My Time At Portia è l’ultima fatica degli sviluppatori Pathea Games, studio indipendente con sede a Chongqing, in Cina. Forse a qualcuno risulteranno già noti perchè autori di un altro titolo piuttosto famoso e molto simile – Planet Explorers – che purtroppo ha subito un periodo di sviluppo piuttosto lungo e travagliato. Dopo un buon inizio in Early Access, con il passare dei mesi le promesse non vennero mantenute e molti problemi di cui era afflitto non furono indirizzati. Il rilascio finale di quest’anno gli ha dato il colpo di grazia ed ha lasciato tutti i suoi fan con l’amaro in bocca, lasciando l’opera parzialmente incompiuta.
Con questo titolo avranno fatto tesoro dei loro errori e concepito qualcosa di più completo?
Scopritelo nella nostra recensione…
Una nuova vita
La storia di My Time At Portia è abbastanza semplice: tutto inizia con il trasferimento del protagonista nella piccola cittadina chiamata Portia, dove ha vissuto in precedenza anche il padre. Appena arrivato viene accolto da Presley, il responsabile dellla Gilda del Commercio, che gli consegna una lettera lasciatagli dal papà.
Senza troppe spiegazioni, il padre del nostro eroe lo informa che è dovuto scappare e gli lascia la sua casa con annessa bottega. Sia il papà che il figlio sono infatti dei “costruttori”, cioè coloro che hanno il compito di costruire cose per gli altri. Ma il nostro giovane personaggio dovrà prima guadagnarsi questo appellativo, svolgendo alcune missioni che gli affiderà la Gilda poco dopo l’inizio, e che fungeranno anche da tutorial.

Gameplay
Appena si inizia una nuova partita si parte subito con la personalizzazione del nostro eroe, a partire dalla scelta del sesso. My Time at Portia si presenta come un gioco sandbox che miscela sapientemente elementi esplorativi, crafting e di combattimento.
La visuale in terza persona, oltre che liberamente ruotabile, consente di vedere il protagonista aggirarsi per il fumettoso mondo di Portia alla ricerca di oggetti, nemici e missioni.
Come già anticipato, durante i primi minuti di gioco (che potete anche guardare nel nostro video gameplay, in versione Early Access), si viene tenuti per mano da alcune missioni-tutorial che spiegano bene alcune basi (anche se alcune nozioni importanti vengono tragicamente omesse).
Lo stile della raccolta oggetti – ed il crafting che ne consegue – non introduce grandi variazioni rispetto a quelle segnate tanti anni fa da Minecraft, anche se ne rappresenta certamente una evoluzione. Si inizia con un paio di banchi da lavoro, ognuno specializzato su particolari tipologie di creazioni ed, ovviamente, si finisce per averne in abbondanza. Alcuni di essi necessitano di carburante per funzionare, perché la creazione degli oggetti spesso richiede tempo. Questo fattore è forse una tra le caratteristiche più fastidiose di My Time At Portia, dato che l’attesa di minuti per il crafting contribuisce ad alimentare la componente “grinding” su cui tutti i giochi di questo tipo cascano inesorabilmente e che, in questo caso, risulta davvero molto accentuata rischiando di diventare alla lunga tediosa.
Gli oggetti più complessi vanno letteralmente assemblati in un apposito banco da lavoro, dove viene innanzitutto selezionato il progetto. Una volta compiuta la scelta, il modello tridimensionale vi viene proiettato sopra e starà a noi cercare, costruire e piazzarvi gli elementi necessari. Una volta collocati tutti, la creazione dell’oggetto volge al termine e sarà possibile raccoglierlo e posizionarlo nell’inventario.

