Quando si parla di Obsidian Entertainment è impossibile frenare le proprie aspettative, anche quando a lavorare su un progetto è, come in questo caso, un manipolo di poco più di una decina di sviluppatori. Ma è proprio questo uno di quei casi che ricorda a tutti che la qualità non è direttamente proporzionale alla quantità di persone che ci lavorano: grandi titoli con valori di produzione elevatissimi si dimostrano essere privi di anima, questo Pentiment, che di anima ne ha a profusione, riesce a stupire per la profondità di un impianto narrativo eccezionale e per la cura dei dettagli da far invidia a qualunque tripla-A.
Bando alle ciance e vediamo insieme come è stata la nostra esperienza con il gioco.
Una storia nella Storia
Pentiment è un’avventura basata sui dialoghi ambientata interamente a Tassing, piccolo borgo bavarese che nasconde innumerevoli segreti nella sua lunga storia. Il protagonista invece è Andreas Maler (di cui saremo chiamati a decidere il passato, la formazione e i viaggi compiuti tra un atto e l’altro), miniaturista in cerca del suo capolavoro e che per “tirare a campare” è costretto a eseguire lavori su commissione presso la vicina abbazia benedettina di Kiersau. Purtroppo il contesto storico è quello del XVI secolo, momento in cui la tipografia sta velocemente soppiantando l’arte dei copiatori amanuensi, rendendo questo tipo di attività assai poco richieste e causando un grosso scossone all’abbazia che proprio su questa economia si è retta per tutto il Medioevo.
Ma il XVI secolo è un secolo pieno di tantissimi altri cambiamenti, dalla Riforma protestante alla Controriforma, passando per il recupero umanista dei testi classici, la Rivoluzione copernicana e la spietata opera dei Lanzichenecchi. Tutti questi punti e tanti altri saranno toccati dalle vicende del miniaturista bavarese che si ritroverà presto costretto a vestire i panni dell’investigatore per poter far luce su una serie di omicidi che lo porteranno a conoscere meglio la gente del luogo e a scoprire le radici della pluristratificata storia cittadina. Parallelamente anche i dialoghi, ben scritti e qualitativamente in linea con il resto della produzione, riescono a colpire per il modo con cui tratteggiano minuziosamente i personaggi, tra loro capaci di relazioni credibili e profonde. Vi ritroverete ad amarne incondizionatamente qualcuno e a odiarne visceralmente qualcun altro, talvolta anche grazie al raffinato “non detto” dei silenzi, in modo tutt’altro che banale.
Inoltre sono esteticamente significanti cioè in grado di restituire magistralmente l’estrazione sociale, l’attività e la resa del profilo psicologico di tutti i personaggi coinvolti, il tutto attraverso il tipo di carattere scelto: un miniatore benedettino parlerà nella sua vignetta con un gotico elaborato e di difficile lettura, un contadino con un tratto abbozzato velocemente (spesso anche con qualche errore), un tipografo con i caratteri mobili tipici degli albori della stampa. E se questo può sembrare un dettaglio di poco conto vi basti sapere che il fil rouge dell’intera vicenda è proprio legato all’identificazione dell’uomo dietro a delle lettere scritte in una particolare grafia.
Tra le pagine della vostra vita
Grazie alla direzione di duo mostri dell’art-direction come Josh Sawyer e Hannah Kennedy, dal punto di vista artistico Pentiment è semplicemente clamoroso. L’intera struttura di gioco è innestata tra le pagine di un libro e ogni fondale, personaggio, oggetto, sembra essere disegnato direttamente da un miniaturista del ‘500. Anche il citazionismo, perenne e discreto, a più di una personalità del nostro tempo (uno fra tutti Umberto Eco che ha ispirato, forse in più di un frangente, il giallo dell’abbazia benedettina di Kiersau) riesce a creare un dialogo colto e proficuo con il giocatore che ne saprà cogliere i riferimenti, stratificando ulteriormente l’esperienza.
È dunque impossibile non notare la meticolosità della ricostruzione storica e l’abilità del team di sviluppo nell’intrecciare tutti i nodi della vicenda, ogni elemento trasuda passione e questo è già un buon motivo per acquistare il titolo di Obsidian a occhi chiusi. D’altra parte è innegabile possa essere capito solo da chi è effettivamente attirato da un gioco che lo costringe a leggere una gran quantità di dialoghi, e contemporaneamente è interessato solo relativamente a un approccio ludico più focalizzato sull’interattività visto che puzzle e minigiochi si contano sulle dita di una mano, e per la maggior parte si tratta di attività per cui è richiesta pochissima materia grigia. Alla luce di quanto detto nel paragrafo precedente, in questo genere di videogiochi non è da considerarsi un vero difetto, ma una bella storia con enigmi maggiormente stimolanti avrebbe potuto avvicinare a Pentiment una fetta di videogiocatori assai più corposa di quella a cui è destinato.
Concludendo…
È sempre difficile quantificare attraverso un voto la qualità di un prodotto del genere, così dannatamente affascinante e contemporaneamente difficile da inquadrare e consigliare a tutti. Il voto in calce dovrebbe mutare a seconda di ciò che cercate in un videogioco: se siete tra quelli che adorano leggere e immergersi in una storia scritta in modo magistrale, una cura dei dettagli maniacale e storicamente verosimile allora potete benissimo considerare Pentiment come uno dei giochi migliori usciti quest’anno, un’esperienza eccellente e in grado di far bene all’intera industria; se invece fate parte di chi cerca maggiore interattività in un gioco, anche se si parla di una semplice avventura grafica, il gioco di Obsidian potrebbe essere difficile da digerire in più di un frangente, soprattutto per la mancanza di puzzle o enigmi interattivi di un certo peso, limitati solo a funzionare da riempitivo tra una sessione di dialoghi e l’altra.
Ma al netto dei limiti della produzione, rimane uno dei punti più alti toccati dall’industria in questo finale di 2022. Sappiate interpretarne correttamente i fini ludici e dategli una chance, nel peggiore dei casi vi ritrovereste tra le mani una storia avvincente da leggere in un meraviglioso libro del XVI secolo. E poi è sul Game Pass, più semplice di così…