Di tanto in tanto, nei meandri videoludici fatti di meraviglie straordinarie, licenziamenti di massa e consigli d’amministrazione fatti da atletici e normo-vestiti squali che non saprebbero nemmeno accendere una console, capitano eventi rari. Eventi che, nel silenzio generale, impongono il proprio volere con audacia e determinazione, ma pur sempre in punta di piedi. Perché, signori miei, Witchfire, il titolo di cui quest’oggi parleremo in questa sede, è fuoriuscito nei giorni scorsi su Epic Store in accesso anticipato. In punta di piedi, appunto (scusate…), ma lasciando già presagire quello che il futuro del prodotto di The Astronauts, studio autore di The vanishing of Ethan Carter e composto da soli dodici elementi, sarà con ragionevole certezza. Ovvero rose, fiori e spremute di demoni.

Ma bando alla ciance, ecco a voi la nostra “gustevole” [cit.] anteprima dell’Accesso Anticipato di Witchfire!

L’ultima speranza dell’umanità

Witchfire è uno sparatutto in prima persona, dai toni “desperate dark” e con una serie di elementi fortemente votati al ruolismo e all’hardcore. Se volessimo tentare un parallelo, imperfetto ma calzante, potremmo dire che Witchfire è un fratello minore di Remnant, di cui condivide parecchie caratteristiche seppur faccia “di testa sua”. Diciamolo immediatamente: nonostante un fascino da apocalisse gotica ed un sistema meccanico di già d’alto livello, Witchfire non è un gioco adatto a tutti. Non solo per le sue volute parvenze da hardcore gaming (quindi, la difficoltà del gioco sarà piuttosto alta quasi sempre), ma anche per alcune meccaniche concettuali dinamiche che, in sostanza, faranno evolvere l’insidiosità dei nemici man mano che potenzieremo il nostro personaggio. Ma prima di abbandonarci nella descrizione della portata principale, parliamo un secondo dell’antipasto: Witchfire racconta la storia della razza umana, messa all’angono da uno spietata guerra contro le forze demoniache controllate dalla fazione delle streghe. L’entità religiosa degli uomini, vista l’imminente disfatta, decide quindi di affidarsi agli oscuri cacciatori, uomini trasformati in demoniache macchine da guerra grazie a dei riti pagani. Nonostante sia un po’ presto per dar un giudizio definitivo sulla trama, si può tranquillamente affermare che il titolo di The Astronauts, pur non innescando nessuno “wow!” d’ammirazione, riesce ad inquadrare una linea narrativo dignitosa sublimata da una atmosfera finemente delineata.

Ma com’è Witchfire? Il titolo è impostato come uno sparatutto a mondo aperto, seppur lo spazio calpestabile dal giocatore non sia esattamente vastissimo. Non grandissimo, sì, ma con diverse attività da svolgere, nel mentre faremo da spola tra una sorta di quartier generale (dove potremo accedere a tutta una serie di “servizi” per potenziare e modellare il nostro cacciatore) e la mappa, appunto, che ci vedrà devastare le schiere demoniache nemiche e puntare al Witch’s familiar (in sostanza, il boss dell’area). È bene sottolineare che Witchfire possiederà, nel proprio ciclo ludico, alcuni elementi procedurali e roguelike: ogni qual volta entreremo nella mappa, le zone di interesse (suddivise tra portali, scrigni, nemici di potenza variabili ecc.) saranno dislocati in posti diversi. Uccidendo ed esplorando, accumuleremo diversi oggetti e, soprattutto, il witchfire, sorta di energia spirituale rilasciata dai nemici abbattuti e che ci consentirà di potenziare il nostro personaggio a 360°. Morire durante l’esplorazione ci farà perdere quanto sin lì ottenuto, in un loop che avvicina il titolo più ad un Dark Souls canonico, seppur avremo una possibilità di recuperare il tutto.

Il lavoro svolto da The Astronauts, al momento, è di già impressionante: avremo facoltà non solo di potenziare il nostro innominato protagonista nelle sue caratteristiche passive, come il quantitativo dei punti ferita e la sua potenza magica, ma anche e soprattutto sbloccare le abilità “statiche” di armi, oggetti d’equipaggiamento e incantesimi di varia natura, che otterremo progredendo nel gioco a determinate condizioni.

