Gli Arkane Studios, nel corso degli ultimi anni, sono riusciti a costruirsi una certa reputazione nel genere degli immersive sim e, soprattutto, negli stealth game. Come non citare la fortunata serie di Dishonored che, fin dal primo capitolo, ha introdotto una libertà senza pari nel genere dei titoli in prima persona, proponendo al giocatore innumerevoli possibilità, grazie alla verticalità della mappa di gioco e delle caratteristiche sopraffine di gioco. Lo studio, fresco del successo con il sopraccitato Dishonored, è poi passato al reboot di Prey, titolo facente parte di quella sottocategoria di titoli in prima persona nota come immersive sim. Titolo un po’ incompreso da parte di pubblico e critica, Prey ha saputo comunque dimostrare l’elevata versatilità dei ragazzi di Arkane, diventati a tutti gli effetti uno dei team di punta di Bethesda Softworks.
Annunciato prima dell’acquisizione da parte di Microsoft, Deathloop è un titolo dal concept sicuramente molto singolare che neanche le decine di trailer gameplay, rilasciati ad oggi, sono riusciti a svelare ogni singolo aspetto di gioco di questo titolo.
Uscito in esclusiva temporale su Playstation 5 e PC, abbiamo ricevuto un codice review dal publisher relativo a quest’ultima versione, e siamo rimasti piacevolmente bloccati nel loop insieme a Colt e Julianna per diverse decine di ore.
Il nostro parere su Deathloop? Scopriamolo insieme nella review…
Attenti al loop: Blackreef edition
Con una breve sequenza video, assisteremo inermi all’assassinio del protagonista – un uomo di nome Colt – da parte di una giovane assassina, interessata proprio alla memoria del protagonista.
Senza memoria dei nostri eventi passati, torneremo inspiegabilmente alla vita e guideremo uno spaesato Colt al suo apparente arrivo sull’isola di Blackreef. Insieme al protagonista che, come noi, non tiene alcun ricordo della sua missione o della sua identità, muoveremo i primi passi sulla spiaggia dell’isola, interagendo con i primi oggetti presenti in quest’area iniziale.
Durante queste fasi iniziali dell’avventura, molto più lineari rispetto alle fasi avanzate di gioco, inizieremo a far luce sull’identità di Colt e la sua presenza all’interno di Blackreef: l’isola è infatti apparentemente bloccata all’interno di un’anomalia temporale – un loop, appunto – che ha come diretta conseguenza il ripetersi, all’infinito, della stessa giornata.
Lo scopo di Colt? Spezzare il loop, ovviamente. Ma farlo non sarà molto semplice: l’isola di Blackreef è infatti sotto il controllo di una misteriosa organizzazione, nota come Eternalisti, guidati da otto personaggi di spicco, chiamati Visionari. L’unico modo per spezzare il loop è l’uccisione, durante lo svolgimento di una sola giornata, di tutti e otto i Visionari. L’unico modo per farlo è ovviamente quello di raccogliere indizi, “plasmando” gli eventi nelle quattro macro-aree di gioco per accumulare il più più possibile Visionari nello stesso luogo alla stessa ora del giorno.
Sì perché l’isola di Blackreef “muta” considerevolmente nelle varie ore del giorno e molti indizi, missioni o proprio Visionari saranno disponibili in un determinato luogo solo in certe fasi della giornata. Arrivare a fine giornata significherà, purtroppo, ricominciare da zero il loop, perdendo progressi, armi e potenziamenti che, con fatica, siamo riusciti a mettere da parte durante la giornata appena trascorsa. A questo pro, nelle fasi più avanzate dell’avventura, il gioco metterà a disposizione un’utile meccanica nota come infusione che, tramite una risorsa ottenibile all’interno del mondo di gioco, sarà possibile – appunto – infondere armi e potenziamenti e renderli così disponibili nelle run successive.
Deathloop è un titolo dal buon ritmo: nel nostro caso, siamo riusciti a portare a termine la storia principale in circa una ventina (abbondanti) di ore di gioco, non portando però a termine diverse quest secondarie che il gioco mette a disposizione (molte, infatti, incentivano parecchio l’esplorazione delle regioni di Blackreef). La trama funziona bene e, nonostante alcune “brutture” – specialmente nelle fasi finali dell’avventura – siamo rimasti soddisfatti dal lavoro svolto da Arkane, specialmente per quanto riguarda i diversi dialoghi tra Colt e Julianna, supportati da una buona recitazione e da un ottimo doppiaggio, in lingua italiana.
C’è un po’ di Wolfenstein in questo Prey
Deathloop, sulla carta, mette in mostra un gameplay che può essere facilmente attribuibile a quello degli shooter in terza persona, pur trattandosi comunque di una variante di quel sottogenere che tanto abbiamo amato in passato, ovvero quello degli immersive sim che, di fatto, gli Arkane hanno reso il proprio cavallo di battaglia con le produzioni precedenti.