Il mondo antico
Si scoprirà presto che Portia, all’apparenza un posto spensierato e privo di malvagità, annovera un oscuro passato. Anticamente, infatti, gli uomini hanno abusato del progresso tecnologico, portando il mondo alla distruzione. Dopo alcune grandi guerre, gli umani hanno vissuto per secoli sottoterra, tra gli stenti, prima di poter riaffiorare sulla superficie ed iniziare la ricostruzione. Per via di questo antefatto, nel nuovo mondo, le comunità hanno deciso di bandire alcune tipologie di tecnologia, per evitare l’eventualità che si possa ricadere negli stessi errori. Questa piccola premessa per introdurre una delle meccaniche più interessanti del gioco: il ritrovamento delle reliquie.
Sparse per la mappa si trovano alcune zone speciali, delle rovine dove sono stati costruiti degli ascensori che permettono ai cercatori di scendere in profondità nelle caverne e scavare alla ricerca di materiali ed oggetti appartenenti alla civiltà precedente.
Queste zone sono accessibili tramite il pagamento di una specie di “abbonamento” settimanale. Questo permette di noleggiare l’equipaggiamento necessario che include uno scanner visuale (degli occhiali che fungono da radar) per individuare i reperti ed un jetpack, per potersi muovere più agevolmente. Premendo il tasto relativo viene attivato lo scanner e camminando per la caverna gli oggetti compariranno simili a piccoli globi luminosi. Puntandovi il mirino sopra il segnale verrà bloccato, sarà calcolata la distanza in metri e quindi possibile iniziare a scavare seguendo il puntatore.
Talvolta si possono trovare alcuni elementi di particolari costruzioni, che possono essere piazzate presso la nostra abitazione (dentro e fuori) per abbellirla e contestualmente ottenere vari bonus passivi alle caratteristiche del nostro personaggio.
Questa meccanica è una piacevole aggiunta al gameplay e spesso capiterà di perdere intere giornate scavando senza rendersene conto.

Crescita e progresso
È consentito arricchire le abilità del personaggio sotto molteplici aspetti, andando a modificare i suoi cinque parametri fondamentali: salute, energia, resistenza, attacco e difesa.
Costruire, combattere, scavare, raccogliere – ogni azione compiuta nel gioco porta esperienza ma consuma anche energia, finita la quale è necessario dormire, oppure ricaricarla consumando alimenti. La salute, ovviamente, rappresenta l’energia vitale del personaggio e viene persa quando questi viene ferito, mentre la resistenza permette di correre più a lungo.

Salendo di livello saranno disponibili vestiti migliori da indossare (potremmo chiamarli armature, ma in pratica si tratta per lo più di abiti talvolta eccentrici) che aumentano difesa ed energia, e così via. Parlando invece di beni materiali, l’abitazione del protagonista può essere abbellita costruendo ogni genere di mobile o suppellettile, quindi ingrandita espandendone il terreno, coltivando ortaggi, costruendo stabili per allevare animali.
La coltivazione non è, come accade in altri titoli, un’attività rilevante, ma piuttosto facoltativa. L’unica vera fonte di reddito ed esperienza risiede nel crafting: ad intervalli regolari riceveremo richieste per edificare oggetti più disparati in cambio di remunerazioni varie. Talvolta queste missioni permettono di progredire nella storia principale e sbloccare nuove aree di gioco con sfide ed avversari inediti.

Interazioni sociali
Ci sono vari NPC nel mondo di gioco di My Time at Portia, ed ognuno possiede una sua routine quotidiana. Con ciascuno di questi si può intavolare un rapporto sociale, commisurato in un valore rappresentato da cuori o stelle. Le stelle rappresentano la relazione di amicizia, mentre i cuori quella romantica – in pratica le relazioni sentimentali possono essere costruite solo verso un sotto-insieme di personaggi, che sono quelli che hanno appunto i cuori. Interagendo con loro si potrà inizialmente parlare, giocare a sasso-carta-forbici, sfidarsi ed elargire presenti ma aumentando questi valori, con il tempo, è possibile anche richiedere appuntamenti, confessioni ed infine matrimoni.
Durante queste fasi intervengono anche dei mini giochi. Per esempio, negli appuntamenti svolti al ristorante si può cercare di ordinare il piatto giusto per conquistare l’altra persona. Tutto quanto scritto sopra può anche essere intrapreso con persone dello stesso sesso, in onore del politically correct. Insomma, le potenzialità offerte da questo titolo sono incredibilmente vaste e sicuramente la longevità non è uno dei suoi punti deboli.

