Dopo Breath Of The Wild la serie di The Legend of Zelda ha cambiato aspetto, sia in termini di toni che atmosfere. Nel franchise originale, infatti, Link è stato sempre “realizzato” come un bambino o al massimo un giovane teenager, salvo poi tornare, in altre vesti, abbracciando toni più adulti. Di fatto Hyrule Warriors: L’era della Calamità è il primo titolo che riprende questa nuova tematica e vi costruisce sopra una sorta di prequel, immerso direttamente nella timeline iniziata da Breath of the Wild. Si tratta del secondo titolo che cala il mondo di Zelda nello stile musou, dopo l’ottimo Hyrule Warriors uscito nel 2014.

L’era della calamità

Attenzione: nel testo che segue ci sono molti spoiler sulla trama di Zelda: Breath Of The Wild.

Se avete giocato Breath of the Wild ricorderete il risveglio del protagonista, Link, un secolo dopo la sconfitta del reame di Hyrule – l’eroe dalla tunica verde, quasi ucciso nello scontro, venne messo dentro una capsula guaritrice, per poter riprendersi dalle ferite, mentre – all’interno del castello – la principessa Zelda entrò in uno stato di stasi, per poter sigillare la Calamità Ganon ed attendere il risveglio dell’eroe.

Ebbene, la storia del nuovo capitolo di Hyrule Warriors inizia alla soglia della battaglia finale con Ganon, circa 100 anni prima del risveglio di Link in Breath of the Wild, proprio sul principiare della fine del reame di Hyrule. La timeline però è alternativa, infatti in questo capitolo fa la sua comparsa un piccolo “guardiano” bianco chiamato Terrako che, dopo aver visto la distruzione e compresa la gravità della situazione, decide di fuggire attraverso un portale temporale per cambiare le sorti della battaglia, anche se, a sua insaputa, viene seguito da una porzione del male di Ganon.

Non appena il piccolo robot ricompare nel passato con lo scopo di prevenire i terribili eventi che stanno per succedersi, il gioco ha inizio…

Sempre più Musou

Hyrule Warriors come abbiamo già menzionato fa parte del sotto-genere Musou. Si tratta di uno stile di gioco in terza persona dove il giocatore prende le redini di potentissimi guerrieri che devono affrontare varie mappe, di difficoltà crescente, su vasti campi da battaglia. Tradizionalmente, in ogni scontro, un Musou prevede la conquista di alcuni bastioni avversari attraverso l’uccisione dei boss e il massacro di migliaia di soldati nemici, che si manifestano senza fine. In questo contesto, ovviamente, gli eroi sono rappresentati dai vari personaggi del franchise tra cui Link, Zelda, Impa, ma anche i potenti campioni dei colossi Mipha, Darou, Urbosa e Revali, che in quest’epoca sono ancora vivi e vegeti. La mappa di Hyrule, che già abbiamo avuto modo di apprezzare nel vincitore del premio Gioco dell’Anno 2017, è presente anche qui e funge da intermezzo tra i vari scontri, per decidere quale sfida affrontare, potenziare armi, creare ricette con gli elementi raccolti e decidere i personaggi da muovere.

Nonostante si tratti di un action game, la narrativa ricopre un peso piuttosto importante ne L’era della calamità. Dall’inizio alla fine abbiamo contato oltre due ore di filmati di intermezzo, che narrano le gesta degli eroi di Hyrule, in uno stile che si avvicina sempre di più agli OAV giapponesi moderni. Come dicevamo, però, la trama segue una linea temporale alternativa, dato che il piccolo guardiano Terrako torna indietro nel tempo per evitare il disastro. Questo espediente evidentemente forza un cambiamento ad una storia il cui esito sarebbe stato non solo già noto, ma anche angosciante (i buoni vengono di fatto sconfitti nella linea temporale di The Legend of Zelda: Breath Of The Wild). D’altra parte, però, questa decisione potrebbe anche far storcere il naso a molti fan dato che,
forse in nome della macchina commerciale, Nintendo ha deciso di non affrontare i veri fatti che hanno portato alla distruzione di Hyrule – si tratta comunque di un aspetto soggettivo.

