I bravissimi sviluppatori olandesi Keoken tornano, dopo quasi quattro anni, ad arricchire la storia che ebbero iniziato con Deliver Us The Moon. Questa volta, come si può facilmente intuire dal nuovo titolo, la saga si sposta sul pianeta rosso, che oggi rappresenta de-facto la nuova frontiera dell’esplorazione umana, nonchè tema ricorrente in molte opere fantascientifiche.

Nonostante una narrativa molto interessante ed un discreto gameplay questo titolo, però, non riesce a plasmare un’esperienza di gioco del tutto riuscita ma, se volete saperne di più, sapete cosa fare…

Deliver us a sequel!

Deliver Us Mars, in soldoni, è un gioco di avventura a tema fantascientifico, ambientato nel consueto futuro distopico in cui la Terra è sull’orlo del collasso a causa della scarsità di risorse. Come già menzionato si tratta del seguito ufficiale di Deliver Us The Moon, collocato circa dieci anni dopo gli eventi del primo capitolo; coloro che hanno potuto giocare la prima parte troveranno numerosi collegamenti e riferimenti tra le due storie, che si intrecciano in modo sorprendente e talvolta drammatico.

Riassunto delle puntate precedenti…

Per capire meglio il contesto e la trama di Deliver Us Mars, è utile fare un breve recap della storia e dei protagonisti di Deliver Us The Moon. La storia iniziava nel 2030, quando la Terra era afflitta da una grave crisi energetica, causata dallo sfruttamento eccessivo delle risorse fossili. Per risolvere il problema, le maggiori potenze mondiali si uniscono in un progetto chiamato World Space Agency (WSA), che ha lo scopo di sfruttare una nuova forma di energia sulla Luna chiamata Helium-3, tramite un sistema di satelliti e un sistema rivoluzionario chiamato Microwave Power Transmission (MPT). La WSA stabilisce una colonia lunare, chiamata Tombaugh, dove lavorano e vivono diversi astronauti e scienziati. Tra questi, ci sono Isaac Johanson, il capo della WSA e inventore del MPT, e Sarah Baker, una brillante ingegnere e astronauta. Nel 2032, però, il sistema MPT si spegne improvvisamente, in un evento chiamato senza troppa fantasia “Il Blackout”, interrompendo il flusso di energia verso la Terra e il contatto con la colonia lunare. Da allora, nessuno sa cosa sia successo sulla Luna e la WSA viene sciolta. La Terra cade in una situazione di caos e disperazione e la speranza di un futuro migliore sembra perduta. Cinque anni dopo, nel 2037, il giocatore assume il ruolo di un astronauta che ha lo scopo di riattivare il sistema MPT e scoprire la verità sulla colonia lunare, il cui destino è piombato nel mistero più assoluto. Senza scendere nei dettagli la missione ha successo e la Terra può dormire sonni tranquilli… oppure no?

E ora, una nuova avventura!

Sono passati dieci anni e facciamo la conoscenza di Kathy Johanson, la figlia minore del geniale scienziato, inventore dei sistema MPT. Per evitare spoiler diciamo solo che dopo una breve fase iniziale, la giovane astronauta parte per Marte insieme ad altri tre, tra cui sua sorella Claire e la summenzionata Sarah, alla ricerca di tre enormi vascelli pieni di coloni chiamati ARK, che potrebbero rappresentare l’ultima speranza per salvare la razza umana. Kathy, in realtà, ha anche un altro scopo personale: scoprire che fine ha fatto suo padre, partito anni prima per il quarto pianeta e svanito nel nulla. Anche in questo secondo capitolo, come è facile percepire, uno dei principali temi che stimolano l’avventura è il mistero – ci si ritrova nuovamente a vagare per lande desolate e strutture abbandonate alla ricerca di indizi, messaggi e dati che possano far luce sugli avvenimenti.

Gameplay

Il gioco si svolge principalmente in terza persona, anche se talvolta viene utilizzata la prima e combina elementi di esplorazione, sopravvivenza, enigmi ed azione. Il giocatore deve usare il proprio equipaggiamento, come il rover, il piccolo drone e il laser, per superare gli ostacoli ambientali, i pericoli naturali e le strutture abbandonate dai coloni. L’esplorazione è probabilmente la componente più prominente di questo titolo, dato che Kathy si ritroverà per gran parte del tempo a gironzolare per strutture metalliche abbandonate pericolanti e tra le lande desolate e rocciose dell’arido pianeta rosso. Una delle meccaniche più tortuose che si dovrà padroneggiare è sicuramente la scalata con le due piccozze, obbligatoria per affrontare le numerose, forse anche troppe, evenienze presentate. Si tratta di un sistema semplice che prevede un certo coordinamento: con i due tasti del mouse si comandano le rispettive picconate delle due braccia, mentre con i tasti direzionali se ne decide l’orientamento. Lasciando andare entrambi i tasti la nostra eroina precipiterà nel vuoto, per cui occorre sempre mantenere una presa salda almeno con una delle due piccozze. Sebbene all’inizio sia quasi piacevole farne uso, alla lunga le sezioni di scalata stufano e si ha molto la sensazione che fungano da “riempitivo” per un gameplay che sarebbe stato altrimenti troppo corto.

