In un anno di metamorfosi per il settore dei videogiochi (e non solo) come il 2021, per numerosi capisaldi dell’industria si configurano una serie di festeggiamenti. Nell’ultimo periodo i giocatori hanno preso parte alla celebrazione dei venticinque anni di Pokémon – i simpatici mostriciattoli ideati da Satoshi Tajiri che sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo – e dell’ormai trentacinquenne Link e delle sue avventure nel fantastico mondo di The Legend of Zelda che, tuttavia, non ha subito il fascino delle luci della ribalta da parte di Nintendo che, in preda ad un’isteria nostalgica dei trentacinque anni di Super Mario, ha lasciato decorrere la data celebrativa del sopracitato brand.
Potremmo elencare per giorni tutti i franchise che, divenuti fondativi della storia videoludica, sono attualmente in procinto di commemorare l’anniversario della loro pubblicazione. Oggi, tuttavia, vogliamo parlarvi di quel brand che, negli anni ’90, seppe ridefinire i dettami dell’immaginario di stampo orrorifico: Resident Evil.
Un po’ di storia…
Pubblicato nel corso del 1996, il sopracitato prodotto – che riportava la firma di Capcom – viene oggi conosciuto come Resident Evil (o Biohazard in territorio giapponese). Esso trova il proprio fondamento nella creazione di una serie di scenari dalle tinte horror, che seppero ridefinire i paradigmi del genere sin dalle primissime battute di gioco. Nel panorama videoludico, contemporaneamente alla sua uscita sugli scaffali, il genere dei survival horror prese maggiormente piede tra le librerie dei videogiocatori che, provenienti da un contesto culturale fortemente determinato dal successo di alcune produzioni cinematografiche e cartacee, innalzarono il valore fondativo dell’esperienza ludica. Ne conseguì una commercializzazione massiva, rendendo la neonata serie di Capcom un franchise dalle vendite che superano i 100 milioni di unità.
La polarizzazione del genere di appartenenza venne seguita da una evoluzione videoludica non indifferente, a tal punto che la commistione di elementi esplorativi, enigmatici e di azione lo resero un prodotto amabile da tutti e di cui tesserne le lodi.
Il fenomeno Resident Evil, in altre parole, ottenne facilmente la nomea di ambasciatore dei survival di stampo horror, rendendo nuovamente la componente zombie un caposaldo della cultura contemporanea degli anni ’90.
Dalle origini dell’Umbrella Corporation al disastro di Raccoon City
Possiamo dire, in chiave totalmente arbitraria, che il culmine delle celebrazioni a tema Capcom coincida con la pubblicazione di Resident Evil Village, capitolo in cui l’innovazione tecnica costituisce un baluardo per l’intero franchise. La natura asintotica della progressione qualitativa, dapprima inarrivabile senza un supporto hardware (in ambito console) che potesse raggiungere i livelli di Playstation 5 e di Xbox Series X, rende difficile il recupero di alcuni capitoli che, seppur trascendano gli stessi limiti precedentemente citati, appaiono oggi vetusti all’occhio di un videogiocatore poco affine al retrogaming.
Strizzando l’occhio a quest’ultimi, sorge dunque una necessità circa il recupero di quella che è la trama che caratterizza le produzioni che determinano l’intera saga, portando i giocatori a ricordare le vicende avvenute in quel di Raccoon City. Nello scenario distopico di un mondo allo sbaraglio, trova il proprio ruolo fondamentale la progenie del Virus-T, movente dell’intera fabulazione.
Dall’abominevole scoperta ne deriva la fondazione dell’Umbrella Corporation, intenta a finalizzare una serie di armi bio-organiche, capaci di assoggettare tutte le nazioni al proprio dominio. Le vicissitudini narrate prendono proprio il via dal lavoro di Oswell Spencer, che catapulta il mondo ad uno sbaraglio sempre più inesorabile. Tali azioni hanno necessariamente richiesto l’intervento di una squadra proveniente dalla sottosezione della polizia di Raccoon City, “S.T.A.R.S.” e proprio i membri di questo battaglione hanno portato alla luce le losche operazioni della Umbrella Corporation.