Gameplay

Il gameplay non è cambiato molto rispetto al primo capitolo. Si inizia controllando Link con i consueti attacchi leggeri e pesanti, una schivata, la parata e la possibilità di utilizzare armi secondarie della tavoletta sheikah: il magnete, le bombe, le colonne di ghiaccio. E’ possibile anche raccogliere gli scettri magici dei maledetti maghetti volanti ed accedere ad ulteriori magie di fuoco, ghiaccio ed elettricità con un effetto di danno su aree più estese, utili per smaltire folle numerose; e ovviamente non mancano altre meccaniche che richiedono manualità e riflessi, come la schivata effettuata al momento giusto che rallenta il tempo per sferrare attacchi devastanti. Le fila nemiche sono state prelevate a mani basse da Breath of the Wild ed includono Bokoblin, Lizalfos, Lyonel, Guardiani, Ninja Yiga, etc. con tutta una serie di varianti colorate differenti. Tutto considerato il sistema di combattimento è efficace e costringe sempre a stare attenti a quello che avviene sullo schermo – non basta premere tasti alla rinfusa per vincere, specialmente con i sub-boss ed i boss. Le missioni si possono sintetizzare in un piccolo sottoinsieme di compiti che praticamente fanno sempre parte di queste tipologie: uccidere il nemico X, recuperare il bastione Y, raggiungere un punto specifico della mappa, oppure scorta il personaggio NPC – un po’ più di varietà avrebbe giovato, ma purtroppo la ripetitivà è anche un limite intrinseco dello stile Musou.

I personaggi giocabili sono davvero tanti e dobbiamo dire che abbiamo percepito una forte differenza nel gameplay cambiando eroe. Zelda, ad esempio, utilizza solo magie lente ma riesce a colpire aree più vaste di terreno, mentre Revali invece è davvero molto veloce negli attacchi. Ma anche quando lo stile di combattimento si assomiglia, alcune varianti sulle combo riescono comunque a garantire una certa varietà ed invogliano comunque a cambiare spesso per sperimentare. Oltre ai personaggi è possibile finalmente comandare anche direttamente i Colossi Sacri, in scenari designati dove tramite una visuale in prima persona il gigantesco mostro di pietra deve sbaragliare migliaia di nemici grazie alle sue armi devastanti.

Fin qui tutto bene …

Non è tutto rose e fiori nel gameplay. La gestione della fisica di Breath of the Wild era riuscita a creare un mondo interattivo, con reazioni molto realistiche agli stimoli del giocatore, permettendogli così di sperimentare. Ebbene Hyrule Warriors è un gioco che è, nel bene e nel male, tragicamente arcade, quindi qualsiasi parvenza di fisica è solo un vago ricordo. I poteri della tavoletta Sheikah divengono quindi una specie di mossa speciale statica, da sfruttare esclusivamente in reazione a particolari condizioni, come durante gli scontri con i boss quando alcune icone specifiche indicano quale utilizzare. E’ presente, come nel primo capitolo, una sezione dedicata alla ricerca e raccolta di oggetti tra cui armi per potenziare gli attacchi dei vari eroi e cibarie di ogni tipo. Queste ultime vanno raccolte e consentono di creare ricette che possono dare vari benefici prima di iniziare una nuova battaglia (più esperienza, velocità, riduzione dei danni, etc.). Le missioni secondarie accessibili dalla mappa sono davvero numerose anche se la varietà, come abbiamo già rimarcato, è limitata: dopo qualche ora gli incentivi per affrontarle ci sono parsi poco efficaci. La difficoltà in generale può risultare piuttosto bassa, a parte qualche occasionale sfida con i boss che risulta più impegnativa. Per fare un esempio la morte durante una battaglia causa un semplice respawn in uno dei punti di controllo vicini, ma, a dirla tutta, si tratta anche di scelte “quality-of-life”: una partita può anche durare oltre 30 minuti e ricominciare potrebbe essere sconfortante.

