L’approccio di Bethesda alla realtà virtuale, negli ultimi anni, è stato per lo più altalenante. Recentemente, la software house statunitense ha alternato ottimi risultati, come Skyrim VR e Fallout 4 VR, a risultati abbastanza dimenticabili come Doom VFR o recente spin-off dedicato a Wolfenstein. Annunciato un po’ a sorpresa, Doom 3 VR è la trasposizione interamente in realtà virtuale del terzo capitolo della saga di Doom, il “capitolo della discordia” della celebre saga, famoso per aver abbandonato il gameplay frenetico tipico dei primi due episodi a favore di uno stile maggiormente survival horror e per lo più ragionato.

In parte incuriositi da questo peculiare porting abbiamo così re-indossato il PSVR, insieme alla periferica Playstation Aim (che, ci teniamo a precisare, è il miglior modo per giocare a Doom 3 VR), e siamo tornati ad esplorare le claustrofobiche ambientazioni marziane capaci di regalare momenti veramente terrorizzanti, specialmente all’interno di un caschetto.

Grazie ad un codice PS4 ricevuto da Bethesda, abbiamo provato il titolo su PS5, muniti di PSVR e relativo adattatore.

Ecco le nostre finali considerazioni su Doom 3 VR

Non tutti sanno che…

Prima di concentrarci sull’esperienza VR offerta da Doom 3, facciamo qualche passo indietro e andiamo a raccontarvi quello che è stato il terzo capitolo nella continuity narrativa della saga di Bethesda.

Doom 3 può essere visto, a tutti gli effetti, come un reboot della serie, visto che le vicende narrate non riguardano in alcun modo i capitoli precedenti. Siamo XXII secolo, Marte, dove un conglomerato militare-industriale (la celebre UAC) ha istituito una struttura di sviluppo scientifica per la ricerca in campi come il teletrasporto, la biologia e la progettazione di armi sempre più avanzate. Com’è lecito aspettarsi, gli esperimenti non vanno a buon fine, e l’innovativo progetto del teletrasporto apre in realtà un portale per gli inferi, provocando quindi una catastrofica invasione di demoni in territorio marziano. Nei panni del semplice “Doom Guy”, un marine capitato nella base poco prima dei tragici eventi, dovremo farci spazio tra orde di demoni, affrontando incubi sempre più letali e aberranti, per salvare la popolazione della stazione su Marte e, conseguentemente, il genere umano.

A differenza dei precedenti due capitoli, che seguivano uno stile “run & shoot”, Doom 3 si prestava ad un gameplay meno frenetico e quindi più ragionato. Sebbene così differente rispetto ai predecessori, Doom 3 fu un capitolo estremamente apprezzato dalla critica, specialmente nella sua controparte PC, capace inoltre di sfoggiare l’ottimo id Tech 4, un engine che, per il periodo di riferimento, fu una vera e propria finestra sul futuro: un sistema di illuminazione incredibile, un dettaglio delle ambientazioni “epocale” e sicuramente un’effettistica che, ancora oggi, risulta apprezzabile. Insomma, Doom 3 nonostante le critiche di un pubblico che, ancora oggi, mal digeriva queste meccaniche non propriamente “Doom-esche”, fu un capitolo memorabile, così come memorabile può esser considerata l’espansione che seguì a ruota questo terzo capitolo, Resurrection of Evil (seguita poi da The Lost Mission).

Un tranquillo viaggio su Marte

Sono passati circa dieci anni da quando John Carmack mostrò al pubblico, per la prima volta, un prototipo di Doom 3 in esecuzione su Oculus Rift. Un decennio dopo, siamo qui ad analizzare questo “prototipo” divenuto realtà, solo che la piattaforma di riferimento non è quella Oculus ma PSVR.

Indossato il caschetto e imbracciato il nostro fido Playstation Aim, che non usavamo dai tempi di Bravo Team, abbiamo provato questo peculiare porting che, seppur parecchio imperfetto, è stato in grado di regalare alcuni momenti memorabili.
Doom 3 VR si presenta, contenutisticamente parlando, in versione completa, comprese le due espansioni di cui vi abbiamo parlato in precedenza.

