Sono passati circa vent’anni dalla pubblicazione del primo, seminale The Guild, ad opera dei 4HEAD Studios. Una simulazione “capitalistico-medievale” che ha inaugurato un filone sicuramente di nicchia, ma che ha accolto fra le sue braccia schiere e schiere di appassionati alla ricerca di gestionali “atipici”. Due decadi dopo (di cui un lustro circa passato in Accesso Anticipato su Steam) eccoci giungere al terzo capitolo della saga, The Guild 3, uscito nei giorni scorsi in versione 1.0 sul catalogo digitale Valve. Una gestazione “anticipata” non senza qualche grattacapo (e basta dare uno sguardo alla “recensioni degli utenti” su Steam): da coacervi di bug a contenuti manchevoli, anche l’ambizioso titolo targato Purple Lamp e GolemLabs ha dovuto attraversare gli “infernali gironi” evolutivi sino alla tanto anelata versione “completa”.

Ma è tutto oro quello che luccica? Scopriamolo nella nostra recensione!

Self-man mading ma… nel medioevo!

The Guild 3 è un gioco gestionale dalle diverse sfaccettature, ambientato nel tardo medioevo e con una visuale libera che ci darà la possibilità di visionare l’area di gioco a “sguardo d’uccello”, in pieno stile gioco di strategia, ma anche di zoomare fino alle immediate vicinanze del nostro alter-ego o di una struttura. Lo scopo ultimo del gioco, è quello di far “sopravvivere” e primeggiare la nostra dinastia attraverso stagioni, guerre, carestie, famiglie rivali ecc. Come già anticipato nell’introduzione, il titolo targato Purple Lamp e GolemLabs è sì un gioco di “strategia”, ma piuttosto sui generis: oltre a dover badare al sostentamento della nostra famiglia attraverso una attenta pianificazione economica e “sociale” delle nostre attività, dovremo al contempo imporci come figura pubblica di rilievo in una società dell’epoca travagliata e scossa da continui cambiamenti spesso fuori dal nostro diretto controllo. In generale, se volessimo fare un raffronto, potremmo tranquillamente affermare che The Guild 3 mescola diverse peculiarità provenienti da tanti generi diversi: è un po’ Banished e un po’ The Sims, al contempo però non approfondendo troppo nessuna delle due “facce”.

All’inizio della nostra carriera, saremo accolti da un editor piuttosto basico dove dovremo scegliere non solo l’aspetto estetico e le sue abilità lavorative del nostro capofamiglia, ma anche l’inclinazione religiosa, caratteristiche personali come la forza o il carisma e, ovviamente, lo stendardo di famiglia. Un incipit ruolistico che, in realtà, è quasi del tutto puramente estetico: infatti, eccezion fatta per l’ambito economico che nel giro di poche ore, il nostro personaggio iniziale perirà lasciando spazio alla sua prole che, com’è lecito attendersi, sarà generata in modo del tutto casuale. Creato il nostro (momentaneo) alter ego, potremo scegliere la nostra città iniziale: tra queste, vi sarà anche la possibilità di affrontare un tutorial. Ed è qui che, probabilmente, si “incrina” il primo ingranaggio: infatti, il segmento dedicato all’apprendimento del gioco, di base piuttosto complesso, sarà piuttosto incompleto e confusionario.

Non solo, sostanzialmente, vi darà un assaggio molto superficiale dell’ossatura base del gioco (ovvero, avviare un’attività economica e buttarsi nella vita “politica” della città) lasciando tanti interrogativi aperti, ma anche le singole istruzioni meccaniche date per eseguire determinate azioni, non saranno particolarmente chiare. Se a questo si aggiunge che metabolizzare l’interfaccia generale del gioco, per la sua irreversibile natura laborioso e complesso, sarà piuttosto complicato all’inizio, ecco che una “frittata indigesta” è ben servita. Specialmente se si è dei parvenu della saga (a cui consigliamo vivamente di cercare su YouTube dei tutorial fatti da veterani del gioco). Superato lo scoglio iniziale dell’apprendimento “meccanico” e “strutturale” delle basi del gioco, ecco che finalmente inizieremo a fare i conti con il The Guild “vero”.

