L’utopia, la città ideale, il perfetto ordine sociale. Questo era Ark , la città totalmente autosufficiente, la traduzione di tutti i sogni dell’uomo. Poi Al Gore ebbe ragione, i mari si innalzarono e così Ark fu spostata e iniziò ad essere meta di rifugiati provenienti da tutto il mondo, alla ricerca di un riparo dai disordini mondiali. Ma con l’incredibile crescita della popolazione di Ark, l’ordine perfetto della città ideale venne meno, dando vita a due fazioni, la Sicurezza, cioè i protettori di Ark, coloro che vogliono difenderla e ristabilire l’ordine, e la Resistenza, coloro che vogliono scappare da Ark. No, non siamo sotto effetto di stupefacenti. Questo è il setting dell’ultima fatica di Bethesda Softworks , sviluppata dai ragazzi di Splash Damage . Cosa farete, salverete Ark o fuggirete da Ark? Questo è Brink .
Let your body decide
Brink si presenta come un ibrido particolare: un FPS con elementi ruolistici e una sana spruzzata di Parkour. Già, Parkour. Perché in “Brink” non ci muoveremo come in un qualsiasi FPS della concorrenza con i piedi ben saldi a terra e qualche saltuario saltello giusto per far vedere che lo sappiamo fare e per infastidire i giocatori che ci si parano davanti, ma faremo di ogni barriera, ostacolo ed elemento dello scenario l’oggetto per dare vita a salti ed evoluzioni che ci daranno una mobilità senza precedenti. Ma andiamo con ordine. Brink in primis è comunque un FPS, non di quelli in cui da soli ci ritroveremo a salvare il mondo a colpi di fucile, ma uno sparatutto che vede l’interazione con la squadra come leva principale per raggiungere il successo. Il nucleo del gioco è appunto la squadra, e noi saremo chiamati ad essere una parte costruttiva della squadra, dato che le possibilità di successo se ci butteremo a testa bassa nella pugna sono veramente ridotte. Ma come rendersi utile per il team? Semplice, scegliendo una delle classi di personaggio disponibili: si va dal soldato, il rifornitore di munizioni della truppa e demolitore di porte e mezzi, al medico, colui che potenzia salute e rianima i compagni, al tecnico, il riparatore e ricercatore di mine, all’agente, che disinnesca le mine, piazza trappole e si dà all’hacking. Potremo cambiare in qualsiasi momento la nostra classe semplicemente attivando uno dei punti di controllo sparsi per le mappe. Insomma ce n’è veramente per tutti i gusti, e ogni classe è chiamata a operare nel modo migliore per interpretare il suo ruolo. Brink è ostico, e richiede una bella iniezione di spirito di squadra, perché senza di essa siamo destinati a cadere a ripetizione sotto il fuoco nemico. Le missioni si sviluppano in sotto obbiettivi, come ad esempio l’abbattimento di una porta o la protezione di un ostaggio. Insomma, Brink presenta gli elementi canonici del genere, con un tentativo di dare freschezza grazie all’aggiunta di un elemento di forte mobilità, che solitamente non è esattamente la regola nel panorama della concorrenza. Il lato di FPS puro è squisitamente arcade, con i classici controlli del genere (salvo il tasto per il movimento S.M.A.R.T., cioè quello stile Parkour) e meccaniche che non tengono un eccessivo conto del motore fisico. A aggiungere un ulteriore livello al gameplay ci sono gli elementi ruolistici. Si parte con la madre di tutte le scelte: salvare Ark o fuggire da Ark, Sicurezza o Resistenza? Scelta la fazione, è il momento di creare il nostro personaggio, come in un classicissimo gioco di ruolo targato Bethesda, partendo dall’aspetto fisico fino all’abbigliamento. La customizzazione del personaggio è di alto livello come da canone Bethesda , che ci ha sempre abituato a possibilità di personalizzazione molto prossime all’infinito. Le varie opzioni non sono disponibili dall’inizio, ma vanno via via sbloccate con l’aumento dell’altro elemento ruolistico: l’esperienza.
