Payday 2 fu una tra le produzioni multiplayer più importanti del mercato PC. Fin dall’uscita, il titolo di Overkill Software riuscì ad offrire al grande pubblico un gameplay che portava la cooperazione ai massimi livelli, costringendo tutti a cooperare dall’inizio alla fine, per non compromettere l’esito della missione. Il gioco ci metteva nei panni di un membro di una banda di rapinatori, impegnati in diverse rapine per gli Stati Uniti, dalla difficoltà variabile – si partiva dalla classica gioielleria, con un fattore di rischio molto basso, per poi arrivare a colpi molto più complessi, come le banche.
Il sistema, con i suoi limiti e bug, funzionava divinamente, e ha permesso al team di sfruttare appieno la produzione, negli anni, con espansioni e contenuti a pagamento, non spesso ben digeriti dalla community.
A diversi anni dall’uscita del secondo capitolo, ecco approdare su PC l’attesissimo sequel, Payday 3, pronto a rinnovare una formula vincente, cercando magari di smussare qualche difetto ormai ingrombrante, dell’originale.
Ve ne parliamo nella nostra recensione…
Si torna in scena
Payday 3 vede il ritorno trionfale della banda, dopo quello che avrebbe dovuto essere un pensionamento dopo la vera conclusione di Payday 2. Purtroppo, quel pensionamento è stato abbreviato grazie a figure oscure che hanno congelato i loro conti bancari offshore e li hanno lasciati senza nulla. Non solo devono recuperare quei soldi, ma devono anche vendicarsi rapidamente di coloro che li hanno riportati nel gioco in primo luogo.
Con questo presupposto, sei pronto a iniziare, completando rapine e portando nuovi amici al tavolo. I classici quattro, Dallas, Hoxton, Chains e Wolf, sono tutti qui. Persino Joy del secondo capitolo fa la sua comparsa, insieme al nuovo volto di Pearl. Da lì, la storia si svolge in modo molto più diretto rispetto al secondo gioco: piuttosto che lasciare i dettagli della trama solo a coloro disposti a tuffarsi a fondo nella sua lore, Payday 3 si apre istantaneamente con scene prima e dopo ogni missione. Non sono completamente animate, ma il loro stile porta qualcosa sul tavolo e rende la storia un po’ più facile da seguire.
Il gameplay ha subito un massiccio rinnovamento, mantenendo alcuni dei pilastri del passato della serie rendendoli più accettabili per il pubblico moderno. Le meccaniche stealth hanno subito i cambiamenti più significativi, diventando sia meno punitive che più impegnative, allo stesso tempo. Il nuovo stato di ricerca che i guardiani assumono in seguito a certi errori significa che non vai direttamente a farti notare quando sbagli, ma devi fare i conti con i modelli di pattugliamento che diventano più “erratici”. Anche l’assalto ha subito la sua parte di cambiamenti, più incentrati sul ritmo che sulla difficoltà complessiva. Sono finiti i giorni dei trapani da 300 secondi che si rompono più volte, ed ecco arrivare trapani che sono molto più veloci alla base e diventano ancora più veloci con l’attenzione aggiunta dei rapinatori.
Questi nuovi cambiamenti sarebbero privi di significato senza un approccio rinnovato al design dei livelli. Alcuni livelli di Payday 2 sono eccezioni, anche se la grande maggioranza ne ha risentito di una progressione molto lineare che è diventata rapidamente monotona: andare da punto A a punto B, prendi più bottino possibile, poi tornare da punto B a punto A. Payday 3 pone rimedio a questo problema adottando un approccio più “sfumato”, fornendo obiettivi più vari e facendo un uso migliore delle loro ambientazioni. Un ottimo esempio è la rapina “Under the Surphaze”, che ti fa cercare quattro dipinti specifici, ognuno dei quali offre sfide e requisiti separati da raccogliere. È un enorme miglioramento rispetto a ottenere il maggior numero possibile di dipinti nella Galleria d’Arte di Payday 2.
Il tutto è unito con movimenti e combattimenti che elevano Payday 3 molto oltre il suo predecessore. I movimenti sono precisi e veloci, con una corsa e uno “scivolamento” più rapidi. Payday 3 non ha paura di punire i giocatori troppo attivi: le guardie noteranno subito acrobazie davanti a loro. Per quanto riguarda il combattimento, le armi sono sempre più soddisfacenti da usare, dove si avverte maggiormente il “peso” di ogni singola bocca da fuoco.
Nonostante i diversi miglioramenti, ci sono parecchi punti dolenti che influenzano, negativamente, il divertimento. Il problema più grande di gran lunga è la quantità di contenuti attualmente disponibili: al lancio, ci sono otto rapine, ognuna che comunque porta qualcosa di diverso sul tavolo. Sfortunatamente, la selezione è diventata “obsoleta” piuttosto rapidamente: ci sono anche solo due armi Overkill, che possono essere chiamate – ogni tanto – come strumenti potenti di distruzione, il cui impatto di diminuisce rapidamente, con così poche opzioni disponibili.
L’altro problema principale è che il gioco è permanentemente online. Come hanno notato quelli che giocano al lancio, i problemi dei server rendono l’intero gioco ingiocabile, anche in modalità singolo. Starbreeze ha comunque annunciato che stanno considerando la possibilità di una modalità offline, ma il fatto che non sia possibile al lancio è deprimente, sebbene un po’ scontato al giorno d’oggi.
La scelta di mantenere le cose contenute a New York per il momento ha permesso a Payday 3 di concentrarsi su luoghi specifici e mantenere il suo stile artistico armonioso. Mentre il predecessore aveva tutto, dalla banca di tutti i giorni alla Casa Bianca, Payday 3 ha il piacere di concentrarsi su ciò che fa risaltare la Grande Mela. Consente variazioni nella direzione attraverso attici, gallerie d’arte e banche, ma fa sì che tutto sembri nello stesso luogo.
Concludendo…
Payday 3 si apre bene con otto rapine diverse che mettono alla prova i giocatori. Le novità al gameplay funzionano e sono abbastanza soddisfacenti da mettere all’opera durante le rapine. Tuttavia, i difetti iniziano a mostrarsi presto, risultando in un’esperienza che si consuma troppo rapidamente. Allo stato attuale, Payday 3 da più l’idea di un titolo ad accesso anticipato, piuttosto che una release completa pregna di contenuti, peccato.