Sons Of The Forest è il sequel ufficiale di The Forest, un interessantissimo indie del 2014 sviluppato dagli Endnight Games, team situato a Vancouver, in Canada. Così come l’originale, anche questa volta ci si ritrova, dopo uno schianto, a dover sopravvivere in una terrificante foresta infestata da feroci cannibali e creature mostruose. Abbiamo giocato parecchie ore e gustato fino in fondo il nuovo capitolo di The Forest e, ora che è appena uscita la terza patch, siamo pronti a dirvi la nostra…
Come prima, più di prima…
La trama di Sons Of The Forest viene narrata senza troppi fronzoli all’inizio della partita ed è, come abbiamo già anticipato, una sorta di variante del primo capitolo: mentre nell’originale si sopravviveva ad uno schianto in aereo qui si prendono le redini di un mercenario, parte di una squadra di militari inviata per indagare su una famiglia di miliardari scomparsa. Mentre si analizza il briefing di missione, sugli elicotteri improvvisamente piovono proiettili e le cose precipitano rapidamente – da qui segue un violento incidente a terra ed un misterioso figuro che irrompe sul luogo dello schianto e ci tramortisce. Dopo il risveglio il protagonista si ritrova così a dover sopravvivere da solo (o quasi, come vedremo) in un’isola ostile, popolata da indigeni selvaggi dediti al cannibalismo e orripilanti creature mutanti. Sons Of The Forest offre quindi una sorta di mistero da risolvere che rappresenta lo scheletro portante di un’avventura che può essere completata in circa una ventina di ore (NB: facendo a meno di spoiler o guide), con diversi finali possibili a seconda delle scelte effettuate.
Gameplay
La premessa è semplice: si deve esplorare il territorio, raccogliere risorse, costruire rifugi per passare incolume la notte e difendersi dagli attacchi dei nemici, il tutto mentre si seguono le tracce sul GPS che porteranno a capire cosa sta succedendo veramente in questa misteriosa isola. Il gameplay di Sons Of The Forest riprende le meccaniche del primo capitolo, ma le migliora e le espande, sebbene marginalmente. Tutto si svolge in prima persona, mentre il giocatore deve gestire i propri livelli di cibo, acqua, salute ed energia, oltre a proteggersi dal freddo. Per farlo, deve raccogliere materiali dalla natura circostante, come legno, pietre, piante, animali, persino cadaveri, e usarli per creare oggetti utili, come armi, utensili, vestiti, medicine, cibo e strutture. Sulla parte in basso a destra una sorta di circonferenza mostra tutto quello che serve: i livelli di forza, sete, fame, stanchezza, oltre che l’attuale energia vitale (rossa), la stamina (azzurra) e il livello di “armatura” suddivisa in dieci sezioni colorate sulla sinistra, rappresentanti altrettanti parti del corpo da proteggere. La modalità di costruzione è davvero molto simile al primo: sebbene manchino ancora molte voci c’è già una certa varietà, tra cui strutture, mobilio, oggetti ornamentali, etc. Per costruire il proprio rifugio si può optare tra alcuni template di strutture standard, da prelevare nel manuale di sopravvivenza e posizionare nel mondo di gioco, “riempiendole” con il materiale necessario, oppure mettendo insieme pezzo per pezzo, tronco per tronco, senza limiti. Il sistema di costruzione è efficace ed è già molto comodo anche se non privo di sbavature, dato che nella costruzione manuale il posizionamento dei pezzi è talvolta impreciso e si sbaglia spesso.
Chi trova un amico …
Una delle novità di Sons Of The Forest è l’introduzione di alcuni NPC amichevoli, tra cui Kelvin – egli fa parte della squadra del nostro protagonista ed è l’unico altro sopravvissuto allo schianto. Purtroppo, la devastante caduta gli ha fatto perdere l’udito, ma è comunque perfettamente in grado di muoversi ed assume il ruolo di uomo di fatica; oltre a seguirci, tramite un comodo taccuino che compare quando vi si interagisce può essere istruito a svolgere molte mansioni, quali raccogliere materiali, cibo, tagliare legna, aiutare nella costruzione di un rifugio. Per i giocatori solisti è un enorme vantaggio averlo a disposizione, sebbene sia presente anche nelle partite cooperative, ma attenzione: Kelvin non è in grado combattere e sta a voi proteggerlo in caso di attacco. Il nostro commilitone non è l’unico NPC disponibile, c’è anche Virginia, una ragazza “particolare” (niente spoiler) da incontrare mentre si vaga per le lande dell’isola e lei, al contrario di Kelvin, può aiutarci nei combattimenti. Gli NPC sono governati da una IA che gli fornisce una certa libertà di azione: talvolta li vedrete prendersi delle pause, gironzolare o dormire accanto ai falò. Kelvin e Virginia non sembrano disporre di livelli di fame/sete da gestire, ma possono essere uccisi anche definitivamente se non si sta attenti: se feriti si accasciano a terra in attesa di essere curati, ma se venissero lasciati in quello stato a lungo, oppure danneggiati ulteriormente, per loro è game-over.
