A seguito dell’ondata di nostalgia che ha interessato l’intero settore, a cavallo tra il 2013 e il 2015 gli appassionati con qualche primavera di troppo sul groppone hanno potuto godere di una pletora di giochi di ruolo isometrici che, con alterne fortune, hanno rinverdito un genere che sembrava ormai definitivamente sepolto dalla crescente semplicità e immediatezza richiesta dalle masse. Più di quanto non abbiano fatto Divinity Original Sin e Pillars of Eternity – giusto per citare i più rappresentativi – fu Wasteland 2 a dimostrare maggiore rigore nella riproposizione delle dinamiche, tanto stimolanti quanto spietate, dei giochi del passato, riesumando con competenza anche un brand che meritava senza ombra di dubbio un sequel. Il risultato non fu perfetto, probabilmente a causa proprio di un’eccessiva aderenza a modelli ormai superati, ma riuscì a gettare le basi per la formazione di una fan base di tutto rispetto.
Oggi parliamo del suo seguito diretto, Wasteland 3, prodotto dallo studio californiano degli InXile, che ci ha lasciati sin da subito piacevolmente sorpresi. La prima impressione è stata quella di un gioco maggiormente curato rispetto al predecessore, tanto nelle meccaniche puramente ludiche quanto nell’aspetto tecnico; sarà riuscito a migliorarne la formula senza snaturarla? Vediamolo insieme.
Quanto si parla in Colorado?
Per chi non conoscesse l’ambientazione del gioco, in Wasteland dovrete calarvi nei panni di un gruppo di ranger in un futuro post-apocalittico, in cui i sopravvissuti hanno dovuto fare i conti con le conseguenze di una guerra nucleare tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, che ha reso la terra quasi completamente inabitabile. In questo terzo capitolo in particolare, il set si sposterà dai classici deserti del Texas e dell’Ariziona alle ugualmente inospitali lande del Colorado, dove non più la sabbia ma la neve detterà le regole cromatiche degli scorci. Inizialmente ero un po’ titubante sul dovermi confrontare con un ambiente totalmente diverso dal canone delle “terre desolate” a cui ero abituato, ma nel giro di un paio di ore di gioco ho dovuto ricredermi completamente: il Colorado mi è piaciuto tantissimo, funzionale a ricreare la sensazione di ostilità tipica della serie ma, contemporaneamente, in grado di donarle un po’ di aria nuova.
All’inizio della partita sarà necessario scegliere i due Ranger (o crearli con un apposito e potente editor) che formeranno il nucleo del vostro party, per poi dirigervi dal Patriarca, un personaggio di cui sapete pochissimo ma apparentemente potente come pochi, impegnato nel sedare rivolte interne nel suo territorio di competenza. Lui ha ciò che l’Arizona necessita per poter sopravvivere, questo vi farà agire – almeno all’inizio – come se foste praticamente al soldo di questo losco figuro, dietro la cui ombra sono appena percepibili delle dinamiche che faticheremo a comprendere e che solo con il passare delle ore di gioco potremo svelare. L’atmosfera non è sicuramente delle più rilassate – in senso buono – e a rendere le cose ancora più piacevoli c’è l’ottimo storytelling, un aspetto sul quale i ragazzi di InXile si sono spesi senza remore. Le tantissime linee di testo sono scritte in modo da enfatizzare proprio la componente ruolistica del gioco, non abbiamo trovato un dialogo, che sia uno, non degno di essere apprezzato per le informazioni in grado di offrire o per le scelte alle quali vi pone di fronte. Va da sè che la comprensione degli stessi è perno fondamentale dell’intera esperienza e, per questo motivo, va precisato a chiare lettere che la lingua italiana non è presente tra quelle selezionabili: con un gioco così pesantemente legato all’intelligibilità invitiamo ad aspettare, se mai uscirà, una traduzione (anche amatoriale) del gioco a chi non è perfettamente in grado di comprendere la lingua di Shakespear. Comprare Wasteland 3 a prezzo pieno saltandone i dialoghi o rispondendo a caso ai vari NPC è un delitto che non posso permettervi di commettere.
Non si vive di solo piombo, ma nel dubbio spara!
Sotto l’aspetto puramente ludico Wasteland 3 è, nella sua essenza più profonda, esattamente ciò che è stato Wasteland 2: un gioco di ruolo isometrico classico, che più classico non si può, con la fase dei combattimenti caratterizzata dai turni. La differenza sta tutta nelle piccole variazioni che sanno più di un lavoro di fino atto a snellire la ridondanza di alcune meccaniche più che a stravolgerle del tutto.
Si prendano ad esempio proprio i combattimenti a turni, il cui ordine di azione nel predecessore sottostava ai “valori iniziativa” di ogni singola unità, nemici compresi, generando una sequenza di movimenti difficile da seguire quando i personaggi a schermo superavano la decina. Ora i turni si sono ridotti praticamente a due, uno per la nostra squadra – in cui dovremo muovere tutti i nostri personaggi uno dopo l’altro – e uno per l’intero gruppo di nemici, velocizzando di molto anche la gestione del team senza però perdere in alcun modo la profondità tattica alla quale i giocatori di vecchia data sono abituati. Le opzioni tattiche che andremo a selezionare durante i combattimenti riguarderanno anche azioni non strettamente belliche (ad esempio sarà possibile spendere punti azione per hackerare una torretta armata e usarla a nostro favore) e apriranno la strada a un ventaglio di possibilità molto più ampio rispetto a quanto offerto da Wasteland 2.
