Chi non ha mai giocato con le costruzioni LEGO e sperato, un giorno, di potere dare vita alle proprie realizzazioni? Ebbene preparatevi, perché Nimbatus: The Space Drone Constructor è uno space-shooter 2D particolare, che offre una premessa molto insolita: il giocatore avrà la possibilità di costruirsi la sua navicella – assemblandola pezzo per pezzo – e, dopo averla costruita, potrà guidarla ed utilizzarla nel mondo di gioco!
I vostri sogni di bambini potranno finalmente realizzarsi? Scopritelo nella nostra recensione…
Un concept originale
Gli autori di questo peculiare titolo sono gli Stray Fawn Studio, un team di una decina di persone che, da Zurigo, cercano di produrre videogiochi sandbox particolarmente creativi. Gli svizzeri, ovviamente, mantengono fede alla loro fama e non tradiscono le promesse: in questo gioco gran parte del tempo verrà investito per assemblare e perfezionare le navicelle spaziali da guidare. Che questo si possa tradurre in un videogioco di successo, però, è tutto da dimostrare.
Il gioco non presenta una storia o una campagna vera e propria. Si inizia senza troppi fronzoli, con un invitante pulsante “START GAME” che troneggia nella schermata dei titoli.
Prima di iniziare, però, è bene “sciropparsi” attentamente il tutorial, senza il quale c’è un serissimo rischio di produrre solo inutili bidoni roteanti nello spazio. L’assemblaggio infatti è il vero cuore di questo gioco ed è presto evidente che gli sviluppatori abbiano investito tantissimo su questo aspetto, a discapito del gameplay. Prima di parlare di questo però, parliamo delle astronavi…
Senza limiti?
Le parti per la costruzione dei nostri velivoli si dividono in numerose sotto-categorie che meritano una spiegazione più accurata:
Basic
Le componenti passive, semplici pezzi di metallo che all’uso possono fungere anche da corazza protettiva per le componenti più pregiate.
Thruster
Tutti i tipi di motore, standard, ad impulso o dinamici.
Batteries
Le fonti di energia per armi ed equipaggiamenti. Sono di dimensioni variabili in base alla potenza offerta. Alcune ricaricabili, altre no.
Fuel Tanks
I serbatoi del carburante necessario come alimentazione per i thruster, anche questi suddivisi in svariate dimensioni e possibilità di ricarica.
Defensive Parts
Qui si trovano gli elementi in grado di offrire difesa contro eventuali attacchi (gli scudi), dal calore (i cooler) e dal freddo (gli heater).
Mechanical Parts
Pezzi che servono di ausilio nel collegamento meccanico di più parti. Includono cerniere, magneti, molle ed addirittura una “officina” portatile mediante la quale è possibile “stampare” intere sezioni totalmente nuove durante le missioni (un drone che crea altri droni? E’ possibile!)
Weapons
Un nutrito numero di elementi offensivi che possono emettere raggi di svariato genere: ad energia, di calore, gelanti, missili, etc. Le armi possono anche essere arricchite utilizzando un ampio albero di potenziamenti, da sbloccare investendo le risorse collezionate durante le missioni.
Harvesting Parts
La navetta deve essere dotata di alcuni strumenti per la collezione di risorse dai pianeti e dei rispettivi serbatoi dove contenere quanto raccolto.
Sensors
Sei tipi di sensori per ogni situazione: visivo, direzionale, un altimetro, di distanza, di temperatura e di velocità. Questi possono essere posizionati sui vari lati del veicolo per ottenere automatismi sulla base dei valori rilevati.
Logic Parts
Le componenti più complesse da utilizzare perché richiedono una conoscenza rudimentale di logica booleana. Queste portano al livello più alto lo sviluppo delle “creature” del giocatore: molto borderline sulla programmazione, vi troviamo le immancabili porte AND, OR, NOT, ma anche IF, XOR, XNOR, connettori logici, trigger ad impulsi e molto altro ancora.
