Da grandi ambizioni derivano grandi… delusioni?
Devo essere sincero.
Non posso fare a meno di provare un grande rispetto per l’ambizione del team francese Spiders. Poche persone, con un budget tutt’altro che milionario, determinate a trasformare in realtà una visione complessa, strutturata e, a suo modo, decisamente intrigante. The Technomancer non è un platform dalla grafica retrò messo sul mercato a prezzo budget, con aspettative ragionevolmente proporzionate alle risorse di sviluppo impiegate. No, The Technomancer è un gioco di ruolo da decine e decine d’ore, venduto a prezzo pieno (60 euro per le versioni console) e collocato sugli scaffali accanto a titoli come The Witcher 3: Wild Hunt.
Capite bene che si tratta di un’impresa titanica.
Ed è proprio questo il nodo della questione, in effetti, ovvero il prezzo.
Se The Technomancer fosse stato proposto ad un prezzo più contenuto, proporzionato agli effettivi valori produttivi e non all’ambizione del progetto, è probabile che ora starei facendo tutto un altro tipo di discorso. Il collocamento in quella specifica fascia di prodotti tripla A, invece, obbliga ad un confronto di genere dal quale il titolo Spiders non può che uscire con le ossa rotte.
Un pianeta in pericolo, una storia segreta, un uomo con un nome ridicolo
Portata finalmente a termine l’avventura del “Tecnomante” Zachariah Mancer (promemoria: mai dare all’eroe di un rpg il nome di un predicatore mormone), ci troviamo a confermare, in larga parte, le impressioni riportate nella nostra “recensione in corso”. Sebbene l’ambientazione e il “feel” generale del mondo di The Technomancer, a metà tra Dune e Atto di Forza, sia in grado di esercitare – sin da subito – un indiscutibile fascino sull’immaginario dei giocatori, affamatissimi di epopee sci-fi dopo 4 anni di astinenza da Mass Effect, l’esperienza offerta dal titolo Spiders si dimostra ben presto al di sotto delle aspettative.
La sceneggiatura del gioco, fatta eccezione per qualche sporadico “guizzo” narrativo, scorre piuttosto piattamente, mancando di coinvolgere veramente il giocatore nelle vicende del protagonista e dei suoi compagni. A prescindere dalla qualità della scrittura – tutt’altro che mirabile – sono però altri gli elementi che impediscono al giocatore di immergersi anima e corpo nella storia di The Technomancer. Ambientazioni colme di architetture interessanti a articolate risultano, allo stato dei fatti, giganteschi corridoi vuoti, privi di qualsivoglia elemento interattivo, npc in primis. Questi, per la gran parte muti e orbi di qualsiasi animazione facciale, risultano difatti estremamente anonimi, poco più che elementi d’arredo poligonali. Perfino il protagonista, i suoi compagni (fatta eccezione per un paio di casi) e i personaggi chiave della trama falliscono nell’offrire una profondità percepibile alle vicende che scorrono sullo schermo, impedendo al giocatore di provare vera partecipazione per i loro successi, o per i loro drammi personali, complici anche un doppiaggio pessimo e animazioni facciali “gommose” e vecchie di 10 anni.
Anche la colonna sonora, composta per la gran parte da loop monotoni che mancano di offrire il giusto “tono” agli eventi del gioco, ha un ruolo di peso nell’inficiare il coinvolgimento dell’utente. Va detto che la trama, specialmente verso la metà del gioco, è in grado di offrire qualche gradevole “svolta”, ed è talvolta interessante assistere alle conseguenze delle scelte operate, anche in relazione alle alleanze strette e alle tendenze “karmiche” del protagonista, ma il tutto cade, purtroppo, in un calderone carico di mediocrità e clichè.
“Ma non avevo già ucciso tutti qui?”
