È indiscutibile: l’attesa per un nuovo capitolo di S.T.A.L.K.E.R. si era trasformata in un vuoto tangibile. La saga, inaugurata nel 2007 con Shadow of Chernobyl, ha scolpito il suo nome nel panorama degli FPS survival, diventando un’icona grazie alla sua atmosfera opprimente e alla narrazione immersiva. Tuttavia, tra annunci, rinvii e ostacoli imprevedibili, S.T.A.L.K.E.R. 2: Heart of Chornobyl sembrava sempre più un miraggio. La situazione dei GSC Game World, lo studio ucraino responsabile del progetto, è precipitata nel 2022 con lo scoppio della guerra in Ucraina, un evento devastante che ha segnato una brusca interruzione dello sviluppo. Tra le conseguenze più dolorose, la perdita di uno dei membri del team e la necessità di trasferire il quartier generale da Kiev a Praga, dove il lavoro è ripreso con determinazione. Dopo anni di sfide e sacrifici, S.T.A.L.K.E.R. 2 è finalmente realtà, ma il suo cammino travagliato si riflette in un titolo che si presenta tanto ambizioso quanto grezzo, segnato da bug, problemi di ottimizzazione e imperfezioni tecniche. Nonostante tutto, il magnetismo della Zona resta intatto.
Abbiamo trascorso le prime ore di gioco su PC (configurazione di fascia medio-alta, con dettagli tecnici e settaggi riportati in coda all’articolo) e su Xbox Series X. Questa non è una recensione definitiva – per quella servirà un’analisi più approfondita della campagna – ma una prima impressione, basata sulla versione day one con la corposa patch di lancio, testata attraverso Xbox Game Pass. Dal primo impatto, la Zona accoglie i giocatori con il suo inconfondibile mix di fascino e inquietudine: un mondo spietato, ricco di misteri nascosti tra ruderi, nascondigli e artefatti, dove la sopravvivenza è un costante banco di prova. È un’esperienza che non fa sconti, ma proprio nella sua natura indomabile trova parte del suo fascino.
Nei prossimi paragrafi ci addentreremo nei dettagli di questa prima esplorazione di Heart of Chornobyl, analizzandone i punti di forza e le criticità. Perché, se c’è una certezza, è che la Zona non perdona, ma continua a esercitare un fascino irresistibile su chiunque osi sfidarla.
Un fascino tipicamente est-europeo
Per chi si avvicina alla serie S.T.A.L.K.E.R. per la prima volta, una “secchiata” di contesto è d’obbligo. Non si tratta di un titolo che appartiene a quei filoni videoludici mainstream che tutti, almeno una volta, hanno sentito nominare o provato. S.T.A.L.K.E.R. è una saga di nicchia, ma che su PC ha saputo comunque conquistare una nutrita schiera di appassionati grazie al suo mix unico di atmosfera, gameplay survival e narrazione immersiva, oltre che, ovviamente, un supporto incredibile in termini di modding.
La serie prende ispirazione dal film Stalker di Andrej Tarkovskij, a sua volta liberamente tratto dal romanzo Picnic sul ciglio della strada (1972) dei fratelli Arkadij e Boris Strugackij. L’ambientazione ci trasporta in uno scenario post-apocalittico alternativo, dove un secondo disastro ha sconvolto l’area già compromessa attorno alla centrale nucleare di Chernobyl. Questo evento catastrofico ha trasformato la Zona in un luogo inquietante e imprevedibile, dove le leggi della fisica sono stravolte, si manifestano violente anomalie radioattive di origine ignota e creature mutate si aggirano, eliminando brutalmente qualsiasi forma di vita intelligente abbastanza sfortunata da incrociare il loro cammino.
La Zona, un’area contaminata e inaccessibile, è strettamente controllata da guarnigioni militari e popolata da fazioni che cercano di mantenerne i segreti nascosti. Tuttavia, gli stalker (da cui il nome prende il gioco) violano queste barriere, avventurandosi al suo interno per recuperare artefatti dai poteri unici, da vendere poi nel mondo esterno in cambio di lauti compensi.
In S.T.A.L.K.E.R. 2: Heart of Chornobyl, vestiremo i panni di Skif (un nome che, ammettiamolo, suona piuttosto buffo per noi italiani) venuto a contatto con un misterioso manufatto, precipitato direttamente dentro casa sua (che, tra l’altro, distruggerà la sua abitazione), un oggetto proveniente dalla Zona e dotato di un potere sconosciuto. Spinto dalla curiosità e dalla necessità, Skif entra nella Zona per scoprire la verità su questo reperto, ma presto si troverà intrappolato in un ambiente spietato, pieno di individui pronte a tradirlo per i propri scopi. Dopo essere stato ingannato e abbandonato, dovrà fare affidamento solo sulle sue forze per sopravvivere, in un mondo che non dà seconde possibilità.
