Annunciato nel 2013 quasi di sfuggita da Eiji Aonuma, padre della moderna concezione della serie nonché di quelli che sono, probabilmente, i migliori capitoli della saga nata dalla geniale mente di Shigeru Miyamoto, The Legend of Zelda: Breath of the Wild è il diciottesimo capitolo dello storico brand di Nintendo. L’attesissimo titolo è arrivato sugli scaffali lo scorso 3 marzo, in occasione del lancio globale della nuova ammiraglia ibrida della grande N, investito del pesante compito di rappresentare il vero “system seller” della lineup d’esordio di Nintendo Switch, e di segnare l’inizio di un percorso completamente nuovo per le avventure di Link a Hyrule. L’ambizione di Aonuma era infatti quella di creare un titolo che permettesse alle meccaniche classiche delle serie di trovare una “nuova casa” in un’ambientazione open world tra le più grandi e ricche mai create, coniugando tradizione e innovazione in un videogioco in grado di ridefinire le logiche di genere.

Breath of the Wild

Un’impresa di proporzioni epiche che il team di sviluppo ha affrontato con coraggio, alterando in maniera radicale il concept classico di The Legend of Zelda pur riuscendo, quasi magicamente, a mantenere vivo il feel unico della saga di Nintendo.

Consci della responsabilità derivante da questa affermazione, siamo pronti a spiegarvi perché Breath of the Wild è un probabilmente il miglior capitolo di The Legend of Zelda mai arrivato a sconvolgere le nostre esistenze.

Bentornati a Hyrule.

Il cammino dell’eroe solitario

Dal punto di vista squisitamente narrativo, Breath of the Wild non si distanzia dalla classica concezione fiabesca che ha contraddistinto la saga sin dalle sue origini. Link è un eroe senza macchia, pura incarnazione di un’ardimento incorruttibile, viva rappresentazione dell’eroismo più puro. Ganon è il suo esatto opposto, un mostro senza tempo che esiste con l’unico obbiettivo di annichilire e corrompere. Una forza oscura che non può essere sconfitta, ma solo arginata e riportata a un momentaneo stato di quiescenza, tra le volute dell’eterno conflitto tra bene e male.

L’ultima battaglia di questa guerra infinita ha visto le forze di Ganon conquistare il castello di Hyrule, centro di una terra che ora fatica a ricordare il tempo in cui Link e i quattro campioni dei popoli del regno avevano tentato di sconfiggere per sempre Ganon con l’ausilio di colossi tecnologici e antiche magie. Risvegliatosi a un secolo da quella sconfitta, guidato dalla voce della principessa Zelda, Link deve recuperare ricordi e poteri ormai sepolti, per riuscire a respingere ancora una volta il male e riportare la pace a Hyrule. La trama di Breath of the Wild è tutta qui, racchiusa tra pieghe di un racconto somministrato sottilmente, tramite un mix di suggestioni, riferimenti, rimembranze, tanto frammentato quanto ricco di sfumature emozionanti.

Breath of the Wild

Sebbene “l’effetto nostalgia” abbia un ruolo sicuramente significativo nella percezione di questa trama favolistica, l’indiscutibile fascino dell’ambientazione, dei suoi mille personaggi, e delle infinite sfaccettature che riempono un mondo pieno di dettagli meravigliosi spingono il giocatore a guardare ogni passaggio della storia con gli occhi incantati di un bambino. Di fatto, potreste arrivare allo scontro finale con Ganon nel giro di un paio d’ore, limitandovi a completare solo gli incarichi principali, ma così facendo vi perdereste tutto l’incredibile splendore che la nuova Hyrule è in grado di offrire tanto ai fan di vecchia data, quanto ai neofiti della saga.

Un peccato assolutamente imperdonabile.

Mille strati di genialità

Anche dal punto di vista della giocabilità, The Legend of Zelda: Breath of the Wild conferma la sua natura di ideale “ponte” tra le meccaniche chiave che da sempre caratterizzano il gameplay e le infinite possibilità offerte dalla struttura open-world. Qualche hanno fa, nel corso di un incontro con Shigeru Miyamoto, Eiji Aonuma descrisse Breath of the Wild come un titolo nel quale al giocatore veniva offerta la possibilità di fare “qualsiasi cosa”. Dopo aver passato qualcosa come 60 ore con il nuovo The Legend of Zelda, pensiamo di aver capito esattamente cosa Aonuma intendesse dire. Alle prese con il gameplay di Breath of the Wild, si vive la costante sensazione di avere a disposizione un numero praticamente infinito di opzioni per affrontare ogni situazione offerta dal mondo aperto di Hyrule. Questo perché, a partire dalle classiche basi action-adventure della serie, gli sviluppatori di Nintendo sono riusciti a costruire un meraviglioso castello di opportunità, sorretto da una fisica non solo convincente, ma a tratti genuinamente sorprendente e radicalmente innovativa.

Un gruppo di Boblin sta dormendo attorno al fuoco, all’interno di in una grotta immersa nel crepuscolo? Potreste decidere di assaltare il gruppetto a testa bassa con il vostro spadone, di avvicinarvi di soppiatto ed eliminare la minaccia con una serie di attacchi a sorpresa, colpire con una freccia la corda che sorregge la lampada per farla precipitare su di un barile esplosivo, o sfruttare i poteri di stasi spaziotemporale della vostra tavoletta Sheikah per caricare – a colpi di spada – una roccia di energia cinetica ed esibirvi in uno spettacolare “strike”. Questa reliquia tecnologica, che costituisce la dotazione base del vostro eroe, permette di sfruttare una serie di poteri che saranno sbloccati già al termine della zona tutorial del gioco, a sottolineare l’intenzione degli sviluppatori di fornire ai giocatori – sin da subito – tutti gli strumenti per sfruttare al meglio tutte le sfaccettature del gameplay di Breath of the Wild. Una formula che investe il combattimento corpo a corpo – eccellente – di un ruolo importante ma non necessariamente primario, tante sono le opportunità a disposizione dell’utente.

