Uno dei grandi vantaggi del “navigare” nel mondo dello sviluppo indipendente, è sicuramente quello di dar libero sfogo alle proprie idee. Ed è per questo che, da diverso tempo, è proprio il citato segmento videoludico che traina, concettualmente parlando, l’intera scena, introducendo continuamente piccole e grandi novità. O, com’è il caso di Broken Pieces, interessante titolo sviluppato dal piccolo studio francese Elseware Experience, al debutto, ed edito da Freedom Games, quello di ispirarsi ai grandi capisaldi dell’horror del passato, rinfrescandoli con qualche “scelta personale”.

Il titolo, approdato lo scorso settembre su Steam, sarà il protagonista della recensione che vi apprestate a “spolpare”, dunque… partiamo con la review!

Frammenti spezzati

Broken Pieces è un gioco d’avventura in terza persona (con la possibilità di un rapido switch alla prima), caratterizzato da vividi elementi tipici dei survival horror del passato. In modo particolare, il gioco potrebbe esser tranquillamente paragonato, per ispirazione concettuale, ai primissimi Resident Evil o Silent Hill, con un pizzico di Alan Wake: una somiglianza non solo più squisitamente meccanica, ma anche e soprattutto tematica date le forti tinte “oscure” di cui il titolo si colorerà molto velocemente a livello narrativo. In Broken Pieces vestiremo i panni di Elise che, dopo aver scelto di abbandonare la frenetica vita cittadina, decide di ricominciare nella città semi-abbandonata di Saint Exil, sulla costa francese. Ma, naturalmente, nulla è come sembra e la ridente cittadina, in realtà, ben presto si tramuterà in un incubo ad occhi aperti, fatto di entità sovrannaturali e di loop temporali da cui la nostra malcapitata tenterà di fuggire. Premesse intriganti a parte, l’esperienza in single player offerta dal titolo durerà all’incirca una decina d’ore, caratterizzata da un intreccio narrativo non particolarmente originale ma interessante, che trae fortissima ispirazione dai succitati titoli di “riferimento”.

In generale, Broken Pieces trascinerà il giocatore in una realtà alternativa, dal tempo incerto, da cui la nostra protagonista tenterà di scappare seppur il “destino” (a.k.a gli sviluppatori) la indirizzerà molto velocemente sulla strada della “risoluzione” della “maledizione” che attanaglia la cittadina francese. Dunque, una storia piuttosto classica e che, rapidamente, assumerà un gusto di “già visto” ma che, comunque sia, avrà dalla sua sufficiente mordente e profondità da indurci a raggiungere i titoli di coda (ed un finale piuttosto “aperto” e che lascerà diversi punti interrogativi irrisposti). Va segnalato, a questo proposito, l’ottimo lavoro di tessitura dell’atmosfera generale del gioco, ricolma di solitudine e di un senso di “disperazione apocalittica” che pervade ogni angolo della spettrale cittadina.

Survival, ma non troppo

Come già anticipato, Broken Pieces trae enormemente ispirazione meccanica e concettuale dai grandi survival horror del passato. Seppur il titolo di Elseware Experience, in realtà, sia più vicino ad essere un thriller soprannaturale che un vero e proprio gioco dell’orrore, sia a livello narrativo che più concretamente ludico. Così come, al di là della suddivisione “estetica” del gameplay in due fasi distinte (una dedicata all’esplorazione ed alla risoluzione degli enigmi, l’altra al combattimento contro delle terribili amenità sovrannaturali), Broken Pieces premerà l’acceleratore più sulla componente avventurosa e narrativa, che sui combattimenti. Combattimenti che, concretamente, riprenderanno a piene mani impostazioni e meccaniche dei primi Resident Evil: Elise, infatti, verrà catapultata in una sorta di “arena spirituale” in cui non potrà fuggire ma solo combattere, a colpi di pistola, gli spiriti oscuri (che ricordano tantissimo le “ombre” di Alan Wake), sfruttando una telecamera fissa in terza persona ma dalla visuale variabile (un po’ come accadeva in Silent Hill), che alle volte arriverà anche a proporci inquadrature simil-isometriche, nel caso di alcune boss fight. In generale, nonostante siano comunque divertenti, gli scontri con i nemici della “sfortunata” Elise saranno mediamente piuttosto facili: la nostra eroina potrà contare su di una affidabile pistola che potrà armare con due tipi differenti di proiettili, i primi infiniti ma dal poco danno, i secondi invece più potenti, ma dalle quantità più scarse e che andranno prodotto raccogliendo gli ingredienti giusti durante il corso del gioco. E se ciò non bastasse, Elise potrà contare su di un bracciale magico, in grado non solo di modificare il tempo atmosferico durante le fasi più rilassate, ma anche e soprattutto di respingere, in stile campo di forza, i nemici (poco diversificati, in realtà) che tenteranno un approccio un po’ troppo diretto con Elise.

