Gloomwood, piccolo titolo indie appena rilasciato con la formula ad accesso anticipato di Steam, si propone come un erede dei titoli horror/stealth di fine anni ’90, come Thief, volendo proporre lo stesso gameplay, ma anche la stessa veste grafica volutamente obsoleta.

Se, come noi, siete tra coloro che ancora provano nostalgia ricordando The Dark Project, allora continuate a leggere…

Sulle orme di Thief…

Un piccolo preambolo si rende necessario, per i nostri lettori più giovani. Ci sono giochi che, nonostante i limiti tecnici a cui sono sottoposti, sono in grado di essere così innovativi o caratteristici che vengono ricordati negli anni a venire e diventano dei classici. I giocatori più vetusti non possono non ricordare un titolo che rivoluzionò il genere stealth chiamato Thief: The Dark Project. Sviluppato dalla compianta Looking Glass Studios, Thief arrivò sul mercato PC nel lontano 1998 ed ottenne, giustamente, ogni genere di riconoscimento. Ad esso seguì un sequel di grande spessore dopo il quale, però, la serie iniziò il suo declino. I Looking Glass infatti chiusero i battenti nel 2000 e i due titoli che seguirono risentirono pesantemente del cambio di direzione, dopo di che, ovviamente, l’oblio.

Se vi considerate dei fan dei giochi stealth, ma non li avete mai provati, dovreste decisamente provare i due Thief originali. Se siete in grado di passare sopra ad una veste grafica che ora appare ovviamente risibile, possono però vantare alcune caratteristiche ancora molto attuali ed apprezzabili, tra le quali una IA di prim’ordine, un level-design geniale ed un comparto audio straordinario.

Cavallo vincente non si cambia.

Come già menzionato, Gloomwood è dichiaratamente molto ispirato ai primi due Thief. A partire dalla veste grafica, intenzionalmente semplice, con modelli tridimensionali poveri di dettagli e spigolosi, proseguendo con il gameplay, anche qui interamente in prima persona. Il protagonista è “Il Dottore”, un personaggio di oscuri natali che si risveglia incarcerato in una tetra prigione. L’ambientazione è Neo-Vittoriana, una via di mezzo tra il medioevo fantasy e l’epoca moderna – abbiamo quindi l’elettricità e ci sono sia armi bianche che alcune rudimentali armi da fuoco. La fuga dal putrido carcere è il primo compito da svolgere e si impara alla svelta come muoversi furtivamente sfruttando l’oscurità a nostro vantaggio.

Allo stato attuale delle cose, le meccaniche stealth sono già complete e funzionanti. Il dottore ottiene quasi subito un anello riflettente che funge da indicatore del livello di visibilità, mentre i nemici dispongono di un campo visivo e di un udito simulato funzionante. Oltre alle luci, occorre perciò fare attenzione al suolo dove si cammina: superfici dure come il metallo causano molto rumore e gli NPC reagiscono di conseguenza, iniziando ad insospettirsi. Rispetto ad altri giochi, non c’è una GUI in sovraimpressione alla finestra di gioco: il campo visivo è sgombro da interfacce. Non se ne sente la mancanza, però, perché oltre al già menzionato anello, alcuni nemici palesano il loro grado di attenzione direttamente sul viso passando da verde (tutto tranquillo), giallo (insospettiti) e rosso (siamo stati scoperti!). E’ presente un inventario limitato che va gestito un po’ come avviene in Resident Evil 2, in stile Tetris per intenderci, cercando di decidere con saggezza cosa tenere e cosa no. Quasi ogni oggetto può essere raccolto dal mondo di gioco e posizionato nell’inventario, senza soluzione di continuità – una caratteristica che abbiamo proprio gradito.

Sarà dura aspettare la versione completa…

La IA dei nemici, punto forte dei vecchi Thief, qui è leggermente più grezza. Al momento attuale gli avversari, animali compresi, si comportano in maniera molto simile, abbastanza prevedibile e non rappresentano una grossa sfida. La simulazione dei “sensi” c’è e funziona a dovere, ma in taluni casi può sembrare poco affinata … se ad esempio lanciate oggetti pesanti come pale o barili nelle vicinanze dei nemici, 9 volte su 10 non se ne accorgeranno nemmeno. La complessità dei tre livelli messi a disposizione (per ora) è più spinta rispetto ai vecchi Thief, talvolta ci si ritrova in grandi spazi aperti con dislivelli, piattaforme su cui saltare, ponti: in questo senso, la IA viene messa a dura prova. I poveri NPC non sono assolutamente in grado di arrampicarsi ed inseguirci in acqua, perciò, eccezion fatta per quelli armati di fucile, sgominare gli altri risulta abbastanza semplice sfruttando queste loro debolezze con un po’ di ingegno – in generale ogni situazione può essere affrontata in più modi, il che è davvero appagante.
A valle di tutto questo va fatta una considerazione: Gloomwood è in definitiva più orientato al combattimento, rispetto a Thief, dove la violenza era sempre l’ultima spiaggia. Affrontare anche solo una guardia a viso scoperto comportava, quasi sempre, la sconfitta e l’arma primaria era il manganello, una piccola mazza che, se usata su un avversario distratto, ne causava lo stordimento senza spargimento di sangue (forniva anche premi per ogni livello se si completava senza uccidere nessuno). Gli sviluppatori qui mantengono le distanze, riuscendo a conferire a Gloomwood una sua personale identità, che non ci dispiace affatto!

