Uno tra i giochi più interessanti di questa estate 2022 videoludica, va sicuramente all’ultima scoperta di casa Devolver Digital, Cult of the Lamb. Sviluppato dal team di Massive Monster, il titolo si aggiunge al vasto catalogo di perle indipendenti del publisher statunitense, che solo qualche mese fa ci aveva deliziato con un altro, ottimo, titolo originale, ovvero Card Shark.

Abbiamo ricevuto, un paio di settimane fa, un codice review relativo alla versione PC di Cult of the Lamb e l’abbiamo letteralmente spolpato sia da PC che dall’ormai nostro fido Steam Deck, rimanendo colpiti dall’abilità di Massive Monster nel saper, sapientemente, coniugare due “anime”, quella tipicamente roguelike hack and slash, che abbiamo saputo apprezzare su recenti iterazioni come Hades, con quella gestionale che, a tratti, ci ha ricordato elementi di spicco della libreria Nintendo, come Animal Crossing.

Ma senza perdersi in ulteriori chiacchiere, andiamo a vedere, nel dettaglio, le nostre impressioni su Cult of the Lamb che, ricordiamo, essere disponibili su PC, PS4, PS5, Xbox e Nintendo Switch.

Buona lettura!

Il culto dell’agnello sacrificale

La trama che gira intorno a Cult of the Lamb è tanto assurda quanto funzionale al gameplay. Nel titolo di Massive Monster assumeremo, letteralmente, i panni di un agnello sacrificale, presumibilmente l’ultimo della sua specie, portato davanti a quattro profeti eretici al sacrificio, per eliminare, a detta loro, ogni possibilità dell’avverarsi di una profezia. Una volta “giustiziato”, l’agnello si ritroverà suo malgrado al cospetto del “The One Who Waits” (letteralmente, Colui che aspetta), una strana divinità incatenata che affiderà al piccolo e docile agnello il compito di fondare un culto in suo nome, sconfiggere i profeti e farlo rinascere una volta per tutte.

Con questo bizzarro plot, inizieranno così gli eventi di Cult of the Lamb che, come dicevamo, si presenta al pubblico come un insolito mix di due generi: un roguelike alla Hades o The Binding of Isaac, e un gestionale alla Animal Crossing. Il titolo non è necessariamente un titolo lungo e tedioso, la sola storia potrà portarvi via poco più di una decina di ore: quello che tuttavia “ruba” parecchio tempo al giocatore è la parte gestionale, che obbliga a compiere scelte atte a compiacere il nostro seguito, potenziare le infrastrutture della sede del culto e, conseguentemente, permettere al piccolo agnello di acquisire potenza da mettere in atto durante le crociate, la vera e propria parte roguelike del gioco. Quindi sì, Cult of the Lamb è un titolo lungo il giusto ma molto dipende dalla volontà del singolo giocatore nel voler affrontare in profondità, o meno, la componente gestionale.

Il mix perfetto di generi?

Come dicevamo, in Cult of the Lamb assumeremo i panni di un agnello eletto a leader di un culto, come da direttive del misterioso “The One Who Waits”. Durante lo svolgimento dell’avventura, il giocatore dovrà quindi prendere parte a diverse crociate in stile roguelike e avventurarsi nelle cinque regioni del gioco, con il compito di sconfiggere i nemici del culto e far crescere il proprio seguito. Il mondo di gioco, generato proceduralmente e contenente elementi roguelike, contiene risorse da raccogliere, perk e armi da collezionare, boss fight sotto forma di “cultisti rivali”, e altri potenziali seguaci da salvare, da indottrinare nel culto e portare nella nostra sede. I seguaci, all’interno di Cult of the Lamb, hanno tutti sembianze “animalesche” e potranno essere modificati nell’aspetto, a piacimento, dal giocatore, oltre che presentare tratti unici, sia positivi che negativi, che possono in qualche modo influenzare le loro azioni all’interno del culto.

Nella componente gestionale, il giocatore sarà chiamato a gestire i propri seguaci nel villaggio del suo culto.

All’interno dell’area “residenziale” del nostro culto, potremo assegnare ai nostri seguaci compiti di svariato tipo, come raccogliere risorse, costruire strutture, venerare, eseguire rituali, usarli come veri e propri companion all’interno delle crociate o, addirittura, sacrificarli per un bene superiore (il sacrificio di un seguace può influire sulle abilità del giocatore e sul culto stesso). Il giocatore deve assicurarsi che i bisogni dei suoi seguaci siano soddisfatti eseguendo sermoni e rituali per rafforzare la loro fede, cucinando il cibo per la loro sopravvivenza, fornendo loro un riparo e assicurando che il villaggio sia pulito per evitare lo spargersi di malattie o epidemie. Scontentare il proprio culto potrebbe portare ad una ribellione dei nostri seguaci, che non tarderanno a diffondere il proprio dissenso, abbandonando il culto insieme ad altri adepti.