Dunque, munizioni infinite, combattimenti piuttosto semplici meccanicamente (ma dal feeling un po’ “legnoso”, specialmente quando cercheremo di schivare i colpi nemici) e potenza di fuoco più che sufficiente: nonostante sia una valida aggiunta, la componente più squisitamente combattiva di Broken Pieces sembra, in realtà, un accessorio di pregio apposto al vero cuor battente della produzione, ovvero l’esplorazione. Esplorazione che, al contrario, offrirà tutto ciò che un appassionato del settore si aspetta di trovare: location intriganti da indagare, enigmi mediamente laboriosi e che sfrutteranno spesso il potere del su menzionato braccialetto, una trama come detto piuttosto interessante e che si rivelerà anche attraverso una serie di audiocassette sparse “strategicamente” per l’incantevole (e terribile, allo stesso tempo) cittadina. V’è da sottolineare un’altra interessante meccanica predisposta nel gioco: il “tempo relativo” dell’incubo vissuto da Elise, scorrerà in modo normale. Se durante le ore di luce, la nostra protagonista potrà muoversi liberamente e senza particolare pericolo, col sopraggiungere della notte le cose cambieranno drasticamente e le strade della cittadina si “coloreranno” di neri spiriti.

Una transizione che, concettualmente, ricorda la disperata ricerca della luce che caratterizzava Alan Wake. Una transizione che, ovviamente, perde d’impatto atmosferico proprio a causa della succitata “secondarietà” delle fasi di combattimento. V’è da tenere anche in considerazione un fattore: com’è tradizione del segmento ludico, anche Broken Pieces soffrirà di una certa ripetitività ludica, da affiance ad una rigiocabilità relativa visto che l’esperienza sarà, sostanzialmente, condotta per mano su rigidi binari. Ciò, comunque, non rende meno interessante l’esperienza di gioco complessiva, che resta piuttosto divertente e affascinante.

Spiriti meccanici

Tenendo a mente l’animo indipendente del titolo, creato da uno studio di appena cinque elementi, Broken Pieces è un prodotto tecnicamente ed esteticamente pregevole. Saint Exil è una cittadina meravigliosa, caratterizzata da scorci incantevoli e da una generale architettura pseudo-medievale e caratteristica delle micro-realtà costiere francesi (non troppo dissimili da quelle italiche). In generale, l’estetica offerta dal titolo è più che buona seppur vi siano dei limiti piuttosto evidenti. A partire dal modello poligonale di Elise, ben realizzato ma piuttosto ordinario stilisticamente ed esteticamente, se confrontato alla “media” delle produzioni del settore. Così come ordinari sono spesso gli elementi scenici di varie location, specialmente per quanto concerne i dettagli secondari degli scenari o che non avranno un ruolo meccanico “diretto” nello svolgimento del gioco. Va menzionata, questa volta con un plauso pieno, la sezione audio, a partire dall’ottima recitazione vocale generale passando per una scelta azzeccata della soundtrack, in grado di modificarsi dinamicamente a seconda dell’ambientazione. Tutti elementi che contribuiranno in modo decisivo nell’aumentare a dismisura quel costante senso di isolamento e di disperazione che accompagna i passi della nostra sventurata eroina.

In ultima istanza, ma non tale, l’aspetto più squisitamente tecnico del titolo: per quanto concerne le peformance, Broken Pieces non è un titolo particolarmente esoso in termini di richieste hardware ed arrivare a performance fluide senza rinunciare troppo alla qualità grafica, sarà possibile anche su sistemi non troppo moderni. Nonostante al lancio fosse funestato da qualche bug anche di “peso”, Broken Pieces si presenta oggi piuttosto pulito e senza intoppi computazionali di spessore, garantendo quindi un flusso ludico tutto sommato ininterrotto e piacevole.

Concludendo…

Broken Pieces è un potente “what if”: seppur il gioco sia, in generale, piuttosto riuscito e un buon prodotto nella sua interezza, la sua forte natura indie (innanzitutto, a livello di budget) ne mina un po’ la resa generale, lasciandolo a pochi (ma cruciali) passi dall’Olimpo. Una sensazione di già visto, unita ad una non perfetta equilibratura del gameplay, rendono la prima fatica dello studio francese Elseware Experience sicuramente un prodotto riuscito, dal prezzo contenuto ma sicuramente non perfetto.

Che sia l’inizio di una fortunata saga? Ce lo auguriamo tutti!

CI PIACE
  • Un omaggio al passato
  • Artisticamente pregevole
  • Unisce esplorazione, enigmi e combattimenti in stile survival…
NON CI PIACE
  • …seppur sopravvivere sia piuttosto semplice
  • Longevità relativa
  • Qualche “disappunto” estetico
Conclusioni

Un omaggio ai vecchi survival horror, seppur non tanto “spaventoso” e dall’acceleratore premuto più sulla componente avventurosa ed esplorativa: potremmo riassumere così Broken Pieces che, a conti fatti, resta un debutto videoludico pregevole dello studio francese indipendente Elseware Experience. Un potente “what if”, dominato dalla costante sensazione di “piccola perla incompiuta”: un buon prodotto, con delle “storture” concettuali e non figlie, innanzitutto, dei limiti della provenienza indipendente. Detto ciò, resta un pregevole acquisto, non dispendioso e sicuramente valido per chi apprezza il genere. Speriamo in un secondo (e migliorato) capitolo!

7.8Cyberludus.com

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