Una tirata a lucido dunque, realizzata con competenza e una quantità di risorse impiegate nello sviluppo del gioco visibilmente più ampia, ma non si pensi che lo “snellimento” delle meccaniche di gioco di cui vi abbiamo parlato fino a ora porti con sé una semplificazione anche del livello di sfida. Scegliendo la difficoltà “normale” e disattivando il fuoco amico, abbiamo potuto constatare la presenza di scontri in grado di decimare il nostro party, nonostante il livello della missione perfettamente in linea con il nostro. La nostra impressione è che la spietatezza di Wasteland 3 sia, in alcuni frangenti, eccessiva ma ammettiamo concorra a rendere le nostre passeggiate sulla strada per Denver ancora più ansiogene, e per qualcuno potrebbe non essere necessariamente un male…
Ma il combattimento non è che una parte dell’esperienza: gli scontri spesso si potranno aggirare analizzando l’ambiente circostante e sfruttando abilità proprie dei membri del vostro team; l’esplorazione a piedi è necessaria per sbloccare le missioni secondarie e il livellamento dei personaggi che ne consegue; la possibilità di attrezzare utilizzare il Kodiak permette una fase esplorativa ancora più ampia e piacevole; sarà necessario curare e ampliare il nostro quartier generale, un’operazione impegnativa anche dal punto di vista sociale poiché vi porterà a ricercare sempre nuovi modi per reclutare personaggi per sfruttarne le peculiarità che permetteranno di accedere a nuove stanze e servizi.
Insomma, avere così tante cose da fare significa anche vivere un’esperienza molto più varia, complessa e sfaccettata che, durante le circa quaranta ore di gioco necessarie al suo completamento, non ha quasi mai perso di mordente. E se ci pensate bene, già questo non è poco…
Smarrire la via per Denver
Come abbiamo già accennato, Wasteland 3 è forte di valori di produzione molto più generosi di quanto non fossero quelli che hanno interessato lo sviluppo del predecessore, e la cosa è subito evidente nella quantità e qualità di dettagli sia dei modelli che delle ambientazioni. Certo, se con la telecamera ci avviciniamo ai personaggi non saremo portati a urlare al miracolo tecnologico, ma stiamo pur sempre parlando di un gioco di ruolo isometrico, un genere che va giocato distanziando la visuale e apprezzando la visione d’insieme più che il dettaglio, e per questo riteniamo dover promuovere a pieni voti il lavoro dei ragazzi di InXile, capace di scorci di rara e decadente bellezza.
Non siamo così ottimisti per quanto riguarda i caricamenti che, seppur non lunghissimi, stancano presto, soprattutto alla luce del fatto che non stiamo parlando di un free roaming in cui il gioco viene caricato una singola volta a inizio partita ma anzi, saranno frequentissimi gli accessi alla memoria durante gli spostamenti da una zona all’altra. Su PC la situazione migliora molto se l’installazione avviene su un SSD, ma su console è necessaria un po’ di pazienza.
Ultimo problema, probabilmente il più fastidioso, da dover evidenziare risiede nel pathfinding dei personaggi del nostro party. È capitato, più spesso di quanto dovrebbe, che un Ranger si staccasse dal resto del gruppo per seguire un percorso alternativo costellato di nemici o trappole, invalidando qualsiasi scelta strategica finalizzata all’elusione di uno scontro diretto. Non ci ha reso impossibile il completamento del gioco, ma a volte è stato necessario ricaricare l’ultimo salvataggio per evitare l’inevitabile ecatombe del nostro gruppo. Vista la frequenza del problema, e la scomodità che esso comporta, sembra plausibile l’uscita di una patch in grado di sistemare una macchia davvero fastidiosa su un prodotto altrimenti validissimo anche sotto il profilo tecnico. Fino ad allora, almeno, siatene consci.
Concludendo…
Gli InXile hanno davvero fatto centro con questo Wasteland 3, un gioco di ruolo realizzato con assoluta attenzione al genere di riferimento e al suo canone, ma svecchiandone alcune dinamiche senza snaturare mai la sua essenza. Nonostante mi abbia fatto inizialmente storcere il naso, l’ambientazione del gelido Colorado è riuscita bene a sostituire la desertica Arizona, offre scorci meravigliosamente decadenti e interessantissimi spunti narrativi che vengono colti in modo efficace dalle tantissime linee di testo che il gioco vi mette di fronte. Serviranno almeno quaranta ore di gioco per portare a termine l’avventura principale, ma le missioni secondarie, la cura del quartier generale e tutta una serie di attività collaterali riescono a elevare il fattore longevità alle stelle. Resta un titolo per giocatori che non hanno dimenticato come si soffre con i giochi di ruolo isometrici di vecchio stampo, la difficoltà è alta e concorre alla struttura ansiogena di un mondo post-apocalittico spietato e inospitale come quello di Wasteland.
Tecnicamente rimane un prodotto piuttosto valido, a fronte di una quantità di caricamenti alla lunga snervante e un fastidioso problemino con il pathfinding amico che incide proprio sulle scelte, anche strategiche, del giocatore, due aspetti che minano il livello di eccellenza che il gioco avrebbe sicuramente meritato.