttando i diversi percorsi che la mappa ha da offrire per portare a termine gli obiettivi e vincere, in definitiva, lo scontro. In breve tempo, i giocatori utilizzeranno diverse classi e abilità per affrontare e abbattere un obiettivo nel modo più efficiente possibile.

La presenza di meccaniche “hack & slash” che ci metteranno di fronte a vasti gruppi di nemici – destreggiandosi e lanciando attacchi a raffica – è ancora l’attrattiva principale di questa tipologia di giochi: le abilità uniche oltre che l’alternanza tra attacchi normali e quelli forti, contribuiscono a rendere il gameplay alla base del titolo ancora più vario, nonostante la ripetitività intrinseca del sottogenere musou, da sempre “odiato” da noi giocatori occidentali.

All’interno di un determinato livello saremo tenuti a conseguire diversi obiettivi, tra principali e secondari: dalla difesa o la distruzione di un obiettivo essenziale ai fini dello scontro, passando per la conquista di roccaforti o addirittura la presa di armi d’assedio. Le missioni richiederanno al giocatore una presa di confidenza con la mappa di gioco, in modo da potersi muovere più agilmente alla ricerca della prossima destinazione – in aiuto, una volta conquistate le roccaforti – avremo modo di sfruttare il fast travel proposto, che ci consentirà di muoverci rapidamente tra una fortezza ed un’altra.

Come da sottotitolo, Fire Emblem Warriors: Three Hopes offre una componente core ruolistica ispirata dal capitolo principale della serie di riferimento. L’accampamento, in Three Hopes, sarà il nucleo centrale delle nostre avventure e avremo la possibilità – tra uno scontro ed un altro – di esplorarlo liberamente in terza persona attingendo ai diversi NPC presenti per acquistare oggetti, allenare il nostro eroe oltre che interagire con i compagni. Dall’accampamento partirà anche la forte componente tattica del titolo: interagendo con la mappa del Fòdlan potremo “pianificare” la nostra prossima missione, tramite una interfaccia 2D del campo di battaglia, nel quale selezionare truppe, ufficiali e preparare l’equipaggiamento per lo scontro, oltre che le abilità del nostro eroe.

Messi da parte i diversi “spiegoni” che proveranno a renderci familiari con i complessi menu di gioco, Fire Emblem Warriors: Three Hopes riesce a regalare parecchie soddisfazioni, nonostante la natura intrinsecamente “semplice” del genere di riferimento, ovvero quello dei musou, caratterizzato dalla solita preponderante ripetitività delle meccaniche (anche se meno “pesante” in questo titolo rispetto che ad altri sviluppati dalla stessa Omega Force) oltre diversi tentennamenti della telecamera durante gli scontri.

Dal punto di vista puramente tecnico, questa volta, ci sentiamo in dovere di lodare i miglioramenti portati da Omega Force nel rendere quantomeno stabile il frame rate di Fire Emblem Warriors: Three Hopes, rispetto ai “disastrosi” risultati raggiunti da Hyrule Warriors: L’era della calamità – in questo caso infatti, oltre all’ottima direzione artistica che riprende in toto quella del capitolo principale – avremo sempre tra le mani un prodotto dal frame rate oscillante tra i 30 e 40 fps, pur con qualche saltuario calo nelle fasi più concitate dell’azione ma, fortunatamente, si tratta di casi davvero isolati.

Concludendo…

Fire Emblem Warriors: Three Hopes si può considerare uno tra gli ibridi più riusciti tra le diverse partnership tra Nintendo e Omega Force. Dal punto di vista del gameplay, il gioco non abbandona i “tatticismi” della saga madre che, in qualche modo, impreziosiscono le sequenze puramente action, che rimangono comunque preponderanti per tutta la durata dell’avventura.

Nonostante le saltuarie problematiche di gameplay, Three Hopes diverte dall’inizio alla fine, catalogandosi di diritto tra le esclusive Switch più interessanti di quest’anno.

CI PIACE
  • Storia e personaggi che catturano
  • Ibrido RPG/tattico/musou ben congegnato
  • Ottimizzazione tecnica finalmente soddisfacente
  • Combat system stratifico e appagante
NON CI PIACE
  • Eccessivamente verboso
  • Chi odia a morte il genere musou difficilmente cambierà idea con questo titolo
  • La telecamera non è vostra amica
Conclusioni

Anche se non riuscirà a farvi cambiare idea e a farvi amare, tutto di un colpo, il genere musou, Fire Emblem Warriors: Three Hopes ci prova (e ci riesce) a confezionare un’avventura varia e appagante, in grado di unire il meglio della serie Warriors e quella di Fire Emblem.

8.5Cyberludus.com

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Nerd purosangue classe 1992, si avvicina al mondo dei videogiochi grazie al SEGA Master System di sua madre. Destreggiandosi tra Alex Kidd e Sonic the Hedgehog, comincia a farsi una importante cultura videoludica a base di platform e beat ‘em up. Fedele seguace della “master race”, consuma giochi di ruolo dalla mattina alla sera, anche se la sua saga preferita rimane Grand Theft Auto degli inarrivabili Rockstar Games, che fin dal primo capitolo lo ha aiutato a diventare la brutta persona che imparerete a conoscere.

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