Con la rubrica “Dal fondo della cesta”, Cyberludus mira a riproporre ai videogiocatori alcune piccole perle (più o meno recenti) che, per un motivo o per l’altro, sono passate inosservate. Sovrapposizioni temporali con titoli dal maggiore appeal commerciale, scelte narrative controtendenza, meccaniche di gameplay poco appetitose o atipiche, carenza di pubblicità e passaparola, o forse semplici sviste da parte del grande pubblico: sono solo alcuni delle possibili motivazioni che spesso comportano la “caduta” di prodotti in realtà validissimi in quello che risulta essere un dimenticatoio, un fondo della cesta, appunto. Questa volta avremmo deciso di rispolverare un GDR davvero interessante: “Expeditions: Conquistador”, titolo sviluppato da Logic Artists e pubblicato a metà 2013.
Agli ordini del Capitàn: il contesto
L’ anno è il 1518. L’ avventura che ci apprestiamo a vivere ci pone a capo di una spedizione diretta verso il Nuovo Mondo. Il nostro personaggio (personalizzabile a inizio avventura) è il primogenito di un importante nobile spagnolo. Il giovane, dopo essersi distinto in patria quale leader di una “confraternita di pace” ed aver meritatamente guadagnato il soprannome di “Capitàn”, spinto dalla fame di ricchezze, fama e avventura, ha deciso di tentare la fortuna salpando alla volta del nuovo continente, divenuto realtà e principale oggetto del desiderio delle maggiori potenze europee un quarto di secolo prima.
Una volta ricevuta la benedizione del padre e soprattutto del Re di Spagna in persona, forte dell’importante patrimonio familiare, il Capitàn ha acquistato un’imbarcazione (la Maria Teresa) e una ricca scorta di rifornimenti. Seguito dai migliori membri della confraternita, si lascia l’Europa alle spalle.
Soltanto dopo cinque settimane di viaggio in mare aperto, finalmente, all’orizzonte si profila l’isola di Hispaniola (oggi divisa tra Haiti e Repubblica Dominicana), l’ultimo ostacolo che lo separa dalla terraferma. E’ tempo di sostare nella cittadina di Santo Domingo, rifornirsi e prepararsi al meglio prima del grande salto nel vuoto. Durante la breve permanenza, che ovviamente si rivelerà più problematica del previsto, ci sarà modo di apprendere tutto ciò che è necessario sapere per tentare di sopravvivere in quel territorio sconosciuto e ostile che, per i tre secoli successivi, prima di diventare Messico, verrà denominato Nuova Spagna.
PS: Povero Hernàn Cortès! Proprio a lui (si spera) finiremo col “fare le scarpe”. Ebbene sì, perché quella che tenteremo di portare a compimento non sarà altro che la sua impresa di “conquista” ai danni dell’impero Azteco. Con qualche variazione, però.
Il tutto con una anno di anticipo sul celebre Comandante spagnolo. Per la serie: chi prima arriva, meglio alloggia.
I compagni, il sistema di progressione e una tendenza all’equilibrio
All’inizio della campagna dovremo occuparci di selezionare i componenti del nostro corpo di spedizione, oltre che di distribuire i punti abilità a disposizione del nostro personaggio.
Andiamo con ordine.
I candidati disposti a unirsi all’impresa sono tantissimi. Avremo la possibilità di leggere la storia di ognuno e di conoscerne tratti, capacità e caratteristiche uniche. Le possibili classi di appartenenza sono cinque: dottori e dotti, cacciatori ed esploratori, oltre che ovviamente soldati. Ognuna di queste classi è in realtà egualmente fondamentale, non solo per quel che riguarda uno scenario complesso come il campo di battaglia, ma anche relativamente ad altri aspetti dell’avventura, quali il pernottamento, l’esplorazione e la risoluzione delle quest. Impossibile essere veramente chiari senza alcuni esempi. I medici, evidentemente, saranno indispensabili durante gli scontri, data la loro capacità di curare i compagni impegnati nelle mischie. Ma oltre a questo aspetto, dobbiamo considerare che pericoli di ogni sorta saranno sempre dietro l’angolo: durante una sosta notturna, a seguito di un evento casuale (introdotto da una striscia di testo), un membro casuale della truppa potrebbe essere morso da un serpente, o magari da un ragno. A meno di trovarsi in una zona limitrofa a un villaggio, così da poter usufruire dei servizi di un medico, avremo immediata necessità di somministrare delle cure al mal capitato.
In assenza di un esponente di questa classe, però, il personaggio avvelenato finirà col morire in pochi giorni, senza alcuna possibilità di “resurrezione”. Detto ciò, teniamo anche a mente che sarà impresa ardua riuscire a trovare un dottore desideroso di aggregarsi permanentemente alla nostra spedizione ad avventura cominciata.