La forza nell’esperienza
Per ogni azione che compiamo, per ogni volta che svolgiamo il nostro ruolo al meglio, per ogni missione portata a termine otterremo “XP”, punti esperienza, come nel più classico degli RPG. Man mano che continueremo ad accumulare punti passeremo di livello e potremo accedere a potenziamenti delle nostre capacità, degli armamenti (oltre che ad armi e dispositivi nuovi) e a nuove caratteristiche estetiche. Sicuramente questo aspetto (visto già in altri titoli come concept, ma qui ripreso in maniera articolata) spinge noi giocatori a svolgere il nostro compito nel modo migliore possibile, in quanto le azioni tipiche della nostra classe saranno ricompensate a dovere. La mole di elementi sbloccabili è veramente elevata e permette un’ampia customizzazione dell’aspetto del nostro personaggio e dell’equipaggiamento a sua disposizione. Con il nostro gioioso avatar equipaggiato di tutto punto potremo quindi intraprendere l’avventura sotto forma di tre modalità diverse. La prima è la classica Campagna , che potremo affrontare sia facendo parte dell’Alleanza, sia della Resistenza, incentivando quindi il “replay” del titolo. Le missioni saranno poi rigiocabili nell’ordine che vogliamo nella modalità Partita Libera , che vede anche la presenza della modalità multiplayer. Infine la modalità Sfide , che prevede alcune missioni con condizioni particolari, per i giocatori più incalliti o coloro che vogliono affinare in modo originale le proprie tecniche. Purtroppo, il totale delle missioni è piuttosto esiguo (consideratene circa 10 per campagna), e la longevità in singolo ne risente, almeno fino al momento in cui, se arriverà, verranno rilasciati contenuti scaricabili. Una breve nota sul multiplayer: la presenza del movimento stile parkour (denominato S.M.A.R.T.) costringe a impostare le proprie tattiche su azioni rapide e del tipo “hit and run”, in quanto barriere che normalmente sarebbero impenetrabili, in Brink possono essere comodamente aggirate. Chiaramente questo aggiunge un pizzico di pepe in più ad una struttura già di per sé molto godibile.
La città della tecnica
Arriviamo infine al lato tecnico di questo viaggio al centro dell’utopia decaduta. Tecnicamente parlando, Brink fa sfoggio di un ottimo comparto grafico, sia in termini di poligoni e texture, sia per quanto riguarda gli effetti di luce, grazie al motore idTech 4 . Lo stile grafico è particolare, un buon ibrido fra un aspetto quasi “deformed” (o stilizzata) dei personaggi ed una cura dei dettagli davvero elevata. Non siamo di fronte ad una ricerca del fotorealismo come quella della concorrenza, ma la peculiarità di questa scelta stilistica rende il risultato estremamente godibile. Il sonoro purtroppo non è definibile certo eccelso: gli effetti sonori sono di buon livello, le musiche ben si sposano con l’atmosfera (molto bello il cambio di sottofondo nel momento in cui siamo a terra in attesa del soccorso di un medico), ma purtroppo il doppiaggio in italiano è piuttosto scarso. Un vero peccato. In multiplayer il lavoro è semplicemente ottimo, con il lag ridotto veramente al minimo, grazie ad una ottimizzazione del netcode davvero di qualità. In conclusione, Brink è un gioco a due anime, così come la città di Ark: da una parte un solido FPS con qualche aggiunta interessante, come l’ottima caratterizzazione delle classi e la customizzazione, che ci spingono a rimanere a combattere per la città di Ark, come la Sicurezza. Dall’altra parte un doppiaggio risibile, una difficoltà a tratti eccessiva e tutto sommato la mancanza di una vera e propria innovazione, sono fattori che spingono a “fuggire” dalla città utopica. Brink è godibile e ricco di spunti, ma non riesce a fare quel salto di qualità che gli farebbe raggiungere un livello davvero eccelso. Se Bethesda e Splash Damage sapranno fare tesoro di questo primo “mezzo passo falso”, sicuramente potranno dare davvero enormi soddisfazioni negli anni a venire. Per ora una vacanza ad Ark è più che sufficiente .