L’isola degli orrori.
Avrete già capito che quest’isola deserta non è, come dire, del tutto … deserta! Non ci sono segni di civiltà in superficie, è vero, ma la popolazione autoctona è presente ed è fortemente dedita al cannibalismo. Questi rappresentano una minaccia costante, così come alcune creature mutanti che si aggirano principalmente nel sottosuolo, almeno all’inizio. Gli indigeni sono governati da una IA abbastanza intelligente e talvolta imprevedibile: possono attaccare in gruppo o singolarmente, usare rudimentali armi, nascondersi tra gli alberi, piangere i loro caduti, fuggire in preda al panico, attaccare le vostre strutture per distruggerle. Le creature mutanti invece, le cui fila per ora si limitano a circa otto tipi diversi, hanno l’aspetto di esperimenti genetici andati male. Si tratta di mostri deformi e terrificanti, che possono avere diverse dimensioni e si comportano in maniera decisamente meno intelligente, attaccando senza troppi pensieri. Per fortuna non ci troviamo indifesi di fronte al nemico: a parte combattere direttamente con le numerose armi a disposizione (che spaziano da primitive lance di legno ad archi, balestre, bombe a mano e moderne pistole o fucili), si può sfruttare meccaniche stealth per scappare o sfruttare l’utilizzo di alcune trappole. Queste ultime sono solo di recente introduzione, con la terza patch, per ora sono solo un paio e poco efficaci; si vedrà se con il progredire dello sviluppo potranno dimostrarsi più interessanti.
Comparto tecnico
Il gioco utilizza magistralmente il motore grafico Unity e presenta una mappa quattro volte più grande di quella del primo capitolo. Per coloro, come il sottoscritto, che dubitavano della possibile creazione di un open-world decente con questo engine, è arrivato il momento di ricredersi. Il gioco offre una grafica incredibilmente piacevole con bellissimi scenari, personaggi e modelli di qualità, effetti luce di prim’ordine e una fisica accurata. Immancabile la modalità cooperativa online, grande punto di forza del primo capitolo, per condividere l’esperienza con altri giocatori. Il multiplayer, nonostante si tratti di un Early Access, non lascia niente da eccepire: siamo ad un livello molto superiore rispetto ad AAA come Dying Light 2 che al momento del rilascio offrì un’esperienza online pessima, al limite del decente.
Il comparto audio include appena un paio di musiche, presenti principalmente nei menu, ma tanti effetti sonori selezionati con molta cura e perfettamente integrati in ogni azione compiuta. Il parlato è praticamente inesistente: anche l’interazione con gli NPC si limita a gesti o gemiti di approvazione o dolore in base alle circostanze. Non abbiamo incontrato bug importanti, ma sappiate che ce ne sono, quindi non aspettatevi un’esperienza di gioco pulita. Alcuni sono meno fastidiosi di altri, ma l’impressione generale è di un prodotto ancora grezzo e da perfezionare, come è giusto che sia.
Concludendo…
In conclusione, Sons Of The Forest è un gioco di sopravvivenza e avventura che merita seriamente di essere provato da tutti gli amanti del genere. Il gioco offre una storia intrigante e misteriosa, un gameplay divertente e vario e un comparto grafico impressionante. Nonostante sia ancora in Early Access, le patch stanno arrivando con regolarità ed introducono novità anche rilevanti: a dimostrazione della serietà degli Endnight c’è addirittura un timer integrato nella schermata dei titoli che mostra quanti giorni mancano al successivo update. Sons Of The Forest sta quindi già dimostrando il suo potenziale e la sua qualità: si tratta di un degno sequel di The Forest e sicuramente un titolo da tenere d’occhio nel prossimo futuro. Già in questo stato può regalare decine di ore di gioco di grandissima qualità, anche se, dopo aver completato la storia principale, perde un po’ di appeal e risulta un po’ troppo ripetitivo.