Negli scorsi giorni abbiamo avuto modo di mettere le mani su Pumpkin Jack, adorabile produzione indipendente che ha debuttato ad ottobre 2020 su PC, Switch ed Xbox One. Sarebbe stato in effetti un perfetto gioco da godersi nel periodo di Halloween ma purtroppo gli utenti PS4 hanno dovuto attendere fino al 24 febbraio, data in cui il titolo ha debuttato anche sulla piattaforma di casa Sony.
La produzione è etichettabile come un One Man Game, visto che è stata realizzata da un unico sviluppatore a partire dal 2017. Nicolas Meyssonnier ha fatto tutto (o quasi) da solo, avvalendosi della collaborazione di Headup Games per quanto concerne la distribuzione e di altri collaboratori per ciò che riguarda la composizione delle musiche, la realizzazione dell’HUD e i lavori relativi ai porting delle versioni console. Pumpkin Jack è un delizioso omaggio ai platform 3D dell’era Playstation 2, sia per quanto riguarda lo stile e sia per la natura del gameplay. Non a caso, tra le fonti d’ispirazione dichiarate dallo sviluppatore figurano Jack & Daxter e, soprattutto, Medievil.
Pumpkin Jack è l’erede di Medievil?
In effetti, le similitudini con la storica avventura di Sir Daniel Fortesque sono lapalissiane, soprattutto in termini di atmosfera generale e struttura ludica. Sarebbe tuttavia estremamente pretenzioso sperare che il lavoro di un unico sviluppatore, per quanto visibilmente dedito ed appassionato, possa eguagliare i livelli raggiunti da Medievil nel lontanissimo 1998.
La trama del gioco narra del ritorno del ritorno dello scaltro Jack nel mondo dei vivi. E’ stato proprio il diavolo in persona a “riesumarlo”, con lo scopo di fargli affrontare un potente mago, campione dell’umanità, che sta intralciando i piani distruttivi di Satana. La storia è fondamentalmente un simpatico pretesto per giocare e non punta sulla benché minima complessità o serietà di fondo. Il protagonista è probabilmente ispirato alla leggenda di Jack O’ Lantern, l’uomo che ingannò il Diavolo e la sua caratterizzazione è certamente azzeccata. Stessa cosa può dirsi per alcuni dei comprimari, tra i quali spicca il nostro fidato corvo che nel corso dell’avventura saprà regalarci intervalli comici carichi di umorismo. Ottimi persino i dialoghi, irriverenti e pregni di sarcasmo con un pizzico di no-sense che non guasta mai.
Una delle sensazioni più rincuoranti è che già dalle prime battute di gioco Pumpkin Jack riesce a farci sentire a casa, immergendoci in un’atmosfera di familiarità sempre più rara nel mercato videoludico odierno. La semplicità e l’immediatezza la fanno da padrone, ecco perché sono presenti pochi comandi ascrivibili ad altrettanti tasti. Quadrato per attaccare, croce per saltare e cerchio per schivare. Successivamente, dopo l’incontro con il simpatico corvo, verrà introdotto un nuovo attacco, eseguibile premendo L1. Si tratta di un’arma a distanza che consiste nello scagliare il nostro amico pennuto contro i nemici. Meccaniche di gioco estremamente semplici, dunque, che trovano riscontro anche nel livello difficoltà, estremamente permissivo per una buona metà dell’avventura.
La storia di Jack presenta appena sei livelli, per una longevità totale di quattro ore circa. Ogni livello propone una componente platform, delle sezioni puzzle, fughe o corse a ostacoli e combattimenti. Per avanzare, è necessario il boss di turno. Generalmente nessuno degli scontri risulta particolarmente proibitivo, basta intuire i vari pattern d’attacco dei nemici. Ognuno di essi gode di tre fasi, un vero e proprio classico. L’effetto generale è molto “scolastico” ma funziona in quasi tutti gli scontri. Giusto il boss finale è risultato particolarmente deludente, principalmente a causa di un design della battaglia alquanto dimenticabile. Inoltre, il duello ha un paio di momenti non ben bilanciati che possono farvi incorrere in game over evitabili. Un peccato, vista la qualità generale delle altre boss fight.
