Sindaci di ogni dove, è arrivato il vostro videogioco: Urban Empire
Kalypso Media, nota casa produttrice di videogiochi strategici e gestionali come Tropico, Port Royale e Grand Ages, il 20 gennaio 2017 ha annunciato l’attesissimo Urban Empire, titolo (sviluppato in collaborazione con Reborn) che ci calerà nelle vesti di un intraprendente sindaco a capo di una piccola cittadina in cerca di sicurezza, prosperità e stabilità.
Quanti di voi, leggendo queste ultime parole, hanno già pensato a giochi city builder come Cities: Skylines, Sim City o perfino a una rivisitazione di Tropico?
Noi di CyberLudus abbiamo “spolpato” a dovere questo Urban Empire, e ora, finalmente, andremo ad analizzarlo insieme a voi, valutandone ogni dettaglio nella speranza di “catturare” l’attenzione degli appassionati del genere gestionale e politico.
Che fatica la vita politica…
Riprendendo quanto anticipato, Urban Empire è da considerarsi sì un city builder, ma atipico, in quanto basato non tanto sulla creazione della città perfetta sul piano urbanistico, bensì sulla sua gestione politica. Nel gioco, infatti, lavoreremo assiduamente con un piccolo parlamento, il “giudice supremo” che ogni volta deciderà se appoggiare o meno le vostre proposte legislative, siano queste conservatrici o progressiste.
Non vi basterà quindi annunciare una nuova legge per vederne gli effetti nell’immediato: la proposta sarà valutata dal consiglio (composto dai vari schieramenti che si sono avvicendati realmente nelle scene politiche nel corso dei decenni), discussa ed emanata in caso di esito positivo.
Fortunatamente non ci troveremo con le mani legate in sede di promulgazione, ma potremo interagire con i vari partiti in modo che essi siano più propensi a votare per noi, con conversazioni dinamiche che, effettivamente, lasciano un certo margine di libertà. Colloquiando in modo pacifico, per esempio, i cambiamenti risulteranno meno determinanti ai fini del voto politico, ma non andranno a incidere troppo sulla relazione con il partito in questione. Al contrario, obbligare una fazione a votare per noi danneggerà drasticamente il rapporto di fiducia che abbiamo faticosamente instaurato.
Questo semplice esempio riesce a farci capire come il mantenimento di buone relazioni con tutti i partiti risulti estremamente difficile. Anzi, quasi impossibile, anche a causa di un’interfaccia che al videogiocatore concede ben poche informazioni utili e chiare, soprattutto per quanto riguarda il livello di soddisfazione di un determinato schieramento o magari i motivi per i quali questo ci apprezza o odia.
In una situazione simile, accontentare alcuni partiti e “snobbarne” altri risulterà essere la scelta migliore, sia per il bene della città che… per il vostro. Infatti, anche se a inizio partita sarete voi il sindaco e capo supremo della città, ogni 6 anni virtuali sarete tenuti ad affrontare “tremende” elezioni politiche. E indovinate un po’? Nel caso in cui i vostri rapporti con le varie compagini non fossero tali da farvi ottenere l’appellativo di “rappresentante perfetto” (a vantaggio di un contendente virtuale), beh, il Game Over metterà la parola fine alla vostra vita da primo cittadino.
Mettiamoci all’opera
Urban Empire offre sostanzialmente due modalità di gioco: scenario e campagna. La prima può essere intesa come la classica “sfida”, che ci permetterà di prendere le redini di una città già avviata, modificandola e ampliandola in base agli obiettivi selezionati dall’IA. Per quanto concerne invece la campagna, vera modalità sandbox del titolo Kalypso, prima di andare a gestire direttamente la nostra “piccola metropoli” avremo il compito di scegliere la dinastia che la governerà.
Le nostre scelte potranno ricadere soltanto su quattro opzioni: il nobile e crudele Gebert Von Pfilzen, l’ottimista borghese Giuseppe Sant’Elias, il rappresentante della classe operaia Conor Kilgannon e quello degli immigrati russi, Vasiliy Shuysky.
Ogni dinastia ha tratti unici che, nel corso degli anni, potranno modificarsi in base agli oltre mille eventi che si presenteranno. Questi influenzeranno soprattutto i rapporti con il consiglio di amministrazione della città, e, di conseguenza, la soddisfazione dei cittadini.