Soldi, fama e potere

Come asserito in incipit, una volta scelta la città da una lista di iconiche capitali o meno europee, la difficoltà (più sarà elevata, più dovremo giocare in modo “aggressivo” e poco “ortodosso”), le modalità di vittoria (come ad esempio diventare re o il più ricco entro un determinato limite di tempo) e la nostra origine (la quale, sarà un fattore solo nei primissimi momenti di gioco), ecco che finalmente entreremo nel vivo del gioco. Riducendo il gameplay all’osso, in The Guild 3 dovremo sostanzialmente rincorrere due “currency”: l’oro e la fama. Il primo, si otterrà ovviamente creando un impero economico florido e redditizio. Il secondo, invece, sarà sostanzialmente correlato all’imbastire introiti economici stabili, ma richiederà anche un certo “impegno” in attività sociali di diverso tipo, dal “vantarsi” dei propri traguardi sino al devolvere cospicue donazioni alla chiesa d’appartenenza. Ovviamente, il primo passo sarà creare la nostra fonte di reddito: essa, come già anticipato, sarà sostanzialmente legata alla scelta iniziale fatta durante la creazione del personaggio. Entrambe le currency, serviranno per sviluppare a tutto tondo il nostro personaggio: potremo acquisire nuovo “know how” lavorativo per sbloccare nuove strutture produttive, acquisire nuovi titoli “sociali” utili per ampliare il nostro albero delle abilità e il numero delle attività costruibili, candidarsi a titoli istituzionali di rilievo ecc.

Potremo optare per vari “campi” di lavoro, dall’agricoltura fino al lavoro del metallo, passando per ambiti meno “ortodossi” o legali, come il predicar religioso o il malaffare. In generale, scegliere attività economiche più canoniche renderà l’accumulo di ricchezze molto più semplice e automatico, mentre optare per soluzioni meno “comuni” renderà la sfida più “interessante” ma anche difficile. Una caratteristica che potrebbe rendere il gioco molto più piacevole per taluni, ma probabilmente meno interessante per chi fosse interessato ad una “simulazione economica” in deep. Infatti, The Guild 3 non sarà particolarmente esigente a livello di pianificazione economica, specialmente alle difficoltà più basse: basterà, semplicemente, edificare concretamente gli edifici produttivi necessari, assumere dei lavoratori e imbastire una catena produttiva “trascinando” i prodotti in un apposito riquadro e stabilendone il quantitativo da produrre (anche in modo del tutto casuale).

Fatto ciò, in totale cinque minuti concreti di gioco (se si è appreso il funzionamento meccanico dello stesso), la sezione economica potrà sostanzialmente esser abbandonata a sé stessa: quello che dovremo fare è intervenire o per ampliare gli edifici costruiti, non appena ne avremo sbloccati di nuovi, oppure per “liberare” i magazzini interni dall’accumulo di prodotti creati, i quali non conosceranno sostanzialmente gravi battute d’arresto. Vi saranno anche occasioni speciali di stampo economico, come nuove rotte commerciali, richieste specifiche di prodotti, guerre o inviti in gilde di vario tipo. Al contempo, potremo anche decidere di vendere al mercato cittadino diversi prodotti, basandoci anche sui “trend” di rialzo o ribasso dei prezzi (in un certo qual modo, collegati agli eventi collaterali che accadono nel mondo di gioco). Tutte aggiunte sicuramente di pregio e che immetteranno del sale all’esperienza, anche se secondarie e tecnicamente “ignorabili” senza grandi perdite sul lungo andare. Una volta imbastito un apparato produttivo stabile, dovremo curare il ruolo sociale della nostra famiglia: ecco che, in questo frangente, man mano che acquisiremo titoli via via più di pregio utilizzando sia l’oro che la fama guadagnati, The Guild 3 si “schiuderà” davvero.