Breath of the Wild

Un arcobaleno di sfaccettature che si riflette anche sugli enigmi che, da sempre, rappresentano la chiave di volta della progressione di The Legend of Zelda. In Breath of the Wild non c’è un singolo enigma che possa definirsi banale, tanto sapientemente vengono sfruttati gli elementi cardine del titolo, tra interazioni elementali, rompicapo da risolvere a colpi di fisica, e la generale potenza immaginifica che contraddistingue l’esperienza offerta dall’esclusiva di Nintendo. Scordatevi i giganteschi dungeon di Ocarina of Time, perché in Breath of the Wild raramente passerete più di una manciata di minuti in uno dei Sacrari (120 in totale) sparsi in giro per le lande di Hyrule, e perfino i quattro dungeon-colossi che segnano l’avanzamento di Link verso lo scontro finale con Ganon non sono paragonabili, per dimensioni, a quelli dei precedenti capitoli della saga. Ma poco importa, perché la chiave dell’esperienza rimane l’esplorazione di un mondo stracarico di segreti e di bellezze nascoste, meravigliosamente assuefacente nel suo offrire al giocare un flusso costante di motivi per ignorare completamente l’avventura principale, alla ricerca della prossima, magnifica, sorpresa.

Tale è la quantità di cose da fare e da vedere che, una volta completato lo scontro finale, non potrete fare a meno di essere travolti dalla sensazione che il vostro viaggio a Hyrule è in realtà appena cominciato.

Selvaggio splendore

Quale che siano le vostre idee sulle potenzialità della nuova console ibrida di Nintendo, è assolutamente impossibile quantificare lo splendore tecnico di The Legend of Zelda: Breath of The Wild secondo logiche strettamente legate a standard di risoluzione, complessità poligonale o definizione delle texture. L’impatto corale di tutti gli elementi che compongono il comparto tecnico di Breath of the Wild è di quelli che tolgono il fiato. C’è un po’ di Miyazaki nel mondo di Hyrule e nei suoi personaggi: uno stile fatto per incantare e stimolare l’immaginazione con colori brillanti e una ricchezza in particolari sorprendente, in grado di rendere vivo ogni elemento di questo fantastico scenario.

Breath of the Wild

Il design dei personaggi è incredibile, così come incredibili sono le animazioni che caratterizzano protagonista, npc e nemici, dotati di uno spettro di “micro-movimenti” contestuali che sottolineano un’attenzione per i dettagli positivamente maniacale, che segna un nuovo standard per la “Nintendo difference”. Il ciclo giorno-notte, e l’alternarsi di condizioni climatiche e ambientali radicalmente diverse, mettono in evidenza la qualità eccellente degli effetti di illuminazione del motore di gioco, e contribuiscono a mantenere in auge quel magico feel che caratterizza ogni aspetto dell’esperienza. Per varietà, ricchezza ed esplorabiità (non c’è un singolo luogo che sia precluso al giocatore), quello di Breath of the Wild è probabilmente uno dei migliori open-world che abbiamo mai avuto il piacere di attraversare. Un apprezzamento che, con titoli del calibro di Horizon Zero Dawn sugli scaffali di questo marzo ricchissimo, assume un valore decisamente significativo. L’unico reale difetto che possiamo attribuire al gioco riguarda l’instabilità del frame rate quando Switch è in modalità “docked”. L’ibrida di Nintendo non sembra in grado di reggere appieno i 900p (upscalati a 1080p) del gioco in modalità da salotto e mostra il fianco con cali a volte decisamente fastidiosi, specialmente se si considera che la difficoltà media del gioco è piuttosto elevata, e che le fluttuazioni potrebbero quindi tradursi in game over immeritati. Merita una menzione a parte l’eccezionale comparto audio del titolo Nintendo, perfettamente capace di sottolineare il costante senso di meraviglia che contraddistingue questo nuovo viaggio a Hyrule. Il nuovo tema sonoro è azzeccatissimo ed emozionante, mentre il classico è presente come una sorta di sussurrato easter egg, che sorprende il giocatore durante le lunghe cavalcate tra le lande del regno.

Concludendo…

The Legend of Zelda: Breath of the Wild è uno dei giochi più belli che abbiamo mai avuto la fortuna di recensire su queste pagine. Il nuovo capitolo dell’epopea di Link e Zelda è un’esperienza emozionante e carica di sorprese, in grado di ridefinire non solo i canoni della saga, ma la concezione stessa di open-world. Onestamente, non crediamo che Nintendo potesse inserire nella lineup di lancio di Switch un titolo più “forte” di questo. Un biglietto da visita eccezionale, che lascia presagire ottime cose per la nuova generazione della grande .

CI PIACE
  • Un mondo aperto tutto da esplorare e ricchissimo di sorprese
  • Gameplay intelligente e perfettamente calibrato
  • Meravigliosamente assuefancente
  • Un comparto tecnico di prim’ordine…
NON CI PIACE
  • … peccato per qualche incertezza sul fronte del frame rate
Conclusioni

Il nuovo capitolo dell’epopea di Link e Zelda è un’esperienza emozionante e carica di sorprese, in grado di ridefinire non solo i canoni della saga, ma la concezione stessa di open-world.

9.8Cyberludus.com

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