L’ascesa di ATLUS rappresenta uno degli esempi più interessanti di evoluzione nel panorama videoludico giapponese. Questo studio è riuscito a ridefinire gli standard qualitativi dei JRPG, distinguendosi per una capacità rara: innovare senza tradire le proprie radici. Mentre altre realtà, come Square Enix, hanno spinto la loro saga di punta, Final Fantasy, verso una direzione più action e mainstream, ATLUS ha scelto un percorso opposto, mantenendo salda la struttura tradizionale del genere, ma arricchendola con elementi narrativi e stilistici unici.
Dopo aver consacrato la serie Persona come uno dei più amati e influenti spin-off di Shin Megami Tensei, il game director Katsura Hashino ha deciso di intraprendere una nuova sfida: creare una nuova IP capace di esplorare nuove ambientazioni e tematiche. Con Metaphor: ReFantazio, Hashino e il suo team ci portano in un mondo fantasy che si distacca dall’ambientazione urbana moderna di Persona, abbracciando atmosfere più classiche, ma reinterpretandole con la consueta dose di follia e originalità tipica delle opere ATLUS.
Il risultato è un gioco che non solo omaggia i grandi classici del fantasy, ma che sembra attingere a piene mani da tematiche politiche e sociali profonde, degne di un romanzo di George R.R. Martin. Abbiamo avuto il piacere di esplorare questo universo in versione PC, alternandoci tra la nostra configurazione desktop e la portabilità di Steam Deck, grazie alla piena compatibilità offerta sin dal day one. Ecco cosa ci ha colpito di questo ambizioso progetto.
“Il re è morto, viva il re!”
Metaphor: ReFantazio si apre con un prologo che mescola sequenze animate in stile anime e una regia di grande raffinatezza, introducendo un mondo intriso di tensioni sociali e intrighi politici. La storia si svolge nel regno di Euchronia, una terra frammentata da divisioni profonde tra classi e razze, dove l’equilibrio precario viene spezzato da un evento cruciale: l’assassinio del Re da parte del generale Louis Guiabern. La morte del sovrano lascia il regno senza una guida, mentre l’erede legittimo al trono è vittima di una maledizione che lo rende incapace di rivendicare i propri diritti.
Il giocatore assume il controllo di Will, un membro della razza Eldar, la più discriminata di Euchronia, oltre che membro di una resistenza determinata a vendicare il Principe e contrastare il generale Louis, ritenuto responsabile della maledizione. Durante le prime fasi del gioco, verremo a conoscenza del personaggio di Leon Strohl, un ex nobile della regione di Haliaetus, a Clemar. I due si trovano coinvolti in uno scontro con un “umano”, una creatura tanto rara quanto temuta. È in questo momento che Will risveglia il potere degli Archetipi, entità eroiche del passato che gli conferiscono abilità straordinarie, permettendo a lui e a Strohl di sconfiggere l’avversario.
Arrivati alla cerimonia funebre del sovrano, Louis sorprende tutti presentandosi pubblicamente e confessando il suo crimine. La sua spiegazione è tanto crudele quanto razionale: l’assassinio del Re, secondo lui, era l’unico modo per salvare un regno ormai al collasso. Ma ciò che accade subito dopo stravolge ogni previsione: il palazzo reale si solleva da terra, sostenuto da un’enorme formazione rocciosa che riproduce il volto del defunto Re. Lo spirito del sovrano, manifestandosi attraverso la conformazione rocciosa, proclama che non abbandonerà Euchronia finché non sarà scelto un successore degno: per garantire una transizione giusta, stabilisce una regola inviolabile: nessun candidato potrà eliminare fisicamente i propri rivali. Il regno ha quattro mesi per scegliere la nuova guida, sotto l’occhio vigile e severo dello spirito del Re, sospeso nel cielo.
Questo prologo getta le basi per una narrazione intricata e ricca di dilemmi morali, intrecciando elementi fantasy con temi politici e sociali. ATLUS non solo esplora una narrativa carica di tensioni, ma costruisce un mondo vasto e profondamente dettagliato. Ogni angolo del regno è animato da una moltitudine di personaggi, attività e ambientazioni che prendono vita grazie a una colonna sonora vibrante, capace di sottolineare ogni momento chiave con intensità.
