Lo confessiamo. In redazione l’hype per la nuova folle avventura targata Gearbox si era fatto letteralmente insostenibile, a tal punto da costringerci a segnare con una vistosa “X” sul calendario, i giorni che ci avrebbero separato dalla data d’uscita del gioco. Borderlands 3 è finalmente arrivato sulle nostre console – e PC (in esclusiva Epic Store) – portando con se una insana dose di divertimento e black humor che, da anni, contraddistingue questa serie. Cinque anni sono passati dall’uscita dell’ultimo capitolo, Borderlands: The Pre-Sequel, titolo di transizione che, nonostante la solita ottima dose di divertimento, non ha saputo portare particolari innovazioni alla formula di gameplay già sperimentata con Borderlands 2.
Presentato a marzo con un trailer, Borderlands 3 porta per la prima volta la folle saga di Gearbox su console Playstation 4 e Xbox One (il porting effettuato con la Handsome Collection teniamolo un attimo da parte), console che, a tutti gli effetti, si stanno avviando verso il loro ultimo ciclo di vita.
Grazie ad un codice review fornitoci da 2K Games in fase di lancio, abbiamo potuto mettere le mani a lungo sul nuovissimo Borderlands 3 – in versione Playstation 4 – rimanendo a tratti estasiati dalla qualità dei contenuti proposti e dalla massiccia componente umoristica che, fin dal primo capitolo, rappresenta uno tra i marchi di fabbrica della serie.
Come sarà andato il nostro rientro su Pandora? Scopriamolo insieme nella nostra recensione…
Crimson Riders alla riscossa
A differenza del capitolo “di mezzo”, The Pre-Sequel, Borderlands 3 si presenta come sequel diretto del secondo episodio. Ambientato poco tempo dopo la sconfitta di Jack Il Bello e la conseguente distruzione della Hyperion Corporation, il setting è, ancora una volta, il pianeta Pandora e noi saremo tenuti a dover scegliere uno tra i quattro Cacciatore della Cripta disponibili (di cui vi parleremo approfonditamente più avanti). Dopo esserci uniti ai Crimson Riders, capeggiati dalla sirena Lilith (vecchia conoscenza della serie – nonché personaggio giocabile del primo capitolo), verremo fronteggiati dai nuovi “villain” del titolo Gearbox, i gemelli Calypso Tyreen e Troy, “influencer” psicopatici impegnati più che mai a metterci i bastoni tra le ruote e impedire il ritrovamento delle chiavi delle cripte sparse nella Galassia intera. Il ritrovamento delle chiavi ci porterà anche al di fuori di Pandora, dandoci così modo di esplorare nuovi pianeti grazie alla Sanctuary, l’astronave che fungerà anche da hub centrale per le nostre avventure.

Diciamocelo, narrativamente parlando la saga di Borderlands non è mai riuscita a brillare di luce propria: poche cutscene, pochi capovolgimenti di trama e un ritmo della narrazione piuttosto blando e scontato, hanno sempre sviato l’attenzione dei videogiocatori verso altri elementi di gioco. Nel secondo capitolo, tuttavia, il personaggio di Jack il Bello, che sia caso essere anche il villain principale dell’avventura, è sicuramente riuscito ad entrare nei cuori di tutti i videogiocatori. Borderlands 3 cerca di osare un po’ di più rispetto ai suoi predecessori, proponendo una campagna principale maggiormente story-oriented. Tuttavia, follia e black humor dei dialoghi a parte, il comparto narrativo proposto dai ragazzi di Gearbox non è riuscito a convincerci appieno, a partire proprio dal nuovo duo di villain – i gemelli Calypso – estremamente caricaturali e poco approfonditi a livello di background. Nonostante ciò, gli sforzi del team nel proporre qualcosa di più sul fronte trama sono evidenti ma, a parer nostro, la strada da compiere sotto questo punto di vista è ancora lunga.
La trama principale di Borderlands 3 sarà in grado di tenerci occupati per una trentina di ore circa, a cui ovviamente potremo intervallare le diverse sub quest proposte. Arrivati in fondo ai titoli di coda, Borderlands 3 si presenta con un massiccio end game, in grado di rendere il comparto contenutistico del titolo ancora più valido rispetto agli anni precedenti… ma di questo vi parleremo più avanti in maniera approfondita.
Bentornato, Cacciatore della Cripta!
