Kingdoms of Amalur: Reckoning è stata, per certi versi, una delle IP più sfortunate della passata generazione. Uscito nel febbraio 2012, qualche mese dopo l’acclamato The Elder Scrolls V: Skyrim di Bethesda (che tuttora viene riproposto su console next-gen e piattaforme VR), il titolo prodotto da Electronic Arts e 38 Studios provò a gettarsi a capofitto nel mercato degli action RPG, proponendosi come tassello mancante alla “trinità ruolistica” della casa americana, insieme a Mass Effect e Dragon Age.
Per farlo, i publisher riuscirono ad assemblare un vero e proprio dream team, mettendo insieme Ken Rolston, designer di due titoli mastodontici come The Elder Scrolls III: Morrowind e The Elder Scrolls IV: Oblivion, l’autore di libri fantasy R.A. Salvatore – celebre per i vari romanzi ambientati nei Forgotten Realms – e il creatore di Spawn, Todd McFarlane.
Nonostante un buon responso in termini di critica specializzata, il titolo fu un vero e proprio insuccesso commerciale: furono circa 1,2 milioni le copie vendute e tre quelle necessarie da EA per andare in pari con i costi di produzione.
Dopo la bancarotta di 38 Studios, nel 2018 THQ Nordic ottenne i diritti per la proprietà intellettuale, promettendo un ritorno in grande stile del franchise. Kingdoms of Amalur: Reckoning sarebbe così tornato, in forma rivista e corretta su console di attuale generazione, e una nuova espansione avrebbe così chiuso il cerchio narrativo del titolo sviluppato dai Big Huge Games.
Circa otto anni dopo l’uscita dell’edizione originale, abbiamo ricevuto in anteprima dal publisher un codice review di Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning – in versione PS4 – intenzionati, più che mai, a rientrare nelle affascinanti Faelands nel meraviglioso mondo di gioco assemblato da R.A. Salvatore.
Dopo decine e decine di ore passate a spolpare i contenuti offerti dal gioco, siamo nuovamente pronti a dirvi la nostra sul titolo…
La morte è solo l’inizio
Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning ci mette nei panni del “Senzafato”, un personaggio – interamente personalizzabile sia nell’aspetto che nella razza – che, morto in circostanze misteriose, viene riportato in vita all’interno del Pozzo delle Anime: la nostra resurrezione è un evento assolutamente unico, visto che siamo gli unici ad essere sopravvissuti a questo esperimento all’interno del Pozzo da parte degli gnomi.
Nonostante la voglia di festeggiare questo lieto evento, saremo costretti a fuggire dai laboratori gnomici che ci hanno riportato alla vita. I malvagi Tautha, che da diverso tempo stanno seminando panico e distruzione per tutte le Faelands, sono infatti riusciti a penetrare nel Pozzo, con l’intento di distruggerlo. Grazie all’aiuto degli gnomi che ci hanno fatto tornare in vita, riusciremo a scappare dalla struttura sotterranea, con il compito di trovare Agarth un Tessitore, l’unica persona che, al momento, sembra essere in grado di darci qualche risposta sul nostro destino e sul perchè siamo i primi ad essere tornati in vita all’interno del misterioso Pozzo delle Anime.
Queste confuse sequenze introduttive, ci caleranno sempre più a fondo nel mondo di gioco che, una volta abbandonata l’area introduttiva, ci si parerà di fronte, pronto ad essere esplorato in lungo e in largo. Quando parlo di open world, specialmente in merito ad action RPG, impossibile non citare le estese mappe esplorabili di titoli del calibro di The Witcher 3 o The Elder Scrolls V: Skyrim. Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning offre un approccio all’open world leggermente diverso rispetto ai titoli precedentemente citati: le aree sono sì molte e variegate nell’estetica, ma il level design delle stesse si riduce, spesso, a lunghi corridoi da affrontare uni direzionalmente – per tutta la durata del gioco, infatti, la sensazione di “costrizione” a seguire sentieri predefiniti si fa sentire ed è un fattore che, a parer nostro, mina non poco la varietà d’azione.
Se da un lato la mappa di gioco può risultare limitante, dal punto di vista dell’esplorazione, lo stesso non si può dire dell’incredibile mole contenutistica con il quale, il titolo THQ Nordic, si presenta al pubblico. Oltre alla longeva questline principale, che potrebbe facilmente tenervi impegnati per una quarantina di ore circa, Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning offre un quantitativo di quest e attività collaterali in grado di far lievitare, non poco, il monte ore. Quest secondarie, fazioni (simili alle “gilde” degli Elder Scrolls) e compiti, uniti ai diversi dungeon sparsi per la mappa da affrontare, sono solo alcune delle varie attività da poter compiere, insieme alla questline principale.