A quasi vent’anni dal suo lancio sul mercato, Doom 3 non fa più così paura e, onestamente parlando, tecnicamente è invecchiato piuttosto male, considerato che in VR, tendenzialmente, tutto pare sempre meno definito e “bello” rispetto alle controparti “non-VR”. Il più grosso difetto di questo titolo è la sua totale incompatibilità con il mondo della VR: Doom 3 è un titolo nato e sviluppato per PC, dove il giocatore ha bisogno necessariamente di un mouse e di una tastiera per affrontare al meglio le orde di demoni e muoversi nello scenario con una certa rapidità. Certo, non stiamo parlando delle dinamiche di gameplay ancor più “scattanti” dell’ultimo Doom Eternal, ma Doom 3 presenta comunque uno stile di gioco che, difficilmente, è possibile apprezzare appieno su un ecosistema in realtà virtuale.

Lato controlli, abbiamo un sistema di movimento totalmente libero che si affida a due modalità di rotazione: la prima “a scatti” è la meno indicata, visto che rende difficoltosa la mira nelle situazioni di gioco più concitate, mentre la seconda – fluida – è probabilmente la più precisa, anche se un perfetto incubo per i giocatori che soffrono di motion sickness. Il gioco, come già detto, si presta a due diversi sistemi di controllo, uno con Dualshock classico, che risulta forse il metodo più innaturale per godere di Doom 3 VR (considerato il mal posizionamento del mirino rispetto all’impugnatura dell’arma), ed il secondo – il migliore, personalmente – con Playstation Aim, la “light gun” di Sony adattata all’ecosistema VR. Entrambi i sistemi di controllo, tuttavia, non riescono a proporre un’esperienza di gioco pienamente soddisfacente e non riusciamo a capire il perchè gli sviluppatori non abbiano optato per l’introduzione dei due Playstation Move separati che, a parer nostro, avrebbero garantito una maggior immersività all’interno del titolo.

A non funzionare al meglio, inoltre, sono le “proporzioni”: in più di un’occasione ci sembrerà di non essere posizionati al meglio, in altezza, e anche le dimensioni dei mostri o dei personaggi non giocanti sembrano decisamente sproporzionati rispetto al nostro punto di vista. Questi sono fattori non da poco in un titolo VR dove, spesso, questi dettagli minano il fattore immersione.
Come già detto, anche tecnicamente il gioco non riesce a brillare particolarmente. Dal canto nostro, abbiamo provato Doom 3 VR su Playstation 5 – in retro compatibilità – sfruttando l’adattatore fornitoci da Sony per collegare il visore alla nuova console. Graficamente il gioco è invecchiato maluccio e questa versione in realtà virtuale altro non fa che accentuare l’inadeguatezza del motore che, come già detto, si porta ben venti anni di storia sulle spalle.

Concludendo…

Doom 3 VR continua la serie “sfortunata” di titoli Bethesda dedicati alla realtà virtuale. L’esperienza di gioco proposta dai ragazzi Archiact – in collaborazione con id Software – è assolutamente inadeguata per gli standard odierni a causa dei diversi limiti tecnici e dei problemi, lato gameplay, che rendono il titolo non particolarmente “comodo” da giocare con le periferiche compatibili.

CI PIACE
  • Riesce a regalare alcuni momenti memorabili
  • Su Playstation Aim funziona discretamente…
NON CI PIACE
  • …anche se il sistema di controllo fa acqua da tutte le parti
  • Tecnicamente obsoleto
  • Telecamera e proporzioni da rivedere completamente
  • Inadeguato per la realtà virtuale
Conclusioni

Doom 3 VR, nonostante le buone intenzioni, si è dimostrato un titolo totalmente inadeguato per la realtà virtuale, limitato ed estremamente arretrato dal punto di vista tecnico. Acquisto sconsigliato, allo stato attuale, anche da fan della serie e del titolo originale, da rivalutare magari in vista di patch e forti sconti sul prezzo di vendita.

5.5Cyberludus.com

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Nerd purosangue classe 1992, si avvicina al mondo dei videogiochi grazie al SEGA Master System di sua madre. Destreggiandosi tra Alex Kidd e Sonic the Hedgehog, comincia a farsi una importante cultura videoludica a base di platform e beat ‘em up. Fedele seguace della “master race”, consuma giochi di ruolo dalla mattina alla sera, anche se la sua saga preferita rimane Grand Theft Auto degli inarrivabili Rockstar Games, che fin dal primo capitolo lo ha aiutato a diventare la brutta persona che imparerete a conoscere.

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