Versione 1.0
L’arrivo della versione definitiva ha arricchito il gioco con tantissimo contenuto, rendendolo ancora più intrigante e longevo. Segue un elenco delle modifiche principali:
- Aggiunta la storia principale, ed un finale.
- Dopo il matrimonio è possibile giocare altre missioni, come anniversari, feste di compleanno del giocatore e della/dello sposa/o, etc.
- Aggiunte quest secondari per moltissimi NPC
- Ora è possibile personalizzare il personaggio con alcune tipologie di barbe, baffi e tatuaggi. È inoltre possibile scegliere la data del proprio compleanno.
- Aggiunta la possibilità di avere o adottare bambini.
- Aggiunti i nastri video, che possono essere trovati nelle rovine e visualizzati nella televisione (da costruire).
- Aggiunte nuove conversazioni, sub-quest, vestiti, articoli da matrimonio, nuove musiche, voci, guide e suggerimenti.
- Aggiunto un nuovo appuntamento – chiaccherata sul mare.
- Aggiunta la possibilità di ordinare cibo, che permette di recuperare punti vita ed ottenere potenziamenti temporanei.
- E tonnellate di altri miglioramenti…
Se siete interessati, l’elenco completo delle modifiche potete trovarlo QUI.
Comparto tecnico
Anche i ragazzi di Pathea Games hanno optato per Unity, come motore grafico. Il comparto tecnico è ben realizzato e fluido – non troppo sofisticato, ma trattandosi di un indie risulta decisamente sopra la media. Lo stile grafico è particolare, fumettoso e volutamente mai violento: i personaggi posseggono fattezze simili a giocattoli (il protagonista ricorda maledettamente Manny Tuttofare), dotati di corpi esili e teste sproporzionate, mentre la fauna racchiude dei curiosissimi incroci tra animali ed annovera esseri incomparabili come il pandastrello o la lumagosta. In sostanza sono tutti fantasiosi e divertenti da guardare ma, evidentemente, lo stile e il tema sono molto orientati ad un pubblico più giovanile e meno maturo.
Il comparto audio è composto da una immancabile serie di pezzi easy listening, anche se alcuni piombano con decisione nello stile “da ascensore” e stancano velocemente. Gli effetti sonori sono nella norma, non brillano, ma fanno il loro dovere galleggiando nell’anonimato, così come i dialoghi parlati in inglese che sfoggiano una recitazione poco efficace.
Parlando di bug per fortuna, in questo caso, niente di preoccupante: a parte qualche lieve calo di framerate, risulta tutto abbastanza stabile. L’utilizzo di un gamepad è supportato, anche se i comandi risultano piuttosto scomodi (specialmente nell’inventario), costringendoci a virare sull’accoppiata “evergreen” mouse/tastiera.
Tutto il testo (davvero esteso) è stato tradotto in italiano con molta cura e senza strafalcioni, solo qualche sporadico termine è sfuggito rimanendo in inglese.

Concludendo…
My Time At Portia è un titolo riuscito, completo e pienamente godibile. Come anticipato nel corso della recensione la longevità è indubbiamente il suo punto di forza principale, dato che offre una copiosa scelta di indossabili, costruzioni, potenziamenti ed attività da svolgere (si possono oltrepassare senza sforzo le 50 ore di gioco).
La componente open-world è sfortunatamente minata da alcune scelte opinabili e ci riferiamo principalmente al divieto assoluto di nuotare (se si prova ad entrare in acqua si viene automaticamente teletrasportati indietro sulla terraferma) e la preclusione di molte aree di gioco fino al loro sblocco tramite apposite missioni. Nonostante questi limiti la mappa è comunque estesa e non si sente la mancanza di libertà. Un altro dubbio, più soggettivo, è rappresentato dalla scelta stilistica: i personaggi “pacioccosi” possono non piacere e a nostro avviso limitano la platea alla quale il gioco è indirizzato. In definitiva si tratta senza dubbio di un prodotto di pregio che ha già tutte le carte in regola per inoltrarsi tra i classici del genere.