Owlcat Games dopo l’ottima prova del 2018 ci riprova con un nuovo videogame basato sul popolare gioco di ruolo Pathfinder. Nonostante una generosa quantità di bug ed un set di regole che potrebbero fare impazzire un commercialista, riuscirà comunque a porsi sullo stesso piano di grandi titoli come Baldur’s Gate 2 o il più recente Divinity 2? Scopritelo nella nostra recensione…
L’incipit che avvia l’affascinante trama del gioco è quasi brutale. Questo nuovo capitolo infatti inizia nella città di Kenabres, nel mondo di Golarion. Per dovere di cronaca la città si trova nelle vicinanze di un luogo chiamato Worldwound, dove la barriera con il terribile Abisso è debole, consentendo ai demoni di penetrare nel nostro mondo, ma la città è protetta da un potete obelisco magico chiamato Wardstone. Il personaggio principale viene ritrovato mortalmente ferito nei dintorni delle mura e viene trasportato nel bel mezzo di una piazza in grande festa, dove viene subito interrogato e curato. Pochi momenti dopo la pietra magica sembra perdere la sua efficacia e consente ad un esercito di demoni di invadere la città, con a capo nientepopodimeno che Deskari, un colossale signore dei demoni. Questi affronta con disinvoltura le forze a protezione della città ed apre una voragine nel terreno, facendo cadere il protagonista in un labirinto sotterraneo insieme ad altri sconosciuti. Senza dilungarsi troppo in particolari, per evitare spoiler, al protagonista viene presto concesso un potere incredibile e dovrà usarlo per bandire i demoni dalla terra. La trama è invero molto articolata con una quantità di testo da leggere davvero chilometrica completamente in inglese e, per il momento, non è prevista una traduzione in italiano. I non anglofoni sono subito avvisati.
Un deciso upgrade nel gameplay.
Il gameplay in Wrath of the Righteous rappresenta il classico RPG isometrico tridimensionale, nel quale il giocatore prende le redini di una squadra di massimo 6 eroi e procede più o meno liberamente in un vasto mondo di gioco. Si inizia ovviamente con la creazione del nostro avatar e subito ci si scontra con uno dei potenziali problemi di questo titolo: la complessità. Il GdR originale su cui è basato il titolo in esame, infatti è uno di quelli tosti, notoriamente complesso con tantissime regole e meccaniche da valutare per situazioni diverse. Una trasposizione digitale sicuramente agevola, in teoria, ma diamine, solo per creare il personaggio ci vengono proposte 25 classi diverse da analizzare, con rami di crescita articolati, abilità e caratteristiche! Volendo addentrarsi pienamente nel compito occorrerebbero ore – decisamente troppo tempo per molte persone; i più sicuramente agguanteranno uno dei personaggi pre-fabbricati modificando qualche impostazione con buona pace dell’elemento ruolistico che i ragazzi di Owlcat hanno voluto fedelmente replicare.
Trattandosi di un GdR non possono mancare ovviamente gli scontri con esseri ostili – ebbene in questo caso vengono offerti tramite due prospettive radicalmente diverse: tempo reale oppure a turni. Questa impostazione fu offerta tramite una mod anche nel suo predecessore, Kingmaker – ora fa invece parte integrante del motore di gioco ed è liberamente attivabile dal giocatore in qualsiasi momento tramite la semplice pressione di un tasto. Nonostante il real-time possa sembra una scelta comoda ed inizialmente potrebbe anche avere senso lasciare la IA gestire le battaglie, ma man mano che la difficoltà cresce viene naturale sentire la necessità di avere più controllo sulle azioni dei nostri eroi. Consigliamo a tutti di provare a svolgere qualche scontro in modalità a turni per comprendere pienamente l’impatto che questa scelta ha sullo stile di gioco – parliamo seriamente di due giochi completamente diversi, senza esagerare. La cosa migliore come sempre sta nel mezzo – ad esempio utilizzare il real-time per affrontare i “grunt” di basso livello e sfruttare il controllo totale offerto dai turno durante gli eventi più importanti e significativi.
Ogni scelta conta, davvero!
Chi ha familiarità con i GdR conosce bene gli allineamenti, presenti sin dalle prime edizioni di Dungeons & Dragons come lawful, good, neutral, chaotic, e tutte le varie combinazioni. Ebbene nel titolo in esame la loro presenza è quantomai determinata durante ogni decisione presa ed incide infine sul percorso che porta al finale, che varierà in base al nostro comportamento durante tutta l’avventura. In base alle scelte morali intraprese infatti, cambia il “Mythic Path” scelto dal nostro avatar e di conseguenza tutta una serie di abilità acquisite necessarie per devastare le armate demoniache. In Wrath Of The Righteous questo crea un fattore di rigiocabilità molto pronunciato, perché ha assolutamente senso iniziare e finire la storia con un personaggio buono, per poi rifarla e vedere cosa succede se si sceglie la via “malvagia”.
Uno dei nuovi aspetti del gameplay è un nuovo sistema di battaglie colossali in stile Might & Magic (o per i veterani King’s Bounty) accessibili una volta che il giocatore ha dato inizio alla “Quinta Crociata”. Ritorna infatti la vecchia meccanica di costruzione delle città già vista in Kingmaker, ma focalizzata alla gestione dell’esercito! Il giocatore può formare armate ed assegnarvi generali con abilità speciali in modo che possano affrontare con efficacia le orde dei demoni. Tutto sommato si tratta di una feature divertente che spezza il gameplay, nonostante serva ancora un po’ di bug-fixing che, come vedremo, è un problema generale…
Comparto tecnico
La grafica di WotR risulta subito bellissima e ben rifinita. Tutto il comparto disegnato a mano è veramente splendido, mentre gli scenari sono vari e particolareggiati, anche se poco interattivi. I modelli tridimensionali dei vari personaggi sono leggermente sotto tono rispetto al resto, certamente inferiori a quelli di altri AAA come Baldur’s Gate 3, ma riescono comunque a stupire. Una bella chicca anche le brutali animazioni di disfacimento inflitte agli avversari, con guizzi di sangue e mutilazioni di vario tipo ed infine il motore grafico risulta anche poco esoso di risorse. Il comparto audio è molto ispirato ed offre una colonna sonora orchestrata di grandissimo pregio, con melodie spesso piacevoli da riascoltare ripetutamente. Il parlato fa il suo dovere, ma a tratti risulta poco convincente. Il vero problema di questo titolo sono i bug che costellano l’esperienza di gioco – spesso cosmetici, specie durante le cutscene o nei menu, ma talvolta anche fastidiosi come la IA che non riesce a gestire i movimenti e sporadicamente bloccanti che costringono al reload dell’ultima partita salvata per superare una quest. Un vero peccato per un titolo di questo spessore contenutistico.
Concludendo…
Il nuovo capitolo di Pathfinder è sicuramente superiore al suo predecessore sotto quasi ogni aspetto. Partendo dal mondo di gioco e la narrativa, che sono decisamente più efficaci: il giocatore inizia da umili origini, sblocca porzioni di mappa progressivamente e cresce fino a diventare un poderoso comandante di armate. Nonostante possa sembrare più lineare, si tratta però di una progressione davvero appagante: qui l’idea di ricominciare il gioco per cambiare totalmente orientamento è una possibilità più che concreta, mentre in Kingmaker l’avanzamento era molto caotico ed aveva poco senso ricominciare daccapo. Ora lasciamo che gli Owlcat procedano alacremente per sistemare tutte le imperfezioni di un titolo che risulta altresì davvero eccelso e merita molta considerazione nel panorama dei GdR digitali.