L’universo narrativo di Square Enix costruito intorno al settimo capitolo di Final Fantasy ha dell’incredibile. Il successo del gioco, lanciato inizialmente sulla prima Playstation, di pubblico e critica, portò il colosso giapponese a valutarne l’espansione, in termini di background narrativi. Tra anime, film e prequel, a spiccare – in termini puramente qualitativi – fu l’apprezzata esclusiva PSP, Crisis Core, che vedeva il giocatore affrontare l’avventura nei panni di Zack Fair, personaggio che, come sapremo, diventerà chiave nella nuova visione narrativa di Final Fantasy VII Remake.
Rimasto a lungo sopito come sola esclusiva Sony per Playstation Portable, Crisis Core -Final Fantasy VII- Reunion rappresenta l’occasione perfetta per i fan del settimo capitolo della saga decennale, di riprendere con mano l’apprezzato titolo, diventato “oggetto di culto” per i fanatici di Cloud Strife e compagni, nonché importantissimo pezzo del puzzle mancante per godere appieno della narrativo di Final Fantasy VII Remake, visto che molti elementi narrativi vengono dati per “scontati”.
Abbiamo deciso, come di consueto, di affrontare l’avventura sul nostro fido Steam Deck, un po’ per non accantonare le origini “portable” del titolo Square Enix e un po’ perché il simboletto verde “verificato” è sempre un’attrattiva non da poco per i possessori della handled di casa Valve.
Detto questo, ecco cosa ne pensiamo della rimasterizzazione operata da Square Enix per Crisis Core -Final Fantasy VII- Reunion: buona lettura!
Un Soldier al soldo della Shinra: bentornato Zack Fair
La storia di Crisis Core -Final Fantasy VII- Reunion ha inizio sette anni prima degli eventi di Final Fantasy VII e segue Zack Fair, un giovane e ambizioso Soldier al soldo della Shinra, la “terribile” megacorporazione che sta lentamente prosciugando il pianeta, estraendo e sfruttando l’energia Mako.
Come Soldier, lo scopo di Zack è quello di rintracciare un altro Soldier (di 1ª classe) di nome Genesis, che viene dato per disperso e considerato un disertore a tutti gli effetti.
Nel corso dell’avventura, tuttavia, Zack porterà alla luce oscuri segreti, tra cui terrificanti esperimenti della Shinra e delle sue “creature” create in laboratorio.
Un’avventura longeva, caratterizzata da un ritmo eccellente, che ci mostrerà una lunga serie di personaggi storici, tra cui l’iconico Sephirot e, ovviamente, Cloud, protagonista della successiva avventura targata Square Enix. Seppur altalenante, in termini di scrittura, specialmente sul fronte dei dialoghi (a volte fin troppo banalotti), la trama si lascia seguire piacevolmente, dall’inizio alla fine, con intrighi, colpi di scena e tematiche comunque ben approfondite.
Il gioco, pur essendo a tutti gli effetti una remastered e non un remake, riesce comunque ad inserire diversi spunti narrativi che meglio lo riescono ad incastrarsi con la contorta trama di Final Fantasy VII Remake, di cui questo gioco si colloca come tassello mancante.
Per completare la trama messa a disposizione dagli sviluppatori, saranno necessarie circa quindici ore, senza contare la soverchiante quantità di contenuti secondari, pane per i completisti, che potrebbero far lievitare in maniera smodata il conteggio delle ore, arrivando a toccarne anche una cinquantina.
Remastered o remake? Questo è il dilemma…
Crisis Core -Final Fantasy VII- Reunion è un titolo che, a conti fatti, si configura in maniera più simile ad una remastered piuttosto che ad un remake vero e proprio.
E’ vero che il titolo è stato interamente ricostruito da zero, ma il materiale originale è stato pressoché mantenuto, in termini puramente ludici. Il gioco infatti riprende la natura action dell’originale uscito su PSP, riproponendo il combat system action, migliorato a tal modo da renderlo quantomeno più simile a quello di Final Fantasy VII Remake, in termini di fluidità e feedback delle armi/magie.
