Oggi ci troviamo qui riuniti per celebrare la grandezza di Dead Space, uno dei survival horror più importanti ed influenti della storia videoludica. Un’opera capace di segnare una generazione che però, purtroppo, col proseguire dei capitoli ha man mano perso la sua identità accartocciandosi in una serie di incertezze e défaillance ce ne hanno decretato il triste fallimento. Oggi sembra che non ci siano più speranze per Dead Space ma non può finire così, Dead Space merita una nuova opportunità e la meritiamo anche noi videogiocatori.

Ma andiamo con ordine..

Dead Space 1

L’originale Dead Space è uscito quasi tredici anni fa. Nel 2008, l’apprezzato genere del survival-horror necessitava di una rivoluzione, un scintilla capace di rinvigorire la sua scena in declino. A quei tempi, Capcom stava indirizzando Resident Evil su un percorso più orientato verso l’azione e Silent Hill stava perdendo la sua integrità con ogni nuova iterazione. Il survival horror non stava vivendo il suo periodo migliore, rimanendo a galla grazie soprattutto alla scena indie su PC, con titoli come Penumbra: Overture della software house svedese Frictional Games, team che in seguito avrebbe ottenuto grandi consensi con l’epocale Amnesia: The Dark Descent.

Electronic Arts, uno dei più grandi publisher videoludici del mondo, non era certamente nota per la sua esperienza nel genere, ma riuscì ad incuriosire il pubblico annunciando una nuova IP survival-horror ambientata nello spazio. Il gioco sarebbe stato sviluppato da Visceral Games (allora EA Redwood Shores), sviluppatore noto principalmente per i giochi su licenza di James Bond e de Il Signore degli Anelli usciti per la sesta generazione di console. In pochi avrebbero previsto il successo che questo nuovo franchise avrebbe ottenuto; Dead Space combinava le migliori atmosfere delle più apprezzate epopee horror implementando anche un approccio tattico al combattimento sicuramente insolito per il genere.

Dead Space isaac

L’ispirazione cinematografica alla base di Dead Space

L’ingegnere Isaac Clarke viene inviato insieme ad una squadra di tecnici a bordo dell’astronave mineraria USG Ishimura che, in seguito ad un guasto, si ritrova ad orbitare in giro per il gelido spazio. All’interno dell’Ishimura la situazione, però, è inquietante: silenzio e mistero turbano i personaggi che ben presto vedono sbucare dal soffitto un essere mostruoso e deforme che macella brutalmente uno dei membri dell’equipaggio.
Già dai primi minuti di gioco, in Dead Space, si respira una malsana atmosfera avvolgente, arricchita da un comparto narrativo davvero interessante in cui il ritmo è gestito egregiamente, soppesando i colpi di scena in modo da confondere e stupire il giocatore quando meno se lo aspetta.
I ragazzi di Visceral Games hanno giocato bene le loro carte, proponendo una trama affascinante e prendendo spunto da alcuni mostri sacri del genere horror sci-fi. L’art director Ian Milham cita tra le sue fonti d’ispirazione film come Solaris o Event Horizon per quanto riguarda la storia ed il mondo di gioco. I lavori e lo stile di David Fincher, invece, sono stati menzionati per quanto concerne il tono della narrazione. Milham ha inevitabilmente citato anche Alien, affermando però di aver cercato di limitare il più possibile i riferimenti alla saga cinematografica creata da Ridley Scott.

n.b. Seguono spoiler su Dead Space e su alcuni dei film citati.

D’altronde l’influenza della saga cinematografica di Alien è lampante in Dead Space così come in una marea di prodotti horror ambientati nello spazio più profondo. Anche nel capolavoro datato 1979 un malcapitato equipaggio si ritrova in un’ambientazione claustrofobica a dover fare i conti con una creatura terrificante che si lancia in una sanguinolenta caccia all’uomo con lo scopo di divorare gli sfortunati protagonisti, impensabile dunque non notare diverse analogie con il videogioco Electronic Arts.

Anche nel sequel, Aliens, vediamo diverse analogie. In primis, alcune sequenze d’azione ricordano determinate sezioni di Dead Space ed inoltre l’impressione di ritrovarsi su un’astronave ormai ridotta a purulento nido di aberranti mostruosità si respira palpabile in entrambe le opere, con i protagonisti ridotti a prede in un’ambientazione disgustosamente ostile.

Tra le fonti d’ispirazione più evidenti, però, non possiamo che parlare di Solaris, film di fantascienza sovietico del 1972. La pellicola narra le vicende di Kris Kelvin, uno psicologo che parte presso la stazione scientifica orbitante intorno ad un misterioso pianeta, il cui equipaggio è ormai ridotto a tre componenti. Sul posto, il protagonista si ritrova ben presto in una situazione surreale, cominciando così ad avere allucinazioni riguardanti la moglie morta. Se avete vissuto la (dis)avventura di Isaac Clarke saprete benissimo che anche il nostro sfortunato ingegnere sarà assalito da visioni riguardanti la sua defunta compagna. Il protagonista, infatti, si rapporta alla donna diverse volte nel corso del gioco, salvo poi scoprire che il tutto avviene nella sua testa, visto che la ragazza è morta suicida ben prima che Isaac ed il uso equipaggio raggiungessero la nave.

Le sensazioni di isolamento e claustrofobia sono alla base del film di Andrej Tarkovskij, sensazioni che in Dead Space si respirano in maniera nitida e terribilmente morbosa.