Proprio come la serie Persona, a cui il titolo si ispira chiaramente pur proponendo un’ambientazione completamente diversa, Metaphor: ReFantazio non è un gioco da prendere alla leggera. Portarlo a termine richiede impegno e dedizione: nel nostro caso, ci sono volute oltre settanta ore per raggiungere i titoli di coda. Questo aspetto, unito alla complessità e alla profondità del gioco, ci ha spinto a posticipare di parecchio questa recensione, ma era fondamentale affrontare l’avventura nella sua interezza per analizzare con la dovuta attenzione il prodotto che avevamo tra le mani. Non tutto, però, fila liscio. La narrativa principale, pur ambiziosa, soffre di alcuni rallentamenti nelle fasi finali e non sempre riesce a sorprendere. Temi complessi come le disuguaglianze sociali, accennati qua e là, non sono esplorati con la profondità che ci si aspetterebbe. Tuttavia, il vero punto di forza del gioco non risiede nella macro trama, quanto piuttosto nelle dinamiche interne al cast: i rapporti tra i personaggi, le loro storie e i momenti condivisi sono il cuore pulsante dell’esperienza. Anche quando la trama generale perde mordente, è difficile non lasciarsi coinvolgere dai legami che si instaurano con i propri compagni, regalando momenti di grande intensità emotiva che valgono il prezzo dell’intero viaggio.
Non chiamatelo fantasy-Persona!
Il gameplay di Metaphor: ReFantazio non si nasconde dietro le sue ispirazioni alla serie Persona. All’inizio, sembra quasi voler giocare sul sicuro, riproponendo dinamiche familiari in un contesto fantasy. Tuttavia, bastano poche ore per scoprire che il gioco si libera gradualmente dall’etichetta di “fantasy Persona” per emergere come un RPG che, forte della sua ambizione, sa esprimere una personalità decisa e ben definita.
Il cuore dell’esperienza risiede in un mix di attività che spaziano dalle immancabili missioni secondarie e dungeon opzionali fino alle interazioni con i membri del party. Queste ultime sono cruciali: non solo approfondiscono le relazioni tra i personaggi, ma sbloccano anche nuove opzioni di gameplay, come abilità extra in combattimento, oggetti più rari e persino sconti nei negozi. Altrettanto rilevanti sono i dialoghi e gli eventi sparsi nel mondo di gioco, che contribuiscono a sviluppare le virtù del protagonista, quali coraggio, saggezza ed eloquenza. Si tratta di un sistema che, come accade in Persona, richiede una gestione attenta del tempo, poiché molte conversazioni avanzate e missioni richiedono che questi tratti siano stati coltivati con cura.
Avremmo tuttavia gradito un ventaglio più ampio di attività extra-combattimento per variare ulteriormente il ritmo, specialmente nelle fasi di esplorazione. Nonostante ciò, il cast di personaggi riesce a colmare questa lacuna con una scrittura di livello: anche i comprimari introdotti a gioco inoltrato godono di un trattamento sorprendentemente ricco, con storie, missioni e dialoghi che aggiungono profondità al loro ruolo. La quantità di contenuti narrativi è davvero notevole e, pur essendo un gioco che richiede attenzione, è chiaro come gli sviluppatori abbiano lavorato per garantire un mondo vivo e pulsante.
Il sistema di combattimento, pur basato su meccaniche a turni piuttosto classiche, si distingue per l’introduzione degli Archetipi, vera e propria colonna portante dell’esperienza. Questi permettono ai membri del party di trasformarsi in entità magiche legate a ruoli classici del fantasy – come il cavaliere, il mago o il ladro – ognuno con abilità uniche e trasformazioni visivamente impressionanti. Con il progredire del gioco, è possibile potenziare e personalizzare questi Archetipi, nonché combinarli per eseguire devastanti mosse speciali che aggiungono un importante strato di strategia.
