Leggende Pokémon Arceus (di cui trovate qui la nostra recensione) è diventato in pochi giorni campione di incassi, risultando tra i prodotti a marchio Pokémon ad aver venduto più copie nell’arco della prima settimana del day one. Battendo ogni record, il gioco in questione ha avuto un’ottima ricezione da parte del pubblico e grandi critiche dallo stesso. Parliamo quindi di una vera e propria opera digitale, oppure di un titolo al limite del fallimentare? Possiamo ritenere di essere dinnanzi al Cyberpunk 2077 2.0?

Quando Leggende Pokémon Arceus, la new entry di The Pokémon Company, è approdata nei lidi di Nintendo Switch, l’internet non ha perso tempo nel ribadire come questo non fosse altro che l’emblema della mediocrità. Verità più dura di questa non ve ne può essere: Leggende Pokémon Arceus è un capitolo della saga che, sul fronte tecnico, riesce a superare gli invalicabili limiti di Pokémon Spada/Scudo. Al peggio parrebbe non esservi mai fine, e Leggende Pokémon Arceus incarna perfettamente l’idea di iter produttivi che non vanno più bene ai consumatori.

Biasimare l’utenza, indignatasi per un’attesa che non ha soddisfatto le proprie aspettative, diviene quasi impossibile. Tuttavia, l’onestà intellettuale deve – o quantomeno dovrebbe – far ricordare a tutti come Leggende Pokémon Arceus fosse scadente, graficamente parlando, sin dai primi trailer. Eppure, da quelle fatidiche prime presentazioni, la parvenza di una rivoluzione all’interno del mondo Pokémon fu palpabile dai giocatori più o meno interessati al brand.
Oggigiorno il comparto tecnico di un videogioco precede il videogioco stesso, in una sede di analisi ormai incapace di discernere le qualità di un’esperienza videoludica dalla sua veste grafica. Viene ad incriminarsi, da parte di alcuni, un principio di valutazione superficiale delle opere di intrattenimento digitali, perpetrandolo però ogni qualvolta ve ne sia il desiderio, e non più la necessità.

In parole povere, stiamo dicendo che i videogiocatori non siano più capaci di videogiocare, intendendo con quest’ultimo termine l’apprezzamento di un’avventura che sappia offrire ben di più del ricordo di asset imperfetti e texture al limite del ridicolo. L’utenza, d’altra parte, non perpetra una logica dicotomica del tipo torto-ragione, perché se è vero che apprezzare di un videogioco solamente il comparto estetico significa compromettere volontariamente la propria esperienza, d’altra parte ci ritroviamo a vivere, in Leggende Pokémon Arceus, all’interno di un mondo che esalta sino all’inverosimile i propri difetti.

Leggende Pokémon Arceus: un prodotto non esente da difetti

Diciamoci la verità: Leggende Pokémon Arceus è il peggior open world (se volessimo essere precisi, dovremmo specificare che si tratta più di una struttura open map) degli ultimi – almeno – cinque anni. Se volessimo fare solamente riferimento all’ecosistema Switch, dal momento che al di fuori di esso si trovano troppi pochi open world degni di nota (The Witcher 3, Ghost of Tsushima, Forza Horizon 5 e praticamente nient’altro), diviene impossibile non ricordare che su quello stesso hardware, nel 2017, Nintendo seppe offrire al mondo intero un capolavoro senza tempo denominato Zelda: Breath of the Wild.

Rigiocare quest’ultimo oggi, a distanza di cinque anni, evidenzia le aporie di un genere videoludico in continua espansione, in un mercato ormai stagnante in termini produttivi e che, a conti fatti, non offre di meglio delle opere sopracitate e qualche altro prodotto d’eccezione (sempre in riferimento agli open world). Per tornare a noi, quindi, Leggende Pokémon Arceus incarna perfettamente l’andamento dell’intero settore: la pigrizia, in termini puramente di design del titolo, viene prima dell’interesse nell’offrire un prodotto capace di offrire altro al settore, perché tanto Pokémon rimane Pokémon e vende comunque milioni di copie nell’arco di pochi giorni.

Tuttavia, perché Leggende Pokémon Arceus pecca in termini di design? Non mi soffermerò ulteriormente sulla questione poligoni e texture, evitando di discutere circa la stesura di copioni sempre più ridicoli e surclassando le motivazioni che stanno dietro il non-desiderio di The Pokémon Company di ri-targettizzare le proprie produzioni, essendo queste finalizzate per un pubblico di videogiocatori già cresciuti, tra gli anni ’90 ed i primi anni 2000, con i mostriciattoli tascabili.