Le meccaniche di shooting di gioco hanno subito una vistosa influenza dell’aiuto proposta dai ragazzi di Machine Games, autori dei due ultimi (nonché eccellenti) reboot di Wolfenstein. Sebbene le meccaniche di shooting ci siano parse piuttosto solide, il tutto non è stato supportato a dovere dall’intelligenza artificiale di gioco, deficitaria e problematica in tutte le fasi dell’avventura.
Sia chiaro, in un titolo del genere la “pericolosità” dei nemici è un aspetto sì grave ma che comunque non ha tutto quel peso che potrebbe avere in uno shooter nudo e crudo, ma siamo comunque rimasti un po’ interdetti da questo aspetto che, di fatto, ha influito non poco sulla valutazione finale che vedrete a fine articolo. Il gioco mette comunque a disposizione meccaniche stealth solide che, specialmente una volta sbloccati più potenziamenti, ci renderanno delle macchine da guerra infallibili contro le schiere di Eternalisti che “infestano” Blackreef.
Visto che non sempre saremo costretti a venire alle mani, in Deathloop al giocatore è richiesta una costante attenzione di ciò che lo circonda: vuoi per la presenza di documenti (che ci aiuteranno a svelare obiettivi legati alla storia principale o quest secondarie), potenziamenti o porzioni nascoste della mappa, quasi invisibili ad un occhio disattento.
Deathloop pur essendo un’esperienza fondamentalmente “story-driven”, lascia molto spazio al giocatore, che avrà quindi modo di affrontare l’avventura con i propri tempi e il proprio stile di gioco, dando magari maggior spazio ad alcune quest secondarie rispetto che ad altre. Questa libertà, unita appunto a tutte le meccaniche collegate al loop temporale, rendono Deathloop un titolo incredibilmente vario e divertente da giocare.
Seppur accessoria e, a nostro parere, sfruttata non nel migliore dei modi, Deathloop mette a disposizione una modalità online asincrona, attivabile o disattivabile in qualsiasi momento: similmente alla meccanica delle “invasioni” di Dark Souls, in Deathloop i giocatori in rete potranno assumere il ruolo della rivale di Colt, Julianna, e metterci – letteralmente – i bastoni tra le ruote, durante la nostra missione atta a spezzare il loop. Uccidere Julianna, sia controllata da un giocatore sia dall’IA, ci darà diritto a potenziamenti e ricompense, che ci verranno in aiuto durante le fasi più avanzate dell’avventura.
La next-gen di Bethesda e Arkane
Tecnicamente parlando, Deathloop è il primo vero gioco di nuova generazione di Bethesda. Appoggiandosi, ancora una volta, sul tanto bistrattato Void Engine (nato da un branch dell’id Tech 6), il gioco mette in mostra diverse migliorie grafiche tipiche di questa generazione di console.
Nella versione PC da noi testata, vittima di un assiduo review bombing nella fase post lancio a causa di presunti problemi tecnici su alcune configurazioni, siamo rimasti comunque colpiti dal lavoro svolto da Arkane: il gioco, in termine di effetti, ray tracing e dettagli generali dell’ambientazione, risulta ottimo, mettendo in mostra un level design davvero eccellente.
Abbiamo provato il titolo su due configurazioni: la prima, di fascia alta, con una scheda RTX 3080 ti, giocato in risoluzione ultrawide (3440×1440) con tutti i dettagli portati al massimo e, in questo caso, il gioco si è comportato egregiamente, con un frame rate “ancorato” ad un valore di circa 90 fps. Sulla seconda configurazione, un portatile attrezzato con una scheda video RTX 3060, il gioco in fullHD non ha presentato alcun problema, ancorato a circa 75 fps, con tutti i dettagli portati al massimo, ed una risoluzione fullHD.
Resta da segnalare che i problemi tecnici sono comunque stati presi in carico da Arkane, che ha promesso immediate patch atte a rendere il titolo esente dai diversi fenomeni di shuttering segnalati dai giocatori.
Concludendo…
Deathloop è un titolo ottimo, senza se e senza ma. Il gioco è l’ennesima prova di abilità dei ragazzi di Arkane, che si presentano su questa generazione di console con un titolo fresco, originale e divertente dall’inizio alla fine. Ad impattare sulla valutazione finale ci sono diversi aspetti, tra cui in primis un’intelligenza artificiale altamente deficitaria, a cui si vanno ad aggiungere alcuni bug di gioco (tra cui crash e problemi di compenetrazione poligonale) ed errori di gioventù che, sicuramente, verranno sistemati con i prossimi update. Sia che siate in possesso di PS5 o di un buon PC da gaming, il consiglio è ovviamente quello di recuperare il sopra citato titolo che, sicuramente, saprà tenervi impegnati per diverse ore.
Configurazione di prova:
Monitor: AOC CU34G2X/BK
Scheda video: GeForce RTX 3080 Ti
Processore: Intel Core i7-8700k
RAM: 16 GB DDR4