Non sono poi tante, videoludicamente parlando, le certezze che “navigano” nelle tempestose acque che costituscono il “vivere”, sempre videoludicamente parlando, di un giocatore medio. Fra queste, sicuramente, c’è la serie NBA 2K, opera di 2K Sports, quest’anno giunta al numero 24. Una certezza solida, come sempre, che attrae ogni anno flotte e flotte di appassionati del basket tutto e, naturalmente, fan di quello nord-americano. E’ difficile, per un gioco che esce ogni anno, dare delle “motivazioni d’acquisto” ai giocatori di vecchia data, perciò la domanda resta sempre la stessa: com’è NBA 2K24?
Bando alle ciance, scopriamolo assieme nella nostra recensione della versione Xbox Series X!
L’arte della palla a spicchi
NBA 2K24 è il nuovo capitolo della saga targata 2K Sports e dedicata al mondo del basket nord-americano. Come ogni anno, il gioco ci propone un’esperienza a 360° della pallacanestro. Per chi fosse a digiuno della serie, NBA 2K da almeno una decade, pressapoco, ha ampliato notevolmente il suo pacchetto, offrendo una visione dell’esperienza NBA che va dalla singola “vita da giocatore”, passando per modalità gestionali e in stile Ultimate Team, oltre che tutta una serie di modalità “classiche” offline. Il cuore portante dell’offerta ludica di NBA 2K, da anni, è comunque la modalità MyCareer: per chi non la conoscesse, essa ci consente di vestire i panni di un giocatore NBA e di vivere le stelle (e, alle volte, le stalle) che questa poi rappresenta. Per chi non avesse mai approcciato un titolo NBA 2K, la modalità MyCareer è una reinterpretazione in stile gioco di ruolo della vita di un giocatore di basket, la quale gravita attorno l’esplorazione, appunto, di una piuttosto vasta città colma di attività da svolgere, quest’anno “disegnata” sulla falsariga di Miami. Quindi palme, mare, sole e canestri ad ogni angolo: la “City” del gioco è davvero strapiena di attività da portare a termine (forse, per certi versi, anche un po’ troppo, visto il continuo pop up a schermo di missioni, messaggi social ecc.). Come ogni anno, la modalità con se alcune novità: la modalità, quest’anno, ci viene introdotta in modo piuttosto “light” e diretto, senza grandi scene d’intermezzo. Nelle versioni precedenti, di fatti, solitamente il narrava una “storia di vita”, più o meno interessante, e che mostrava il cammino del nostro personaggio dalle “stalle” sino alla Nba, con tutti i crucci ed i problemi che un tragitto tortuoso come questo comporta.
Nell’edizione NBA 2K24, il tutto è stato riproposto in modo diametralmente opposto: una volta creato il proprio giocatore e scelto, tra le mille possibilità, il ruolo e “l’orientamento” del nostro stile di gioco (avremo anche la facoltà di scegliere fra “template” che si rifanno allo stile di giocatori moderni), sceglieremo immediatamente la squadra e scenderemo, dopo pochi attimi, direttamente in campo. Pallacanestro e basta, in sostanza, che potrebbe (o non potrebbe, dipende dai casi), fare la felicità dei giocatori. Si potrà, nell’effettività, concentrarsi sulla propria vita da giocatore (quindi, partite, allenamenti e via dicendo) oppure girovagare per la città accettando (tantissime!) missioni di varia natura e che si allontanano anche in modo “stravagante” dalla mera palla a spicchi (come, ad esempio, girovagare alla ricerca dell’outfit perfetto). La modalità, in generale, non ha subito enormi rifacimenti a livello di meccaniche ludice. MyCareer presenta, come ogni anno, una mole di contenuti pazzeschi: potremo concentrarci sulla nostra carriera NBA, tra partite, play-off, allenamenti vari ed eventuali. Oppure, liberamente, circolare per la città e sfidare gli altri utenti in svariate attività cestistiche, alcune anche “pve” e che ci faranno gareggiare contro personaggi della palla spicchi che, però, non militano nella Nba. Ma, come detto, la modalità è in sostanza un gioco di ruolo: concludere attività di varia natura, ci farà guadagnare dei crediti che potremo spendere non solo per acquistare nuovi vestiti o accessorri (piuttosto cari, in questa edizione), ma anche e soprattutto per potenziare il nostro personaggio.
