Dopo una vittoriosa campagna su Kickstarter, e il conseguente rilascio di una demo su Steam che ha dato modo a parecchi giocatori di “tastare” con mano lo stato dei lavori, The Beast Inside è finalmente approdato sul market digitale di casa Valve, proponendosi come un punto di riferimento per gli appassionati del genere horror. Vi confessiamo che, prima di avvicinarci al gioco per la prima volta, abbiamo accolto la produzione con un certo scetticismo, convinti di trovarci davanti all’ennesimo “horror indipendente” su Steam, condito dai soliti clichè e “jumpscare”, posizionati intenzionalmente per far sobbalzare dalla sedia l’influencer di turno durante una live su Twitch.

Scrollata di dosso la pesante coltre di scetticismo, ci siamo ritrovati davanti ad una tra le più gradite sorprese di questo 2019 videoludico.

Perchè? Ve lo spieghiamo nella nostra recensione…

Due uomini, una casa, un oscuro legame…

The Beast Inside si presenta come un’avventura horror in prima persona, liberamente ispirata a titoli PC e console che, negli ultimi anni, hanno terrorizzato migliaia di giocatori, come Resident Evil 7, la demo del “defunto” Silent Hills di KojimaP.T. – e Amnesia: The Dark Descent.

Le ambientazioni proposte sono varie ed estremamente suggestive.

In The Beast Inside assumeremo gli scomodi panni di Adam, un crittoanalista della CIA che decide di recarsi, in compagnia della moglie, in una isolata casa di campagna, per dedicare anima e corpo alla decrittazione di codici in grado di ribaltare le sorti del conflitto tra USA e URSS, durante la cosiddetta Guerra Fredda. Durante la sistemazione dell’abitazione, in disuso ormai da parecchi anni, Adam capiterà negli scritti di Nicolas, uno tra i precedenti abitanti della casa – vissuto oltre cent’anni prima. Attraverso la lettura degli scritti, assumeremo anche i panni di Nicolas, all’interno di sequenze di gioco che, a differenza di quelle con Adam, assumono connotazioni maggiormente inquietanti e spaventose, con cambi di atmosfera repentini che, più di una volta, vi faranno sobbalzare dalla schiena. Le storie di Adam e Nicolas, che si alterneranno dall’inizio alla fine del gioco, porteranno il giocatore a scoprire l’oscuro legame che in realtà questi due personaggi celano, portandoci ad una conclusione carica di patos e caratterizzata da diversi bivi narrativi.

L’avventura, della durata di otto ore circa (anche se piuttosto variabile, a seconda del tempo che ci impiegherete a portare a termine alcuni ostici enigmi – ne esistono anche di totalmente opzionali, per i completisti), si è dimostrata eccellente sul fronte della scrittura e su quello del ritmo. La mancanza della lingua italiana potrebbe tuttavia scoraggiare una buona fetta di utenza, dato che si tratta di un’avventura particolarmente “verbosa”, vista la presenza di numerosi testi e manoscritti che ci guideranno dall’inizio alla fine.
Il modo in cui le due avventure si alternano fino a collidere nelle sequenze di gioco finali, è senza dubbio uno tra i punti di forza della produzioni firmata Illusion Ray Studio, che vi terrà incollati allo schermo fino ai titoli di coda.

Nei panni di Nicolas, l’avventura assume tinte “horror”. Adatto solo a stomaci forti!

Un altro degli aspetti di forza di The Beast Inside è rappresentato senza dubbio dalle atmosfere, impreziosite da un level design decisamente ottimo. L’utilizzo combinato della fotogrammetria e del motore Unreal Engine 4 – tecnica peraltro utilizzata anche nel recente Resident Evil 7 – è stata in grado di rendere particolareggiati gli interne delle abitazioni, rendendo il tutto ancor più inquietante nelle sequenze nei panni di Nicolas, che si propongono con uno stile horror per stomaci forti. Il primo capitolo nei panni del suddetto personaggio è di fatti terrificante, a tratti quasi “fastidioso” per via della quantità di inquietudine che è in grado di trasmettere al giocatore. Per rincarare la dose, i ragazzi di Illusion Ray Studio hanno ben pensato di inserire nelle suddette sequenze di gameplay vere e proprie “presenze” spettrali, che popoleranno la scena in molte aree di gioco, riuscendo a farci spaventare piu e piu volte con diversi jumpscares anche se, ad essere completamente onesti, molti di questi li abbiamo trovati decisamente decontestualizzati. A voler essere “cattivi”, a tratti ci sono sembrate un mero pretesto per spaventare lo “youtuber” di turno e rendere più frizzanti i gameplay e/o live presenti online…ma questa è solo una nostra opinione che va, giustamente, presa con le pinze.

