They Are Billions, oggetto di questa anteprima, è il secondo frutto di Numantian Games (gruppo indie spagnolo che aveva già dato vita al buon gioco di ruolo Lords Of Xulima nel 2014), un promettente ibrido RTS (Real Time Strategy ndr) / Tower Defence che rappresenta un notevole cambio di rotta dalla lore precedente fatica. Grazie ad un codice review ricevuto dal team, abbiamo provato a lungo la release ad accesso anticipato, disponibile su Steam. Ecco le nostre prime considerazioni su They Are Billions…
Moriremo tutti
La premessa suona indiscutibilmente familiare: la società moderna è stata distrutta in seguito ad un’apocalisse zombie – un’infezione ha trasformato la maggior parte della popolazione mondiale in esseri assassini privi di istinto di conservazione e raziocinio, e gli ultimi uomini rimasti devono lottare per sopravvivere e garantire continuità alla specie umana, instaurando colonie e difendendosi dagli attacchi dei vaganti.
Al di là della storia, che evidentemente non brilla per originalità, il gioco proposto in anteprima (Early Access) dal gruppo iberico è davvero molto interessante ed ha tutte le carte in regola per poter conquistare il cuore dei giocatori. Ma andiamo con ordine.
Al momento il titolo si trova alla versione 0.62 in 11 lingue tra cui NON figura l’italiano (i non anglofoni sono avvisati), ci sono 2 modalità di gioco, e dei 4 scenari previsti ne è disponibile solo 1, inoltre è totalmente assente la modalità storia – insomma buona parte dei contenuti devono essere ancora introdotti.
La principale modalità di gioco disponibile è la cosiddetta “Survival Mode” e poco dopo è stata resa disponibile la “Community Challenge”. Nella prima la geografia della mappa di gioco viene generata casualmente ad ogni partita, nella seconda, invece, una mappa permanente viene condivisa online tra tutti i giocatori, generando una classifica sul punteggio ottenuto (avendo a disposizione un unico tentativo, o la va o la spacca). Sì avete sentito bene: il punteggio, una scelta se vogliamo un po’ anacronistica, ma rappresenta qui un incentivo alla longevità del gioco. Durante l’avvio di una nuova partita, ci vengono richiesti 3 parametri (tipo di mappa, durata in giorni, densità della popolazione degli infetti) che definiscono la difficoltà e che influiranno direttamente sui punti ottenuti (dalla più facile che ci fornirà il 3% del punteggio, alla più difficile dove il punteggio sarà quasi triplicato).
Come suggerisce il nome, nella modalità Sopravvivenza lo scopo è di creare una colonia partendo con risorse limitate e farla sopravvivere avendo a disposizione un numero predeterminato di giorni di tempo (selezionabile da 80 a 150 giorni, ovviamente meno giorni a disposizione più alto il livello di difficoltà); ogni 10-15 giorni verrete attaccati da un’orda di zombie proveniente da una direzione casuale fino al gran finale, nell’ultimo giorno, dove arriveranno più orde da tutte le direzioni possibili (ed è a questo punto che si comprende il senso del titolo del gioco, lo schermo si riempie letteralmente di infetti).
Come già avrete intuito, ogni partita è una corsa contro il tempo. Le ondate di infetti crescono in progressione (forse ancora troppo acuta dato che non capita di rado di avere a che fare con orde in grado di asfaltare tutta la colonia) e una sola scelta sbagliata è sufficiente per dover ricominciare daccapo: infatti, se i nemici attaccano e demoliscono una vostra costruzione, tutti i suoi residenti contribuiranno ad arricchire le fila degli infetti creando un effetto domino che risulta praticamente impossibile da fermare (a volte è frustrante vedere perdute ore di gioco investite a costruire con cura la nostra colonia per un semplice errore di calcolo fatto 10 minuti prima).
Una mappa di 150 giorni (la più lunga) offre all’incirca 6 ore di gioco ininterrotto fino allo scontro finale e si conclude, sempre, o con la vittoria della colonia oppure la disfatta. Non esiste al momento una modalità che permetta di giocare senza limiti di tempo, peccato.
Colonia mia per piccina che tu sia…
Le costruzioni in They Are Billions si dividono in 6 macro-categorie: coloni, risorse, energia, industria, militare e difensive, mentre le risorse necessarie alla vostra sopravvivenza sono 5: oro, legna, ferro, pietra e olio.
I coloni producono rendimento in monete mentre per generare le altre risorse occorre costruire le relative strutture (per la legna le segherie, per pietra e ferro delle cave, etc.) e ovviamente per progredire è necessario raggiungere i territori più lontani che vanno conquistati tramite le “Torri Tesla”, in grado di trasportare l’energia via etere (come per i Protoss di Starcraft). Sarete quindi costretti ad espandervi gradualmente sottraendo le terre agli appestati pianificando allo stesso tempo come costruire e difendere mura protettive sempre più estese.
