Sono passati circa quattro anni dall’uscita del settimo capitolo di Resident Evil, titolo che ha segnato la rinascita della saga survival horror di Capcom, dopo una lunga serie di titoli non proprio memorabili. Resident Evil Village, ottavo capitolo ufficiale della longeva saga giapponese, è il sequel diretto dell’apprezzato Resident Evil 7, dopo le due ottime parentesi rappresentate dai due remake, Resident Evil 2 (da noi premiato GOTY nei Cyberludus Awards 2019) e il parziale passo indietro di Resident Evil 3.
Riprendendo appieno lo stile in prima persona del precedente capitolo, Village si presenta al grande pubblico con un’ambientazione d’assoluto impatto e una lunga serie di villain capaci di “rompere l’internet” ancor prima dell’uscita effettiva del gioco stesso (qualcuno ha detto Lady Dimitrescu?).

Grazie ad una copia promo fornitoci dal publisher italiano, Koch Media, abbiamo affrontato le mostruosità del villaggio, riprendendo gli sfortunati panni di Ethan Winters, alle prese con nuovi incubi e fantasmi del passato.

Eccoci quindi alla nostra recensione di Resident Evil Village!

Quattro lord, un figlio da salvare, un antico male: benvenuti nel Villaggio delle Ombre

Una meravigliosa sequenza animata apre le danze di questo ottavo Resident Evil, con la narrazione del libro “Village of Shadows”, una sorta di “macabra” fiaba tratta dal folklore dell’Est Europa – una favola locale che, più avanti, scopriremo avere diversi parallelismi con la storia del gioco.

A leggere il libro alla piccola Rosemary è proprio Mia Winters, moglie del protagonista Ethan, nonché vecchia conoscenza del precedente capitolo della saga.
Mia, Ethan e la piccola Rose hanno ricominciato una nuova vita in Europa, dopo “l’incidente” in Louisiana alla casa dei Baker, sotto la protezione di uno tra i più grandi nomi dell’intera saga: Chris Redfield.

Doveva essere una serata come tante in casa Winters ma, mentre guideremo il protagonista con in braccio la piccola Rosemary, gli eventi non tarderanno a precipitare, trascinandoci verso l’ennesimo incubo ad occhi aperti.
Dopo aver messo a letto la piccola Rose, infatti, un’irruzione di un manipolo di BSAA – guidati dallo stesso Redfield – sconvolgerà per sempre la vita degli sfortunati coniugi Winters: l’uccisione di Mia, da parte di Chris, sotto gli sconvolti occhi di Ethan e il rapimento della piccola Rosemary.
Dopo esser stato legato e portato di forza fuori dalla casa, dopo i drammatici eventi, Ethan verrà caricato su un furgone dagli uomini della BSAA, ma il destino sembra avere altri piani in serbo per lo sfortunato protagonista…

Finiti fuori strada dopo un misterioso attacco, Ethan si ritroverà così sperduto in mezzo al nulla, in una gelida nottata, a vagare senza meta tra la neve e le ombre fino all’arrivo…nel villaggio, luogo in cui inizieranno ufficialmente le nostre avventure, tra licantropi, vampiri e altre mostruosità che, sicuramente, mancavano all’appello nella longeva lista di aberrazione che, da trent’anni a questa parte, la serie di Capcom propone su schermo.

La storia di Resident Evil Village scorre via che è un piacere. Non a caso, siamo rimasti incollati allo schermo dall’inizio alla fine terminando l’avventura in un paio di giorni, per un totale di circa dodici ore di gameplay – longevità totalmente in linea con gli altri capitoli della saga. Quello che abbiamo sicuramente apprezzato è l’ottima progressione, scorrevole e senza punti morti, coadiuvata sì da un level design altalenante, ma assolutamente di spessore che raggiunge il top, a nostro parere, nel meraviglioso castello di Lady Dimitrescu. Il level design di Village è una sorta di “Resident Evil Greatest Hits”: c’è di tutto, dal design simil-Villa Spencer del primo capitolo al villaggio dei Ganados del quarto, senza dimenticare i diversi collegamenti narrativi ai precedenti episodi.