Una gustosa apocalisse

E’ doveroso sottolineare quanto Witchfire, seppur a pochissimi giorni dal suo primissimo “vagito” commerciale, abbia di già diverse meccaniche profondamente coadiuvate. A partire dal feeling delle armi da fuoco e, in generale, del nostro mascherato combattente: il titolo di The Astronauts, in questo senso, è di già meccanicamente pulito e fluidissimo, anche grazie ad una concezione dei combattimenti orientata più al movimento ragionato (quindi, come se fosse un action in terza persona hardcore), piuttosto che alla velocità di risposta al fuoco nemico (che è poi, sostanzialmente, un trendi quasi “unico” degli sparatutto in prima persona). In Witchfire dovremo ragionare, schivare e sfruttare le coperture, altrimenti anche un nemico “comune” potrebbe risultare fatale. C’è pure da considerare ciò che, in incipit, avevamo anticipato: il progresso in potenza del nostro personaggio, scatenerà la “furia” dei nostri nemici che diverranno più forti e letali (così come aumenteranno, di pari passo, il quantitativo di ricompense ottenibili). Ma quali saranno le nostre armi, nell’effettività? Il nostro cacciatore potrà contare su di due armi primarie ed un’arma demoniaca, ognuna delle quali rivestirà un ruolo preciso ed avrà un uso “limitato”. Oltre al “ferro”, potremo contare anche sulla sfera magica: il nostro protagonista, infatti, godrà di due incantesimi pronti all’uso, uno “leggero” e l’altro “pesante” (e, solitamente, devastante). Oltre a ciò, potremo contare su di una serie di oggetti ed equipaggiamento specifici, cruciali nella complessiva sopravvivenza, che otterremo “ricercandoli”, concretamente, in una sorta di laboratorio arcano. Anche in questo frangente, Witchfire mostra dei limiti derivanti proprio dal suo status di accesso anticipato, visto che in totale avremo una ventina tra oggetti vari, armi ed incantesimi, da “scovare”.

Se dovessimo far i cattivi e puntualizzare alcune storture di un certo peso al lavoro splendido svolto dagli sviluppatori, potremmo sicuramente puntare sull’esplorazione, al momento limitata negli oggetti che sarà possibile raccogliere e resa più faticosa dalla difficoltà nel notare, appunto, quei pochi elementi interagibili ed ottenibili (i quali spesso ci vedranno indagare l’area di gioco centimentro per centimetro). Anche gli “eventi” scovabili sulla mappa, in sostanza, saranno pochissimi con l’unica variabile speciale del “cataclisma”, un evento “server-wide” che sarà correlato all’apparizione di nemici molto forti. Nemici contro i quali potremo decidere di batterci, rischiando tutto, oppure di fuggire per salvare quanto raccolto. Seppur, anch’essi, cadranno nell’altro aspetto che urge “disperatamente” miglioria, ovvero la varietà ludica. In Witchfire, al momento, il nostro unico scopo sarà falciare nemici a iosa, sempre e comunque. Una varietà meccanica differente, naturalmente, è naturalmente necessaria per diversificare ed “intrappolare” i giocatori il più a lungo possibile. In ultima istanza, il lato tecnico: a fronte di qualche piccolo e sporadico singhiozzo per quanto concerne la fluidità, il lavoro profuso da The Astronauts è sorprendente. Graficamente, Witchfire è uno spettacolo dal tono cupo e apocalittico: belli gli ambienti e le loro caratteristiche “definenti”, ottima la caratterizzazione dei nemici così come degli elementi estetici del nostro protagonista (seppur, anch’essi non saranno tantissimi). Quello che manca, al momento, è ancora una volta una maggiore varietà ma, data la natura stessa dell’Early Access, la qualità generale è elevatissima. Anche il comparto audio è di buona qualità, seppur probabilmente il più limitato da un punto di vista strettamente artistico.

Concludendo…

Witchfire è un “no brainer”, come dicono gli anglofoni. A circa metà del prezzo di un canonico tripla A, si accederà ad un gioco che è a tutti gli effetti un tripla A, seppur limitato nei contenuti (e per questo, in accesso anticipato). Gli unici difetti concreti che ci sentiamo di additare ad un lavoro certosino e qualitativamente eccelso, sono appunto legati a criticità derivanti direttamente da una certa limitatezza di contenuti. Ma le fondamenta sono solidissime, il gioco è di già ampiamente godibile e avvincente. Se ci fosse un voto, sarebbe prossimo al nove. E non ci sentiamo di escludere che, con un guizzo personale da parte degli sviluppatori (a nostro avviso, possibilissimo), il titolo non possa diventare un punto di riferimento del settore.

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