Il pretesto narrativo, seppur semplice, è incredibilmente efficace nel creare quella sensazione di isolamento e vulnerabilità che è il cuore pulsante dell’esperienza di gioco. S.T.A.L.K.E.R. 2 non si limita a immergerci in un mondo ostile: ci offre una libertà quasi totale, elemento che ricorda i classici di Piranha Bytes, come la saga di Gothic. Non ci sono classi, né alberi delle abilità. Solo noi, il nostro equipaggiamento, e un ambiente ostile che sembra progettato unicamente per eliminarci nel modo più rapido e brutale possibile. Questa semplicità spoglia, unita a un mondo ricco di dettagli e pericoli, è ciò che rende S.T.A.L.K.E.R. unico e magnetico, tanto ieri quanto oggi.
Una Zona pronta ad ucciderci ed ammaliarci
Il gioco catapulta immediatamente il giocatore nella Zona, fornendogli un PDA, un dispositivo portatile che funge da strumento essenziale per la sopravvivenza. Questo piccolo computer ci consente di accedere a funzioni base come la mappa, il diario delle missioni e l’inventario. Sebbene la narrazione principale sia chiaramente tracciata per guidarci attraverso le enormi macro-aree della Zona (un mondo open world diviso in istanze interconnesse), il gioco ci pone subito davanti a un’immensa quantità di missioni secondarie. Queste ultime, oltre a rappresentare una sfida a sé, sono spesso caratterizzate da bivi narrativi che possono alterare i rapporti con le varie fazioni presenti nel mondo di gioco, aggiungendo profondità e conseguenze tangibili alle nostre scelte.
Un esempio interessante è dato da una missione secondaria in cui ci viene chiesto di riscuotere un debito da un uomo di nome Lummox. Una volta raggiunta la sua posizione, lo troviamo barricato in una casa abbandonata, circondata da un gruppo di uomini armati e minacciosi che gli intimano di uscire. Il loro capo ci ordina di convincerlo a uscire o trovare un modo per recuperare il debito. Parlando con Lummox, emerge una seconda opzione: accedere a una scorta nascosta in una torre di vedetta poco distante. Seguendo questa pista, scopriamo che la sua “scorta” è in realtà un fucile con mirino di precisione. Questo apre a un’altra possibilità: eliminare i suoi aguzzini con un colpo ben piazzato, ribaltando completamente le sorti della missione. Episodi come questo dimostrano la forza del gameplay di S.T.A.L.K.E.R. 2, che non si limita a proporre semplici quest secondarie, ma le arricchisce di scelte significative e approcci diversi.
S.T.A.L.K.E.R. 2 rimane fedele all’essenza della serie, amplificando e affinando molti degli elementi distintivi dei capitoli precedenti. Non si tratta di un titolo che rivoluziona il genere survival, ma riesce comunque a regalare emozioni intense, spesso accompagnate da un senso di oppressione e pericolo costante. Fin dai primi minuti, il gioco ti trascina in una realtà che non fa sconti: ogni errore si paga caro, e le meccaniche survival, ampliate rispetto al passato, lo rendono un’esperienza ancor più punitiva. Fame, energia, esposizione alle radiazioni e riposo sono parametri fondamentali che dovranno essere gestiti con attenzione per evitare di compromettere le possibilità di sopravvivenza. Anche la gestione dello zaino richiede un approccio strategico: ogni oggetto trasportato ha un peso, e sovraccaricarsi significa muoversi a passo d’uomo in un mondo dove la mobilità è essenziale, considerata l’assenza del fast travel, che ci obbligherà a pianificare con cura ogni spostamento. In qualsiasi momento, sarà necessario tenere d’occhio la nostra salute, bloccando eventuali sanguinamenti con le bende o utilizzando kit medici quando la barra raggiungerà livelli minimali. Il consiglio? Salvare. Spesso. Sempre. Il pulsante F5 diverrà il nostro principale compagno nella Zona e non facciamoci alcun problema a creare diversi slot manuali – non abbiamo rilevato bug bloccanti, fino ad ora, ma è meglio non rischiare.
Le minacce, spesso invisibili, sono ovunque. Mutanti pronti a tenderci imboscate appena fuori dagli accampamenti, bande di predoni armati che non esiteranno a sparare a vista, e anomalie radioattive che possono condurci a una morte rapida e inesorabile: per quest’ultime sarà necessario fare affidamento ai celebri bulloni, uno strumento simbolo della serie, che potremo lanciare per individuare e disattivare temporaneamente ogni anomalia, evitando così di camminare inconsapevolmente verso la nostra fine.
È innegabile che il livello di difficoltà sia tarato decisamente verso l’alto, ancor di più rispetto ai precedenti capitoli, che già anni fa presentavano picchi non banali. Gli scontri con altri umani, in particolare, sono spietati e richiedono precisione e nervi saldi: bastano un paio di colpi ben piazzati per abbattere un nemico, ma lo stesso vale per noi. La balistica delle armi, estremamente realistica, richiama quella di titoli come Escape from Tarkov, e conferisce agli scontri a fuoco una profondità tattica che si sposa perfettamente con l’atmosfera del gioco. A ciò si aggiunge il degrado delle armi, che si danneggiano con l’uso fino a diventare inutilizzabili. Per ripararle o migliorarle sarà necessario rivolgersi a tecnici specializzati presenti in città o accampamenti, ma a caro prezzo. Il gameplay loop, almeno per quanto emerso nelle prime ore, ruota attorno a un ciclo impegnativo ma soddisfacente: raccogliere provviste e oggetti, rivenderli, riparare e potenziare il proprio equipaggiamento: una routine dura e senza compromessi, che incarna perfettamente lo spirito di sopravvivenza richiesto a uno stalker.