La versione PS4 da noi testata di Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning, si presenta con tutti i DLC rilasciati nell’originale, a contornare l’offerta ludica tra cui Teeth of Naros e Legend of Dead Kel. Ricordiamo, inoltre, che con la Fate Edition del titolo, si avrà accesso nel 2021 alla nuova espansione, Fatesworn.
Scegli il tuo destino…quante volte vuoi
Partendo dall’ormai solita caratterizzazione del personaggio – per quanto riguarda aspetto e razza – il giocatore potrà decidere di spendere i propri punti abilità in tre differenti skill tree: magia, forza e destrezza.
Ogni ramo presenta caratteristiche tipiche della classe, per cui ad ogni level up il videogiocatore potrà decidere di aumentare e/o sbloccare caratteristiche passive che solitamente portano bonus permanenti, oppure abilità attivabili in combattimento.
All’aumentare delle abilità nei tre diversi rami, potremo così sbloccare le carte del destino che rappresentano, a tutti gli effetti, la “build” del nostro personaggio. Potremo così creare personaggi ibridi – maghi/guerrieri – o classi prettamente improntate sulla destrezza, che prediligono attacchi rapidi veloci uniti alle possibilità dettate dalla furtività. Come nel titolo originale, Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning offre una possibilità piuttosto interessante: tramite i Tessitori, sparsi per il mondo di gioco, avremo la possibilità di resettare completamente i nostri punti abilità e rispenderli in altri rami a nostro piacimento, nel caso fossimo stanchi/delusi di una particolare build che stiamo portando avanti.
Il combat system è come ce lo ricordavamo, immediato e dannatamente divertente. Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning offre la possibilità al giocatore di equipaggiare due armi principali alla volta e uno scudo: nel nostro caso, ad esempio, abbiamo optato per una build ibrida mago/guerriero, alternando gli attacchi con spada a magie e incantesimi tramite bastoni, capaci – se utilizzati a dovere – di sterminare con successo intere schiere di avversari. L’alternanza tra attacchi e schivate, senza dimenticare la possibilità di utilizzare scudi per bloccare le offensive nemiche, rendono gli scontri assolutamente divertenti oltre che particolarmente ardui, nel caso decidiate di affrontare l’intera avventura al nuovo livello di difficoltà disponibile.
Uno tra i difetti dell’originale Kingdoms of Amalur, risiedeva nel “level lock”, una particolare meccanica che, di fatto, bloccava il livello dei nemici di un’area durante la nostra prima esplorazione di quella zona, salvando un’istantanea nel salvataggio di gioco rendendo quindi tutto molto più semplice. In Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning il level lock è stato totalmente eliminato, permettendo al gioco di ricalcolare il livello dei nemici ad ogni nostra visita in quell’area.
Comparto tecnico e audio
L’originale Reckoning, uscito nel 2012 e sul finire della passata generazione di console, non riuscì nell’intento di offrire un comparto tecnico adeguato.
THQ Nordic, rispolverando l’IP, ha cercato in ogni modo di dare nuovo lustro all’engine proprietario di Big Huge Games, andando a ripulire diverse imperfezioni dell’edizione originale e migliorando alcuni aspetti, senza rovinare le ottime pensate in termini di character design e ambientazione, che per certi aspetti ci hanno ricordato quelle dei vari Fable.
Il titolo, provato su PS4 Pro, è fluido e caratterizzato da una nuova pletora di effetti grafici: certo, la base è quella che è, e il titolo è sempre afflitto dai numerosi limiti tecnici dell’originale, come il limitato comparto animazioni, rimasto diverse generazioni indietro.
Lodevole invece il comparto sonoro. Oltre ad un buon doppiaggio in lingua inglese, Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning si appoggia ad una soundtrack di livello, caratterizzata da alcuni brani di assoluto spessore, curata dal celebre compositore Grant Kirkhope, famoso per aver lavorato a celebri titoli Rare come Banjo-Kazooie, GoldenEye 007, e Perfect Dark.
Concludendo…
Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning si ripresenta sulle nuove console e PC in una buona edizione tirata a lucido e ricca di tutti i contenuti aggiuntivi rilasciati post lancio. Il titolo dei Big Huge Games rimane, nonostante gli anni sulle spalle, un action rpg divertente ed immediato, anche se permangono diversi problemi che, di fatto, segnava l’esperienza di gioco originale. In vista della nuova espansione, Fatesworn, consigliamo caldamente l’acquisto a tutti gli appassionati del genere.