Tutte le strade portano a Roma

Saranno tantissime le “vie” percorribili per arrivare al potere. Potremo usare mezzi leciti e illeciti: avremo facoltà di indurre una votazione per dichiarare illegale in città una data attività (magari, al centro dell’impero di una dinastia avversa), corrompendo uno dei giudici affinché la votazione sia a noi positiva. Oppure incaricare uno dei nostri sgherri di mandare al creatore un elemento importante di una famiglia nemica. Ma non solo: potremo corteggiare donzelle, sposarci in una chiesa, metter al mondo figli, avviare relazioni extra-coniugali pericolose ecc. Oppure denigrare in pubblico un avversario politico per far perder lui fama agli occhi dei cittadini: le possibilità di “ingegneria sociale” offerte da The Guild 3 sono vaste e diverse. Potremo danneggiare le altrui attività, distruggendone gli edifici centrali o ferendo i lavoratori, acquistare medicamenti dal mercato per poi avviare epidemie e rivenderle a prezzi triplicati.

In questo senso, il titolo targato Purple Lamp e GolemLabs di viene una vera e propria simulazione di “ultra-capitalismo” ove ogni mezzo è lecito per arrivare al potere. Tutto ciò, ovviamente, scandito dal “lento” passare degli anni e delle stagioni, che comporteranno non solo una lenta evoluzione del contesto sociale e politico (la quale, però, non indurrà quasi mai a grandi stravolgimenti di pianificazione) ma anche l’invecchiamento e la morte dei membri della nostra dinastia. Quindi, naturalmente, vi sarà anche una piuttosto basilare necessità di programmazione “sociale”: dovremo, infatti, affrettarci a far sposare e procreare i nostri figli, onde evitare di veder estinguersi la nostra linea di sangue. Tante possibilità che, però, confluiscono in una gestione “sociale” dei nostri alter-ego un po’ limitata e che si ridurrà, sostanzialmente, a far si che non subiscano ferite troppo gravi e nulla più. Anche il legame tra semplici consanguinei sarà piuttosto basica e non vi saranno elementi tali da “approfondire” o rendere “critica”. Un po’ diversa la situazione con membri esterni: ogni nostra azione avrà delle conseguenze che, solitamente, andranno a modificare il quantitativo di influenza disponibile.

Quantitativo che, anche nei casi più gravi, potrà comunque esser velocemente recuperato “spammando” poche azioni piuttosto redditizie: ciò che crea un piccolo “corto circuito”, andando a toglier “peso” (e con esso, una certa “drammaticità decisionale”) alle opzioni più crude (come l’uccidere un nostro avversario). Detto ciò, il vero nemico di The Guild 3 è e resta una certa monotonia: a meno che non si opti per una partita a livelli elevati di difficoltà (la quale, però, potrebbe vederci soccombere velocemente ad una I.A. sovraumana) oppure in multiplayer con altri giocatori (probabilmente, il vero cuore pulsante dell’esperienza di gioco proprio perché non totalmente prevedibile), l’andazzo del gioco sarà piuttosto “scontato”. Ogni soluzione avrà effetti “rigidi” e prevedibili e riusciremo, lentamente, a risalire la china anche semplicemente guardando il monitor in attesa dell’accumulo di oro e ripetendo un poche azioni utili per aumentare la nostra fama, il nostro titolo sociale e a non far estinguere la nostra dinastia. Se a questo aggiungiamo la quasi totale automazione produttivo-economica di cui sopra, l’idea che il titolo divenga velocemente uno “show” incentrato sul self-man mading in salsa capitalista si farà ben presto strada. Anche il raggiungimento di determinati traguardi di rilievo (come ad esempio l’ottenimento della carica di sindaco), in realtà non aggiungeranno nulla di particolarmente nuovo al gameplay complessivo che scorrerà in un cursus piuttosto prevedibile. In sostanza, The Guild 3 potrebbe finire in poche ore o durare in eterno: la “chiave” di volta è in mano al giocatore.