L’incontro con il Tyrant, una delle potentissime armi biologiche di Resident Evil, determinerà la stratificazione di un intreccio narrativo ricco di elementi e che, soprattutto, avvolge il giocatore in un’atmosfera rarefatta, cupa e fortemente inquietante. Da qui in poi sempre più personaggi entreranno a far parte di un “roster” complesso, caratterizzato da membri della S.T.A.R.S. come Chris Redfield, Jill Valentine, Barry Burton ed altri ancora.
Vengono trovate ulteriori tracce degli errori commessi dalla Umbrella Corporations, tra cui quelle sui terribili esperimenti condotti all’interno di quella stesse mura che circondano la S.T.A.R.S. L’avanzata del Virus-T appare inarrestabile ed una serie di perfezionamenti e mutazioni portano all’origine del temibile Nemesis, fronteggiato da Jill Valentine e Barry Burton. I due protagonisti si ritroveranno a dover fuggire dall’infetta Raccoon City, ormai prossima alla distruzione a seguito di un bombardamento nucleare. Il pericolo rappresentato dalle operazioni condotte dalla Umbrella Corporations richiede un intervento da parte degli organi di governo mondiali, i quali fondano la BSAA (Bioterrorism Security Assessment Alliance). Da questo preciso momento, che coincide con l’uscita di Resident Evil 4, vengono gettate le basi verso un’evoluzione radicale del sistema di gioco, che abbandona le peculiarità dei primi capitoli in favore di una tinta maggiormente action: dietro l’uso delle armi biologiche, nel quarto episodio, troveremo i Los Illuminados, autori del rapimento della figlia del presidente degli Stati Uniti. Nonostante il brand di Resident Evil sia stato stantio, nel suo concept, fino all’uscita di Resident Evil 6, è con Resident Evil 7 Biohazard che si ha un’irreversibile svolta di game design. L’ambientazione claustrofobica e l’assenza di una modalità in terza persona consentono una maggiore immersività nell’ambiente di gioco, a cui segue un cambiamento di trama che vede, proprio con il settimo capitolo, una sorta di reboot della saga, testimoniato dalla distanza temporale di cinque anni tra la pubblicazione dell’ultima opera dalla penultima.
Resident Evil spin-off, facciamo un po’ di ordine
Una ricostruzione fedele della fabulazione del mondo di Resident Evil può essere a tratti farraginosa e imprecisa rispetto alla produzione videoludica. Tuttavia, ripercorrere le tappe fondamentali dell’ampio universo narrativo (di per sé sconfinato) richiede l’introduzione di una breve parentesi sugli spin-off della saga.
Ambientati contemporaneamente alle vicissitudini sopracitate, l’obiettivo di questi titoli secondari è quello di far vivere il medesimo racconto, ma da prospettive differenti. Da annoverare a queste produzioni targate Resident Evil vi sono numerosi capitoli, appartenenti principalmente a quattro saghe:
- Saga Gun Survivor, che copre una produzione dal 2000 al 2003 con Resident Evil: Survivor, Resident Evil Survivor 2 Code: Veronica e Resident Evil: Dead Aim
- Saga Outbreak. Anche questa presenta tre capitoli, pubblicati successivamente alla saga Gun Survivor e che si è conclusa nel 2011. Tra i titoli presenti abbiamo Resident Evil: Outbreak, Resident Evil: Outbreak File #2 e Resident Evil: Outbreak Survive
- Saga Chronicles. Con l’approdo della saga Chronicles sul mercato videoludico nel 2007, questa e Revelations presentano due capitoli. In questo caso abbiamo Resident Evil: The Umbrella Chronicles e Resident Evil: The Darkside Chronicles
- Saga Revelations, costituita da Resident Evil: Revelations e Revelations 2, rispettivamente usciti nel 2012 e nel 2015.
Nonostante vi siano altri titoli spin-off presenti nel mercato, ci siamo limitati ad elencare quelli più rilevanti per una maggiore comprensione del suddetto universo narrativo.
