Lo confessiamo. Fin dal suo annuncio, non siamo mai stati particolarmente “attratti” dall’idea di un remake, fatto e finito, del quarto capitolo di Resident Evil, seguendo lo stile del – riuscitissimo – secondo capitolo e del discreto terzo episodio, un po’ perchè, a conti fatti, Resident Evil 4, pur con i suoi 18 anni sulle spalle (che non sono affatto pochi), fu una sorta di precursore degli attuali capitoli, proponendo per la prima volta una deriva più orientata all’action ed una telecamera in terza persona che, ancora oggi, fa scuola per diverse produzioni videoludiche.
Nonostante i nostri dubbi e le nostre perplessità, Capcom è riuscita nell’intento di sbaragliarle in un battito di ciglia, presentando dapprima convincenti trailer e video gameplay, ed in un secondo momento con una breve, quanto intensa, demo “Chainsaw”, ospitante la prima mezz’ora di gioco – tanto è bastato per convincerci della bontà del remake e del lavoro di ristrutturazione, non solo grafico, ma anche delle meccaniche.
Quindi sì. Resident Evil 4 Remake è senza dubbio uno tra i migliori rifacimenti confezionati da Capcom, oltre che uno dei migliori episodi della saga ad essere mai approdato su console e PC. Il motivo? Ve ne parliamo nella nostra recensione, relativa alla versione PC del titolo…
“Morir es Vivir”
Gli eventi del remake di Resident Evil 4 seguono in maniera piuttosto fedele quelli narrati nel titolo originale, mettendoci nei panni – nuovamente – di Leon S. Kennedy, sei anni dopo i drammatici eventi di Raccoon City.
Leon è cambiato. Non solo in termini di maturità e consapevolezza, ma un addestramento intensivo lo ha messo tra le grazie del Presidente degli Stati Uniti, che decide di affidargli un compito alquanto delicato: salvare sua figlia dalle mani di una setta di fanatici, nota come Los Illuminados, localizzata in un alquanto inquietante villaggio della Spagna rurale.
Fin dal suo arrivo nel villaggio, Leon scoprirà dettagli non poco inquietanti sull’origine del fanatismo degli abitanti, apparentemente sotto il controllo di un parassita noto come “Las Plagas”, messo in circolazione da un oscuro figuro, Lord Saddler.
Il cast di personaggi, secondari e non, riprende in toto quello del titolo originale, anche se reinterpreta in maniera meno “caricaturale” il look di alcuni di essi, a partire da Ramon Salazar, che qui sembra non avere più quel particolare “complesso di Napoleone” che sfoggiava nell’originale. Anche le linee di dialogo sono state ampliate e approfondite, migliorando, in molti casi, la resa generale, che ora pare più cupa e credibile in innumerevoli occasioni – a questo pro, il personaggio di Ashley, vera e propria comprimaria di questo quarto capitolo, ha subito un revamp notevole rispetto all’originale da parte di Capcom, che lo ha reso molto più “realistico” in termini puramente caratteriali, oltre che aumentarne l’incisività nelle stesse meccaniche di gameplay.
Il remake, escludendo sfide e completamento di tutti i collezionabili offerti, vi porterà via una quindicina di ore, un quantitativo perfettamente in linea con gli standard offerti dalla serie.
Il gioco si dipana con un ottimo ritmo, seppur, come sempre, la qualità generale dell’avventura tende un po’ a perdersi nelle fasi finali, come se lo sviluppo fosse stato in qualche modo “rushato”: questo è un difetto che abbiamo sempre notato in qualsiasi capitolo della saga (forse nel remake del 2 era un po’ meno evidente), specialmente nel settimo e nell’ottavo episodio, come se Capcom mollasse un po’ la presa proprio alle battute conclusive.
A scuola di remake da Capcom
Il remake di Resident Evil 4 farà sicuramente scuola, negli anni a venire, non tanto per la qualità generale del titolo – indubbiamente altissima – ma anche per l’aver ripreso le meccaniche dell’originale e averle migliorate, senza snaturarne l’anima.
La telecamera è, ancora una volta, posta dietro alle spalle del protagonista, ma il tutto è reso ancor più “dinamico” rispetto all’originale: Leon potrà accucciarsi, usare il coltello in maniera più precisa (ora, lo stesso, si potrà danneggiare in maniera permanente, costringendoci a costose riparazioni presso il mercante) anche in attacchi stealth ai nemici o per parare i colpi melee degli stessi, ricaricare le armi muovendosi e la – quasi – completa rimozione degli odiatissimi QTE. Insomma, una modernizzazione del titolo originale con una lunga sorta di modifiche atte a rendere il gameplay ancor più profondo e variegato: le bocche da fuoco sono state inoltre ampliate, dove a spiccare (oltre al rinnovato uso del coltello) troveremo lo spara-frecce, una sorta di balestra che ci consentirà di recuperare le munizioni sia dall’ambiente circostante che dai corpi dei nemici, oltre che poter attaccare mine adesive sulla punta delle frecce.
