Sin dai suoi albori su Playstation 2 nel lontano 2005, la serie Yakuza ha lentamente “penetrato” il mercato occidentale, ricavando progressivamente una nicchia di pubblico affezionata e intenta a venerare senza se e senza ma Kazuma Kiryu, un “duro e puro” senza fronzoli. Tra alti e bassi, la saga si è quindi, negli ultimi anni, imposta anche dalle nostre parti, offrendo non solo uno spaccato “vivido” della criminalità giapponese dagli anni ‘80 in poi (anzi, nel Sol Levante vi sono capitoli della saga che ritornano addirittura all’epoca dei samurai), ma anche un concetto di “mondo aperto” piuttosto personale (seppur memore degli insegnamenti di Shenmue). Ma non è solo Yakuza: negli anni scorsi, precisamente nel 2018, Sega pubblicò un per certi versi inatteso spin-off della saga, Judgment, mettendoci nei panni di Takayuki Yagami, un ex avvocato divenuto investigatore privato. Un altro “duro e puro” (seppur, con un accenno di spessore psicologico in più rispetto al buon Kazuma) dall’altro lato della barricata (il più delle volte), che è prontamente ritornato come protagonista principale di Lost Judgement, secondo capitolo della saga di cui cercheremo, in questa sede, di offrire una esaustiva recensione.
Ma bando alle ciance, partiamo con la disamina della versione per Xbox Series X del gioco!
Nel buio…altro buio
Lost Judgment è un gioco d’azione a mondo aperto, incentrato principalmente sulla lotta corpo a corpo, con visuale in terza persona. Il titolo, oltre al suo animo “combattivo”, gode anche di solidi elementi ruolistici e tutta una serie di attività secondarie che esulano “tematicamente” dall’atmosfera al centro della linea narrativa del gioco. Come anticipato, il secondo capitolo della saga spin-off vede come principale protagonista il detective privato Yagami, alle prese con una difficile investigazione relativa ad una morte “sospetta”, che tratterà delicati temi quali il bullismo e il suicidio tra i più giovani (temi attualissimi in Giappone). Così come accadde per il primo capitolo, anche in Lost Judgment l’intreccio narrativo sarà fortemente avvicinabile, per ritmo, tematiche e atmosfera, ad un cupo poliziesco di stampo concettualmente americano, ma ivi traslato con “vigore” nella profonda e variopinta cultura nipponica. Ma, oltre alla citata traslazione, le vicende raccontate all’interno del gioco, così come accadde sostanzialmente nel primo capitolo (e, allargando il respiro, in modo piuttosto simile a quanto succede nella saga di Yakuza), saranno un crescendo di “buio” e di colpi di scena che faranno compiere al gioco un salto piuttosto forte verso lidi per certi versi inattesi e sui generis. Riassumendo: Lost Judgment parte come un classico poliziesco dai temi “pesanti” e, in modo anche piuttosto lento, si evolve verso un action movie tendenzialmente “esagerato” e sicuramente molto più leggero. Una scelta sicuramente d’impatto ma che, nella sua indubbia personalità, risulta un po’ discontinua, sfociando in una “emorragia” della cupa atmosfera iniziale nelle fasi avanzate del gioco che ben si amalgamava con lo stile e la caratterizzazione dei personaggi.
Nonostante qualche incertezza narrativa, Lost Judgment torna comunque in pista con un comparto meccanico-ludico solido e performante. È bene sottolineare che, rispetto al primo capitolo della saga, l’impostazione “pad in mano” è rimasta in larghissima parte identica: l’evoluzione narrativa del gioco condurrà Yagami ad intraprendere non solo delle classiche investigazioni, ma anche fasi di combattimento in cui il nostro investigatore si troverà quasi sempre in inferiorità numerica. Naturalmente, nell’alternarsi continue di questi due segmenti ludici principali, una infinità di dialoghi (tendenzialmente, ben scritti e recitati) e scene d’intermezzo che fungono da “ponte” nella precedentemente citata alternanza. Durante la fase di investigazione, il nostro detective si dedicherà a diverse attività: saremo così impegnati in pedinamenti e in inseguimenti costellati di Quick Time Event, dove dovremo premere velocemente una giusta combinazione di tasti per superare determinati ostacoli.
Ma qualche novità rispetto alla passata formula non mancherà: è da sottolineare la presenza di alcune sezioni in cui il nostro alter ego potrà arrampicarsi o appendersi a degli ostacoli, in uno stile non troppo dissimile ai vari Uncharted, oppure “origliare” alcune discussioni o addirittura compiere delle ricerche per “parole chiave” su internet, attraverso l’utilizzo di appositi strumenti hi-tech. In Lost Judgment, fanno la loro comparsa anche dei segmenti ludici dedicati allo “stealth”: un’aggiunta sicuramente valida e che espande la formula inaugurata (si fa per dire) con il primo capitolo, seppur la loro strutturazione è un po’ troppo “guidata” e semplicistica, risultando ben presto “trascurabile”. In sostanza, Lost Judgment conferma il solidissimo comparto ludico del suo predecessore (a sua volta, erede a piè pari della saga Yakuza), apportando piccole modifiche alla formula che, però, non “sconvolgono” in positivo quanto già di buono visto in passato.