Importanti tasselli di uno stratificato mosaico: da Code Veronica a Revelations
Seppure il contesto sia il medesimo delle produzioni principali, con una sostanziale differenziazione di scenari, il vero fiore all’occhiello delle iterazioni secondarie consiste nella proposizione di una fabulazione inedita. A costituirne un vero punto di svolta, infatti, è la presenza di differenti (non sempre) punti di vista sulle vicende che hanno coinvolto la progenie del virus-T e Raccoon City, raggiungendo un apice narrativo con la saga Outbreak, con la presenza di ben otto personaggi. In termini puramente ludici, invece, vi è stato uno stravolgimento del game design con l’introduzione della prima persona, una scelta che, a ben vedere, ha riscosso recentemente un relativo successo. Se con il primo capitolo della saga Gun Survivor vi è la riproposizione dello scoppio della catastrofe a Raccoon City nel ’98, con il lancio di un missile sulla città, è con Code: Veronica che si ha un maggior allineamento tra spin-off ed il nucleo centrale di Resident Evil. All’ibridazione di inedite meccaniche ludiche è conseguita la riproposizione delle vicende di Claire Redfield, alla ricerca del fratello dopo la strage di Raccoon City. Gli avvenimenti in questione, infatti, la porteranno a divenir prigioniera della Umbrella a Rockford Island. Qui farà la conoscenza di Steve Burnside, il secondo dei personaggi impersonabili dal giocatore e con il quale tenteremo la fuga dalla prigione.
Come detto precedentemente, con la saga Outbreak lo sforzo sulla creazione di un contesto ludico più approfondito è evidente (in relazione alla secondarietà del prodotto). Partendo dalla contaminazione di Raccoon City, si può dire che il fiore all’occhiello del prodotto sia, almeno in parte, l’interpretazione di otto personaggi differenti, che si ritroveranno a dover fuggire dall’inesorabile terrore. Nel corso delle loro disamine, i “fantastici otto” si imbatteranno anche in ambientazioni parecchio note ai fan della saga, come i laboratori dell’Umbrella Corporations visitati in Resident Evil 2. Con Resident Evil Revelations, invece, lo scenario e la collocazione temporale differiscono dalle precedenti iterazioni. In concomitanza della fondazione del “B.S.A.A.”, un nuovo gruppo terroristico, la Veltro, tenterà di contaminare l’intero pianeta, attraverso le acque del mare, con il T-Abyss. Infine, il secondo capitolo dell’omonima sotto-saga si colloca a cavallo tra gli eventi di Resident Evil 5 e Resident Evil 6, che vedrà il ritorno sullo schermo di personaggi dal calibro di Claire Redfield e Barry Burton. La peculiarità dell’iterazione in questione è quella della presenza di due finali alternativi, relazionato ad alcune decisioni possibili da intraprendere.
Il futuro della saga
Ormai prossimo alla pubblicazione (pianificata per il prossimo 7 maggio) su tutte le piattaforme, ad eccezione di Nintendo Switch, i dettami delle produzioni survival horror sembrano subire un’ulteriore svolta con Resident Evil Village. Con un eccezionale RE Engine all’opera, del quale ne abbiamo potuto assaggiare una manciata di minuti negli scorsi mesi con una breve demo, il terrore digitale assume sembianze ancor più realistiche. Stando alle dichiarazioni ufficiali dello stesso publisher (riportate nel sito ufficiale, a cui potete accedervi da qui), il prodotto si colloca cronologicamente dopo gli eventi di Resident Evil 7 Biohazard.
Dopo alcuni anni (numero non ufficialmente definito), la storia comincia con Ethan Winters e la moglie Mia, personaggi incontrati nell’episodio precedente ed ormai sfuggiti agli orrori ai quali hanno dovuto prendere parte. Tuttavia, gli incubi del passato tornano sotto le sembianze di Chris Redfield, il capitano “caduto” della BSAA. Un nuovo viaggio attende Ethan Winters che, nel corso delle proprie avventure in un villaggio ed in un antico castello, si troverà a fronteggiare nuovi abomini antropomorfi. In riferimento a quest’ultima frase, non si può non considerare la seducente Lady Dimitrescu, appartenente al folclore nipponico delle yuki-onna, ossia un particolare yokai che tortura ed uccide gli ignari viandanti. Purtroppo, le informazioni a noi pervenute sono momentaneamente limitate. Tuttavia, possiamo immaginare che, nel corso dello showcase di aprile legato al 25esimo anniversario della saga, vi saranno numerose informazioni circa le ormai imminenti produzioni multimediali.
