Partorita come fantasia finale, “l’ultimo” sforzo di una software house a un passo dal tracollo finanziario; oggi Final Fantasy è senza dubbio una delle serie più longeve mai esistite nel settore videoludico.
Questo brand, strettamente legato al genere j-rpg e alla sua diffusione attraversando le generazioni, è riuscito a far breccia nel cuore di numerosi fan, conquistando le folle di tutto il mondo.
Giustificare il suo successo è sicuramente un’impresa difficile, sono sicuramente molte le componenti che hanno permesso a questa saga di brillare.
La più incredibile è senza dubbio la capacità di sapersi continuamente reinventare, offrendo in ogni capitolo una nuova ambientazione, nuove meccaniche e protagonisti, regalando così al pubblico un’esperienza del tutto nuova. Questa caratteristica ha scatenato negli estimatori della serie il desiderio di vedere i propri eroi, chiusi nei loro mondi, incontrare i protagonisti degli altri capitoli, combattere fianco a fianco contro il male, o contro, per determinare il più forte. Ma chi meglio di Square Enix può dare voce alla nostra fantasia?
Botte da Orbi
Final Fantasy, oramai è sinonimo di j-rpg; con le sue infinite reincarnazioni sulle più disparate console, infatti, è innegabile come il brand abbia decisamente galvanizzato la scena dei giochi di ruolo. Proprio per tale ragione l’avvento di Dissidia Final Fantasy su Psp preoccupava non poco i puristi. Dissidia prende l’eroe principale e il suo diretto antagonista da ogni capitolo della serie, e li propone tutti assieme, pronti per una battaglia di dimensioni apocalittiche.
Sembrerebbe il sogno recondito di ogni fan, se non fosse per la modalità come il tutto viene messo in atto. Volendo, infatti, descrivendo in maniera semplicistica Dissidia, è facile catalogarlo come un Picchiaduro.
Come poteva una serie, la cui forza risiede nelle fantastiche vicende narrate, nell’incredibile caratterizzazione dei protagonisti, nel suo potere di riflessione e introspezione, sposarsi con un genere dove la violenza è gratuita, e la storia non è che un pretesto per menare le mani? La risposta al quesito non è affatto scontata. Dissidia, trascende il naturale concetto di picchiaduro, risultando maggiormente assimilabile a un action-rpg (come Kingdom Hearts), che si sviluppa attraverso una serie di incontri uno contro uno. Dopo aver selezionato il nostro alter-ego in un roster che conta venti personaggi fra protagonisti e antagonisti della serie fino a Final Fantasy X, siamo pronti a ingaggiare battaglia come mai avremmo pensato.
Square Enix è riuscita a trovare un ottimo compromesso fra l’intuitività dei fighting game, e gli scontri a cui un fan della serie è abituato, offrendoci un sistema di combattimento innovativo e divertente, ma allo stesso tempo non privo di strategia. Il tutto ruota attorno a due parametri: L’audacia (Bravery) e i punti vita. Il primo rappresenta il nostro potere d’attacco, l’unico modo per incrementare questo parametro è infliggere danni di grande portata e sottrarre punti al totale nemico, così da poter allo stesso tempo indebolire i suoi colpi. Sottrarre l’audacia però non permette in nessun modo di chiudere il duello, l’unico modo per porre fine alla battaglia è sfruttare nel modo migliore i punti audacia accumulati (premendo quadrato e azzerando i punti vita avversari). Sebbene il gameplay messo in atto non soffra di grosse incongruenze, e sicuramente accontenterà i fan, non si può dire lo stesso per la dimensione narrativa. Tutto ha origine quando Chaos, divinità del disordine e dell’oscurità, riesce ad avere la meglio sulla sua eterna rivale Cosmos, decimando le fila dei suoi guerrieri della luce; starà a noi prendere il comando dello sparuto gruppo di combattenti rimanenti, e ripristinare l’ordine cosmico.
