Fin dal suo annuncio, l’opera prima di Brass Token aveva destato non poco interesse ai nostri occhi. Annunciato in maniera “inusuale”, il trailer faceva fin da subito riferimento ad una componente narrativa preponderante, dando l’idea che The Chant, il titolo in questione, si avvicinasse maggiormente al genere delle avventure interattive piuttosto che a quello dei survival horror, successivamente svelato dai primi gameplay usciti a ridosso dell’uscita.
The Chant è la perfetta dimostrazione dove sempre, alle buone idee, deve esserci anche una solidità di meccaniche di gameplay e una scrittura coerente, dall’inizio alla fine, cosa che purtroppo non si è avverata nel titolo, che andremo comunque ad analizzare nello specifico più avanti.
Il gioco è stato da noi testato e completato in versione PC, grazie ad un codice review ricevuto dal publisher italiano, Plaion.
Detto questo, non perdiamoci in ulteriori chiacchiere e buona lettura!
La scienza prismatica e il risveglio
La trama di The Chant è incentrata intorno alla figura di Jess, una giovane donna che sta ancora cercando di elaborare la scomparsa della sorella avvenuta diversi anni prima. Per superare il lutto, una delle sue più intime amiche, Kim, invita Jess a unirsi a lei durante il ritiro spirituale della Scienza Prismatica, isolato su un’isola localizzata in una regione sconosciuta.
Gli altri partecipanti al ritiro sono i membri di un gruppo a cui Kim si è unita. Il leader di questa comunità, Tyler, è il proprietario di Glory Island, dove si svolge il ritiro. Gli altri membri del gruppo sono tutti alle prese con i propri problemi e Tyler li ha riuniti per aiutarli ad andare avanti. Tuttavia, diventa subito evidente che qui sta accadendo qualcosa di molto sbagliato. La prima notte, il canto spirituale a cui Jess partecipa con il gruppo risveglia un’entità malvagia che giace sull’isola, nota come Gloom. Con i suoi compagni che lottano per gestire le emozioni negative che il Gloom suscita in loro, diventa responsabilità di Jess salvare la situazione e, forse, anche se stessa.
La cosa che appare subito evidente, giocando a The Chant, è la volontà dei ragazzi di Brass Token di rendere la narrativa “centrale” in questa avventura dalle tinte horror. Tematiche come “orrore cosmico” e il culto stesso, sono affrontate in una maniera quantomeno interessante che, purtroppo, si scontra contro una scrittura generale del titolo davvero, troppo, carente.
Sembra che gli sviluppatori non si siano presi il tempo per sviluppare la trama in una maniera più coerente possibile, facendo “degenerare” il tutto fin troppo velocemente. Ed è un peccato perchè la “lore” e i membri del culto, almeno nella parte iniziale, avrebbero meritato un approfondimento narrativo ben più curato di quanto mostrato a schermo dagli sviluppatori.
Esplorando l’isola, ci si imbatte in vari pezzi di storia del luogo e dei suoi abitanti. Questi includono lettere scritte a mano, foto e bobine di film che offrono un notevole intrigo. Tuttavia, il titolo non fa un gran lavoro nell’integrare tutte queste “informazioni” e la storia nella linea temporale attuale. Si ha l’impressione che molte delle cose che si scoprono non abbiano alcuna importanza per il finale della storia. Inoltre, non aiuta il fatto che il cast principale dei personaggi non sia stato valorizzato in modo convincente. Sono definiti solo dai loro problemi e non c’è molto spessore in loro al di fuori dei loro traumi.
The Chant è un titolo, fondamentalmente, molto breve: nel nostro caso, abbiamo raggiunto i titoli di coda in sei ore circa, giungendo ad uno dei tre finali disponibili.