La Zona e l’Unreal Engine 5: un rapporto tanto fruttuoso quanto problematico
Parlando del comparto audiovisivo di S.T.A.L.K.E.R. 2, è necessario scindere la nostra analisi tra la componente prettamente artistica e quella legata all’ottimizzazione tecnica. Su PC, la piattaforma su cui abbiamo trascorso la maggior parte delle nostre ore di gioco, il titolo si presenta come particolarmente esigente in termini di hardware, richiedendo una configurazione di fascia medio-alta per poter essere apprezzato senza troppi compromessi.
Testato su una macchina equipaggiata con una RTX 3080 Ti e un Ryzen 7 5800X, con impostazioni settate su Epic, il gioco ha mostrato significativi cali di frame rate, in particolare nella seconda area del tutorial. Anche dopo aver affinato le impostazioni – utilizzando il DLSS in modalità Balanced, abilitando l’NVIDIA Reflex e riducendo la qualità di ombre e capelli – le prestazioni si sono rivelate instabili. Negli accampamenti e nelle città, in particolare, abbiamo riscontrato cali di circa 20 fps, sintomo di un’ottimizzazione ancora acerba ma per fortuna confinata a specifici momenti. Inoltre, l’utilizzo del Frame Generation FS3 si è dimostrato problematico, causando input lag e artefatti visivi, motivo per cui al momento ne sconsigliamo l’attivazione.
Passando alla resa visiva, S.T.A.L.K.E.R. 2 offre spesso momenti sbalorditivi. L’ambientazione è realizzata con una cura maniacale, con scorci che rasentano il fotorealismo e un uso magistrale degli effetti atmosferici, come le tempeste, che immergono il giocatore in un mondo vivo e inquietante. Tuttavia, non tutto è perfetto: se da un lato il design ambientale colpisce per la sua autenticità e ricchezza, la modellazione poligonale di alcune creature mutanti risulta meno ispirata, con design poco originali e dettagli meno curati rispetto al resto. Gli umani, invece, godono di una buona modellazione, ma il comparto animazioni mostra il fianco a una certa arretratezza, che in alcuni frangenti limita l’espressività delle interazioni. Un altro aspetto sicuramente da migliorare è l’illuminazione, che risulta spesso troppo scura. Questo problema è emerso in modo particolare su console Xbox Series X, dove abbiamo effettuato alcune sessioni di gioco: regolare i settaggi di gamma e luminosità ha richiesto diverso tempo prima di ottenere un risultato accettabile. Anche su PC il gioco tende a essere piuttosto scuro, ma in questa versione il problema è più gestibile grazie a opzioni di configurazione più avanzate. Su console, inoltre, si riscontrano problematiche più marcate legate all’input lag, presenti sia in modalità Qualità che in Prestazioni. Nonostante questi limiti, la versione console offre comunque un risultato visivo soddisfacente, pur non raggiungendo la flessibilità e la resa complessiva della controparte PC.
Continuiamo la nostra avventura nella Zona…
Concludiamo queste prime impressioni consci dei diversi “spigoli” che questo titolo presenta a pochi giorni dal day one, ma con una crescente voglia di addentrarci ancora più a fondo nei suoi contenuti. Un titolo come questo ci mancava: capace di catturarti con le sue atmosfere e un’immersività che pochi giochi sanno offrire – la difficoltà elevata potrebbe scoraggiare alcuni, ma crediamo che esperienze di questo tipo siano uniche e meritino di essere vissute, almeno da chi è disposto a mettersi alla prova. Il nostro contatore delle ore continua a salire, tra salvataggi compulsivi e un death counter in costante aumento. Non vediamo l’ora di scoprire cosa la Zona ci riserverà nelle prossime ore di gioco.
Forse non spevate che…
S.T.A.L.K.E.R. 2 è perfettamente accessibile anche per chi non ha mai avuto modo di provare i capitoli precedenti, sebbene contenga alcuni riferimenti a personaggi ed eventi che solo i veterani della saga coglieranno con maggiore familiarità. Per chi volesse esplorare la lore della serie, ci sono due percorsi interessanti per recuperare i titoli originali. Il primo è gratuito e prende forma nell’impressionante S.T.A.L.K.E.R. Lost Alpha (https://www.moddb.com/mods/lost-alpha), una total conversion del primo capitolo che ne ripropone la visione originaria, includendo contenuti tagliati e miglioramenti al gameplay. Il secondo è la recente S.T.A.L.K.E.R. Legends of the Zone Trilogy, disponibile anche su Nintendo Switch, che offre una versione ottimizzata e console-friendly dei primi tre capitoli, completamente patchati per garantire un’esperienza moderna e accessibile.