Durante la pubblicazione di Tony Hawk’s Pro Skater 1 correva l’anno 1999. Il fiorente mercato portava sugli scaffali dei giocatori titoli che, col passare del tempo, divennero (o diverranno, nel caso di prodotti appartenenti alla stessa finestra di lancio del sopracitato Tony Hawk’s Pro Skater) capisaldi dell’emergente medium. In quel periodo esatto della storia videoludica, in particolare, l’esplorazione di nuove frontiere non aveva ancora portato ad un rilevante approdo nel settore sportivo degli skateboards. Fu questo che diede un grande valore alla creazione del talentuoso team Neversoft che, grazie alla presenza alle spalle di un grosso publisher come Activision, seppe pubblicare un prodotto a cavallo tra la simulazione e l’arcade, più in linea con i canoni del periodo. A distanza di 20 anni dal rilascio dei primi due capitoli della serie, cavalcando l’onda dei remake che ha caratterizzato parte della generazione corrente, alcuni tra i più famosi skater americani si apprestano a ritornare in pompa magna sulle librerie.
Un prodotto dall’incredibile qualità
Così come accadde nell’ormai lontano 2017 con Crash Bandicoot N. Sane Triogy, anche con quest’ultima produzione di Vicarious Visions le fondamenta dell’esperienza ludica sono rimaste, concettualmente, inalterate. Appartenente ad un’epoca in cui la concezione del medium era relegata ad un blando passatempo, l’evidente salto generazionale mostra un processo creativo che ben si distacca da una semplice rimasterizzazione. Nonostante l’opera rimanga la medesima di 20 anni fa, l’apparente legnosità dei movimenti e la poca profondità -illusoria- del gameplay trovano un’originale riproposizione che ben si lega tra loro, creando una rigida dicotomia tra vecchio e nuovo che coesiste –paradossalmente- grazie all’utilizzo delle stesse meccaniche arcade.
Dunque, il miglioramento del comparto estetico, insieme a quello tecnico, mostra sin da subito i risultati del lavoro dietro questa realizzazione: basti effettuare, infatti, un breve confronto con la controparte per Playstation per vedere come il rifacimento del comparto visivo (tramite un upscaling e un re-work delle texture) ed una rielaborazione dell’impianto di illuminazione mostrino a pieno le potenzialità di questo progetto. La caratterizzazione degli ambienti, dapprima inesistente, consente ora una maggiore immersione nella cultura cult dello skate, necessaria per rendere ancor più divertente e soddisfacente l’esperienza generale, a cui si legano alcune novità esclusive.
Datemi uno skate e una ringhiera per grindare
Con Tony Hawk’s Pro Skater 1+2 i giocatori si troveranno a vestire nuovamente i panni di Tony Hawk o di uno degli altri skater appartenenti al roster di gioco, con una varietà che ammonta a ventidue personaggi, a cui si sommano quattro slot per gli avatar personali. Un’importante osservazione merita di essere posta a quest’ultimo proposito: partendo dalla customizzazione dei tratti essenziali (viso, trucco, capigliatura ed altro), a cui si aggiunge la scelta della postura dei piedi, della spinta con questi e lo stile di skating, un catalogo di acquisti effettuabili (con valuta di gioco non ottenibile tramite micro-transazioni) determina molte possibilità di personalizzazione dei personaggi.
Tatuaggi, calze, scarpe, pantaloni e parti superiori costituiscono le principali caratterizzazioni, ma è il quantitativo di prodotti a fare realmente la differenza, offrendo decine e decine (a volte tendenti al centinaio) di personalizzazioni per categoria. Inoltre, anche le tavole presentano una caratterizzazione che va oltre il semplice aspetto estetico della parte inferiore, relegando la modifica dello skate anche al truck, ruote e grip.
A scuola di Skate con Tony Hawk
Partendo da un vasto e lineare tutorial, tenuto nientepopodimeno che dallo skater che dà il nome al prodotto, la semplice struttura della guida permette ai novizi -e non- di essere gradualmente trasportati verso lo skateboarding digitale. Seppure l’approccio alla specifica terminologia sportiva possa inizialmente destabilizzare i non addetti ai lavori, la durata moderata dell’esperienza introduttiva (e la sua esemplificazione) saranno sufficienti per consentire una progressione graduale attraverso un mondo di gioco ampio e variegato, permettendogli un costante apprendimento e perfezionamento delle proprie abilità.
Che sia a Miami, New York, Marsiglia o una qualsiasi altra città con rampe e ringhiere da grindare, quegli stage che determinarono ore ed ore di puro divertimento definiscono una eterogeneità che, ora come allora, porteranno il giocatore a sfidare sé stesso per raggiungere sempre più la rifinitezza, incentivandolo ad una costante auto-competizione. Ollie, flip trick, grab trick ed altre tecniche caratterizzano il gameplay arcade del prodotto che, nella sua esperienza globale, è accessibile a tutti, ma richiede tuttavia numerose ore di allenamento per migliorare.
Oltre la fedeltà originale
Le differenze tra i titoli rilasciati su Playstation e la nuova produzione di Vicarious Visions, arrivati a questo punto, sono chiare ed evidenti. Il rinnovamento, tuttavia, non si limita al comparto tecnico, intaccando persino la longevità del prodotto. Costituente una buona parte dell’offerta ludica nel suo complesso, infatti, l’ampliamento di una community attorno al titolo ha consentito l’accrescimento di nuove funzionalità importanti, come la pubblicazione e la giocabilità di mappe postate da vari utenti.
A stupirci maggiormente non è stata la caratterizzazione dell’editor, seppur limitato ad alcune funzioni base (che vanno espanse con l’acquisto di oggetti collocabili), bensì l’inclusività che ne deriva, rendendo propria una formula ludica di successo, apprezzata recentemente con prodotti dal calibro di Super Mario Maker e Dreams. A malincuore, invece, lo sviluppo della modalità multigiocatore è rilegato a poche sfide con altri competitor (sono tre modalità tutti contro tutti ed una globale, ossia lo speedrunning), che ampliano sì l’offerta, ma non sortendo il medesimo effetto del core di gioco.
Concludendo…
In conclusione, l’esperienza derivata dal prodotto è magistrale, seppure non si possa definire perfetta. Il rifacimento totale del titolo (commercializzato invece come una rimasterizzazione) ha sortito l’effetto desiderato: non prendendosi sul serio e relegando il gameplay ad un “arcaico” ma pur sempre efficace design arcade e non certamente simulativo, l’interazione con il pad alla mano è sì migliore ma, soprattutto, ancor più divertente della precedente. Lineare nella sua definizione, la formula ludica di Tony Hawk’s Pro Skater 1+2 è accessibile a tutti, grazie all’esistenza di mod di gioco presenti nell’apposito menu. Ponendosi come fine ultimo il puro e semplice divertimento dell’utente, quasi al pari del celebre detto “art for art’s sake”, questo si lega perfettamente all’esperienza complessiva e, soprattutto, riesce a farsi valere anche in un’epoca in cui la ricercatezza cinematografica ha segnato la svolta dell’azienda, anche grazie a titoli dal calibro di The Last of Us Part 2.