Attualmente non ci sono limiti imposti sul numero di parti utilizzabili: con la giusta pazienza e fantasia è possibile generare dei veri mostri tecnologici. Man mano che si aggiungono pezzi alla navetta è importante tenere costantemente sotto controllo il baricentro del peso, per evitare di avere poi difficoltà nel movimento della stessa, ma soprattuto assegnare correttamente i tasti di attivazione delle sue componenti. Non vogliamo certo che premendo il tasto “avanti” la nave inizi a roteare su se stessa, giusto? Oppure che i retro-razzi si attivino insieme ai razzi laterali! Di conseguenza alla fine della fase di assemblaggio è necessario farsi un “giro” di tutti i motori, armi, scudi per assegnarvi un tasto coerente con il loro posizionamento e con le aspettative del giocatore.
Insomma, è tangibile che questa fase del gameplay sia già molto ben sviluppata e lasci ampio spazio alla creatività, ma, detto questo, a cosa ci serve costruire una nave con 50 motori e 100 cannoni laser? Ma per completare le missioni, naturalmente!
OK, nave pronta! Ed ora…?
La sandbox generata dal gioco permette di spostare la nave madre in un universo composto da una miriade di pianeti. In ogni pianeta troviamo più sfide da completare, ognuna con una missione specifica ed un punteggio di difficoltà che permette di prevedere in anticipo i pericoli in esso contenuti. Le missioni sono abbastanza semplici, di norma includono la distruzione di qualcosa di specifico (nidi di api spaziali, uova di serpenti giganti, trasmettitori, laboratori, per fare qualche esempio) oppure collezionare reliquie e via discorrendo. Ci sono anche delle vere e prorie arene dove si dovranno affrontare altri droni automatici utilizzando un mezzo costruito secondo alcuni limiti ben definiti (eg. niente comandi manuali, oppure niente armi di un certo tipo, o difese, etc.). Queste sono abbastanza intriganti ed è un piacere riuscire a costruire un mezzo che abbia la capacità di sconfiggere l’avversario di turno, anche se non c’è poi molta varietà.
Una volta raggiunto il primo pianeta, si scopre subito che il gioco in sè è davvero molto elementare: la grafica semplicistica e poco ispirata non aiuta davvero nell’incentivo di continuare a costruire e sperimentare e le missioni sono tutte molto simili tra loro.
Come abbiamo anticipato prima uno dei più grossi problemi di Nimbatus è che forse si è investito troppo nel comparto “creazione nave” e troppo poco nello “space shooter”. Tutto risulta molto ripetitivo dopo poche ore, scoprendo che anche le fila dei nemici da affrontare sono davvero esigue, poco varie e dotate di una IA limitata.
Comparto tecnico
Trattandosi di un gioco in Early Access che dichiara ancora la versione 0.5, siamo ben consapevoli che lo stato di sviluppo è ben lontano dall’essere completato. La grafica in generale è molto semplice, quasi elementare. Le animazioni sono inesistenti, dato che quasi tutti gli esseri in movimento sono astronavi o mostri piuttosto statici e le ambientazioni non fanno eccezione: sono aride e monotone.
Il comparto audio propone qualche motivetto di sottofondo ben realizzato anche se leggermente anonimo, mentre gli effetti sonori offrono il minimo sindacale.
Il motore che muove il gioco (Unity) inizia a soffrire vistosamente in presenza di navicelle molto complesse e grosse – c’è sicuramente ancora spazio per ottimizzare qualcosina da questo punto di vista.
Non abbiamo notato bug degni di nota durante le nostre prove e tutto il testo è proposto esclusivamente in inglese.
Concludendo…
Nimbatus è un videogioco inconsueto. Assomiglia più ad un concept tecnologico che ad un prodotto videoludico in senso assoluto. A parte la creazione della nave che risulta subito user-friendly e stimola la creatività, purtroppo tutto il resto per il momento è stato tragicamente trascurato dai suoi sviluppatori. E se da una parte costruire navi complesse e fantasiose è molto appagante, dall’altra abbiamo uno space-shooter carente, banale e ripetitivo. Questo problema purtroppo ricade inesorabilmente sulla considerazione finale: a nostro avviso non basta un eccellente editor di navi spaziali, se poi utilizzarle è noioso e poco divertente.
Se non altro abbiamo trovato davvero pregevole l’integrazione con lo Steam Workshop che permette, pronti-via, di scaricare enormi e complesse astronavi create dalla comunità. A questo punto non resta che aspettare nuovi sviluppi sperando che, nel prossimo futuro, venga offerto del contenuto più concreto; magari perfino una campagna nella quale la costruzione dei mezzi sia limitata e non libera come adesso.