Passando a un’altra classe, gli esploratori, oltre a essere eccezionali tiratori con arco o fucile, ci permetteranno di avere qualche possibilità di sfuggire a pericolose imboscate notturne. I cacciatori, invece, saranno essenziali per ottenere porzioni extra di selvaggina durante le battute di caccia (alla lunga l’assenza di cibo può portare allo scontento, lo scontento all’ammutinamento). Per quel che riguarda i dotti, si tratta di compagni imprescindibili data la loro capacità di portare avanti ricerche specifiche atte a farci acquisire bonus permanenti (scoperta di nuove armi, attrezzi, tende, in aggiunta alle modifiche per il carro). Sui soldati, c’è poco da dire: la vostra spedizione non durerà molto a lungo senza un buon numero di praticanti del mestiere delle armi. In definitiva: optando per troppi militi, moriremo durante le lunghe giornate di trasferimento attraverso la giungla. D’altro canto, con troppi personaggi “specializzati”, difficilmente sopravviveremo alle prime quattro-cinque scaramucce.
Logicamente, questa regola è valida in riferimento a una prima partita: accumulando molta esperienza potrete cominciare a permettervi di osare maggiormente.
Tornando al nostro Capitàn, le sue abilità sono sei: tattiche e diplomazia, cura e sopravvivenza, esplorazione e guida. Queste abilità, di vitale importanza, sono tutte passive: il nostro alter ego spagnolo, infatti, non potrà mai combattere. Saremo noi in prima persona a interloquire con ogni personaggio, oltre che a prendere tutte le decisioni, ma non avremo mai modo di sporcarci veramente le mani.
Fondamentalmente, i membri del corpo di spedizione e il nostro personaggio formano un unico elemento: infatti, risolvendo quest e vincendo battaglie avremo modo di far livellare i nostri sottoposti, non solo migliorandone le caratteristiche (in questo caso guardia, pattuglia, caccia, erboristeria e capacità di sviluppo) e permettendo loro di apprendere nuove abilità da battaglia, ma anche andando a fortificare, di conseguenza, i valori relativi al Capitàn (per ogni medico si ha un +1 sull’ abilità cura del nostro PG), in un processo di “potenziamento” che con un effetto bilaterale, giova sia al singolo combattente in ottica scontro, sia all’ intera truppa, apportando bonus che vanno a influenzare tutti gli aspetti del gameplay: risoluzioni alternative per le missioni, capacità di caccia migliorata, probabilità di evitare “sorprese” notturne, migliori rapporti con i compagni o magari piccoli vantaggi quanto a schieramento sul campo di battaglia (e molto altro ancora).
Il fascino dell’esplorazione: tesori, risorse e pericoli
Tra una quest e l’altra, il giocatore è libero di esplorare l’ambiente di gioco. In questo modo è possibile reperire molte risorse indispensabili, quali erbe mediche, tesori e cibo. In più, in alcuni punti specifici, sono dislocate delle “simil pietre miliari” utili a definire la mappa. Non mancheranno poi piccoli villaggi in cui sarà possibile commerciare. Una meccanica, quest’ultima, purtroppo approssimativa e discutibile.
Singolari le fasi di spostamento: avremo a disposizione solo un tot di passi per giornata. Una volta terminati, avremo l’obbligo di accamparci per la notte. Proprio gli aspetti relativi all’accampamento necessitano di essere maggiormente approfonditi: alla fine di ogni giornata, infatti, ci ritroveremo a dover assegnare delle mansioni ai nostri compagni. Le scelte a disposizione del giocatore, anche in questo caso, sono numerose. Alcuni uomini dovranno essere lasciati di guardia: un presidio non sufficiente, come già anticipato, potrebbe farci cadere in imboscate notturne, con conseguenze spiacevoli.
Altri dovranno dedicarsi alla caccia: non è possibile fare affidamento sulle sole razioni, visto che termineranno in poco tempo. I rimanenti potranno pattugliare la zona, con la possibilità di reperire risorse di ogni genere. Ma non finisce qui: potremo anche optare per la produzione di erbe o lavorare per conservare le porzioni di carne non consumate, onde evitare che vadano sprecate. Infine, sarà possibile dedicarsi ai feriti o effettuare sessioni di ricerca. Possibilità numerose per un numero di uomini che è tuttavia limitato. Meglio spendere sempre qualche istante in più su questo passaggio, che rappresenta un elemento fondamentale del gameplay. Nonostante sia disponibile un’opzione per assegnare automaticamente i compiti in relazione alla situazione specifica, è sempre meglio valutare con attenzione, perché una leggerezza potrebbe costarvi caro. Una meccanica decisamente anomala, che però funziona molto bene: per un gruppo eterogeneo e ben bilanciato, l’auto-sufficienza per un periodo medio-lungo non è utopia.