Cinematografia: il successo di Resident Evil…
L’ammaliante visibilio dettato dalle ambientazioni cupe, inquietanti e grottesche di Resident Evil, collegato alla presenza di medium differenti che si muovevano parallelamente ai videogiochi sul genere delle produzioni, portò ad un successo planetario della celebre saga di Capcom, dimostrato tutt’oggi dalla pubblicazione di un prossimo capitolo, Resident Evil Village, ormai in dirittura d’arrivo (calendarizzata per il prossimo 7 maggio, salvo eventuali complicanze dettata dal panorama dello sviluppo videoludico).
La rinomata saga di matrice nipponica trovò un immediato consenso, da parte del pubblico, avallato dalla trasposizione cinematografica del franchise. Quest’ultima conta ben sei produzioni live action proiettate sul grande schermo che, dal 2002 al 2016, hanno dettato un grande successo monetario anche sul fronte cinematografico, seppure non si possa dire la stessa cosa per il riscontro ottenuto dalla critica. Qui di seguito vi elencheremo i film brandizzati Resident Evil, con relativo anno di pubblicazione ed il voto ricevuto dalle diverse testate giornalistiche. Ci teniamo a precisare come la valutazione, in sede di recensione, di un prodotto non sia indicativo del valore soggettivo di quest’ultimo, non rendendolo dunque a priori un surrogato della controparte videoludica.
- Resident Evil (2002), voto metacritic 33/100
- Resident Evil: Apocalypse (2004) voto metacritic 35/100
- Resident Evil: Extinction (2007) voto metacritic 41/100
- Resident Evil: Afterlife (2010) voto metacritic 37/100
- Resident Evil: Retribution (2012) voto metacritic 39/100
- Resident Evil: The Final Chapter (2016) voto metacritic 49/100
…ancora lontano dal proprio tramonto
Per quanto il successo del brand di Resident Evil, inteso come paradigma degli horror videoludici, non sia totalmente ascrivibile alle produzioni cinematografiche precedentemente elencate, una nuova ed importante serie di collaborazioni con Netflix (noto servizio americano di streaming) è ormai alle porte. Per quanto ancora non vi siano molte informazioni inerenti alle due pubblicazioni in questione, calendarizzate per un non meglio precisato 2021, l’approdo di Resident Evil e Resident Evil Infinite Darkness segna un profondo reboot della saga sul grande schermo o, date le circostanze, su quelli casalinghi. Per quanto riguarda Resident Evil, sappiamo che a dirigere le redini della serie tv sarà lo studio Costantin Film, gli stessi che nel 1996 ottennero i diritti per la prima pellicola cinematografica dell’omonima saga. In particolare, due nomi spiccano nel copione dell’episodio pilota, Welcome To Raccoon City, ossia quello di Andrew Dabb (scrittore della sceneggiatura) e Bronwen Hugles, che dirigerà l’opera.
Stando alle dichiarazioni ufficiali, la trama si baserà su due differenti archi temporali che, intrecciandosi, tesseranno le avventure di Jade e Billie Wesker, figlie del temibile Albert Wesker, che abbiamo potuto “apprezzare” sin dal primissimo capitolo. Per quanto non si sappia molto altro della serie TV live action targata Netflix, tuttavia, vi è una grande fiducia circa la buona riuscita del prodotto, che porterebbe in auge la controparte cinematografica di un caposaldo della cultura anni ‘90 che, grazie all’imminente Resident Evil Village, potrebbe raggiungere un apice qualitativo mai visto fin’ora. Anche per quanto riguarda Resident Evil Infinite Darkness, purtroppo, le informazioni sono veramente scarse: sappiamo che sarà una produzione sviluppata in computer grafica, basata sulle avventure della celebre coppia Claire Redfield e Leon Kennedy. Non vi sono novità circa la collocazione temporale rispetto alle precedenti iterazioni cinematografiche, lasciando dunque spazio unicamente alle supposizioni.
Tuttavia, grandi sorprese ci riserva il prossimo showcase targato Resident Evil (previsto per il mese di aprile), in cui vi sarà tanto spazio per parlare di tutto quello che accompagnerà i videogiocatori ed amanti del cinema, si spera, fino al prossimo anno fiscale.
Se siete dunque amanti del brand, vi consigliamo di attendere ulteriori aggiornamenti sulle nostre pagine…