I veri problemi del gioco riguardano la realizzazione di un’ossatura che non regge il confronto con l’interezza delle uscite degli ultimi anni: le singole mappe, se private della componente della cattura dei Pokémon, non invogliano minimamente il giocatore ad esplorare, con scorci naturalistici per nulla suggestivi, mappe per nulla ispirate e che propongono una monotonia strutturale ai limiti della decenza.

Legittimare, o peggio giustificare, l’operato di Game Freak e The Pokémon Company, attribuendo parte della responsabilità al publisher Nintendo, significherebbe divenire carnefici di un sistema che propone al day one sempre più titoli indecorosi, non completi e con patch correttive al day one che pesano tanto quanto il titolo acquistato. Per fortuna, l’operato di Nintendo non rientra tra le consuetudini del “nuovo” mercato videoludico, ma Leggende Pokémon Arceus rimane un titolo scabroso.

Leggende Pokémon Arceus, in altri termini, propone un sistema open map fallimentare nel suo world building e nel concept. È un titolo che, indubbiamente, avrebbe potuto fare di meglio, ma di cui non se ne può negare la bellezza in termini puramente di gameplay. Un poligono mal concepito e mediocremente realizzato, infatti, costituisce il solo punto di arrivo della “critica”, divenendo il fondamento delle più sterili tra le discussioni.

Considerando quanto detto prima, alla luce di tanti difetti che caratterizzano la produzione, possiamo veramente dire che l’aspetto di un titolo sia l’unica cosa importante?

Il capitolo più divertente dell’intera saga dei Pokémon

Se ponderassimo le nostre scelte da videogiocatori sulla base di una valutazione acritica e superficiale o, in extremis, su di un nome non altisonante in un mercato ove Sony e Microsoft si combattono a suon di acquisizioni e servizi, la maggior parte dei prodotti cadrebbe nel dimenticatoio. Decretare la grafica come elemento fondativo e decisivo di un’esperienza multimediale esclude, a priori, avventure nelle quali il gameplay e la narrazione la fanno da padrone. Sono quelle, a mio modo di vederla, le colonne portanti del videogame, e tale logica scardina una serie di ragionamenti tecno-centrici degli ultimi anni.

Quella stessa logica che, al contempo, permette di evidenziare come in produzioni dal calibro di Leggende Pokémon Arceus non vi siano unicamente elementi negativi ma, al contrario, tutta una serie di fattori che permettono al sottoscritto di definire l’ultima fatica di Game Freak come una delle migliori nel panorama dei mostriciattoli tascabili.

Dalle premesse di un’avventura bella e divertente, a tal punto da soppesare un comparto tecnico mediocre, prendono piede le mie vicissitudini in quel di Hisui. Tuttavia, dato che quel che seguirà saranno ragionamenti frutto di un’esperienza personale, diviene necessario porre un ulteriore tassello ad un preludio alquanto doveroso: quelle che seguiranno sono opinioni né imparziali né complete. Il primo dei due aspetti riguarda la mia carriera da videogiocatore, nato e cresciuto impugnando un Game Boy Advance SP (con al suo interno Pokémon Verde Foglia) come prima console.

Deontologicamente, ma soprattutto eticamente, sarebbe alquanto sbagliato non introdurre la mia esperienza nella lontana regione di Hisui rimarcando il mio amore per Pokémon, con il quale è sbocciato la passione per i videogiochi. Infine, è altrettanto necessario sottolineare come, in fase di stesura di questo articolo, la mia avventura di cinquanta ore non sia ancora terminata. Proprio per questa ragione, che vede alla radice un interesse viscerale per l’esplorazione del mondo di gioco, precedendo quello per il completamento della missione principale, le mie opinioni saranno parziali per quel che concerne la componente narrativa del titolo, ed in quanto tali non verranno tratte in questo articolo.

In altre parole, definendomi a priori un amante Pokémon e non avendo terminato Leggende Pokémon Arceus, spero che le idee di un videogiocatore qualunque possano interessarvi ma che, alla luce di una lunga serie di problematiche oggettivamente presenti, possano farvi capire come l’ultima opera targata Game Freak sia un discreto primo passo verso una radicale evoluzione del mondo Pokémon.

Arrivati a questo punto, non ci resta altro che rispondere ad un unico quesito: perché Leggende Pokémon Arceus non è soltanto un titolo divertente da giocare, ma uno dei migliori di tutto il brand?

La qualità non si misura solamente in termini di produzione

La prima delle -numerose- risposte è la più semplice e scontata di tutte, ma quella forse maggiormente dimenticata dai giocatori: l’ultima fatica proposta da Game Freak è un piccolo passo verso la rivoluzione del mondo Pokémon. È una risposta semplice, ma non è tanto ovvia quando si parla di uno dei franchise (se non addirittura il franchise) più redditizio al mondo. Mettere in discussione gli stessi paradigmi sui quali i prodotti Pokémon vertono ormai da decenni è una grande presa di posizione, specie se raffrontata ad un mercato nel quale i brand sono “zone sicure” per le tasche delle case di sviluppo.

