American Theft 80s può essere inizialmente frainteso come un degno successore di Thief Simulator, essendo sempre sviluppato dagli stessi Noble Muffins. Ebbene non lasciatevi ingannare: si tratta più che altro di una variazione sul tema, una sorta di spinoff che aggiunge davvero molto poco alla formula originale. L’esperienza finale non è esattamente entusiasmante, sebbene possa essere un titolo apprezzabile per alcuni – continuate a leggere per scoprirne di più…
Thief Simulator, il gioco su cui è basato pesantemente American Theft 80s, è stato indubbiamente un titolo di successo. Nonostante i suoi molti difetti ha in qualche modo aperto la strada per un nuovo genere stealth che è stato molto apprezzato ed in seguito portato su tutte le piattaforme più blasonate. Potrebbe essere considerato a tutti gli effetti come una sorta di prototipo, un po’ grezzo, ma meritevole di perfezionamento in un successivo capitolo. Uno dei problemi del titolo in esame forse è proprio questo: tutti si aspettavano un Thief Simulator 2, ma American Theft 80s, come dichiarato apertamente dagli sviluppatori, di fatto non lo è. Molti dei limiti del titolo originale sono ancora presenti oltre che un comparto grafico virtualmente identico e non esattamente al passo con i tempi. La differenza principale è che, come suggerisce il nome, la campagna di gioco è ambientata negli immortali anni 80 …
Cambiano i suonatori, ma la musica è sempre quella…
Di base, American Theft 80s offre una generosa campagna single-player dove il nostro protagonista passerà da ladro in erba ad un vero professionista in grado di violare qualsiasi proprietà altrui senza essere mai individuato, con una sorta di storia di fondo piuttosto banale, narrativamente pari ad un libro per bambini. Il giocatore viene quindi guidato passo dopo passo attraverso una serie di missioni e tutorial che dovrebbero avviarlo verso la propria carriera criminale di successo – niente di esaltante lato narrativo, quindi, ma se non altro il gameplay, già ampiamente collaudato dal suo predecessore, riesce ad essere abbastanza efficace.
Il giocatore guida il suo avatar da una visuale selezionabile in terza o prima persona (una novità, ma piuttosto ininfluente alla fine), e può muoversi più o meno liberamente per una mappa di gioco che si espande al progredire della trama. Vale la pena menzionare che è stata anche recentemente annunciata una nuova modalità sandbox che potrebbe arricchire di molto la longevità, ma non ancora disponibile al momento della recensione.
Che il furto sia con voi.
Negli spostamenti American Theft 80s differisce positivamente da Thief Simulator visto che nel capitolo originale la mappa era ampiamente segmentata. Ebbene qui non è così: l’area di gioco è una unica grossa mappa che può essere liberamente esplorata (quasi) senza interruzioni, una volta sbloccata progredendo nella storia. A voler essere pignoli tra una cittadina e la successiva, durante gli spostamenti, si percepisce un lieve congelamento del gameplay che identifica il caricamento in memoria della nuova area, ma è sicuramente un bel miglioramento rispetto al passato. Il concetto di base di ogni missione è tragicamente sempre lo stesso: si parla con qualcuno, si ottiene il compito, si studia la locazione da scassinare, ci si attrezza, si guida fino al luogo del reato, si attende il momento propizio, quindi si attua il misfatto cercando di non essere mai visto o sentito. Gli strumenti a disposizione sono inizialmente poverissimi, ma progressivamente si sbloccano vari travestimenti, la torcia, il martello, il piede di porco, i grimaldelli manuali, automatici, oggetti da lancio, zaini più capienti, etc. Oltre a questo c’è anche un piccolo albero di progressione dove si possono spendere i consueti punti abilità guadagnati, consentendo di potenziare le abilità del nostro malfattore. Questa sezione è stata ideata con la medesima, povera, immaginazione del resto del titolo: ci sono solo potenziamenti in percentuale di vari attributi come stamina, udito o spazio nello zaino. Meglio di niente, forse.
Tanti problemi…
Un gioco che porta nel titolo la locuzione relativa al furto ovviamente deve fare dello stealth la sua caratteristica principale ed è quasi inutile dire che American Theft 80s ci prova con tutte le forze. Sfortunatamente sia le meccaniche implementate, sia la IA in generale, risultano estremamente grezze. Iniziamo con il descrivere l’ambiente di gioco come davvero poco interattivo dato che, ad esempio, non si possono spegnere luci o elementi luminosi in alcun modo. Il sistema di gestione dei sensi delle vittime è poco trasparente e talvolta gli NPC si allertano senza aver apparentemente fatto alcun rumore o essere stato visto direttamente – potrebbe anche trattarsi di un sistema difettoso che necessita di qualche aggiustamento in future patch. A prescindere da questo, la IA risulta molto indietro rispetto a titoli anche vetusti come l’immortale Thief dei Looking Glass, che nonostante i suoi oltre 20 anni sul groppone sfoggiava degli NPC decisamente più intelligenti. In generale lo stato del gioco è poco rifinito, dato che a parte i problemi della IA ci è capitato più volte di vedere il nostro avatar bloccarsi davanti ad ostacoli invisibili o di passare addirittura attraverso muri e pavimenti. Se doveste venire catturati dalla polizia c’è una unica possibilità di liberarsi dalla presa premendo velocemente sul pulsante del mouse, ma se si viene agguantati una seconda volta è game over e si riparte dall’ultimo salvataggio.
Comparto tecnico
American Theft 80s fa uso del solito engine Unity anche se qui, dobbiamo dirlo, viene davvero sfruttato poco. La grafica è esteticamente identica a Thief Simulator, un titolo di oltre 4 anni fa, fatta eccezione per un effetto di saturazione dei colori più pronunciato, forse per farlo sembrare più “anni 80”. Essendo un indie non ci si può aspettare grandi cose, ma i modelli dei vari personaggi sono molto grezzi, con visi per nulla espressivi al pari di titoli di più di 10 anni fa. Le ambientazioni ed in generale gli elementi del paesaggio sono decisamente semplici, in tutta la produzione si percepisce una sensazione generale di uno sviluppo frettoloso e poco curato. Il modello di guida dei veicoli, un po’ come i movimenti del protagonista, sono decisamente approssimativi, per nulla realistici e quasi privi di fisica. Il comparto audio è blando: qualche musica di sottofondo dinamica, molto anonima, effetti sonori banali ed un parlato con attori sulla soglia della decenza. Come già menzionato ci sono un nutrito numero di bug, principalmente sui movimenti e sulla IA, che speriamo possano essere corretti con le future patch. Tutto il testo è tradotto in italiano forse con supporto di tool di terze parti, dato che non mancano errori di interpretazione o sovrapposizione di testo sugli elementi della UI.
Concludendo…
American Theft 80s è un titolo che in definitiva ha poco senso di esistere. Ricalca in quasi tutto Thief Simulator, apportando qualche miglioria, come la mappa in stile open-world, o la gestione del sonno più semplice, ma niente di davvero sostanzioso. La grafica così come il gameplay è fondamentalmente invariato, l’unica vera differenza è che gli oggetti da arraffare nei vari posti sono diversi e in linea con il periodo di gioco.
Se magari avete già speso decine di ore in Thief Simulator e sentite ancora tanta voglia di continuare a compiere atti criminosi, potrebbe fare per voi, altrimenti al prezzo proposto ci sono decisamente titoli migliori in giro…