Dialoghi fitti come una giungla
Prima di occuparci delle battaglie, vorrei spendere qualche parola sui numerosi dialoghi presenti nel gioco. Expeditions: Conquistador si presenta infatti ricchissimo di conversazioni (solo scritte), perfettamente localizzate grazie a un’eccelsa traduzione. Queste innumerevoli righe di testo sono semplicemente indispensabili per riuscire a immedesimarsi nel Capitàn: i dialoghi sono piacevoli, divertenti e coinvolgenti. Conversare con i vostri sottoposti durante le nottate in mezzo alla giungla sarà un vero piacere e alla lunga avrete l’impressione di poter realmente influire sugli avvenimenti futuri, oltre alla sensazione di andar conoscendo sempre di più i vostri compagni di avventura ascoltando le loro storie di vita.
Inutile dilungarsi: in Expeditions Conquistador la mole di contenuti da leggere è importante. Non sottovalutate questo aspetto nel caso in cui stiate valutandone l’acquisto: tagliare in toto questa componente, o magari fruirne in modo disinteressato, finirà col rovinare letteralmente la vostra esperienza di gioco.
Una questione di tattica: Alle armi!
In chiusura, diamo un’occhiata alle battaglie di Expeditions: Conquistador. Tralasciando gli aspetti relativi alle classi, già trattate a inizio articolo, è rilevante sottolineare la difficoltà e soprattutto la tatticità degli scontri presenti in questo titolo. Personalmente, ho sempre apprezzato i giochi con una difficoltà sufficientemente elevata. Se non si fatica per vincere, non c’è soddisfazione. Se non c’è soddisfazione il gioco è troppo facile, e questo non è mai un buon biglietto da visita (a meno che non ci sia una valida motivazione).
Non è il caso di E:C.
I combattimenti richiedono una buona dose di attenzione: è sufficiente un solo turno mal giocato per mandare all’aria quanto fatto di buono fino a quel momento. Partiamo dal presupposto che quasi sempre il giocatore si ritrova in una condizione di inferiorità numerica (talvolta anche in rapporto 2:1), e in casi come questi è necessario conoscere accuratamente i propri personaggi, le loro abilità e i loro punti di forza (oltre a quelli deboli). È proprio quando si affrontano avversità di questo tipo che è possibile comprendere per davvero quanto in Expeditions sia importante sfruttare al massimo le qualità specifiche di ogni singola classe: le nette differenze tra i vari combattenti schierati si rivelano essere quel “quid” in più che, se sfruttato a dovere, ci permetterà di prevalere contro l’I.A.
Da lodare, poi, è l’eterogeneità degli scontri, fortunatamente non ripetitivi, a cominciare dal terreno di battaglia sempre differente. Infatti, la presenza di barriere-coperture sul campo, unita alla disponibilità di un’area più o meno vasta, stravolge radicalmente le strategie, spingendo il giocatore a tentare approcci sempre diversi. Per intenderci: una zona di “guerra” completamente sgombra comporterà una mischia nella quale la presenza di soldati abili nell’uso di armi ravvicinate risulterà indispensabile. Nel caso opposto, un ambiente ricco di coperture e ostacoli renderà indispensabile l’ impiego di armi da tiro.
Altra qualità che il buon giocatore di E:C è tenuto a far sua è la capacità di cogliere al volo le opportunità: saper riconoscere il momento più idoneo per uscire allo scoperto e attaccare, o ancor più quello migliore per rimanere immobili, sulla difensiva, avrà un peso determinante. Grande importanza viene poi data alla posizione specifica di ogni unità, essenziale per il successo di letali attacchi combinati, così come per evitare fastidiosi “attacchi di opportunità”, Abbiate pazienza, e con soli sei compagni d’armi schierati sul campo di battaglia, potrete togliervi delle soddisfazioni.
Concludendo…
Expeditions: Conquistador è un bel Gdr. Profondo, longevo, complesso e indubbiamente affascinante. Il contesto atipico fa sicuramente la sua parte: il “mestiere” dell’ esploratore si sposa perfettamente con le meccaniche ruolistiche, in questo caso ben ibridate con il lato strategico del titolo, espresso nelle difficoltose e riuscite battaglie. Pienamente promossi i dialoghi e la trama, approvata la gestione della truppa, soprattutto quanto a interazione col protagonista.
Parecchie sono le scelte inusuale per questo titolo, che saprà fare la felicità di chi è alla ricerca di un Gdr solido e leggermente fuori dagli schemi. Non mancano svariati dettagli non sufficientemente curati e una grafica evidentemente attempata, ma trattasi di punti deboli che non riescono a costituire un limite per un videogioco che può puntare su una massiccia dose di sostanza.