Un aspetto su cui abbiamo qualcosa da ridire è quello relativo all’effettivo screen time dei villain di Village, a partire dalla tanto “pubblicizzata” Lady Dimitrescu, diventata un vero e proprio meme vivente nei mesi precedenti all’effettivo rilascio del titolo. Sembra quasi che Capcom abbia sprecato un’occasione per approfondire la lore di questi personaggi che, a partire dalla sinuosa “Lady D”, avrebbero sicuramente meritato un maggior approfondimento. Un vero peccato.

Ritorno al futuro

Lato gameplay, Resident Evil Village riprende in toto lo stile in prima persona proposto dal precedente capitolo, migliorandolo in tutto e per tutto e rendendolo meno macchinoso, per meglio adattarlo alle diverse sequenze action a cui saremo tenuti a prendere parte durante l’avventura.

L’impressione che si ha dopo qualche ora di gioco è che il gameplay di Village sia stato in qualche modo “alleggerito” di tutti gli aspetti che rendevano i precedenti capitoli delle vere e proprie esperienze survival. Partiamo dalla difficoltà: come di consueto, abbiamo affrontato l’intera avventura in normal, trovando però piuttosto “facilotta” l’offerta ludica proposta da Capcom, arrivando a completare l’intera avventure con un death counter inferiore a cinque. Più munizioni sparse per il mondo di gioco, più risorse con cui craftare le stesse ma anche un armamentario decisamente più generoso, rendono quella di Village un’esperienza di gioco meno “pacata” rispetto a quella del precedente capitolo, andando spesso a finire in quella corrente action che, in passato, ha fatto storcere parecchie volte il naso agli stoici fan del franchise. Sia chiaro: Resident Evil Village non raggiungerà mai le dosi di ignoranza che hanno contraddistinto il quinto o il sesto capitolo, ma è evidente una maggior presenza di sequenze action che, specialmente nella fase finale dell’avventura, prenderanno il sopravvento. Questa semplificazione la si avverte su molti aspetti, dagli enigmi ambientali decisamente banali per poi arrivare alla gestione dell’inventario – potenziabile – che mai durante l’avventura ci ha provocato problemi di spazio.

Village è un capitolo che guarda al futuro, oltre a non rinnegare il proprio passato e lo fa con una struttura che strizza l’occhio ad un mondo un po’ più open. Il villaggio fungerà da vero e proprio hub centrale per le nostre avventure, da cui si dirameranno le strade che ci porteranno ai quattro lord, ovvero i boss che dovremo uccidere per salvare nostra figlia. Per sbloccare ogni tesoro o oggetto nascosto, saremo tenuti a tornare più e più volte tra le stradine desolate del villaggio, una volta entrando in possesso di strumenti o chiavi atti ad aprire porte precedentemente precluse. La raccolta di tesori o addirittura la caccia di animali selvatici è propedeutica alle nostre interazioni con il mercante del gioco, il Duca, un personaggio davvero singolare che, più e più volte nel corso dell’avventura, ci offrirà un prezioso supporto, sia nell’acquisto di armi/potenziamenti sia nel rifornimento di munizioni e medicinali.

Le meccaniche di shooting sono state senza dubbio migliorate: il feedback delle armi è assolutamente ottimo (segnaliamo che nella versione Playstation 5 sono stati sfruttati appieno i grilletti adattivi del DualSense) e la possibilità di usare mine o granate contro i nemici dona una certa varietà agli scontri. Una sorta di parata è stata integrata e, insieme ad essa, la possibilità di respingere i nemici ravvicinati, dando così modo ad Ethan di arieggiare e prepararsi a colpire con più distanza dalle orde avversarie. Per l’occasione, Village presenta uno dei cast di nemici e boss più variegato dell’intero franchise, un aspetto sicuramente apprezzabile.
Sulle boss fight nulla da dire: spettacolari come sempre ma forse un po’ più semplici del previsto, per questo motivo consigliamo ai giocatori più navigati di tentare la sorte con livelli di difficoltà più elevati.