La vicenda offerta purtroppo non è niente di più che un preambolo, un pretesto, non più profondo di quello che ha portato i personaggi di Mortal Kombat a scontrarsi con gli eroi della DC, e sicuramente lontano anni luce dagli standard narrativi a ci ha abituato la saga. I personaggi, per nulla caratterizzati, in questa nuova apparizione, sono come nella stragrande maggioranza dei picchiaduro, macchine da guerra sterili, e nessuna importanza è data a relazioni e dimensione introspettiva. Se da un lato risulta di scarsa importanza, in un titolo con queste meccaniche, non si possono non confermare alcune delle paure che si avevano in tal proposito. Peccato.
Certe cose non si cambiano.
Sebbene il sistema Punti Vita/Bravery costituisca il cuore della battaglia, e dona allo scontro un assetto dinamico e intuitivo, ci pensa tutto il resto a richiamare la posata analisi e strategia a cui sono abituati gli afectionados di Final Fantasy.
Prima fra tutte la possibilità in battaglia di trasformarsi; una volta raccolto un particolare oggetto sul campo, e aver combinato il dorsale destro con il tasto quadrato, entrerà nella Ex mode.
La trasformazione cambia a seconda del personaggio da noi utilizzato; vedremo il nostro eroe, quindi, come avveniva nei corrispettivi capitoli, andare in trance, cambiare job, oppure impugnare l’Ultima Weapon. Ma l’Ex Mode non è che la punta dell’iceberg, numerosi altri elementi sono stati trasposti dalla serie originale, introducendo una sequela di elementi rpg che rendono il gioco decisamente più profondo.
Avremo la possibilità di modificare l’equipaggiamento del nostro eroe, di aumentare le sue statistiche in seguito a un level-up, o addirittura, equipaggiare abilità e summon da utilizzare durante la battaglia.
Il tutto contribuisce a impreziosire una delle esperienze più coinvolgenti e longeve che Psp possa offrire. Dissidia, infatti, oltre alla modalità storia, che si dipana in dieci episodi che ci vedono impegnati alla ricerca dei cristalli, come ogni pseudo-picchiaduro che si rispetti, offre anche sfide quali la modalità arcade o il combattimento rapido, che permettono all’utente di ingaggiare battaglia senza dover seguire gli eventi della storia narrata.
Tra le modalità extra offerte, senza dubbio la più gradita è la possibilità di sfidare i nostri amici tramite connessione ad-hoc, così da mettere alla prova i risultati raggiunti dai nostri personaggi e dimostrare chi è il più forte.
Fantasia portatile.
Dissidia, a dispetto di qualsiasi limite che si possa intendere su una console portatile o su un supporto quale l’UMD, riesce senza dubbio a sorprendere.
E’ impossibile, una volta cominciata lo scontro, non rimanere impressionati dalla spettacolarità dell’azione, dalla fluidità, e dalle stupende arene offerte, completamente devastabili. Il livello qualitativo raggiunto da Square Enix su psp è impressionante, ed è sicuramente uno dei più alti visti finora. Il tutto è infiocchettato dalla presenza di splendidi filmati in Computer Grafica, come solo Final Fantasy ha saputo abituarci, sebbene in questo episodio in quantità decisamente ridotta rispetto a Crisis Core.
A render contenti i fan, inoltre, contribuirà il comparto sonoro.
Splendide musiche tratte dalla saga ci accompagneranno durante la navigazione dei menu, mentre adrenaliniche composizioni ci immergeranno ancor di più nelle già coinvolgenti sessioni di battaglia.
Conclusioni
Final Fantasy Dissidia è sicuramente un must per tutti i possessori di Psp. Il gameplay offertoci in questa nuova reincarnazione del brand non solo è innovativo e originale, ma sposa perfettamente le dinamiche e la strategia tipica del gioco di ruolo con la frenesia e l’azione del picchiaduro. Sebbene la storyline di fondo risulti deludente, è innegabile lo spessore di questa nuova produzione Square Enix, esaltata anche da un compartimento tecnico di prim’ordine. Non ci sono dubbi che tengano, se possedete una Psp, questo è il titolo che fa per voi.
Marco “Revolver 52” Rubino