La componente survival è molto semplice ed è rappresentata dall’ossigeno, ovviamente. Quando ci si trova al di fuori delle strutture questi infatti inizia a scendere, ma praticamente è impossibile rimanerne a corto ed è come se non ci fosse – forse è necessaria una piccola tarata sotto questo aspetto per renderlo più rilevante. La componente puzzle invece è abbastanza interessante, divisa in più tipologie. Quella principale è ispirata a The Talos Principle: fondamentalmente si tratta sempre di dirigere alcuni generatori di energia verso una o più destinazioni, talvolta nascoste, grazie a varie attrezzature che possono, ridurre, amplificare e moltiplicare il raggio di energia. In queste sezioni si rende utile anche il piccolo drone che ci segue sempre, del quale si può prendere il controllo diretto in qualsiasi momento per fluttuare in giro e osservare la situazione da più angoli differenti, nonchè raccogliere antenne e apparati per spostarli opportunamente. La seconda componente puzzle entra in gioco quando si scova un ologramma, perché questi va “decriptato” attraverso una sorta di mini-game dove occorre connettere tre blocchi ed ognuno si muove semplicemente spostando il drone nell’ambiente tridimensionale. La terza ed ultima, forse la più interessante, anche se decisamente poco sfruttata, fa uso del laser da polso della piccola Kathy, che viene utilizzato per tagliare e fondere alcuni oggetti per poter avanzare.

Un titolo decisamente interessante, ma non perfetto…

Il gioco presenta una trama avvincente e misteriosa, che si dipana lentamente attraverso numerosi “ologrammi” recuperabili dal giocatore lungo il suo cammino. Si scopre così la storia della missione precedente, i suoi membri, le loro motivazioni, le loro scoperte e il loro destino, oltre che affrontare le proprie paure, i propri dubbi e le proprie decisioni, che influenzano il corso degli eventi e in parte anche il finale del gioco. Questi ologrammi vengono mostrati sotto forma di animazioni telegrafiche, dove i personaggi sono appena abbozzati da modelli tridimensionali simili a manichini che si muovono a scatti, mentre l’audio scorre fluido ed offre un buon livello di recitazione. La scelta stilistica di questi ologrammi è interessante, ma purtroppo lascia pensare che sia stata imposta dal limitato budget a disposizione, ma obiettivamente non rovinano l’esperienza, a patto che sappiate apprezzare a dovere l’inglese parlato, che è anche l’unica lingua audio disponibile.

Comparto tecnico

Il gioco presenta una grafica altalenante, principalmente tra gli esterni e gli interni. Dove brilla davvero è sulla rappresentazione degli ambienti all’aperto, le lande desolate di Marte, il paesaggio con le sue montagne, le sue valli, le sue tempeste di sabbia e le sue notti stellate nonchè le costruzioni in rovina della missione precedente. Non si può dire lo stesso degli interni che dimostrano tutto il limite del budget a disposizione, perché tutti molto simili con pochi dettagli, nonché una qualità dei modelli umani e facciali piuttosto grezza. Il comparto audio include una colonna sonora abbastanza coinvolgente che rende con dignità l’atmosfera misteriosa di Marte, aggredendo anche efficacemente i momenti narrativi più importanti.

Concludendo…

Deliver Us Mars è un gioco che saprà appassionare gli amanti della fantascienza e dell’avventura, offrendo una storia emozionante che, nonostante sappia molto di “già sentito” riesce comunque a sorprendere in molte occasioni. Sebbene il gameplay sia di ottimo livello, perché i movimenti della nostra protagonista sono sempre fluidi e ben realizzati, in generale durante le 8 ore necessarie a completare l’avventura risulta un po’ troppo ripetitivo. I puzzle ambientali sono molto godibili e divertenti, ma purtroppo pochi, nessuno davvero difficile e tutti molto simili fra loro – sicuramente un investimento più concreto in questo senso avrebbe giovato alla produzione.

CI PIACE
  • Una narrativa riuscitissima, condita con il giusto alone di mistero.
  • Gameplay di ottima qualità, animazioni fluide e ben realizzate.
  • Grafica degli ambienti all’aperto estremamente valida e dettagliata…
NON CI PIACE
  • … anche se non si può dire lo stesso per gli interni ed i personaggi.
  • Poca varietà di situazioni.
  • Pochi puzzle e forse troppo semplici.
Conclusioni

Deliver Us Mars ci è piaciuto. Si tratta di un titolo indie che va preso per quello che è: un’avventura con un’ottima trama, tante belle idee, ma budget limitato. Se saprete passare oltre ad alcune disarmonie nel comparto grafico ed un gameplay forse un po’ troppo ripetitivo, potrete sicuramente trovarvi una storia ispirata, interessante e ricca di colpi di scena.

7Cyberludus.com

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Gabriele o “Gabe” per gli amici, è un informatico di professione ed inguaribile videogiocatore. Cresciuto a colpi di Commodore 64 ed Amiga è papà di due bellissimi bimbi che ormai gli rubano quasi tutto il tempo. La sua passione sono l’informatica, il cinema, la musica ed un giorno spera di finire e vedere pubblicato il suo primo videogame … quando trova il tempo!

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