Ma cosa rendeva, ai tempi, il gameplay di Crisis Core tanto speciale? Oltre alla deriva action che comprende attacchi concatenati, schivate e parate – ed un sistema di critici basati su debolezze elementali e punti “sensibili” dei nemici – il gioco offriva la meccanica dell’O.M.D (Onda Mentale Digitale), che permette a Zack di compiere tecniche speciali o subire effetti positivi (bonus) per determinati periodi di tempo: tale meccanica è rappresentata da una specie di slot machine a tre rulli in alto a sinistra, visibile solo durante i combattimenti che, una volta ferma, a seconda della combinazione i numeri o di immagini, si attiva un bonus o un potente attacco. Quando la prima immagine a destra e la prima a sinistra coincidono, Zack entra in fase di modulazione: in questa fase, se escono tre numeri uguali compresi tra il 6 e l’uno, aumenta di livello la Materia che corrisponde al tale numero, mentre se escono tre 7 Zack aumenta di livello. Se l’immagine al centro corrisponde a quelle ai lati, Zack effettuerà l’attacco del personaggio/creatura mostrato, e così via.
Sul fronte prettamente ludico, la struttura alla base del titolo originale è rimasta inalterata. Il titolo “soffre” un po’ delle sue origini “portatili”, costringendo l’avventura all’interno di binari piuttosto limitati e lineari, offrendo solo in rare occasioni spunti esplorativi, che riguardano ricerca di forzieri o oggetti nascosti. La trama si sviluppa in maniera piuttosto “rigida”, portandoci ad esplorare le diverse ambientazioni di gioco, intervallate da cutscene (di pregevole fattura) sia in CGI che in-engine.
Il gioco presenta inoltre alcuni minigiochi, inseriti strategicamente per offrire una certa varietà all’azione di gioco, oltre che diverse missioni secondarie, come nell’originale, attivabili presso gli svariati hub di salvataggio sparsi per le mappe. Le missioni secondarie, purtroppo, si dimostrano ripetitive e, generalmente, tutte molto simili tra loro, annoiando velocemente il videogiocatore completista intenzionato a sbloccare tutto quello che il titolo Square Enix ha da offrire.
Un rifacimento totale
Pur non avvicinandosi all’estrema mole di dettagli poligonale operate per il già citato Final Fantasy VII Remake, il lavoro svolto da Square Enix per Crisis Core -Final Fantasy VII- Reunion è senza dubbio encomiabile.
Il gioco, come dicevamo, sta sul sottilissimo confine tra remastered e remake, in quanto è stato interamente ricostruito da zero, partendo da un engine che maggiormente si adatta alle console di attuale generazione.
Nella versione PC da noi provata, abbiamo avuto modo di provare il titolo su una configurazione da gaming di fascia alta (pur rimanendo parzialmente delusi dalla mancanza di supporto a risoluzioni ultrawide) e, come dicevamo in fase di introduzione, anche su Steam Deck, dove lo abbiamo principalmente giocato, beneficiando dello status di titolo “verificato”, dalla stessa piattaforma Valve. Crisis Core, in questa sua nuova versione, si comporta alla grande, con una ottimizzazione veramente ottima, specialmente sullo schermo del Deck: convincono i nuovi modelli poligonali dei personaggi (e le realistiche capigliature), le ambientazioni più vivide e curate e, sicuramente, il comparto effettistica e animazioni, che avvicinano di molto il titolo al remake del settimo capitolo.
Molto buono il comparto sonoro, seppur con qualche riserva, specialmente per quanto riguarda il nuovo doppiaggio in lingua inglese (i nuovi doppiatori sono gli stessi di Final Fantasy VII Remake), a cui purtroppo manca la verve recitativa dell’originale.
Il gioco presenta inoltre una traduzione di testi e menu totale, in lingua italiana. Traduzione a cui mancano sbavature di sorta.
Concludendo…
Crisis Core -Final Fantasy VII- Reunion è un rifacimento di incredibile fattura: senza stravolgere quello che è stato il prodotto originale, i ragazzi di Square Enix hanno fatto l’impossibile per aumentare la platea di pubblico di un titolo ancorato da fin troppi anni su PSP. Pur non perfetto, questo prequel aggiunge vari e importanti tasselli mancanti all’universo narrativo di Final Fantasy VII, specialmente in vista del secondo episodio dell’atteso remake.