Leggende Pokémon Arceus tenta di rinnovarsi in tutto e per tutto, dal più semplice sistema di catalogazione delle creature (comunemente chiamato Pokédex) sino ad un sistema di gameplay limato e, soprattutto, ringiovanito. Partiamo dalle basi: completare la celebre enciclopedia tascabile dei mostriciattoli tascabile è, oggi, una delle imprese più ardue e -soggettivamente- divertente che il mondo Pokémon abbia da offrire. Mutuando e rappresentando al meglio l’essenza etologica del brand, completare al 100% l’intera enciclopedia richiederà decine e decine di ore, arrivando sino all’ordine delle centinaia.

Leggende Pokémon: Arceus soffre di pesanti limiti tecnici che, di fatto, impediscono al gioco di dire la sua sul fronte artistico.

Potrebbe sembrare, piuttosto, una mossa controproducente quella di articolare, stratificare e complicare, un sistema di per sé già ostico per il videogiocatore occasionale. Com’è possibile, quindi, che in Leggende Pokémon Arceus questo diventi un pregio e non un difetto? È possibile grazie ad un gameplay che incentiva la cattura ossessiva di tutte le creature che possano capitare a giro.

Il gameplay non è esente da diverse problematiche, come le errate collisioni delle PokéBall con le creture nell’overworld o il pessimo design di alcune aree, ad esempio prive di zone d’erba che portano, necessariamente, ad utilizzare strumenti quali i furtivizzanti, senza però offrire una reale alternativa all’approccio per la cattura. Alla modifica al Pokédex si aggiunge, inoltre, un sistema di grinding di materiali per il crafting che compensa, in maniera approssimativa ma in modo comunque divertente, la presenza di un mondo aperto ma spoglio di attività.

Voglio dire che il gameplay loop supera qualitativamente i prodotti antecedenti, mantenendone la struttura logico-concettuale. Vedasi, infatti, il sistema di combattimento che, pur rimanendo pressoché identico ai capitoli precedenti, viene ottimamente limato. In Leggende Pokémon Arceus sono state infatti introdotte numerose migliorie, come le lotte asimmetriche contro gruppi di Pokémon (che riportano a vaghe reminiscenze dei raid in Spada/Scudo) o le tecniche potenti e rapide. Il sistema classico a turni delle lotte viene profondamente modificato da quest’ultime, rendendo il primo molto più dinamico e soggetto a combattimenti sempre differenti e che invogliano il giocatore a non evitare gli incontri casuali.

Tuttavia, pensare alle lotte tra creature tascabili porta alla memoria l’assenza del competitivo, che potrebbe inizialmente sembrare una limitazione ma che, personalmente, non costituisce affatto una problematica. Nonostante tale mancanza, la presenza di un multiplayer asincrono, anch’esso introdotto con Leggende Pokémon Arceus, innova il prodotto anche sotto aspetti secondari, ma che costituiscono un importante passo in avanti per la saga.

Concludo questa disamina ribadendo come quello che abbiamo tra le mani sia un prodotto che ha saputo osare, ma che ha parzialmente fallito nel farlo. Da videogiocatore nato e cresciuto con i Pokémon, che ha ritrovato l’amore nel brand con questa esperienza inedita e tutt’altro che giunta al termine, non posso far altro che consigliarlo a chi ha già compiuto i primi passi nel mondo Pokémon ma, soprattutto, a chi ancora deve compierli e vorrebbe farlo adesso. Il titolo è tecnicamente impresentabile e ludicamente imperfetto, ma se alla fine dell’avventura riuscite ad esaltare solo i difetti del prodotto, è perché avete dimenticato come videogiocare e, soprattutto, come vivere una piacevole avventura.

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Nato successivamente all'uscita di Playstation 2 e poco prima dell'approdo di Microsoft nel settore del gaming con la sua primissima Xbox, il suo amore per i videogiochi sboccia con i Pokémon, nella quale vi approda con l'indimenticabile Game Boy Advance SP. Ancora alla ricerca di un genere videoludico ideale, l'interesse per i vecchi classici del cinema gli ha permesso di comprendere l'ineccepibile importanza della narrazione nel videogioco, seppur non gli dispiaccia affatto destreggiarsi con prodotti antitetici dal calibro di Animal Crossing e Monster Hunter, o in alternativa recuperare perle del retrogaming a lui non appartenenti.

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