Oltre agli intrighi politici però, ci sono tante famiglie virtuali che necessitano di cliniche, chiese e teatri per appagare i proprio bisogni. La parte di gioco relativa alla creazione di nuovi distretti, di servizi e strutture dedicate risulta tuttavia fin troppo ridotta in questo Urban Empire. Basato sul convenzionale “sistema RCI” (residenze, commerciale, industriale), il titolo di Kalypso prevede la spartizione degli spazi edificabili e il “piazzamento” manuale di strutture quali scuole e stazioni, fondamentali per aumentare la soddisfazione nei nostri cittadini. Praticamente parlando, per delimitare un nuovo quartiere ci basterà trascinare punti di ancoraggio e spostare qualche linea, lasciando all’IA il compito di creare strade e, successivamente, edifici. Anche in questo caso, il sistema informativo risulta essere molto complesso e poco intuitivo, con tanti numeri e dati proiettati a schermo senza un ordine di rilevanza preimpostato.
Urban Empire ci permette di vivere due secoli di storia, durante i quali sono stati molti i fatti e le innovazioni tecnologiche, politiche e culturali che hanno cambiato il mondo: dal telegrafo ai trapianti chirurgici, fino alla creazione di internet, giusto per citarne alcuni. Il sistema di avanzamento tecnologico scelto da Reborn (buono, ma non il migliore dal nostro punto di vista) è suddiviso in cinque ere delimitate da eventi realmente accaduti, come la Rivoluzione industriale. Questo sistema è molto simile a quello presente in Civilization Beyond Earth, con un quantitativo di innovazioni sempre maggiore.
Se da un lato il progresso porterà nuove conoscenze e una maggiore efficienza, dall’altro richiederà grossi investimenti per quanto riguarda la soddisfazione popolare della città, con inevitabile “danno” per le casse comunali.
Nota dolente di Urban Empire è proprio la continua mancanza di denaro e la poca chiarezza nel capire quale sia la specifica emorragia da curare: anche qui, tanti dati, tabelle e indicazioni, ma nessuna interfaccia chiara e di pratico utilizzo. Teniamo a rimarcare questo problema perché, sopratutto con il conto in rosso, ogni nostra proposta (tranne l’aumento delle tasse) sarà respinta, intrappolandoci in un girone infernale dal quale usciremo soltanto – il più delle volte – con la scritta Game Over.
Gli ingranaggi che fanno girare la città…
Analizzando tecnicamente questo Urban Empire, iniziamo col dirvi che dal punto di vista grafico si difende bene, con texture semplici e allo stesso tempo ben fatte. Tuttavia, non siamo certo di fronte a un titolo rivoluzionario.
L’ottimizzazione è abbastanza buona, nonostante alcuni leggeri rallentamenti nelle fasi avanzate di gioco, specialmente in presenza di città “corpose”, con decine di migliaia di cittadini da elaborare. La colonna sonora che ci accompagnerà in questa avventura si è dimostrata piacevole e azzeccata, ottima per un titolo di questo genere.
Concludendo…
Rispetto agli ultimi titoli Kalypso Media, ci siamo stupiti nel vedere quanto questo Urban Empire ci abbia stuzzicato e tenuti incollati allo schermo, riportando alla mente titoli maledettamente complessi e ben fatti come Patrician III o Port Royale II. La pecca principale – alquanto grave – è sicuramente stata la poca chiarezza dell’HUD per il riepilogo delle informazioni, unita a un livello di difficoltà esponenziale e in continua crescita che lascia ben poco spazio all’errore. Vi sono poi ulteriori problemi che si presenteranno a partita in corso, come la scarsa componente city builder che renderà l’architetto che è in noi deluso e poco coinvolto, o la mancata localizzazione in italiano che, onestamente, è un problema non da poco, dato che l’inglese del gioco risulta essere molto elaborato e di non semplice interpretazione. Il prezzo richiesto al momento è di 44.90€, cifra che noi di CyberLudus non riteniamo valga la pena spendere: seppur con un’ottima idea di base, questo Urban Empire poteva dare certamente di più.