La rotazione delle strategie è incentivata dal design stesso dei dungeon: ogni area tende a valorizzare specifici Archetipi, spingendo il giocatore a sperimentare continuamente nuove combinazioni e approcci. La progressione, inoltre, è snella e soddisfacente: livellare un nuovo Archetipo richiede poco tempo, riducendo al minimo la frustrazione e massimizzando la flessibilità. Anche l’esplorazione dei dungeon è ben gestita, grazie a checkpoint utili e a un sistema di autosave che non lascia mai il giocatore con l’ansia di perdere troppi progressi. Inoltre, il gioco consente di tornare alla base per riorganizzarsi senza penalità, offrendo una struttura che incoraggia l’adattamento e premia chi esplora con metodo.
Un’estetica che incanta, un’esperienza da ottimizzare
Sul fronte audiovisivo, Metaphor: ReFantazio si distingue come un’opera di grande pregio, capace di impressionare fin dai primi istanti. Lo stile artistico è audace e variegato, con design dei personaggi estremamente dettagliati che trasmettono unicità anche a figure secondarie o comparse. Particolarmente memorabili sono le animazioni dedicate agli Archetipi, così curate e spettacolari da rendere ogni nuova trasformazione un momento di pura meraviglia visiva.
Gli ambienti degli overworld dungeon, per contro, tendono a soffrire di una certa semplicità visiva, risultando a tratti meno ispirati rispetto al resto del comparto artistico. Tuttavia, questa mancanza di raffinatezza non intacca significativamente l’esperienza complessiva, specialmente grazie al design delle schermate di battaglia, colorate e stilose, ma sempre leggibili anche nei momenti più concitati. I momenti salienti della narrazione, poi, sono enfatizzati da splendide cutscene in stile anime, che non solo arricchiscono l’esposizione ma fungono anche da gratificante ricompensa per il completamento di dungeon principali.
A rendere ancora più indimenticabile l’esperienza è l’imponente colonna sonora, capace di imprimersi immediatamente nella memoria. Sebbene il repertorio musicale non sia altrettanto ricco di “hit” come quello della serie Persona, il tema di battaglia si rivela una vera perla, destinata a diventare iconica. La sua struttura orchestrale ad alto ritmo, impreziosita da cori travolgenti, evoca un’energia quasi surreale, come se Serj Tankian in persona fosse l’anima musicale dietro questa caccia all’adrenalina.
Durante le nostre sessioni, abbiamo avuto modo di testare il titolo su Steam Deck, che vanta il tag “Giocabile”. Dopo aver apportato alcuni accorgimenti ai settaggi grafici, siamo riusciti a godere appieno dell’esperienza, che, pur non fluidissima per via di un’ottimizzazione non impeccabile, si è dimostrata comunque estremamente soddisfacente. Metaphor: ReFantazio si presta quindi a essere giocato in mobilità senza rinunce significative, mantenendo intatta la magia del suo comparto artistico e musicale anche su hardware meno performanti.
Nel complesso, il gioco riesce a coniugare arte, musica e accessibilità in un modo che non solo supporta, ma amplifica l’esperienza di gioco, trasformandola in un viaggio visivo e sonoro che lascia il segno. Anche nei suoi piccoli difetti, il comparto audiovisivo si impone come uno degli elementi di maggiore forza del titolo.
Concludendo…
Metaphor: ReFantazio è molto più di un semplice spin-off “spirituale” della serie Persona. ATLUS ha dimostrato una capacità straordinaria nel rielaborare le sue formule di successo, trasportandole in un contesto fantasy ricco di ambizione e creatività. Pur mantenendo alcune similitudini con i titoli passati, il gioco riesce a emergere come un RPG unico, capace di mescolare dinamiche complesse di gameplay con una narrativa ricca di tensioni politiche e dilemmi morali.
Nonostante alcune incertezze tecniche e una struttura narrativa che, soprattutto verso il finale, rischia di perdere slancio, l’esperienza complessiva è immersiva, coinvolgente e indimenticabile. Il cast di personaggi ben caratterizzati, un sistema di combattimento profondo e innovativo e una direzione artistica superlativa sono i pilastri che rendono Metaphor: ReFantazio un titolo imperdibile per gli appassionati del genere.
Anche se non privo di difetti, il gioco rappresenta una dichiarazione di intenti per il futuro degli RPG targati ATLUS: un perfetto equilibrio tra tradizione e innovazione. Se siete alla ricerca di un’avventura epica che vi metta alla prova sia strategicamente sia emotivamente, Metaphor: ReFantazio è un viaggio che vale la pena intraprendere.