Un ritorno al passato (lineare)
The Chant può essere tranquillamente definita come un’avventura in terza persona, piuttosto lineare, con un combat system dalle buone idee ma, decisamente, implementate non perfettamente. L’isola su cui si è bloccati può sembrare, inizialmente, un open world, ma ci accorgeremo ben presto che, per tutta la durata dell’avventura, verremo incanalati su percorsi guidati e lineari, con una forte propensione al backtracking. Ciò può essere dovuto all’inaccessibilità di un’area dopo una battaglia contro un boss o al blocco di una sezione a causa del Gloom. Le diverse parti del “Gloom”, che ci bloccheranno la strada, sono contrassegnate da colori diversi e possono essere attraversate solo se si acquisisce il cristallo prismatico del colore corrispondente. Anche quando si ottiene il cristallo appropriato, tuttavia, si è ancora deboli agli effetti di questa entità maligna.
Nei panni di Jess, per sopravvivere è necessario tenere sotto controllo tre diversi attributi: Mente, Corpo e Spirito. La Mente riguarda il modo in cui si reagisce agli effetti del Gloom nel corso della campagna, il Corpo è, in parole povere, la salute (se si subiscono troppi danni dalle creature che si aggirano sull’isola, si muore), mentre lo Spirito è il contatore che controlla gli attacchi speciali che si sbloccano con diversi cristalli – è anche possibile svuotare il contatore dello spirito con la meditazione, che aiuta a ricaricare la mente. Inoltre, è possibile raccogliere piante in giro per l’isola per ricaricare ciascuno di questi contatori.
Raccogliendo rami ed elementi chimici sparsi per l’isola e nelle sue, decrepite, strutture potremo “craftare” armi di fortuna al momento, che ci permetteranno di respingere le deformi entità fuoriuscite dal Gloom. Tra bastoni infuocati e bacchette di salvia, potremo combattere le deformità dell’isola, alternando attacchi leggeri, pesanti a schivate. Un sistema di combattimento legnoso, specialmente se consideriamo che i pattern di attacco dei nemici sono spesso prevedibili e poco variegati – stessa cosa vale anche per le, risicate, boss fight.
Un’arte prismatica ma poco next gen
The Chant è un titolo che, palesemente, non si appoggia ad un budget di alto livello ma cerca, in qualche modo di catturare il giocatore attraverso una caratterizzazione estetica dei personaggi di buon livello. A partire dalla protagonista, Jess, The Chant utilizza alcune buone tecniche di motion capture che riescono ad imprimere sul volto dei personaggi una discreta dose di espressività.
Tecnicamente il gioco soffre di alti e bassi: se, come già detto, abbiamo trovato soddisfacente la modellazione poligonale dei comprimari, dall’altro lato non siamo rimasti particolarmente colpiti dal design delle ambientazioni, a volte poco “incisive” e spesso prive di dettagli. Buono invece il design dei nemici, che ci terranno compagnia dall’inizio alla fine dell’avventura.
Il gioco si appoggia ad una discreta localizzazione audio e testuale in lingua italiana, anche se abbiamo preferito rivolgerci a quella originale, in inglese, godendoci maggiormente le performance attoriali del cast.
Concludendo…
The Chant è un titolo che sa di grossa occasione sprecata. L’avventura, dalle tinte horror, di Brass Token a tratto sembra quasi un omaggio al genere dei survival horror dell’era PS2, ricordandoci a tratti titoli spesso sottovalutati come Obscure. Purtroppo, la buona base idee non sempre basta per regalare ai giocatori un’avventura degna di nota e, difatti, The Chant cade più volte, nelle sue meccaniche di combattimento spigolose, nel senso di esplorazione poco soddisfacente e in una scrittura, a tratti, incredibilmente deficitaria.
Peccato perchè, a conti fatti, The Chant sarebbe potuta essere una vera e propria sorpresa.
Configurazione di prova:
Monitor: AOC CU34G2X/BK
Scheda video: GeForce RTX 3080 Ti
Processore: Ryzen 7 5800X
RAM: 16 GB DDR4