In un universo ludico sempre più propenso allo “spara-spara” assoluto, saghe come Fire Emblem sono di fatto “mosche bianche” e, di base, progetti “rischiosi” vista la colossale assuefazione dell’utenza verso il dinamismo assoluto. Ma un buon gioco deve per forza esser dotato di un ritmo incalzante? Fire Emblem da una sua personalissima risposta ad una domanda che, seppur esteticamente banale, nasconde un abisso concettuale di proporzioni bibliche. Ma andiamo con ordine!

Il master dei combattimenti

Fire Emblem: Three Houses è uno strategico a turni dalla forte componente ruolistica e narrativa. E, soprattutto, è un gioco intelligentemente basato sulle decisioni, piccole o “travolgenti”. A partire dalla primissima, quella su cui poi poggerà l’intero sviluppo del gioco, ovvero la scelta del gruppo di studenti di cui diventare il principale insegnante: in Fire Emblem, infatti, interpreteremo un mercenario che, per una serie particolare di eventi, assume il ruolo di tutore. Una volta indossate le vesti accademiche, il gioco ci constringerà, come anticipato, a scegliere fra gruppi distinti di studenti, i Black Eagles, Blue Lions o Golden Deer. Ogni “fazione” avrà degli scopi ben precisi, degli interessi specifici e, in generale, un background curato e originale. Confermando uno standard della serie, Three Houses mantiene altissima la bandiera della saga per quanto concerne lo spessore narrativo dell’episodio.

Ogni fazione, a sua volta sarà composta da una serie di spiccate personalità con cui avremo modo di relazionarci nel corso dello sviluppo del gioco. Ed è bene sottolineare il senso del termine “sviluppo” accostato a Fire Emblem: l’evoluzione narrativa, affidata spesso a nostre scelte specifiche, consentirà non solo una progressione delle vicende generali ma, quest’ultime, avranno un impatto deciso anche sulla caratterizzazione singola dei singoli individui, che conosceremo nel nostro gruppo di riferimento. Non sarà raro infatti che, personaggi inizialmente “odiosi” o poco inclini ad un dialogo tranquillo e senza spine, si evolvano verso qualcosa di completamente opposto, influenzati dagli accadimenti globali che avranno un peso in modo verosimile all’interno del micro-cosmo del gioco.

Purtroppo, nonostante una sicura validità narrativa per quanto concerne i dettagli ed il background, la storyline principale non risulterà all’altezza dello standard elevatissimo del resto. Sia chiaro, si parla sempre di una trama ben realizzata e discretamente diretta, con diversi momenti di suspance e di sorpresa ma che, in generale, sarà a tratti scontata e sin troppo prevedibile, risultando sicuramente piacevole (soprattutto nella seconda frazione) ma inspiegabilmente lineare in un universo dettagliato e dalle infinite possibilità narrative. Questa linearità la si scoverà lampante e visibile soprattutto negli “antagonisti” del gioco, spesso dipinti in modo elementare e mossi da scopi piuttosto semplicistici. Ogni capitolo del gioco corrisponderà ad un mese intero nella finzione ludica stessa, dove non sarà possibile vivere appieno ogni singolo giorno ma che, nei vari “stage” corrispondenti a specifiche giornate, saremo chiamati ad affrontare differenti attività preparatorie, libere o fisse, che ci condurranno alla fine del mese, dove affronteremo una missione principale che porterà innanzi la linea narrativa.

L’arte della guerra

Naturalmente, Fire Emblem non è solo un’esperienza narrativa, ma anche e soprattutto un gioco d’azione a turni. Innanzitutto, le attività di cui sopra ci consentiranno di guadagnare punti specifici che potremo investire sui nostri studenti, per far aumentare loro specifiche abilità. Fire Emblem richiederà un certo grado di pianificazione, visto che ad ogni sessione potremo “istruire” un numero limitato di studenti e che, com’è lecito attendersi, non avremo esattamente punti infiniti da poter utilizzare. A questo, dovremo aggiungere anche attività “extra-curricolari”, come la pesca o il giardinaggio, che andranno a rinsaldare il legame con gli studenti e dar loro motivazione, fondamentale perché senza d’essa, gli studenti non potranno esser istruiti in alcun modo. Maggiore motivazione significherà un grado di apprendimento più alto e, quindi, una abilità più potente. In questo senso, tutto il sudore secreto per poter oculatamente investire i punti guadagnati nelle attività, sarà ben ricompensato da un sistema che introduce continuamente nuovi elementi e vie per sviluppare il nostro gioco e i nostri studenti.