Dead Space pare aver pescato anche da Sunshine, pellicola diretta da Danny Boyle uscita nel 2007. Il film è ambientato nell’anno 2057 su un veicolo spaziale chiamato Icarus II che vede al suo interno un equipaggio composto da otto membri e un ordigno nucleare realizzato con lo scopo di ridare vita al Sole morente che sta portando il pianeta Terra verso una fredda morte. Ad un certo punto, Icaus II riceve il segnale d’aiuto di Icarus I, nave partita per una missione simile e scomparsa misteriosamente due anni prima. L’equipaggio decide così di deviare verso il misterioso segnale, scelta questa ad una situazione tutt’altro che piacevole per l’equipaggio. Giunti sul posto si trovano davanti soltanto morte e desolazione, oltre che una registrazione del capitano che narra i fatti accaduti. Anche in Dead Space, il protagonista apprende dei terribili avvenimenti che l’hanno preceduto attraverso registrazioni audio e video.

Impossibile poi non parlare di Event Horizon (Punto di non ritorno), datato 1997, preso come fonte d’ispirazione oltre che a livello narrativo anche per quanto riguarda il design dell’ambientazione. In merito alla storia, la premessa è simile alle precedenti citate: una trasmissione rivela l’insperata riapparizione dell’astronave Event Horizon, ufficialmente andata distrutta in seguito ad un incidente sette anni prima. Viene così inviata a investigare l’astronave di soccorso Lewis and Clark, con il suo equipaggio. Anche in questo caso il protagonista, interpretato da Sam Neil, ha delle allucinazioni relative alla moglie morta e anche stavolta gran parte della squadra viene brutalmente massacrata. Il più interessante punto di congiunzione tra le due opere è comunque relativo ai riferimenti al simbolismo religioso ed antiche maledizioni. In Dead Space, il Marchio è la causa diretta della nascita dei Necromorfi e delle allucinazioni che coinvolgono i presenti. Nel film l’astronave si ritrova a superare i confini dell’universo conosciuto dalla scienza, giungendo in una dimensione di oscurità e perdizione, ritornandone poi cambiata. L’astronave diventa dunque in qualche modo viva e senziente, intenzionata a sterminare anche il nuovo equipaggio portando i vari personaggi a massacrarsi l’un l’altro.

Come accennato, comunque, sono evidenti le analogie nel design tra Dead Space ed Event Horizon. Le architetture gotiche ed oscure della Ishimura ricordano prepotentemente alcune delle ambientazioni della pellicola. L’estetica è uno dei punti di forza del videogioco sviluppato da Visceral Games, contribuendo nel senso di malessere ed isolamento che rende l’atmosfera ancora più terrorizzante. Malsano, claustrofobico, rugginoso.. L’art design di Dead Space si distacca prepotentemente da quanto visto negli altri videogiochi di stampo sci-fi, generalmente caratterizzati da uno stile più “pulito” e figlio di una visione della fantascienza più vicina a come la si immaginava negli anni ’70, un po’ nello stile di Mass Effect per intenderci.

Sempre parlando di fonti d’ispirazioni, merita certamente una menzione il capolavoro di Carpenter La Cosa. La pellicola narra di un alieno mutaforma che si schianta nei pressi di una stazione di ricerca situata in territorio artico. La creatura comincia così una caccia agli umani presenti nella struttura, andando a mutare il loro DNA e portando alla nascita di creature orribili che nel design ricordano prepotentemente i necromorfi di Dead Space.

Infine, non possiamo non parlare anche delle influenze cinematografiche che, pur risultando lontane dal genere sci-fi horror, hanno comunque ricoperto un ruolo fondamentale nello sviluppo di Dead Space. I primi lavori di David Fincher, ad esempio, hanno influenzato il tono e la sensazione di morte costante che aleggia in Dead Space.

Milham stesso ha affermato che i colori di film come Sev7n e Fight Club trasmettano delle angoscianti sensazioni di decadenza e disperazione, atmosfere che i creatori del videogioco hanno provato a riproporre, con le dovute accortezze stilistiche. Fincher è inoltre noto per i suoi primi piani sui personaggi, utili a comprenderne ed ammirarne al meglio le varie sfumature caratteriali e piscologiche. In Dead Space viviamo l’esperienza di gioco da una prospettiva in terza persona e pur non potendolo osservare il protagonista in volto, si crea un’innegabile legame tra giocatore e Isaac  che diventa così un’estensione delle nostre sensazioni e paure.

Non possiamo poi non citare tutti i vari personaggi ai limiti della follia, estremamente paranoici ed ossessivi presenti nelle pellicole del regista americano. Queste caratteristiche investono anche diversi personaggi di Dead Space che hanno letteralmente perso il senno a causa del Marchio. Il protagonista stesso, progredendo nella sua Odissea a bordo della USG Ishimura, comincia a mostrare segni di squilibrio, soffrendo la solitudine e l’assurdità generale della terribile situazione.

In queste prime righe vi abbiamo mostrato come Dead Space prenda in prestito determinate caratteristiche di alcuni dei migliori film di fantascienza della storia, dando comunque vita ad un’esperienza ben narrata e dall’estrema impronta cinematografica, soprattutto visto che stiamo parlando di un titolo rilasciato nel 2008. Non abbiamo comunque ancora finito di parlare di Dead Space, rimanete sintonizzati sulle nostre pagine per tornare a fare un giro nell’oscura USG Ishimura.. Il nostro viaggio non è ancora finito.

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Alla costante ricerca di se stesso e del suo ruolo nel mondo, perde la sua verginità videoludica con la gloriosa PS1 e da allora è un amore in costante crescita. In quanto appassionato di cinema apprezza particolarmente i videogames in grado di raccontare storie interessanti e coinvolgenti. Attende con impazienza una cruenta apocalisse zombi per mettere in atto tutto ciò che ha imparato grazie a Resident Evil e The Last of Us.

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