La saga di Tales of, nata nel lontano 1995, ha sempre vissuto all’ombra delle due principali saghe fantasy di casa Square Enix: Dragon Quest e Final Fantasy. Nonostante tanti – e ottimi – capitoli, i diversi Tales of che si sono susseguiti nel corso di questi venticinque anni di storia, non hanno mai spiccato a dovere nell’olimpo dei JRPG, guadagnando comunque stima e apprezzamento da parte di critica e pubblico.

Tales of Arise, diciassettesima iterazione ufficiale di questa sega (ovviamente escludendo i diversi spin off che si sono susseguiti negli anni), è stato da molti bollato come il capitolo della svolta, vuoi per una rinnovata veste grafica, vuoi per un gameplay sulla carta ancora più dinamico e variegato o, semplicemente, per via di una maggior attenzione mediatica rivolta attorno alla sua uscita, visto il budget maggiorato rispetto ai precedenti episodi.

Incuriositi e soddisfatti dalla prova effettuata sulla demo di qualche mese fa, abbiamo provato Tales of Arise in versione PC (oltre che comprensiva di una discreta pletora di DLC che analizzeremo più avanti), grazie ad un codice review fornitoci dal publisher.

Ecco quindi le nostre finali considerazioni sul titolo Bandai Namco

Un mondo diviso

Per i non avvezzi alla saga di Tales of, ogni capitolo della saga è infatti considerabile standalone, in maniera del tutto comparabile a quanto visto con gli altri “mostri sacri” del genere JRPG, ovvero i già citati Final Fantasy e Dragon Quest.

Tales of Arise, dal canto suo, ci porta all’interno dell’immaginario universo fantasy-medievale di Dahna. Centinaia di secoli fa, la pace di Dahna venne messa a dura prova dall’invasione degli abitanti di Rena che, in poco tempo, riuscirono a sbaragliare le fragili difese dahniane, costringendo tutti gli abitanti sotto un’oppressiva schiavitù, dopo aver diviso il continente in cinque reami isolati, ognuno controllato da un Lord.

Le vicende di Tales of Arise prendono piede in uno di questi reami, Calaglia, dove saremo tenuti ad assumere il controllo di un misterioso schiavo senza memoria, soprannominato dagli altri dahniani “Maschera di Ferro” per via, appunto, della sinistra maschera che gli copre interamente il volto. Il nostro improbabile eroe, oltre a non ricordare nulla del proprio passato o dell’origine della sua ingombrante maschera, è anche portatore di una sorta di maledizione che, inspiegabilmente, non gli permette di provare del dolore fisico.

Al termine di una sequenza introduttiva all’interno del campo di lavoro di Calaglia, verremo a conoscenza di un’altra importante protagonista della narrativa di Tales of Arise, una ragazza di nome Shionne, inseguita e braccata dalle forze reniane…

Da questo punto di svolta, si dipanerà la storia di Tales of Arise, storia che, in soldoni, ci terrà occupati per circa una quarantina di ore di gameplay, escludendo ovviamente tutte le attività e missioni collaterali che questa produzione Bandai Namco propone.
Narrativamente parlando, Tales of Arise si difende bene proponendo una narrativa ottima e scorrevole, intervallata da cutscene che ben si adattano allo stile anime dell’intera produzione.

Datemi del boost!

Tales of Arise ha uno dei sistemi di combattimento più divertenti e coinvolgenti in circolazione. Detto questo, ci sono un sacco di cose da tenere in considerazione durante ogni singolo scontro che saremo tenuti ad affrontare durante la nostra avventura. Pur iniziando in maniera semplice e immediata, il combat system di Tales of Arise diventa rapidamente molto complesso: è quindi necessaria la massima attenzione da parte del giocatore nell’evitare di perdersi ogni singolo tutorial proposto dal gioco stesso, per familiarizzare a dovere con ogni meccanica di gameplay. Buona parte delle abilità in combattimento viene sbloccata con la semplice progressione nella storia e nelle attività collaterali quindi, per evitare spoiler indesiderati, cercheremo di limitare allo stretto necessario nelle prossime righe.

Il cosiddetto Linear Motion Battle System proposto dagli sviluppatori è l’elevazione al quadrato del sistema di combattimento action proposto nei precedenti capitoli. Pur mantenendo la casualità degli incontri – che saranno comunque “triggerati” al contatto coi nemici sulla mappa – il gioco ci permette di muovere il nostro eroe principale all’interno di una circoscritta area di combattimento, dove potremo muovere fendenti e schivare, all’occorrenza, gli attacchi avversari. Potremo quindi utilizzare le abilità di ogni eroe e sfruttare i cosiddetti assalti boost che, altro non sono, che attacchi combinati con gli altri eroi del party. Vi saranno poi i classici attacchi limite e combo di abilità capaci di rendere ogni scontro unico, senza perdere la sua natura di action rpg, frenetica e dinamica come non mai.

