The Stanley Parable è un titolo che ogni giocatore che si rispetti ha sentito nominare almeno una volta nella vita. Si tratta di un’avventura surreale, un’idea nata come mod di Half Life 2, diventata gioco a sé stante nel 2013.
Non appena ricevuto un codice review di questo incredibile reboot, finalmente disponibile anche su console, ci siamo tuffati per molte ore nello sconsiderato mondo ideato dai Crows Crows Crows, per sviscerare ogni possibile risvolto da loro concepito e dobbiamo dire che l’esperienza è stata davvero … straordinaria!
Il protagonista del gioco è Stanley, uno dei tanti impiegati di una grande società che fa un lavoro piuttosto elementare: tutti i giorni si siede alla sua scrivania, la numero 427, con il solo compito di ripetere sulla tastiera i comandi che gli vengono proposti sullo schermo. Un bel giorno, però, lo schermo a fosfori verdi inizia a proporre un solitario cursore lampeggiante e gli ordini smettono misteriosamente di arrivare. Preoccupato, Stanley inizia la sua avventura per i corridoi del suo ufficio deserto mentre un curioso narratore (doppiato brillantemente da Kevan Brighting, che ha lavorato anche su molti altri titoli tra cui Void Bastards) racconta la sua stessa storia. L’ufficio si scopre essere un labirinto di percorsi tra cui scegliere di andare oppure da scovare, ogni scelta che il giocatore fa lo manderà attraverso un albero di storie esilaranti, insensate, verso uno dei suoi innumerevoli finali. Può sembrare una cosa banale, detta così, ma presto si viene pervasi dalla necessità di dover sconfiggere in astuzia i Crows, snidando una situazione non prevista per cogliere in fallo il narratore. Questi infatti resterà spesso irritato dalle nostre scelte, anche perché la “storia”, come la chiama lui, dovrebbe andare in un’unica direzione, semplice. Spesso si dovrà ricominciare tutto daccapo, eppure ogni successiva esecuzione riuscirà a sorprendere perché i Crows hanno saputo disegnare un mondo di battute inquadrate costruendo una satira costantemente ammiccante sul modo in cui i giochi dovrebbero tradizionalmente comportarsi, riuscendo a dare l’illusione di aver davvero previsto ogni possibile mossa in anticipo.
The End Is Never The End Is Never The End Is Never The End…
The Stanley Parable: Ultra Deluxe potrebbe essere considerato come la classica re-release della versione originale, con un engine di gioco migliorato ed una certa quantità di nuovi contenuti. Ebbene non è proprio così. Contiene tutto il materiale originale, ovviamente, ma le novità sono davvero molteplici: sebbene sia difficile dire esattamente quanto sia corposa la parte nuova, per poterla scoprire tutta sicuramente occorrono dalle quattro alle sei ore di gioco, se non di più e, per un titolo che può essere finito in una manciata di minuti, sono davvero tante. Le frasi del narratore sono tantissime, spesso cambiano anche di fronte alle stesse identiche situazioni. Dopo le prime partite le interazioni con il giocatore iniziano addirittura durante la stessa fase di avvio del gioco, prima della schermata dei titoli, dove i Crows inizieranno ad “importunarci” con un rassicurante testo bianco su sfondo nero che pone domande. Alcune sono generate sulla base dei comportamenti avuti nel gioco nelle partite precedenti, alcune sono senza senso, alcune studiate solo per stuzzicare. Ognuno di questi piccoli dettagli dimostra la grande cura impiegata per creare un ambiente di gioco stimolante, che invoglia a tentare ogni strada possibile anche solo per vedere come reagisce l’incorporeo narratore.
E Stanley raccolse il secchio …
Tutto il gioco, fatta eccezione per alcune sezioni molto particolari, si svolge in prima persona. Il sistema di controllo è piuttosto semplice – lo abbiamo definito “walking simulator” proprio perché non c’è granchè da fare a parte esplorare: si cammina, si interagisce con (pochi) pulsanti e leve, ma non aspettatevi puzzle da risolvere. A dire il vero c’è anche una funzione di salto che però viene subito chiarito si tratta di una feature disattivata, con molto stile, ma non vogliamo fare spoiler in questo senso. Durante tutta l’avventura, come abbiamo menzionato, il narratore è una figura sempre presente. Questi ha lo scopo di condurre verso il finale migliore il povero Stanley, ma la libertà concessa dal giocatore lo metterà spesso in crisi; in alcune occasioni arriverà anche a dubitare della sua stessa funzione, ponendo a se stesso ed a Stanley domande esistenziali. La goliardia di questo titolo arriva a livelli estremi tra easter egg (come quello di FireWatch) e colpi di scena: dopo una delle innumerevoli iterazioni, il narratore deciderà di cambiare lo stesso nome del gioco cambiando l’intera schermata dei titoli del menu iniziale. Insomma, se avete sempre temuto che i walking simulator siano noiosi, preparate a ricredervi, perché in Stanley non ci si annoia!
Comparto Tecnico
Mentre l’originale si basava interamente sul Source Engine di Half Life 2, Stanley Parable Ultra Deluxe è stato interamente riscritto tramite il solidissimo Unity. Il risultato finale è molto pulito, un deciso upgrade rispetto al primigenio: qui si trovano effetti di illuminazione più evoluti oltre che modelli più complessi e immagini di qualità migliore. In generale la grafica risulta piacevole, sebbene un po’ altalenante: ci sono alcune texture che sembrano provenire da epoche remote e viste da vicino sono piuttosto sgraziate. Il comparto audio include una serie di musiche di sottofondo molto gradevoli, talvolta annunciate dal narratore stesso in base agli avvenimenti in corso, mentre gli effetti sonori sono ridotti all’osso e piuttosto essenziali. La vera chicca è ovviamente l’invisibile novelliere che sfoggia una voce calda, rassicurante, espressiva, convincente, con chilometri di battute per ogni situazione. Sfortunatamente non è prevista una versione in italiano del parlato anche se, per fortuna, sono presenti sottotitoli di ottima qualità nella nostra lingua per tutto il testo.
Concludendo…
The Stanley Parable Ultra Deluxe è un titolo decisamente fuori dagli schemi, unico nel suo genere, che offre una manciata di ore di gioco molto particolare, intelligente e rilassato. Chiunque può apprezzare un titolo come questo perché è un’opera arguta, studiata con grande cura da persone che vogliono stuzzicare il giocatore e, perché no, farlo anche riflettere. Il narratore conferisce al tutto un’anima che ci ha ricordato a tratti quanto fatto per Dude, Stop. Anche se, in questo caso, i possibili contesti sono molto più variegati e l’attore dimostra una grande flessibilità nell’esprimere emozioni che spaziano dalla disperazione alla felicità. Purtroppo se non si comprende bene l’inglese parlato il coinvolgimento potrebbe venire in parte leso, ma si tratta comunque di una piccola perla che merita di essere provata da tutti gli amanti dei videogiochi.