Una volta sconfitti, i boss conferiscono una nuova arma al protagonista. Queste ultime godono di move-set differenti ma vista l’esigua durata dell’avventura, il nostro consiglio è comunque quello di provarle tutte senza fossilizzarsi eccessivamente su di una in particolare.
Gradevole la gestione dei collezionabili, persino stimolanti da ricercare grazie alla loro utilità. Ogni livello, infatti, nasconde venti teschi di corvo che non sono mai realmente introvabili. Senza svenarci eccessivamente nella ricerca, siamo riusciti a racimolarne 103 su 120 ma la cosa simpatica è che possono essere usati come moneta di scambio con il mercante. Quest’ultimo vi dà così la possibilità di sbloccare costumi extra da far indossare al burbero Jack.
Come se non bastasse, è possibile trovare un grammofono segreto per ogni livello. Questi non hanno una reale utilità a dirla tutta ma una volta scovati danno il via ad una scena tanto buffa quanto imbarazzante: parte un brano di stampo classico riarrangiato in chiave techno ed il protagonista comincia una danza fuori di testa. Molto no-sense, cringe come direbbero i giovani di oggi. Ci piace.
Proprio parlando delle musiche, non possiamo che promuovere la colonna sonora presente nel gioco. Tra geniali riarrangiamenti di alcuni brani classici ben noti e riuscitissime composizioni totalmente originali, siamo certi che ne sentirete delle belle. Apprezzabile anche il lavoro svolto in merito al comparto grafico. Sei livelli sono pochi, questo ha ovviamente aiutato lo sviluppatore nel confezionare un’avventura visivamente aggraziata, sorretta sulle spalle del granitico Unreal Engine 4. Ammirando gli screenshot su questa pagina, potete certamente farvi un’idea sulla bontà generale dell’impatto visivo. Buona anche la varietà delle ambientazioni che spaziano dai campi del primo livello alle paludi, passando per una città sotto assedio ed un immancabile cimitero.
Tecnicamente parlando non possiamo lamentarci di questo porting della versione Playstation 4. Il gioco risulta infatti solido e privo di reali problematiche come glitch, bug o freeze.
Per cercare di rendere più variegato l’incedere, Meyssonnier si è prodigato nella realizzazione di un breve minigioco presente in ogni livello in cui il protagonista si stacca la testa e la usa per intrufolarsi in aree altrimenti inaccessibili. Così facendo iniziano delle sezioni caratterizzate da semplici puzzle ambientali, come il dirigere delle bombe su un percorso a ostacoli o una sorta di variante del famoso gioco memory, però a base di lapidi.
Sfortunatamente, la struttura estremamente classica di Pumpkin Jack rappresenta anche il suo più grande limite. Il tutto sa di già visto ed il titolo non riesce mai veramente a sorprendere. Nonostante la risicata longevità, inoltre, alcune situazioni tendono a ripetersi troppo spesso. Ne sono un perfetto esempio le corse su binari che tra carrelli da pilotare, gargoyle e cavalli dannati da domare risultano presto stucchevoli e persino abusate.
Concludendo…
Pumpkin Jack è un delizioso omaggio ai classici platform 3D di un tempo, un indie senza eccessive pretese fatto con tanto cuore. Non si tratta certamente di un gioco perfetto o memorabile, l’avventura inciampa infatti in una struttura forse fin troppo derivativa ed in qualche momento meno riuscito degli altri, come la boss fight finale. Tutto sommato, però, ci troviamo comunque tra le mani una produzione ammirevole che siamo certi saprà regalarvi qualche ora di spensierato divertimento grazie a mappe colorate, ironia a palate e l’innegabile valore della semplicità.
Speriamo che il gioco abbia abbastanza successo da permettere la realizzazione di un sequel più completo ed ambizioso. Di giochi come Pumpkin Jack, al giorno d’oggi, ce ne sono troppo pochi.