Microtransazioni delle mie brame, chi è il più ricco del reame?
Ed è qui che giace il primo, enorme cruccio che da anni attanaglia la saga 2K: quello, ovvero, dell’enorme ingerenza derivante dalla possibilità di acquistare i succitati crediti virtuali con moneta sonante. Ora, si consideri che vincere una partita NBA con un ottimo ruolino, comporterà guadagni che, solitamente, si aggireranno intorno i 2mila crediti: una cifra piuttosto limitata e che spesso ci consentirà di acquisire pochissimi potenziamenti numerici (e ancor meno vestiti et similia). Nonostante sia, naturalmente, possibile guadagnare cifre “infinite” di crediti (investendo però, un quantitativo mostruoso di ore), la situazione è incresciosa o meno a seconda del tipo di giocatore che imbraccerà il pad. Nel caso in cui si decida di “vivere” MyCareer in tranquillità e senza grosse pene “competitive”, il tutto sarà solamente un orpello secondario e con poco senso. Al contrario, però, se si dovesse decidere malauguratamente di tentare una carriera “competitiva” online, la situazione diverrebbe assai complicata: già dai primissimi giorni, infatti, è piuttosto facile scovare giocatori con un punteggio ben oltre il livello 90. Un livello raggiungibile, in teoria, solo dopo diverse ore di gioco puro: se si considera che, una buona fetta delle modalità di gioco, non avrà un vero e proprio matchmaking “equilibratore”, ebbene… la frittata è fatta.
Tra le piccole aggiunte, tra cui, ad esempio, dei potenziamenti “momentanei” delle proprie caratteristiche in campo se si compiono particolari “azioni” in gioco, vi è però un tentativo di “rivoluzione”. Esso riguarda sicuramente i cartellini, sorta di potenziamenti “passivi” di vario grado e ai quali si accede raggiungendo un numero specifico in determinate abilità. Nelle scorse edizioni, una volta raggiunto il numero necessario, non avevamo di che preoccuparci: in NBA 2K24, invece, dovremo continuare ad utilizzare una specifica azione per poter cumulare punti in quel determinato cartellino e potenziarlo sino al massimo possibile. Il problema, in NBA 2K24, è che un prolungato non utilizzo della specifica abilità, porterebbe ad una piuttosto rapida regressione del cartellino. Il meccanismo, in teoria, servirebbe a limitare il potenziamento “brutale” del proprio alter-ego attraverso l’acquisto di crediti virtuali ed equilibrare l’esperienza verso un gioco più focalizzato e meno casuale. Ma, al momento, la meccanica si è tradotta sostanzialmente in giocatori che ripetono a iosa la stessa azione sperando che abbia successo in modo da potenziare/mantenere il citato cartellino. Una modalità, in definitiva, che diverte in fine dei conti ma che, comunque, se presa “sul serio”, mostra quasi immediatamente alcuni limiti concettuali e concreti notevoli. Senza contare che, alcune problematiche tecniche “tradizionali” della saga (come un variabile input lag nelle modalità online), sono ancora piuttosto presenti. Va altresì sottolineato che, accanto alla carriera “maschile”, v’è anche la possibilità di vivere l’universo della pallacanestro professionistica americana nella lega femminile. Seppur, da diverso tempo, essa è una versione estremamente concisa e limitata della controparte maschile, divenendo quasi immediatamente secondaria o utile solo come presunto “tutorial” al gioco.
Non solo “My Career”…
Ma NBA 2K24 non è, ovviamente, solo Carriera. Una delle (non numericamente “tante”) novità, è sicuramente quella dei Mamba Moments, una modalità che in concreto ci consentirà di rivivere alcuni dei momenti più importanti della leggendaria carriera di Kobe Bryant, direttamente sul campo. Un’altra ventata di novità ha lambito l’altrettanto importante modalità MyNba, reinterpretazione “manageriale” dell’esperienza cestistica nord-americana. Nel game mode, solido e “riflessivo” al punto giusto, avremo la facoltà di vivere la “Lebron Era”, ovvero sedere a capo della Miami dei Big Three.
