Nel 2013 ci hanno messo nei panni di un manipolo di ispanici conquistadores in cerca di fortune per le misteriose giungle mesoamericane del Cinquecento. Nel 2017, indossando i panni di vichinghi, ci armato fino ai denti per superare indenni le spietate e gelide acque danesi. È evidentemente che anche nel 2022 i ragazzi di Logic Artists non hanno intenzione di perdere l’abitudine di prenderci e piazzarci in qualche luogo remoto nel tempo vestiti di tutto punto: Expeditions: Rome segue a grandi linee la formula dei suoi predecessori, ovvero quell’interessantissimo meltin’ pot di strategia e gioco di ruolo che ha reso Expeditions: Conquistador e Experditions: Viking due prodotti capaci di dire la loro nonostante i difetti.

Vediamo insieme come si è comportata “su strada” questa nuova iterazione della saga.

Costretti alla fuga

Come si evince dal titolo, Expeditions: Rome ci catapulta nell’antica Roma, più precisamente in uno dei periodi più tumultuosi della sua storia, durante gli ultimi anni della Repubblica, momento in cui i conflitti sociali erano il vero pericolo per la stabilità di Roma, quando gli eserciti repubblicani preferivano essere fedeli più al loro comandante che alle istituzioni. Vien da sé che il turbolento contesto storico è l’ideale contenitore di un gioco legato ad un qualche tipo di narrazione vista la quantità di spunti narrativi offerti che sarebbe un peccato non sfruttare. Senza timore di smentita possiamo rassicurarvi sul fatto che fortunatamente non è questo il caso: il gioco vi mette nei panni di un patrizio in fuga da una congiura che ha fatto decadere la sua famiglia e ucciso il pater familias, l’unico rifugio per quelli come lui è in questo momento la Grecia dove il sovrano pontico Mitridate aizza alcuni ribelli contro il potere di Roma. È necessario – tanto per voi quanto per il senso di giustizia ferita – tornare in patria solo dopo aver dimostrato di essere un comandante all’altezza di controllare un esercito, quest’ultimo un requisito fondamentale per “negoziare” contro chi ha sentenziato la caduta della vostra casa.

La vicenda, ovviamente di fantasia, si innesta in modo clamorosamente naturale nel contesto storico nel quale si ambienta, incontrare personaggi storici come amici, alleati o semplici PNG dona quel quid in più alla sospensione dell’incredulità necessaria a godersi qualsiasi narrazione.

La caratterizzazione dei personaggi si attesta su livelli medio-alti se si considera il livello dei comprimari, ognuno in grado di raccontare la “sua” storia durante dialoghi quasi sempre ben scritti, ma purtroppo si assiste a un crollo qualitativo sensibile su tutto il resto, contribuendo a rendere meno pulsante l’ambiente di gioco. Tutto sommato, considerando sia i punti di eccellenza sia quelli di minore successo, non è un giudizio negativo il nostro, la narrazione è – come si vedrà anche per altri punti – il classico esempio di una sufficienza abbondante, raggiunta senza sforzo ma che non rispecchia completamente le potenzialità innegabili che avrebbero potuto offrire all’esperienza molto di più.

Tre anime per un solo gioco

Dal punto di vista del gameplay chi ha giocato ai precedenti giochi di Logic Artists si troverà immediatamente a casa. Per chi non lo sapesse, la formula che il gioco ci pone di fronte è assai peculiare poiché unisce in un unico grosso calderone almeno tre anime, profondamente diverse tra loro: strategica, tattica e ruolistica.

Partiamo dalla prima, ovvero l’anima strategica. Tra i nostri obiettivi da raggiungere per tornare nell’Urbe è l’ottenimento del comando di una legione sufficientemente potente, la cui gestione prevede una fase dal classico sapore strategico: si reclutano soldati, si conquistano nodi nemici sulla mappa, si sfruttano alcuni tipi di risorse per fortificare le nostre basi e per i potenziamenti, infine è necessario anche tenere sott’occhio le provviste da consumare durante gli spostamenti nella mappa della regione. Durante le battaglie tra eserciti il nostro ruolo è quello del comandante, funzione limitata a dare ordini e a giocare alcune “carte” durante il proprio turno: queste ultime corrispondono a precise direzioni da far intraprendere il corso degli eventi. Va precisato – e questo può essere un bene per chi non ama gli strategici – che tutto appare estremamente semplificato e che quasi del tutto assente è la microgestione. La formula, pur rimanendo godibile a tratti, manca però di un certo tipo di complessità che dovrebbe far da “motore” durante le sessioni di gioco. Noi, dopo le prime ore di gioco, ci siam ritrovati a sfruttare la possibilità del fast-forward automatizzando gli scontri, cosa che ha posto più di un interrogativo sull’effettiva riuscita di questa parte.