Nella precedente “recensione in corso“, avevamo definito il combat system di The Technomancer “impreciso, legnoso e mal bilanciato, con una gestione delle collisioni approssimativa e una telecamera ostacolante”. Ecco, dopo un’altra venticinquina d’ore di gioco, un paio di patch e una quantità smodata di combattimenti, possiamo – di nuovo – confermare il nostro verdetto iniziale. Il sistema di combattimento di The Technomancer non è terribile, badate, ma risulta tedioso, ripetitivo e talvolta frustrante. Specialmente perché i nemici (che riappaiono ostinatamente ogni volta che tornate a visitare una determinata area) sono improbabili “spugne assorbi-danni”, a prescindere da quanto incredibilmente potente sia – almeno sulla carta – il vostro tecnomante. Il titolo mette a disposizione del giocatore diversi stili di combattimento, legati ad altrettanti equipaggiamenti e caratteristiche chiave da sviluppare, peccato che nessuna delle build sfugga alla sostanziale piattezza del combat system, una continuo mena-mena cadenzato da schivate animate malissimo e afflitto da una gestione degli impatti a volte drammaticamente imprecisa.
Per i motivi di cui sopra, si fatica a provare piacere nel portare avanti la progressione del buon Zachariah che, malgrado il livello “dichiarato”, non risulta mai potente come dovrebbe. Questo non vuol dire che il gioco sia difficile, solo che non vi sentirete mai il cazzuto spara-fulmini marziano che dovreste essere. Tenete inoltre a mente avete una sola possibilità per comporre la vostra build dei sogni, perché il gioco non offre alcuna possibilità di respec. Il sistema di crafting e di personalizzazione degli equipaggiamenti si conferma discreto, peccato che la debolezza del comparto tecnico renda le possibili variazioni estetiche tutt’altro che accattivanti. Per quanto riguarda le missioni, tanto le primarie quanto le secondarie, si tratterà quasi sempre dei soliti “vai lì, ammazza\raccogli\salva quello”, accompagnati da variazioni sul tema di scarso interesse, specialmente perché seguite da vere e proprie maratone di backtracking attraverso ambienti tanto enormi quando spogli.
Avete presente Knights of the Old Republic? Ecco, immaginate The Technomancer come un KOTOR (intendiamo proprio la versione originale) solo che uscito nel 2016 e con una sceneggiatura tutt’altro che brillante. Tra l’altro, nel grado siate grandi amanti dell’opzione diplomatica, vi anticipiamo che, sebbene siano presenti talenti in grado di aiutarvi sulla strada della coercizione\affabulazione dialogica, la mediocrità della scrittura renderà anche questo genere di approcci non all’altezza delle aspettative.
Marte, dieci anni fa
Come anticipato, il comparto tecnico di The Technomancer è, senza ombra di dubbio, il vero punto debole della produzione targata Spiders. La verità è che, dal punto di vista grafico, il gioco non si allontana troppo dal suo prequel Mars: War Logs (uscito su PS3, Xbox 360 e PC), che già nel 2013 non era certo un miracolo tecnologico. Tra modelli poligonali fatti di plastica, shaders improbabili, texture a bassa definizione e ombre scalettate, The Technomancer arriva sul mercato già vecchio di una generazione, una considerazione incompatibile con l’esborso richiesto dal titolo. Le animazioni, specialmente durante le infinite sequenze di combattimento, risultano legnose e tutt’altro che credibili, evidenziando le pecche del combat system.
Un vero peccato, anche perché il design di alcune delle ambientazioni costruite dai ragazzi di Spiders mostra un indiscutibile talento creativo, e unisce elementi classicamente sci-fi ad architetture “brutaliste” in chiave metallo-centrica. In diversi momenti il gioco di Spiders ci ha ricordato la visione futuristica di The Chronicles of Riddick, sebbene, nel suo complesso, il gioco sia stilisticamente più vicino a Dune. Come anticipato, poi, il comparto audio è nientemeno che disastroso, con un doppiaggio che non riesce mai – ma proprio mai nella vita – ad esprimere le giuste sfumature dei dialoghi in corso.
Concludendo…
The Technomancer è un gioco mediocre sotto tutti i punti di vista. Storia, gameplay ed esecuzione tecnica sono sotto il livello che sarebbe lecito aspettarsi guardando al prezzo retail del gioco. The Technomancer non è un brutto gioco in senso assoluto, ma si colloca, suo malgrado, in una fascia di mercato con caratteristiche ben precise; standard che il titolo di Spiders non riesce, purtroppo, a raggiungere. L’ultima opera dello sviluppatore francese è un gioco di ruolo dimenticabile, privo di mordente, che non vi consigliamo di acquistare se non a prezzo ridotto.