Combat system a parte, Tales of Arise ha subito un notevole revamp anche sulla sua struttura prettamente ludica. Il nuovo JRPG di Bandai Namco ha finalmente “rotto” gli schemi lineari dettati dalle precedenti iterazioni della saga, proponendo un capitolo finalmente un po’ più aperto rispetto al passato. Pur non trattandosi di un vero e proprio open world, Tales of Arise propone mappe decisamente più ad ampio respiro, dando al giocatore ancora più possibilità in termini di esplorazione (il “salto” è sicuramente un aspetto non trascurabile durante le fasi esplorative), tra collezionabili – come gufi, forzieri e materiali da raccogliere – e attività collaterali come, per esempio, la pesca. Durante le nostre avventure, potremo (e dovremo) inoltre riposare in determinati accampamenti, per far riacquistare le forze all’intero party: in questo caso, il sistema di cucina – in puro stile Final Fantasy XV – ci permetterà di preparare deliziosi piatti per il gruppo, a patto di disporre degli ingredienti necessari.

Come preannunciato nell’introduzione alla review, Tales of Arise ci è stato fornito nella sua edizione più completa su PC, comprensivo quindi di tutti i DLC presenti nelle versioni “premium” del gioco. Un consiglio spassionato? Non attivateli. I DLC preinstallati nella nostra versione, difatti, sono a dir poco game breaking, dato che tra bonus esperienza, armi e oggetti disponibili sin dalle prime battute di gioco, questi non fanno altro che diminuire sensibilmente la difficoltà di gioco.

Tecnicamente parlando, Tales of Arise si affida al solido Unreal Engine 4. Un po’ delusi dal mancato supporto alle configurazioni ultrawide (la risoluzione 3440×1440 è sì configurabile ma ci obbligherà a giocare per tutta l’avventura con le “fastidiose” bande nere poste ai lati dello schermo), abbiamo comunque trovato il lavoro svolto da Bandai Namco assolutamente soddisfacente: con uno stile a metà tra il cellshading e l’acquerello puro, Tales of Arise sembra un quadro in movimento, e ci riesce con una buona modellazione poligonale dei personaggi (principali e non) e un dettaglio delle ambientazioni ottimo.

Lato sonoro, come non apprezzare l’ennesimo eccellente lavoro di Motoi Sakuraba, leggenda vivente della serie Tales of visto che a lui dobbiamo anche la soundtrack del primissimo capitolo, Tales of Phantasia. Molto buono anche il doppiaggio, da noi provato in lingua inglese, supportato da un’altrettanto buona traduzione testuale in italiano.

Concludendo…

Per gli amanti del genere JRPG, Tales of Arise è un capitolo irrinunciabile di questa longeva saga edita da Bandai Namco. Il titolo si lascia giocare dall’inizio alla fine, grazie ad un combat system vario, dinamico e assolutamente appagante, supportato da una struttura ludica finalmente più ad ampio respiro. Buono anche il comparto audiovisivo che, nonostante la sua natura cross gen limitante, rende Tales of Arise un titolo bello da vedere e da ascoltare.

Configurazione di prova:
Monitor: AOC CU34G2X/BK
Scheda video: GeForce RTX 3080 Ti
Processore: Intel Core i7-8700k
RAM: 16 GB DDR4

CI PIACE
  • Combat system frenetico, divertente e appagante
  • Più varietà e “apertura” nelle mappe di gioco rispetto al passato
  • Comparto artistico e stilistico ottimo
  • Le musiche di Motoi Sakuraba
NON CI PIACE
  • Su PC mancanza di supporto all’ultrawide
  • Le classiche “fetch quest” tipiche dei JRPG
  • Tecnicamente risente non poco della sua natura cross gen
Conclusioni

Uno tra i migliori JRPG della vecchia e attuale generazione (nonché miglior capitolo della saga sviluppata da Bandai Namco) che, nonostante alcuni limiti tecnici dettati dalla sua natura cross gen, merita di essere giocato sia dai possessori di console (old e current gen) sia da quelli PC.

8.8Cyberludus.com

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Nerd purosangue classe 1992, si avvicina al mondo dei videogiochi grazie al SEGA Master System di sua madre. Destreggiandosi tra Alex Kidd e Sonic the Hedgehog, comincia a farsi una importante cultura videoludica a base di platform e beat ‘em up. Fedele seguace della “master race”, consuma giochi di ruolo dalla mattina alla sera, anche se la sua saga preferita rimane Grand Theft Auto degli inarrivabili Rockstar Games, che fin dal primo capitolo lo ha aiutato a diventare la brutta persona che imparerete a conoscere.

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