I ferri del mestiere

Tra gli strumenti messi a disposizione durante questo primo assaggio troviamo anche una comoda lanterna, che si rivela molto utile per illuminare gli innumerevoli oscuri ambienti esplorabili. Nel comparto armi si trovano sia svariate revolver che un micidiale stiletto, utilizzabile sia per pugnalare a morte i nemici inconsapevoli alle spalle, sia per combattere, con tanto di parata. E’ chiaro che gli sviluppatori abbiano voluto rendere l’esperienza di gioco più permissiva, per consentire sia uno stile di gioco molto stealth, che uno più orientato all’azione, anche se non aspettatevi Doom: i proiettili sono sempre limitatissimi. La mancanza di una interfaccia di gioco anche qui è gestita con sagacia: per osservare la quantità di munizioni nella camera della pistola c’è un apposito tasto che ci mostra lo stato del tamburo, se c’è abbastanza luce per poterlo vedere …

Comparto tecnico

Gloomwood è un altro prodotto Unity, nel bene e nel male. Il comparto grafico è molto semplice, sicuramente a molti potrà far storcere il naso perché ricorda in tutto e per tutto i vecchi Thief, che hanno quasi 25 anni. I modelli dei personaggi sono leggermente più complessi rispetto all’opera originale, sebbene sembrino sempre appartenere ad almeno tre o quattro generazioni fa. Le animazioni sono accettabili, seppure al momento ci sia poca varietà sia di nemici che di situazioni. Qui non troverete le guardie dormire russando, cantare completamente ubriache o affrontare discorsi tra di loro – di rado capita di sentirle proferire qualche parola. Nonostante gli evidenti limiti, le ambientazioni sono però attraenti, molto varie, ben ideate e, sebbene l’idea di creare alcune mappe all’aperto sia apprezzabile, purtroppo rivela tutti i limiti di un engine che non è in grado di gestire grandi spazi aperti, con i proverbiali muri invisibili ai limiti dell’area di gioco.
Il comparto audio è interessante: potremmo giurare che alcuni dei suoni siano stati presi direttamente dai vecchi titoli dei Looking Glass, come il suono dei passi, ma, tralasciando questa considerazione, in generale è comunque ispiratissimo: ottimi suoni, ricchi di varietà. Il comparto musicale è quasi assente, limitato a poche note che sottolineano l’atmosfera tetra in particolari situazioni – efficace, ma non ispirato. Il parlato delle guardie è limitato, ma convincente, anche se un po’ di varietà in più nelle battute sarebbe auspicabile in futuro. Al momento non ci sono sottotitoli in nessuna lingua, ma solo la dicitura “coming soon” nel menu opzioni…

Concludendo…

Sebbene ci sia ancora molto lavoro per renderlo un prodotto completo (si parla di almeno 1-2 anni di sviluppo), Gloomwood ci ha decisamente già stra-convinto. Le meccaniche di gioco sono complete e ben realizzate, il gameplay ben calibrato, mentre il contenuto è limitato, perchè al momento offre solo tre livelli, ma già molto godibile. La sensazione di trovarsi immersi in un nuovo capitolo di Thief è fortissima, perciò speriamo vivamente che Rogers e Szymanski continuino a perfezionare con cura la loro creatura, che sicuramente è sulla buona strada per diventare una piccola perla della scena indie ed un grandissimo tributo ad una gloriosa serie, ormai dimenticata.

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Gabriele o “Gabe” per gli amici, è un informatico di professione ed inguaribile videogiocatore. Cresciuto a colpi di Commodore 64 ed Amiga è papà di due bellissimi bimbi che ormai gli rubano quasi tutto il tempo. La sua passione sono l’informatica, il cinema, la musica ed un giorno spera di finire e vedere pubblicato il suo primo videogame … quando trova il tempo!

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