Segnaliamo inoltre il graditissimo ritorno della modalità Mercenari, divenuta nei capitoli precedenti un vero e proprio cult (tanto da convincere Capcom a farne un titolo standalone in esclusiva su Nintendo 3DS), che potrà essere sbloccata una volta completata la storia del gioco. Mercenari è la classica modalità arena, a tempo, dove saremo tenuti ad affrontare orde crescenti di nemici sempre più potenti, tenendo sempre d’occhio il cronometro e acquistando – ad ogni ondata – equipaggiamento migliorato presso il Duca, nell’hub centrale. Pur essendo una modalità accessoria abbiamo comunque apprezzato la volontà di Capcom di re-inserirla all’interno del franchise.

RE Engine, una certezza al servizio della nuova generazione

Village è un titolo di assoluto impatto grafico che però soffre – a volte vistosamente – della sua stessa natura cross-gen. Il gioco se la cava comunque egregiamente in tutte le sue iterazioni, grazie all’incredibile scalabilità dell’engine, ma è comunque sulla nuova generazione di console – PS5 e Xbox Series X – e su PC che il gioco riesce a dare il meglio di se.

Il RE Engine, motore proprietario di Capcom che, negli anni passati, è stato capace di regalarci vere e proprie perle visive, approda per la seconda volta sulla nuova generazione di console, dopo esser stato “battezzato” da Devil May Cry 5 Special Edition. La modellazione poligonale di nemici e protagonisti ha effettuato un evidente balzo qualitativo, sia in termini di dettagli che di animazioni facciali, così come le ambientazioni proposte belle da vedere, varie e particolareggiate (gli interni del castello sono assolutamente incredibili). Su console next gen e PC, il gioco supporta il ray tracing che, seppur non ai livelli di un Cyberpunk 2077, riesce comunque a donare un tocco in più ai riflessi, specialmente nelle location indoor.

Sul discorso audio solo che plausi: la soundtrack e il doppiaggio – in lingua inglese – sono davvero ottimi e alcune tracce originali sono davvero meravigliose. Vorremmo comunque spendere qualche parola in più sul doppiaggio in italiano che si è dimostrato, ancora una volta, totalmente inadeguato, con una scelta di cast totalmente sbagliata, capace di rovinare la maggior parte delle scene di gioco, a causa di una recitazione insufficiente.

Concludendo…

Resident Evil Village è un capitolo assolutamente imperdibile. Portando ad un nuovo livello il gameplay del settimo capitolo, Capcom è riuscita a creare un nuovo punto di arrivo per la saga, sia in termini narrativi che di gameplay. Nonostante i diversi – e non leggeri – scivoloni lato trama e le semplificazioni del sistema di gioco, ci sentiamo di consigliare Village senza riserve a tutti gli appassionati della saga, rimasti a secco dopo la precedente dis-avventura di Ethan Winters.

Configurazione di prova:
Monitor: AOC CU34G2X/BK
Scheda video: GeForce GTX 1080 Ti
Processore: Intel Core i7-8700k
RAM: 16 GB DDR4

CI PIACE
  • Narrativa interessante, affiancata da una progressione incredibilmente fluida e assuefacente
  • Tecnicamente ottimo e assolutamente scalabile su macchine, ormai, non più al top
  • Ambientazione d’impatto, capaci di regalare bei momenti in termini di level design
  • Varietà di nemici e meccaniche di shooting migliorate sensibilmente
NON CI PIACE
  • La lore del villaggio e di alcuni nemici doveva e poteva essere approfondita ulteriormente
  • Gameplay semplificato, rispetto al precedente capitolo
  • Parte finale dell’avventura fin troppo action
  • Doppiaggio in lingua italiana assolutamente inadeguato
Conclusioni

Resident Evil Village è un capitolo imperdibile per i fan della saga di Capcom che, al netto di alcune pesanti semplificazioni lato gameplay e qualche pecca in termini di storia, riesce a tenere incollati i giocatori dall’inizio alla fine.

8.8Cyberludus.com

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Nerd purosangue classe 1992, si avvicina al mondo dei videogiochi grazie al SEGA Master System di sua madre. Destreggiandosi tra Alex Kidd e Sonic the Hedgehog, comincia a farsi una importante cultura videoludica a base di platform e beat ‘em up. Fedele seguace della “master race”, consuma giochi di ruolo dalla mattina alla sera, anche se la sua saga preferita rimane Grand Theft Auto degli inarrivabili Rockstar Games, che fin dal primo capitolo lo ha aiutato a diventare la brutta persona che imparerete a conoscere.

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