Il ruolo del mercante è stato mantenuto pressoché inalterato, rispetto a quanto visto nell’originale: la vendita di tesori e il potenziamento delle armi saranno sempre alla base del sistema di compravendita con il losco figuro, che fungerà anche da intermediario per il completamento di alcuni task secondari. La gestione dell’inventario riprende l’originale, con l’immancabile valigetta a slot quadrati che ci costringerà ad un approccio “alla Tetris” per far rientrare il tutto negli appositi slot.
Abbiamo giocato, dall’inizio alla fine, Resident Evil 4 su PC, e ci siamo affidati all’immancabile duo mouse e tastiera, rimanendo colpiti dal layout semplice e funzionale messo in piedi da Capcom, in grado di regalare una immediatezza senza precedenti ai giocatori maggiormente affini a questa accoppiata, rispetto che ad un classicissimo pad. Il gioco scorre in maniera incredibilmente fluida, dimostrando l’eccellente maestria del team giapponese nel produrre avventure con un ritmo di gioco sostenuto e sempre in grado di tenere il videogiocatore incollato allo schermo dall’inizio alla fine. Le bocche da fuoco rispondono coerentemente, così come gli attacchi corpo a corpo e l’utilizzo combinato del coltello sia negli attacchi che nelle parate – a difficoltà normale il gioco vi metterà di fronte ad una bella sfida ma, sicuramente, i veterani non vedranno l’ora di affrontare l’intera avventura ad un livello di difficoltà più elevato, magari sfruttando il New Game Plus.
Al momento della stesura di questa recensione, il gioco vanta – in maniera del tutto gratuita – la modalità Mercenaries, diventata storicamente il cavallo di battaglia del quarto episodio: sebbene si avverta una certa carenza di personaggi nel roster, siamo rimasti comunque soddisfatti dall’introduzione di questa game mode, in grado di regalare ore di gioco aggiuntive agli amanti del titolo.
Ancora fuori dai radar il DLC dedicato ad Ada Wong che, sicuramente, vedremo in formula premium nei mesi a venire.
Tra Steam Deck e PC: il RE Engine in gran spolvero
Abbiamo potuto provare Resident Evil 4 su ben tre configurazioni differenti, ottenendo degli ottimi risultati, la maggior parte delle volte.
Su un PC da gaming di fascia alta, attrezzato con scheda video RTX 3080 ti e processore AMD Ryzen 7 5800X, il gioco si è comportato in maniera più che ottima, con risoluzione 3440×1440 (ultrawide), offrendo sempre un frame rate costante ad oltre 70 frame al secondo. Stesso discorso per una configurazione attrezzata per il fullHD, un notebook da gaming con RTX 3060 – anche in questo caso il gioco ha offerto un frame rate stabilmente ancorato sui 60 frame al secondo. Su Steam Deck, nonostante il bollino “giocabile”, Resident Evil 4 fatica notevolmente a mantenere anche solo i 30 frame al secondo, andando a toccare le impostazioni grafiche il più possibile, il gioco risulta giocabile, nonostante il mancato supporto alla risoluzione 16:10 della ibrida di Valve: nelle occasioni più concitate, infatti, il gioco scende frequentemente pericolosamente intorno ai 20 frame al secondo, a testimonianza della poca ottimizzazione del titolo sul Deck.
Performance a parte, il remake di Resident Evil 4 è una vera e propria gioia per gli occhi. Un RE Engine in gran spolvero mette in mostra un titolo ancora più tetro e inquietante dell’originale, con ambientazioni rese in maniera divina ed un level design capace di far scuola per il genere dei survival horror. Come già dicevamo, il character design ha subito un revamp non da poco, arrivando a proporre dei modelli convincenti e ancora più credibili, specialmente sul fronte delle animazioni.
Ottimo, come sempre, il sonoro, con suoni e musiche adatte a calarci nelle atmosfere malsane della Spagna rurale ed un doppiaggio, discreto, anche in lingua italiana.
Concludendo…
Resident Evil 4, come lo era stato anche il secondo capitolo, è un remake che farà sicuramente scuola per le produzioni a venire. Il titolo di Capcom rivede molte delle meccaniche dell’originale, senza snaturarle, ma arricchendole di feature e dettagli in grado di portare il gameplay ad un livello altissimo.
Nelle circa quindici ore necessarie a portare a termine l’avventura, abbiamo trovato in Resident Evil 4 non solo il miglior capitolo di questa longeva saga ma anche uno dei più curati remake su cui abbiamo potuto mettere mano negli ultimi anni.
Configurazione di prova:
Monitor: AOC CU34G2X/BK
Scheda video: GeForce RTX 3080 Ti
Processore: Ryzen 7 5800X
RAM: 16 GB DDR4