Alla saga di Borderlands e Gearbox vanno sicuramente riconosciuti i meriti di aver creato un vero e proprio “sotto-genere” videoludico, quello che viene volgarmente denominato looter-shooter. Borderlands 3, di fatti, basa tutte le sue meccaniche core su un sistema di progressione del personaggio basato sui bottini e sull’acquisizione di specifici perk che, una volta acquisiti, ci permetteranno di creare build uniche per i nostri personaggi. Come i suoi predecessori, anche Borderlands 3 ci permetterà di scegliere uno tra quattro personaggi: FL4K, un corpulento cacciatore androide in grado di evocare creature a quattro zampe, per aiutarci in battaglia; Amara, una cacciatrice Sirena in grado di evocare sei possenti braccia con cui attaccare i nemici; Moze, una giovane in grado di guidare veri e propri mech corazzati in battaglia, e infine Zane, un anziano cacciatore con l’abilità di creare ologrammi di se stesso, oltre che di evocare droni e scudi protettivi.
Sebbene la scelta di una classe non preclude la possibilità di utilizzare o no specifiche tipologie di armi, essa va comunque ponderata in base alle abilità specifiche di ciascun personaggio, scegliendo – ovviamente – quello che maggiormente si adatta al nostro stile di gioco. Nel nostro caso, abbiamo scelto Zane Flynt per portare a termine la nostra avventura, riuscendo comunque a passare qualche ora in cooperativa con FL4K. Borderlands 3, difatti, è un gioco che mostra tutte le sue potenzialità se giocato in compagnia di un amico, vista la struttura piuttosto lineare delle mappe e le possibilità offerte dalla combinazione di due classi in battaglia. Nel nostro caso, la versione Playstation 4, ci ha dato anche la possibilità di giocare l’intera avventura in split-screen – feature intelligentissima che non obbliga ad un nostro ipotetico compagno d’avventure ad effettuare l’acquisto di una seconda copia di gioco.

Non aspettatevi storici stravolgimenti in termini di gameplay, la formula di gioco che aveva contraddistinto i precedenti capitoli è rimasta pressoché invariata in Borderlands 3. Uccidere nemici, trovare armi sempre più potenti e completare quest – principali o secondarie che siano – è rimasto il cuore pulsante della produzione targata Gearbox, fattori che lo rendano amabile da chi ha spolpato a dovere i precedenti capitoli. Fin dai primi minuti, il fattore familiarità è risultato fin troppo evidente, a tal punto da rendere quasi impercettibili le differenze tra questo capitolo e le sopra citate precedenti iterazioni della saga, senso di familiarità che, tuttavia, è andata via via scemando con il passare delle ore di gioco, facendo emergere quelle che sono le vere novità del titolo Gearbox. Partiamo subito con l’elogiare la rinnovata cura al gunplay di Borderlands 3. Nei precedenti capitoli, specialmente il primo, la natura shooter del titolo era in parte “soffocata” da alcuni lacunosi elementi della produzione, Borderlands 3 ha tutte le carte in regola per essere considerato uno sparatutto in prima persona a tutti gli effetti: la varietà delle armi presenti è sorprendente, sorprendente a tal punto che nelle prime venti ore di gioco non siamo riusciti a trovare una sola arma che assomigliasse a qualcuna precedentemente utilizzata, ma cosa ancora più incredibile è l’incredibile feeling che sono in grado di regalare pad alla mano, dalla varietà del sistema di ricarica (alcune armi, ad esempio, ad ogni ricarica presentano un effetto “random”, che può essere l’evocazione di torrette o, addirittura, il lancio di un caricatore esplosivo) fino alle diverse bocche di fuoco, dagli effetti più variegati.

Borderlands 3, tuttavia, non è l’evoluzione open world che tutti si aspettavano da questo nuovo capitolo. L’introduzione dei diversi pianeti da esplorare è si una gradita aggiunta, ma avremmo sicuramente apprezzato una minor linearità dei livelli, che sono ancora una volta contraddistinti da macro-aree interconnesse tra loro attraverso portali e, conseguentemente, tempi di caricamento per lo spostamento da una ad un’altra. Gli spostamenti tra un’area già scoperta ed un’altra, sono stati accelerati grazie ad un sistema piuttosto intelligente di fast-travel a cui possiamo, ovviamente, alternare spostamenti a bordo di veicoli. I veicoli in Borderlands 3, proprio come il nostro avatar digitale, potranno essere personalizzati, o addirittura cambiati di tipologia: bocche di fuoco alternative, telai e colori sono solo alcuni tra i pezzi modificabili per rendere il nostro mezzo ancora più letale e “stiloso”.