Sfortunatamente, la componente gestionale avrebbe meritato un lavoro di rifinitura più “pesante”: l’interfaccia non è il massimo dell’usabilità e, spesso, capire a quali attività o dimore sono assegnati determinati seguaci, risulta più complesso del dovuto, il che è un peccato perchè la parte gestionale di Cult of the Lamb resta una delle componenti più preponderanti dell’intera produzione targata Massive Monster.

In realtà ci sarebbero tante di quelle cose da dire sul titolo ma ci limitiamo a fare una panoramica a volo d’uccello di quello che la componente gestionale ha da offrire ma in realtà, giocandolo, vi renderete conto della profondità delle possibilità offerte, tra missioni secondarie, farming, pesca e potenziamento delle infrastrutture.

Sulla parte action roguelike, il gioco attinge a piene mani da altri esponenti del genere, mettendoci di fronte ad armamenti sempre più potenti con cui approcciarsi alle crociate. Ogni crociata, a prescindere dal “bioma” scelto (ce ne sono cinque in totale), offrono aree con ramificazioni la cui scelta dipenderà esclusivamente dal giocatore: alcune zone della mappa, ad esempio, ci permetteranno di reclutare seguaci, altre risorse e alcune, infine, semplicemente combattere contro ondate di nemici. La crociata, tipicamente, si conclude con una boss fight, che se superata ci permetterà di guadagnare ricompense sempre più succulente. Durante le nostre scorribande, le carte dei tarocchi fungeranno da perks atti a potenziare il nostro personaggio, regalandoci bonus temporanei da sfruttare in quella stessa crociata. Lo stile di combattimento, tipicamente hack & slash, ci consentirà di usare armi di varietà e velocità differenti (la scelta dipenderà solo dal nostro stile di gioco), oltre che sfruttare abilità secondarie e rotolate/schivate per impedire ai nemici di farci fuori anticipatamente. Sebbene non ottimale come altri esponenti del genere, Cult of the Lamb si affida ad una componente action tutto sommato solida che, specialmente nelle fasi più avanzate dell’avventura, metterà a dura prova le nostre abilità con il pad.

Lo stile artistico unico messo in piedi dai ragazzi di Massive Monster è supportato a dovere da un uso sapiente del motore Unity, che permette al gioco di girare in maniera fluida e convincente anche su configurazione di fascia bassa. Dal canto nostro, abbiamo giocato principalmente il titolo su Steam Deck e siamo rimasti piacevolmente colpiti dalla resa visiva e dal supporto in termini di durata della batteria. Manca, purtroppo, una traduzione testuale in lingua italiana che sicuramente avrebbe fatto piacere ai giocatori del nostro paese poco “affini” all’inglese.

Concludendo…

Cult of the Lamb si aggiunge alla lista di piccole sorprese estive di questa calda estate videoludica: dopo Card Shark e Stray, il titolo di Devolver Digital segna il ritorno della “golden era” dei titoli indipendenti, grazie ad una proposta fresca, divertente e incredibilmente varia in termini di gameplay.

Anche se imperfetto, nella componente gestionale specialmente, Cult of the Lamb è uno di quei titoli da provare, grazie anche al prezzo di lancio super competitivo.

CI PIACE
  • Un riuscitissimo mix di generi
  • Dura il giusto
  • La componente audiovisiva trasuda stile da ogni poro
  • Prezzo di lancio competitivo
NON CI PIACE
  • La pessima interfaccia non aiuta la parte gestionale
  • Componente roguelike che avrebbe beneficiato di una maggior varietà
  • Manca la traduzione in lingua italiana (ci teniamo a precisare che, questo contro, non influisce sulla valutazione)
Conclusioni

Un roguelike misto a gestionale che si aggiunge alla sempre più ricca lineup di titoli Devolver Digital. Cult of the Lamb, nonostante alcuni grossolani difetti, è un titolo vario e divertente, che sarà capace di tenervi impegnati per ore davanti allo schermo.

8.5Cyberludus.com

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Nerd purosangue classe 1992, si avvicina al mondo dei videogiochi grazie al SEGA Master System di sua madre. Destreggiandosi tra Alex Kidd e Sonic the Hedgehog, comincia a farsi una importante cultura videoludica a base di platform e beat ‘em up. Fedele seguace della “master race”, consuma giochi di ruolo dalla mattina alla sera, anche se la sua saga preferita rimane Grand Theft Auto degli inarrivabili Rockstar Games, che fin dal primo capitolo lo ha aiutato a diventare la brutta persona che imparerete a conoscere.

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