Dopo la prima parte di espansione, il gioco diventa un tower defence puro: dovrete rafforzare le difese aspettando l’orda successiva, cercando di prevedere da dove arriverà. Il gioco infatti ci avvisa dell’imminente attacco indicando la direzione cardinale (nord, sud, ovest, est), ma a volte è poco affidabile dato che la geografia della mappa potrebbe costringere l’orda che parte da est a passare da sud. Sarà quindi vostra responsabilità individuare dove rafforzare le difese in tempo (alcune unità sono molto lente nel muoversi e potreste non fare in tempo a spostarle).
Chi ha già giocato altri RTS come Warcraft o Starcraft si troverà subito a suo agio, dato che They Are Billions offre un sistema di avanzamento molto lineare che rispetta i canoni di questa tipologia di gioco: si inizia con una manciata di costruzioni ed unità, appena si può si edifica il laboratorio che permette di ricercare nuove tecnologie, quindi si ottengono nuove unità ed upgrade per gli edifici esistenti, e così via. Il tutto risulta molto intuitivo e l’interfaccia permette di costruire e gestire le vostre esigenze molto agevolmente.
Fuoco a volontà
L’arsenale a vostra disposizione è moderatamente vario: al momento il gioco offre 6 tipi di unità differenti dal ranger, che trafigge i nemici con il suo arco, fino al possente Titan, un enorme bipede meccanico dotato di 2 minigun dannatamente simile ad un ED-209 (Robocop docet). Tutte armate in nostro possesso, inoltre, acquistano esperienza dopo un certo numero di uccisioni, diventano veterane cambiando colore e incrementando i loro parametri offensivi. Avremo anche modo di utilizzare 3 tipologie di torrette difensive, ognuna con le sue peculiarità di utilizzo e adatte a scopi diversi.
Anche gli infetti sono adeguatamente variegati: abbiamo il classico zombie fiacco, lo zombie veloce, lo zombie gigante, l’arpia – uno zombie femminile con artigli e lo zombie che sputa acido (questi ultimi 3 sembrano usciti direttamente dal celebre Left 4 Dead).
Bellezze isometriche
La grafica, a visuale isometrica, è totalmente bidimensionale (non si può quindi ruotare la visuale), ma non ci fa rimpiangere affatto il 3D. Paesaggi, unità, edifici e infetti sono disegnati davvero bene e senza sbavature, Come già puntualizzato, i contenuti offerti dal gioco – allo stato attuale – non sono tantissimi, anche se quelli già presenti risultano davvero curati in maniera maniacale. Le animazioni sono piacevoli e fluide, così come il paesaggio, arricchito di piccole finezze – come corvi e altri animali – che contribuiscono a renderlo più vivo e meno statico.
A livello di audio troviamo l’immancabile motivo dei titoli di testa e una manciata di musiche di sottofondo che in questo caso sono tutt’uno con i suoni ambientali. In questo caso la varietà non è eccelsa, ma quantomeno non risultano tediose e rendono bene l’idea di cosa sta avvenendo nel campo di gioco (le orde per esempio vengono annunciate con una marcia inquietante che sollecita il giocatore a prepararsi)
Gli effetti sonori sono di ottima fattura, vari al punto giusto e selezionati con cura e, come nella migliore tradizione degli RTS, ad ogni comando impartito le unità rispondono con delle battute che ne delineano il carattere, tutte doppiate in maniera eccellente.
Il motore grafico ci ha lasciato un po’ perplessi, funzionando egregiamente solo con pochi infetti a schermo, ma tentennando quando il numero inizia a salire. Durante l’orda finale, specialmente, gli infetti sono letteralmente migliaia, facendo faticare anche un Core I7-7700K e una GTX1080. A nostro avviso c’è ancora spazio per ottimizzare l’engine a dovere.
Facciamo presente che durante le ore di gioco spese non abbiamo mai affrontato crash o incontrato bug degni di nota, nonostante si tratti di una build ancora acerba.
Concludendo…
They Are Billions, in sostanza, ci è piaciuto. Il gioco dei Numantian Games promette davvero bene, ma necessita ancora di contenuti e di parecchi interventi, specialmente sul bilanciamento degli attacchi dei nemici che al momento risultano un po’ squilibrati.
La totale mancanza della funzione di salvataggio è una scelta enigmatica: ogni partita diventa mono direzionale, a senso unico: fate un piccolo errore e siete finiti, oltre che costretti a ricominciare su una nuova mappa. Il rovescio della medaglia è che la mancanza della sicurezza offerta dalle partite salvate rende l’esperienza più coinvolgente, e riuscire a vincere è un traguardo molto difficile da raggiungere, ma estremamente appagante.