L’altra novità che riguarderà la citata modalità manageriale, sarà appunto l’introduzione di una sua variante più leggera, chiamata giustappunto “Lite”, che si concentrerà su pochi aspetti cruciali della gestione di una squadra, offrendo una esperienza più scorrevole e meno impegnativa. Un’altra, importante freccia all’arco di NBA 2K24 è sicuramente la modalità MyTeam, una sorta di Ultimate Team della palla a spicchi in cui saremo chiamati a comporre la squadra dei nostri sogni, attraverso l’ottenimento di carte-giocatore dal “potere” e dalla rarità variabile. Se in generale, la modalità si ripresenta quasi integralmente invariata rispetto al passato, gli unici due cambiamenti di una certa consistenza sono l’aggiunta di una modalità con un Salary Cap “rigido” e il “taglio” della casa d’aste che, in passato, consentiva scambi di “figurine” tra i giocatori, con alla base la valuta del gioco. Al posto d’essa, uno shop più o meno classico da cui acquistare con i crediti “virtuali” e sia sborsando “dindini” reali. Dunque, in sostanza, NBA 2K24 presenterà solo piccole novità “strategiche”, non andando a rivoluzionare pesantemente nessuna delle modalità classiche che hanno fatto la storia della serie, seppur è impossibile non sottolineare la “spaventosa” vastità dei contenuti che il titolo offre.
Tecniche di gioco…
NBA 2K24, da un punto di vista strettamente tecnico, è un prodotto di primo livello. Va innanzitutto citata la prima e reale novità del capitolo, ovvero l’introduzione sulle console current gen della tecnologia ProPLAY. In sostanza, la nuova tecnologia consente di ricreare animazioni di varia natura, riprese direttamente da filmati di partire Nba reali. Anche per i veterani, il sapore di NBA 2K24 pad alla mano sarà grandemente differente: dai sottomano sino alle più classiche schiacciate da “poster”, passando per passaggi e movenze iconiche, il tutto risulterà estremamente realistico e fluido, quasi indistinguibile dalla realtà. Anche esteticamente, in linea generale, il prodotto di 2K è un grande ed enorme “plus” che, però, non manca di soffrire di alcune, evidenti lacune.
All’interno dell’arena, tutto scorre in modo magnifico: la resa estetica di quasi ogni dettaglio delle partita è davvero stratosferica. I volti, i dettagli delle divise, persino le animazioni a bordo campo e gli intermezzi, il tutto condito da un gameplay che su Xbox Series X “addenta” saldamente i 60 fotogrammi al secondo in 4K su Xbox Series X. Ma una volta attraversate le porte dello stadio, giunti nella City, la situazione, per certi versi, cambia: seppur bella esteticamente, la città in cui ci muoveremo sarà contraddistinta da tanti spazi “deserti” così come “brutali” muri invisibili contro cui cozzeremo mentre girovagheremo con il nostro fido skateboard per la città. Anche la fluidità, alle volte, singhiozzerà girovagando nella cittadina, seppur accadrà piuttosto sporadicamente. Al solito, il comparto sonoro sarà eccellente, specialmente per quanto concerne l’effettistica all’interno dell’arena: la sensazione di vivere, davvero, una partita Nba sarà ad un passo dalla realtà.
Concludendo…
NBA 2K24 è un buon prodotto, tecnicamente e contenutisticamente. Nonostante non presenti rivoluzioni rispetto alla formula assodata da tempo, il gioco vale la candela solo per gli enormi contenuti che di base offre. Naturalmente, per un veterano della saga, probabilmente la “conferma” della “canonica” solidità del gioco potrebbe non esser sufficiente, visti e considerati anche alcuni limiti intrinseci del prodotto 2K. Probabilmente, la novità più importante è il ProPLAY, un vero e proprio passo in avanti tecnologico per quanto concerne la fedeltà estetica del gioco. Ma, come abbiamo ampiamente discusso nella recensione, le novità sono pochine e, quelle più “profonde”, al momento sono mal implementate. Resta, com’è tradizione, da digerire il mostruoso “leviatano” delle micro-transazioni che, comunque vada, resta pur sempre un nemico ostico o neutrale a seconda di come si decida di “interpretare” il gioco. In definitiva, un buon prodotto ed un acquisto valido con tutti i suoi limiti ma, naturalmente, si poteva osare di più.