Tecniche di arricchimento

Tecnicamente parlando, l’opera targata Purple Lamp e GolemLabs presenterà un comparto di buon livello ma non senza alcune limitazioni. A partire dall’aspetto estetico, che andrà da un paesaggio ben realizzato, con tanto e rigoglioso verde, un effetto increspatura dell’acqua credibile e cittadine fatte di caseggiati curati e armoniosi. Ma, non appena dovessimo decidere di “aguzzare l’occhio”, i nodi al pettine sarebbero immediatamente visibili: a partire da modelli poligonali dei personaggi con texture “spiattellate” in stile primi anni del duemila. Naturalmente, parliamo di una produzione ben lontana dalla “perfezione” dei tripla A e che, nel bene e nel male, mostrerà più di un fianco qualitativo non appena si deciderà di zoomare al massimo. In generale, comunque sia, l’occhio avrà comunque il suo “giusto pasto” e guardare l’evolversi della nostra dinastia sarà sicuramente uno spettacolo gradevole. Buono da un punto di vista qualitativo il sonoro, anche se con qualche problema piuttosto evidente di sovrapposizione delle tracce: capiteranno segmenti ove, oltre al vociare dei passanti, vi si aggiungeranno musiche in game e tappeti sonori “standard” del gioco di vario tipo che costringeranno ad azzerare completamente il volume.

Buone in generale le performance, anche grazie ad una selezione di opzioni modificabili più che sufficiente: anche sui sistemi più vecchi la situazione sarà sempre tendenzialmente fluida nonostante i tanti elementi a schermo riprodotti e in movimento contemporaneamente (seppur, in verità, le mappe saranno tendenzialmente piccole). Il neo principale, come già ripetuto, dell’intera struttura tecnica sarà ovviamente l’interfaccia: tendenzialmente confusionaria e complessa, colma di icone non sempre immediatamente esplicative e con un comparto “aiuto” carente di informazioni (ad esempio, non vi sarà nessun capitolo dedicato all’influenza, fondamentale nel gioco). In generale, come già ripetuto, con qualche aiuto esterno in poco tempo si potrà “dominare il mostro”, ma la cosa resta comunque un netto ostacolo per chi non sia esattamente un veterano dei gestionali.

Concludendo…

The Guild 3 è un gioco unico: un po’ The Sims, un po’ Banished, il titolo targato Purple Lamp e GolemLabs offrirà un’esperienza gestionale che mescola strategie sociali, ortodosse o meno, assieme ad una pianificazione politico-economica piuttosto ben realizzata. Nonostante una identità marcata e sui generis, il gioco soffre di una certa ripetitività e rigidità, oltre che una “mancata profondità” nell’esperienza gestionale principalmente legata all’aspetto economico. Nonostante ciò, il gioco è divertente soprattutto in multiplayer, anche se l’accesso al gioco prevederà una curva di apprendimento piuttosto ripida per i “nuovi venuti”, un po’ a causa di una interfaccia un complessa e un po’ confusionaria, un po’ per colpa di un tutorial limitato e non particolarmente chiaro.

CI PIACE
  • Unico nel suo genere
  • Un po’ Banished, un po’ The Sims
  • Una gioco complesso e originale…
NON CI PIACE
  • …ma con alcuni limiti strutturali evidenti
  • Curva di apprendimento ripida per i neofiti
  • Interfaccia da ripensare
Conclusioni

Le proprie braccia, il sudore della fronte, tua moglie, tuo figlio e un destino tutto da creare: è questo l’incipit di The Guild 3, un titolo gestionale sui generis e unico nel suo segmento. Un manageriale dedicato non solo alla gestione economica di una dinastia, ma anche e soprattutto alla gestione sociale: un po’ The Sims, un po’ Banished, il titolo targato Purple Lamp e GolemLabs offre un’esperienza ludica originale. Ovviamente, la ciambella non ha al suo centro un cerchio di Giotto: il titolo avrà un’interfaccia caotica e sarà piuttosto difficile da digerire per un neofita, anche a causa di un tutorial non proprio ben “ordito”. A tutto ciò si aggiunga che, nonostante una vasta libertà d’azione, tutto ciò che servirà sarà in parte automatizzato (specialmente il lato economico), in parte incentrato su poche azioni che potremo ripetere a iosa. In soccorso del giocatore, comunque, v’è un comparto multiplayer dove sarà possibile sfidarsi con altri player umani in astuzia e ricchezza. Un gioco consigliato comunque, anche perché dal prezzo non particolarmente eccessivo, nonostante serva ancora del tempo per renderlo completamente “maturo”.

7.7Cyberludus.com

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