La dura vita da detective
Naturalmente, come già anticipato e ormai tradizione assodata del franchise Yakuza, l’ambiente di gioco (che ci vedrà esplorare vasti segmenti di Tokyo e Yokohama) non sarà vastissimo ma, al contempo, presenterà una vagonata di missioni secondarie, minigiochi (ce ne saranno tantissimi!), negozi e ristoranti dove potremo passare ore in relax e in totale libertà. Per quanto concerne il sistema di combattimento, anche in Lost Judgment il nostro alter ego sarà un campione di arti marziali, in grado con poche mosse di sbaragliare anche una decina di agguerriti avversari. In modo particolare, in sintonia con i vecchia Yakuza, Yagami avrà dalla sua tre diversi stili di combattimento: Gru, Tigre e Serpente. Ogni stile avrà delle caratteristiche precipue e si orienterà più sulla potenza dei colpi oppure sulla velocità d’esecuzione. Starà a noi, almeno in teoria, compiere dei rapidi “switch” di stile in base alle occasioni che dinamicamente ci si presenteranno seppur, in sostanza, potremo tranquillamente completare un gioco adoperando anche solo una delle tre “scuole di pensiero”. In ogni caso, ognuno dei citati stili potrà esser potenziato man mano che acquisiremo esperienza durante gli scontri che, è bene sottolinearlo, avverranno tutti in tempo reale, oppure scovando dei manuali “segreti” sparsi per il gioco, che espanderanno il nostro set di mosse offensive. Oltre al poter contare sull’immensa abilità tecnica di Yagami, durante i combattimenti potremo anche adoperare diversi oggetti presenti nello scenario ed utilizzarli come vere e proprie armi bianche.
In generale, nonostante come da tradizione della serie Yakuza, il sistema di combattimento diventi assuefacente, esso porterà con sé una canonica ripetitività di azioni e situazioni, che verrà solo parzialmente tamponata dalla presenza di boss quasi sempre ben realizzati e difficili da abbattere. In aggiunta, nonostante gli stili siano piuttosto diversificati e riconoscibili, tendenzialmente la difficoltà del gioco si attesterà su livelli intermedi, permettendo anche a chi non è un asso del pad di dedicarsi ad uno spensierato “button mashing” che, spesso e volentieri, consentirà comunque di progredire all’interno del gioco senza eccessive difficoltà. Per quanto concerne il lato più squisitamente tecnico, Lost Judgment è sicuramente un prodotto di pregio. A partire dal segmento estetico, che ci regalerà non bei scorci di Tokyo e Yokohama, ma che risplenderà anche nella complessiva caratterizzazione grafica dei personaggi, sia principali che (buona parte) dei secondari. Girovagare per gli ambienti di gioco sarà un piacere: ogni angolo delle citate cittadine nipponiche, avrà un suo “perché” colmo di dettagli particolari e scientemente posizionati. Per quanto concerne le performance, Lost Judgment risplende anche in questo frangente: avremo facoltà di favorire, con la possibilità di scelta tra due apposite modalità, più la resa grafica (puntando ai 4K con 30 frame al secondo) oppure le performance, optando in questo caso per una risoluzione a 1440p ma con solidi 60 fotogrammi al secondo. In questo frangente, nonostante la buona realizzazione oggettiva di entrambe le modalità, sicuramente su Xbox Series X la modalità in 2K è quella da preferire, visto la relativa differenza in termini di qualità. Ultimo ma non tale, il comparto audio: gli ambienti di gioco sono colmi di suoni e rumori, che renderanno più “piena” l’esplorazione delle due città. Un plauso va fatto anche alla recitazione in lingua originale, che ben si presta alle atmosfere un po’ noir, un po’ action che sono il fulcro di Lost Judgment.
Concludendo…
Lost Judgment è un degno secondo capitolo della “costola” distaccatasi dalla leggendaria saga di Yakuza. Uno spin-off che, ormai, comincia ad assumere i connotati di una serie a sé stante anche se, al momento, oltre ad un carismatico protagonista, le differenze con la saga ludica “madre” sono tutto sommato limitate. E, addentrandoci all’interno dei meri limiti della serie Judgment, Lost Judgment non apporta nessun cambiamento sostanziale alla formula del primo capitolo, confermando una pressoché identica solidità a livello meccanico e più squisitamente narrativo. Un buon gioco action che piacerà sicuramente agli amanti della saga e che, al contempo, potrebbe far avvicinare i neofiti alla formula “alla Yakuza” di intendere gli action game a mondo aperto.