Durante il completamento dei ventuno capitoli della trama principale, Borderlands 3 mette a disposizione una lunga serie di quest secondarie che ci consentiranno anche di esplorare porzioni di mappa extra. La scrittura delle sub quest è senza dubbio originale, caratterizzata dal solito dark humor tipico della saga che, sicuramente, strapperà più di un sorriso ai videogiocatori. Il completamento delle quest secondarie ci consentirà di “livellare” il nostro alter ego piu velocemente, facendoci guadagnare punti abilità spendibili nei diversi skill tree del personaggio.
Tra una missione ed un’altra potremo far sempre ritorno alla Sanctuary, il vero e proprio hub centrale di Borderlands 3 dove, al suo interno, potremo trovare tutto ciò che serve al nostro personaggio in termini di potenziamenti all’inventario, slot machine dove spendere crediti speciali, negozi e cabine per customizzazioni a livello puramente estetico.
Fine dei giochi?
Una volta completata l’avventura principale, Borderlands 3 mette a disposizione una lunga serie di contenuti end game, che faranno sicuramente la gioia dei videogiocatori più esigenti. Una tra le game mode introdotte è rappresentata dai Terreni di Prova, una sorta di modalità “Orda” dove dovremo sopravvivere ad ondate di nemici sempre più potenti, cercando di completare, nel frattempo, tutti gli obiettivi secondari che ci vengono proposti. Il conseguimento delle sfide extra nei Terreni di Prova, oltre a fornire un quantitativo maggiore di punti esperienza, aumentano le probabilità di drop di armi rare e/o leggendarie, in grado di rendere la nostra build ancora più letale. Un’altra modalità, denominata Caos, ci metterà di fronte a schiere di nemici sempre piu forti, dandoci così modo di guadagnare punti esperienza e crediti extra, oltre che la possibilità di ottenere armi leggendarie con molta più probabilità. La modalità Caos presenta ben tre livelli di difficoltà, settabili all’inizio di ogni partita, da cui dipendono le statistiche dei nemici incontrati e – conseguentemente – la percentuale di drop di armi rare.
Il completamento di attività end game, che comprendono anche tutte le attività secondarie in sospeso (vi sono circa un’ottantina di sub quest in Borderlands 3), ci daranno modo di potenziare ancora più il nostro cacciatore, grazie al cosiddetto Grado Guardiano. Il grado, rappresentato da una barra di esperienza viola, ci permetterà di scegliere tre diversi rami di potenziamento, quali Incursore, Superstite e Cacciatore, in aggiunta a quelli standard della nostra classe.

Pazzesco che le attività endgame di un titolo prevalentemente story-driven come Borderlands 3, siano nettamente superiori a titoli online a mondo condiviso, come Anthem o Destiny 2, titoli che avrebbero dovuto puntare tutto su questa forma di contenuti a “lunga scadenza”.
Unreal Engine 4 e cell shading: storia d’amore e d’odio
Come per i suoi predecessori, i ragazzi di Gearbox hanno deciso di puntare ancora una volta sulla solidità dell’Unreal Engine, per questo terzo capitolo. Nella versione da noi provata, su Playstation 4 Pro, il titolo offre due diverse modalità grafiche: risoluzione e performance. La prima, che privilegia la qualità al frame rate, tuttavia non presenta particolari miglioramenti estetici rispetto alla modalità performance che, visti i diversi problemi tecnici di freeze e cali di frame, rimane la modalità consigliata dai giocatori console che si accingono ad iniziare l’avventura per la prima volta.
Il titolo, a livello di dettagli, se la cava tra alti e bassi: se nei primi minuti di gioco l’impatto non è dei migliori – sembra di giocare in tutto e per tutto ad una versione più definita del secondo capitolo – la situazione migliora spostandosi sugli altri pianeti, mostrando setting “spaziali” a volte davvero spacca-mascella. Purtroppo la presenza di elementi dello scenario in bassa risoluzione e un comparto animazioni non proprio convincente, non riescono a rendere il comparto tecnico di Borderlands 3 così innovativo rispetto al passato.
Di tutt’altra caratura, invece, il comparto sonoro, dove a spiccare troviamo un ottimo doppiaggio in lingua italiana, capace di caratterizzare a dovere la follia del nutrito cast di personaggi.
Concludendo…
Borderlands 3 è la naturale evoluzione della serie che, come tale, ne eredita anche alcuni storici difetti. Giocare l’avventura in compagnia di amici rimane sempre la soluzione ideale, grazie al massiccio comparto contenutistico, supportato dal solito divertente gameplay che contraddistingue la produzione Gearbox.
Alcuni scivoloni tecnici, tuttavia, minano in parte l’ottimo lavoro del team texano, problemi che speriamo vengano risolti con i futuri aggiornamenti.
Se avete amato alla follia le precedenti iterazioni della saga, acquistate il titolo senza remore. Non ve ne pentirete!