La seconda anima è, come abbiamo già detto, quella tattica, aspetto che caratterizza più di tutte l’intera esperienza di gioco. Una novità rispetto ai precedenti giochi della serie è che per ogni personaggio, protagonista compreso, va scelta una delle quattro classi disponibili, le quali si differenziano a loro volta attraverso tre alberi di abilità, per un totale di dodici personalizzazioni che rendono assai vario l’approccio di ognuna di esse alle varie missioni. I movimenti sulla mappa sono i medesimi di un XCOM qualsiasi: le unità hanno due “azioni” da spendere, un movimento e un’azione propriamente detta, con la quale attaccare, sfruttare abilità o compiere uno scatto verso un riparo. Il sistema, nonostante sia anch’esso semplificato rispetto al succitato XCOM, è sembrato molto meglio implementato delle fasi strategiche, il rischio di ripetitività è calmierato dal grande lavoro di game design dietro alla realizzazione del gioco, in grado di rendere ogni mappa diversa dalle altre e stimolante sotto il profilo ludico.

La terza e ultima anima è quella da gioco di ruolo che permea ogni aspetto del gioco. Oltre alla crescita del personaggio e la sua caratterizzazione ci sono aspetti ruolistici che vengono fuori immediatamente. Innanzitutto tra quest principali e secondarie la longevità è assicurata, quasi tutte restituiscono un buon feeling benché, vista la natura da gioco tattico, si risolvano quasi sempre con una battaglia. Poi c’è l’aspetto del sistema della reputazione, dalle potenzialità colossali, implementato in maniera a dir poco svogliata: nasce infatti per incidere sui rapporti con gli altri personaggi che, se compromessi, si comporteranno in maniera ostile con noi; purtroppo non funziona quasi per nulla con i comprimari (tra l’altro anche quelli che presentano un background più interessante) che, nonostante qualsiasi vessazione, non reagiranno in alcun modo, rendendo completamente trascurabili tanto le meccaniche legate alla reputazione quanto le implicazioni che esse “dovrebbero” portare con sé.

Bollettino tecnico

Expeditions: Rome visivamente si comporta bene pur senza strafare. Graficamente il gioco non brilla ma riesce ugualmente a risultare sempre immediato e leggibile, due caratteristiche che per questo genere di giochi risultano determinanti nei confronti dell’intera esperienza. D’altro canto è innegabile una certa anonimità sul piano artistico che, se inquadrata correttamente in un gioco del genere, non pesa troppo negativamente sul giudizio finale.

Concludendo…

Expeditions: Rome è un gioco che si lascia apprezzare senza problemi, è capace di regalare al giocatore un’esperienza tutto sommato convincente, lunga mediamente una trentina di ore circa, la qual cosa già basterebbe a tenere al di sopra della sufficienza il giudizio finale. A tutto questo si aggiungono pregi come la gran varietà di situazioni, la divertente meccanica del combattimento tattico e l’ottimo set narrativo nel quale il gioco ci cala. Tuttavia è innegabile che alcuni difetti siano decisamente troppo influenti per non frenare i nostri entusiasmi, tra tutti una poca profondità della fase strategica e la debolezza delle velleità ruolistiche.

Un bilancio però tutto sommato positivo, nonostante i difetti elencati il gioco è riuscito a divertire quanto basta per giustificarne l’acquisto (ancora meglio se durante i saldi). Siamo altresì convinti che se solo ne avessero sfruttato tutte le potenzialità ora saremmo qui a parlare di piccolo capolavoro.

Ma si sa, coi “se” non si fa la storia…

CI PIACE
  • “Anima” tattica appagante
  • Contesto storico credibile e ben narrato
  • Gran varietà di situazioni
NON CI PIACE
  • Ripetitività della fase strategica
  • Meccaniche ruolistiche implementate in modo superficiale
  • Artisticamente anonimo
Conclusioni

Expeditions: Rome è un gioco divertente, longevo e abbastanza profondo, probabilmente il punto più alto della serie al netto di tutti i difetti che possiede. Insomma, il classico esempio di grandissime potenzialità non sfruttate a dovere.

7.5Cyberludus.com

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Studente di "Archeologia e Culture Antiche" all'università di Salerno, passa il suo tempo interessandosi di tante, troppe cose. Nulla però è in confronto della sua passione per i videogiochi, quasi insana. Predilige il gioco su PC, il retrogaming, gli RPG e gli strategici, ma non disdegna tutto il resto, ad esclusione dei simulatori di guida che evita neanche fossero debiti.

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