Se la cornice del dipinto è così finemente intarsiata, il cuore stesso della tela lo è di più: Fire Emblem risplenderà infatti per quanto concerne le meccaniche relative al combattimento, com’è tradizione sviluppato su di una griglia che consentirà movimento e azioni a turni. Le battaglie saranno infatti concettualmente semplici nei meccanismi, ma abissalmente profonde se si deciderà (cosa che il gioco ci costringerà a fare, dopo un pò) a esplorare i dettagli e le possibilità di personalizzazione del comparto. Il sistema di combattimento sarà piuttosto variegato e, al di là di specifiche debolezze di alcune classi nei confronti di altre, ci saranno altri fattori che orienteranno irrimediabilmente le sorti della battaglia. Ad esempio, le “Combat Arts“, specie di attacchi speciali specifici che andranno, ad esempio, ad aumentare l’attacco o estendere il raggio d’azione delle unità a distanza, potranno rovesciare l’esisto di uno scontro, seppure consumeranno rapidamente l’acuminatezza delle armi. Stesso discorso per i battaglioni, manipolo di soldati che potranno essere assegnati ai nostri personaggi. Il gruppo extra di militi ci garantirà una serie di bonus particolari, oltre ad alcune abilità speciali che potranno essere utilizzate nel corso degli eventi.

Come, my soldiers!

In base alla scelta della difficoltà, Fire Emblem avrà un “sapore” totalmente diverso: ad esempio, scegliendo la difficoltà più alta, sarà importante valutare dettagli come la scelta dell’aiutante, che sarà un supporter in grado di soccorrere i nostri personaggi in battaglia ma che, di fatto, ne avremo a disposizione in quantità limitata e andrà oculatamente valutato quando e dove utilizzaro. Il gioco, inoltre, come in Fire Emblem Echoes, darà la possibilità di “riavvolgere” le battaglie all’indietro, in modo da poter cambiare idea su di una “cattiva” decisione, evitando la frustrazione di dover ricominciare una battaglia per intero. Naturalmente, non avremo la possibilità di farlo all’infinito, ma avremo abbastanza “tentativi” da riuscire a giocare con relativa tranquillità, almeno ai livelli di difficoltà inferiori. In aggiunta, è bene sapere che Three Houses non avrà una specifica componente multiplayer, ma giocare online ci consentirà di avere alcuni vantaggi. Ad esempio, non sarà raro trovare sul campo di battaglia gli “spiriti” di altri giocatori “defunti” i quali, una volta toccati, ci garantiranno alcuni piccoli bonus. Oppure, al contempo, alcuni giocatori potranno inviare al nostro Qg alcuni vendor, che avranno preziosi item da poter acquistare.

Nonostante un comparto tecnico sostanzialmente pregevole, Fire Emblem non è esente da qualche problemuccio nel settore. Non sarà infatti difficile incappare in cali improvvisi di frame durante l’esplorazione del nostro quartier generale, connessi ad alcune storture più squisitamente estetiche (come sfondi che non “aderiscono” correttamente al fondale degli stage). In linea di massima, nonostante qualche piccola defaillance, Fire Emblem Three Houses fonderà il suo moto ludico su di un sistema tecnico-meccanico ottimo e che sarà il giusto catalizzatore di un gameplay system dinamico, coinvolgente e profondo. Questo rodato sistema si fonderà però con un comparto estetico sufficiente, ma per certi versi inspiegabilmente datato e piuttosto modesto per quanto concerne i dettagli, i modelli e gli ambienti e le possibilità offerte.

Un plauso completo va fatto invece alla colonna sonora, evocativa, originale e sempre ben amalgamata al contesto. Parallella alla soundtrack, la localizzazione in italiano è da sottolineare per qualità e doti recitative dimostrate, sicuramente convincenti e che non fa assolutamente rimpiangere quella “internazionale”.

Concludendo…

Per tante ragioni, Fire Emblem: Three Houses è la naturale evoluzione di una serie che si è sempre contraddistinta per la capacità di regalare l’accesso ad un mondo complesso e dettagliato, governato però da meccaniche accessibili seppur vaste e altamente personalizzabili. Un gioco di strategia completo, piuttosto originale e vasto, che mostra un po’ il fianco solo nella costruzione della narrativa, piacevole ma non particolarmente elaborata.

CI PIACE
  • Sistema di gioco profondo
  • Combat System semplice ma dalle tante possibità
  • Background generale curato…
NON CI PIACE
  • …ma intrappolato in una trama piuttosto lineare
  • Alcuni problemi tecnici
  • Graficamente datato
Conclusioni

Per tante ragioni, Fire Emblem: Three Houses è la naturale evoluzione di una serie che si è sempre contraddistinta per la capacità di regalare l’accesso ad un mondo complesso e dettagliato, governato però da meccaniche accessibili seppur vaste e altamente personalizzabili. Un gioco di strategia completo, piuttosto originale e vasto, che mostra un po’ il fianco solo nella costruzione della narrativa, piacevole ma non particolarmente elaborata.

8.5Cyberludus.com

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