Comparto Tecnico

Il tratto di tutto il comparto grafico è, evidentemente, stato preso direttamente dall’ottimo Breath Of The Wild. Le scene di intermezzo ed il gamplay, però, si comportano decisamente in modi diversi. Durante le prime la grafica è fluidissima, i personaggi rendono davvero bene e ripropongono la stessa qualità già potuta apprezzare nel titolo del 2017. Durante il gameplay, sfortunatamente, le cose cambiano. Tutto è staticamente simile a Breath Of The Wild, è vero, ma il livello di fluidità è nettamente inferiore, specialmente nelle animazioni che appaiono quasi sempre a scatti e poco fluide. Quando ci sono grandi quantità di nemici od esplosioni il motore arranca vistosamente e il framerate cala, come durante le missioni dei colossi che non riescono quasi mai a raggiungere i 30 fps, rasentando l’inaccettabile per un action game. C’è molto spazio per ottimizzare. Il movimento della telecamera è generalmente abbastanza efficace, ma talvolta riesce a creare confusione, spostandosi in posizioni scomode senza l’intervento del giocatore. Il comparto audio d’altra parte merita il consueto plauso per gli ottimi temi della saga riadattati, anche se alcuni riciclati direttamente da Breath Of The Wild. Il parlato, completamente tradotto in italiano, risulta professionale quanto una qualsiasi serie TV ed è sicuramente uno dei migliori esempi associati ad un videogame. Vale la pena menzionare l’ottimo gioco coop in split screen, già implementato con successo anche nel primo capitolo, che causa però anche in questo caso un inesorabile calo della qualità grafica oltre che degli fps.

Concludendo…

Hyrule Warriors: L’era della calamità è un titolo controverso. Da una parte è un titolo che ogni fan di Zelda dovrebbe giocare, anche solo per poter gustare le innumerevoli sfaccettature sul passato dei personaggi nati con Breath Of The Wild. La storia, forse a tratti un po’ ingenua ed orientata ad un pubblico più giovane, è comunque piacevole ed interessante, mentre il contenuto è ricco e garantisce davvero molte ore di gioco: circa 25 per finire la campagna principale con qualche missione secondaria. D’altra parte però siamo costretti a bocciare il comparto tecnico, che soffre di un engine poco ottimizzato e la varietà delle missioni, che nel lungo periodo rischiano di intaccare l’interesse.

CI PIACE
  • Una lunga campagna, ricca di splendide scene di intermezzo.
  • Gameplay collaudato, se piace il genere, con un sistema di combattimento efficace.
  • Combattimenti con i boss spesso spettacolari ed appaganti.
  • Completamente giocabile in coop tramite split-screen.
NON CI PIACE
  • Tecnicamente molto migliorabile, il framerate è davvero ballerino.
  • Poca varietà nel gameplay, a lungo andare rischia di tediare.
Conclusioni

Hyrule Warriors: L’era della Calamità è un gioco quasi puramente arcade con una spolverata di elementi rpg, ambientato nell’universo Zeldiano introdotto con Breath Of The Wild. Si tratta di un prodotto curato sotto molti aspetti, con una lunga campagna e una bella storia narrata con energia, ma che, purtroppo, fallisce sulla varietà del gameplay e soprattutto sul comparto tecnico, per via di un’ottimizzazione pessima. Prima di decidere consigliamo di provare la demo accessibile sullo store eShop – potrete farvi un’idea e comprendere se è pane per i vostri denti.

7.5Cyberludus.com

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Gabriele o “Gabe” per gli amici, è un informatico di professione ed inguaribile videogiocatore. Cresciuto a colpi di Commodore 64 ed Amiga è papà di due bellissimi bimbi che ormai gli rubano quasi tutto il tempo. La sua passione sono l’informatica, il cinema, la musica ed un giorno spera di finire e vedere pubblicato il suo primo videogame … quando trova il tempo!

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