Chi ci segue assiduamente lo sa di certo: noi di CyberLudus viviamo con notevole trasporto il panorama videoludico indipendente. Ci troviamo dunque spesso e volentieri a spulciare i vari store digitali alla ricerca di nuove possibili sorprese, piccole produzioni che magari non hanno la fortuna di finire sotto la luce dei riflettori come i ben più noti tripla A ma che comunque possono meritare delle attenzioni. Con questi presupposti, ci siamo approcciati a Another Dawn, survival realizzato da KR Games, un piccolo team di sviluppo italiano.
Purtroppo stavolta non è andata bene e ci siamo trovati tra le mani un prodotto indiscutibilmente deficitario sotto praticamente ogni punto di vista.
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Dobbiamo ammettere che basta aprire YouTube e dare un’occhiata a qualche minuto di gameplay di Another Dawn per farsi un’idea ben chiara sul valore della produzione. Eppure, consultando la scheda del gioco presente nei vari store sembra quasi di avere tra le mani un piccolo capolavoro. Ecco perché piuttosto che proporvi una classica recensione, abbiamo pensato di elencare di seguito le varie caratteristiche presenti nelle suddette schede e demolirle raccontando la nostra esperienza di gioco.
– Storia avvincente, avventuroso mix di azione, sopravvivenza e sparatoria. Beh, andiamoci piano. “Storia avvincente” è decisamente un’esagerazione. Per carità, si percepisce un minimo di impegno da parte degli sviluppatori nella stesura di una trama da b-movie quantomeno godibile. L’obbiettivo è stato parzialmente centrato e non è certamente la storia il problema principale del gioco. Tutto sommato, però, il no sense la fa da padrone dall’inizio alla fine dell’avventura e non mancano dei momenti involontariamente comici.
– Prova la libertà di esplorare grandi mappe semi-aperte, come paesaggi tropicali mozzafiato ed enormi caverne. Adesso cominciano i problemi seri. Another Dawn è suddiviso in capitoli, ognuno dei quali ambientato in una diversa area dell’isola. Alcune aree sono più sand-box, altre più lineari. Il problema è che a causa dello sciatto level design, spesso non si ha la reale cognizione della strada da intraprendere per raggiungere il proprio obbiettivo. Totalmente assenti indicatori o mappe, quindi spesso per orientarsi bisogna semplicemente fare affidamento sulla fortuna, ne è un perfetto esempio la prima missione del gioco. Nelle battute iniziali, infatti, ci viene chiesto di recuperare lo zaino. Non ci sono però indizi su dove si trovi l’oggetto in questione, l’unico modo di trovarlo è esplorando a caso nella speranza di ritrovarsi nel posto giusto. Confessiamo che questo primo approccio col gioco è stato traumatico. Dopo vari tentativi andati a vuoto, morendo disarmati crivellati dagli spietati mercenari, abbiamo per un attimo pensato di mollare tutto. Fortunatamente, all’ultimo tentativo il prezioso zaino è stato portato in salvo, permettendoci così di continuare la nostra (dis)avventura.
– Trova cibo, bevande, armi improvvisate e tutto il necessario per sopravvivere nella natura selvaggia. Qui non c’è molto da aggiungere a dire la verità. Premettiamo che se non trovate il dannato zaino non potete nemmeno equipaggiare un’arma da fuoco. Per il resto, esplorando potete trovare cibi e bevande di varia natura, erbe medicinali e una discreta varietà di armi che spaziano dai tubi ai cacciaviti, passando per fucili d’assalto e balestre. Nell’HUD avete modo di tenere sott’occhio tre diversi indicatori: due sono dedicati a fame e sete, quando sono troppo bassi basta aprire lo zaino e scegliere come rifocillarsi; l’altro indicatore rappresenta invece la resistenza e si consuma correndo o nuotando, si ricarica in automatico.
– Corri, nuota, combatti e spara, affronta mercenari e creature non umane, mentre esplori ogni angolo dell’isola. Sì, potete fare tutte queste cose. Perlopiù tramite animazioni scandalose, caratterizzate da una legnosità raramente vista in un videogioco delle ultime tre generazioni.
– Intelligenza artificiale non scriptata: i nemici tendono a reagire in modo attivo e diverso a seconda delle loro proprietà e del tuo modo di giocare. Qui non possiamo che stendere un velo pietoso. In Another Dawn, l’intelligenza artificiale è fondamentalmente inesistente. Sarebbe più corretto parlare di deficienza artificiale. I nemici non hanno delle routine comportamentali credibili o pattern imprevedibili. Sono lì, intenti a fare le loro ronde e quando vi scoprono cominciano a sparare senza un minimo di tatticismo. Anzi, una delle attività più soddisfacenti è spingere al limite la loro stupidità, magari nascondendosi in posti che non riescono a raggiungere nonostante la loro Intelligenza artificiale non scriptata. Spesso basta entrare dentro una capanna per evitare il fuoco nemico, vedendo comunque i soldati che continuano a sparare senza sosta pur non avendo la reale possibilità di vedervi. Imbarazzante.
– Scegli la modalità di gioco che preferisci: afferra la tua arma migliore e uccidi tutti faccia a faccia o aggira i nemici furtivamente. In realtà non tutti i livelli conferiscono questa presunta libertà di scelta nell’approccio da seguire. La cosa certa è che quando c’è da sparare, lo shooting risulta semplicemente imbarazzante e vi farà voglia di cimentarvi nello stealth. Cosa intendiamo per stealth? Semplice! Cercate di raggiungere gli angoli più remoti e buggati della mappa, stando il più possibile lontani dai nemici e sperando di ritrovarvi, per puro caso, nel punto giusto per proseguire con la storia. Vi possiamo assicurare che un paio di volte ha funzionato.
– Fisica realistica che implementa diverse reazioni di impatto dei materiali e sistema di galleggiamento nell’acqua. Parlare di fisica realistica, quando le compenetrazioni poligonali si susseguono senza soluzione di continuità, è certamente audace. La verità è che il comparto tecnico di Another Dawn fa acqua da tutte le parti. L’impressione grafica generale è quella di ritrovarsi tra le mani uno dei primi giochi dell’era PS3 (uno di quelli brutti, sia chiaro). A ciò aggiungete una moltitudine di bug ed una macchinosità di fondo decisamente esagerata. Insomma, un pastrocchio di rara bruttezza.
Concludendo…
Non possiamo dire di non averci provato. Nonostante le terribili premesse, abbiamo giocato fino in fondo Another Dawn, prendendolo quasi in simpatia vista la sua innegabile bruttezza. Purtroppo, l’ultima fatica dei ragazzi di KR Games è un vero e proprio abominio. Il gameplay è semplicemente pessimo, caratterizzato da una struttura tanto limitata quanto confusionaria; il comparto tecnico, poi, è a dir poco scandaloso. Bug di varia natura, un’infinità di glitch, animazioni vergognosamente legnose, modelli poligonali vecchi di almeno tre generazioni… Insomma, l’impressione generale è quella di avere tra le mani un prodotto totalmente inadeguato al debutto sul mercato. Soprattutto visto che viene venduto alla folle cifra di 20 euro.
L’unica fetta di utenza alla quale possiamo consigliare Another Dawn, sono i cacciatori di platini. Bastano infatti un paio d’ore per sbloccare tutti i trofei ed accaparrarsi dunque l’ambito premio. Anche in questo caso, però, consigliamo caldamente di aspettare un drastico calo di prezzo.