Le sequenze “investigative” nei panni di Adam ci porteranno ad utilizzare questo particolare strumento, utile a rilevare le onde spettrali lasciate dalle persone.

The Beast Inside non è propriamente definibile un survival horror, anche se in una sequenza in particolare ci viene addirittura richiesto di imbracciare un’arma da fuoco. Il titolo, per impostazione, può essere maggiormente assimilabile ad un walking simulator, con una componente di interattività davvero convincente. In maniera molto simile al già citato Amnesia, potremo infatti sfruttare il mouse, e la pressione del tasto sinistro, per interagire con gli elementi dello scenario, ad esempio nell’apertura delle porte o la rotazione di un pezzo di arredamento. Gli oggetti con cui sarà possibile interagire sono pressoché infiniti, e tutto ciò è stato reso ancor più credibile dall’ottimo motore fisico.
In aggiunta alla componente esplorativa, preponderante nelle sequenze nei panni di Adam, gli sviluppatori hanno deciso di integrare diverse variazioni al gameplay. Oltre alla già citata sequenza di shooting, verremo chiamati a risolvere diversi enigmi ambientali (tra cui una spettacolare e fedele riproduzione di una macchina Enigma, dove saremo tenuti a decrittare dei codici sovietici in uno specifico capitolo di gioco) ben congegnati e soprattutto vari, sequenze di fuga e altre puramente investigative. La varietà del gameplay è sicuramente uno tra i punti di forza di The Beast Inside, caratteristica che lo rende decisamente unico nel panorama delle avventure in prima persona a tinte horror.

Concludendo…

Scrollato di dosso ogni residuo di scetticismo, The Beast Inside si è dimostrata una tra le più gradite sorprese videoludiche di quest’anno. Il lavoro svolto dai ragazzi di Illusion Ray Studio attinge dall’immaginario delle diverse produzioni videoludiche horror, disponibili sul mercato, proponendo un’avventura tutto sommato breve ma intensa, in grado di raccontare una storia interessante che terrà incollato il giocatore allo schermo dall’inizio alla fine. Nonostante diversi problemi tecnici, soprattutto per quanto concerne l’ottimizzazione (abbiamo riscontrato svariati problemi di stuttering e cali di frame), il livello di dettaglio si è dimostrato convincente, grazie soprattutto all’utilizzo di tecniche come la fotogrammetria, in grado di riprodurre gli interni in maniera realistica. Per una ventina di euro circa, prezzo irrisorio se comparato ad altri titoli di questo genere, consigliamo assolutamente l’acquisto ad ogni appassionato del genere che però deve necessariamente fare i conti con la mancanza della lingua italiana.

CI PIACE
  • Atmosfera unica, impreziosita da un ottimo level design
  • Gameplay sorprendentemente vario
  • Dettagli degli interni ottimi, grazie all’utilizzo della fotogrammetria
  • Prezzo competitivo
NON CI PIACE
  • Alcuni jump-scare totalmente gratuiti e decontestualizzati
  • Comparto grafico che pecca di ottimizzazione
  • La mancanza della lingua italiana potrebbe rappresentare un ostacolo invalicabile per alcuni
Conclusioni

Se siete appassionati delle avventure in prima persona “atmosferiche”, The Beast Inside potrebbe essere il gioco adatto a voi. Per un prezzo intorno ai venti euro, potrete portarvi a casa un’esperienza di gioco valida, oltre che estremamente coinvolgente sia dal punto di vista narrativo sia da quello del gameplay.

8Cyberludus.com

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Nerd purosangue classe 1992, si avvicina al mondo dei videogiochi grazie al SEGA Master System di sua madre. Destreggiandosi tra Alex Kidd e Sonic the Hedgehog, comincia a farsi una importante cultura videoludica a base di platform e beat ‘em up. Fedele seguace della “master race”, consuma giochi di ruolo dalla mattina alla sera, anche se la sua saga preferita rimane Grand Theft Auto degli inarrivabili Rockstar Games, che fin dal primo capitolo lo ha aiutato a diventare la brutta persona che imparerete a conoscere.

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