Parlare di Dragon Ball non è mai semplice quanto sembra. Il parto geniale di Toriyama è incontrovertibilmente uno dei massimi esempi possibili della cultura popolare nipponica, al pari di mostri sacri quale Devil Man o Hokuto No Ken. Seppur, a livello di mera “penetrazione” commerciale, con ottima probabilità Dragon Ball non ha eguali: è più facile che qualcuno non sappia il nome del proprio Presidente della Repubblica o Premier, piuttosto che ignorare i capelli a punta biondicci di Goku. Dissertare sulle motivazioni del successo infinito della serie, è opera difficile: vuoi la concreta abilità del Toriyama di concentrare semplicità, violenza e fantasia in una formula tanto semplice e diretta, quanto dannatamente convincente e performante.
E, per i più grandicelli fra noi, l’appuntamento giornaliero con Dragon Ball era, appunto, fisso e ancora di ogni giornata che si rispettasse. Naturalmente, un nome così vincente e convincente, non poteva non sforare il mondo della narrazione fumettistica e addentrarsi voracemente (così com’è stato fatto), in quello videoludico. Enumerare i giochi di Dragon Ball sarebbe un’opera bibliografica notevole: per questo, Dragon Ball Z: Kakarot, una novità o quasi fra le proposte legate alla saga relativamente alla propria offerta ludica (un mondo aperto o quasi esplorabile con i personaggi della saga dei “biondi e puntuti”) aveva sin dalle prima battute, solleticato l’appetito di tanti fan della saga.
Ma… andiamo con ordine!
KAMEHAMEHA!
Dragon Ball Z: Kakarot è un gioco d’azione in terza persona, con marcati elementi ruolistici, ispirato alla saga Z di Dragon Ball (quella, per intenderci, che raccoglie al suo interno i cattivi più iconici del brand, ovvero Vegeta, Freezer, Cell, Majin Bu ecc). Dilungarsi sulla trama, probabilmente, non avrebbe senso ma, per sommi capi, il titolo edito da Bandai Namco e sviluppato da CyberConnect2, ci fa sostanzialmente rivivere, per apici narrativi, tutte le vicende principali che hanno caratterizzato la saga Z di Dragon Ball, da tanti ritenuta la più moderna, ispirata e avvincente. Conoscere la trama può essere un minus molto relativo: i fan di Dragon Ball non hanno mai conosciuto “sazietà” nel vedere i propri eroi superare l’ennesimo livello “massimo” di combattimento. E per quei sparuti che non dovessero conoscere la saga? Ebbene, Dragon Ball Z: Kakarot è capace di offrire una trama divertente, avvincente e colma di personaggi che sarà molto difficile dimenticare.
In tutto, sono circa trenta le ore complessive d’intrattenimento offerte dal gioco. I capitoli si susseguiranno come vere e proprie puntate di un ipotetico anime, con tanto di narratore esterno e i “to be continued” dell’episodio successivo, conditi da cutscene ben realizzate e che non hanno nulla da invidiare al cartoon vero e proprio. Con l’aggiunta di alcune piccole chicche che lo stesso Toriyama ha confezionato, ovvero l’aggiunta di segmenti narrativi extra che andranno a colmare alcuni piccoli buchi che la produzione videoludica, per una mera questione di “scarsità fisica”, non avrebbe potuto logicamente riportare. Ogni “saga” di Dragon Ball Z sarà costituita da una serie di missioni principali da cui, però, potremo sottrarci per poterci dedicare ad attività secondarie, quali l’esplorazione e il completamento delle varie missioni secondarie, coerentemente inserite nell’animo del gioco e che avranno il pregio di farci interagire con personaggi secondari del gioco. Peccato che, in linea di massima, le possibilità annesse saranno poco variegate e tutte simili, come la caccia, la pesca e gli allenamenti ecc., le quali saranno semplice orpello estetico e non andranno poi a darci un reale vantaggio (della serie, è più “conveniente” completare missioni a manetta). Riassumendo: le secondarie ci sono, ma sono appunto… secondarie.
Sempre più pronti!
Nonostante narrativamente non ci sia nulla o quasi da eccepire, Dragon Ball Z: Kakarot offrirà un comparto più strettamente ludico non privo di difetti. Nel complesso, ciò in cui il gioco lascia un po’ a desiderare, è principalmente sul lato tecnico e meccanico. Sin dai primi istanti, si avrà la netta sensazione di non aver il pieno controllo del personaggio, intento in un sottile scivolamento nel mentre ci si muove in ambienti sì fedeli al pennello di Toriyama, ma non particolarmente elaborati e graficamente altalenanti (soprattutto per quanto concerne i dettagli secondari di foreste e ambienti “selvaggi”). Il movimento impreciso sarà, in alcune situazioni, ulteriormente appesantito da alcune scelte non particolarmente felici per quanto concerne la mappatura complessiva dei comandi. Ad esempio, la nuvola Speedy potrà alzarsi e abbassarsi con i trigger e non con le levette. Questa sensazione di controllo impreciso, si trasferirà a piè pari anche nel sistema di combattimento: semplice (forse troppo), non proprio immediato all’inizio e che, però, ben presto, diverrà un puro button mashing intervallato da semplici combinazioni di due tasti che ci consentiranno di accedere al parco mosse più ghiotto e potente di ogni personaggio.
Certo, i personaggi: il roster del gioco Bandai Namco non conterà su tantissimi volti, seppur presenzino tutti i personaggi principali della saga. Peccato che, anche da questo punto di vista, Dragon Ball Z: Kakarot metta sul tavolo una prova non particolarmente convincente: per farla breve, i personaggi saranno tutti sostanzialmente simili e, utilizzare Piccolo (Junior) o lo stesso Goku, sarà pressocchè simili, in un gioco in cui, in linea di massima, la difficoltà della sfida offerta è irrimediabilmente tesa verso il basso. Controlli imprecisi, combattimento poco variegato e diversificato e difficoltà bassa: un triumvirato che “azzoppa” in modo visto l’intero carrozzone confezionato da CyberConnect2. Questa volontà di semplificazione, non pervade solo l’area più squisitamente tecnica, ma irrora anche il comparto più squisitamente ruolistico: proseguendo nel gioco otterremo esperienza e livelli aggiuntivi che, di fatto, si tradurranno in statistiche che aumentano in modo automatico, lasciando al giocatore la semplice scelta di sbloccare o meno alcune abilità, in uno skill tree semplice e non particolarmente elaborato.
Durante le missioni e le fasi più rilassate di esplorazione, avremo modo di accumulare oggetti quali cibo e ingredienti adibiti al crafting (anch’esso tutto sommato “scheletrico”), oltre che le Sfere Z, ognuna di un colore diverso in base alla loro ubicazione. In base al colore, essere saranno utilizzate per potenziare le abilità di uno o dell’altro guerriero “Z”, i quali costituiranno party composti da tre elementi di cui uno effettivamente in campo e gli altri a supporto. Unica meccanica interessante e inaspettatamente profonda in un titolo stra-dominato dalla voglia viscerela di semplificare, sarà la Bacheca Comunità: interagendo coi vari personaggi che incontreremo nel corso delle nostre peripezie, otterremo le loro “medaglie”, le quali ci doneranno degli effetti passivi in campi diversi. Ogni personaggio avrà un compito ben specifico che, nel caso in cui decidessimo di “coltivarlo”, andrebbe ad aumentare parametri e possibilità ben specifiche.
Riponiamo gli occhi del genio!
Anche dal punto di vista più squisitamente tecnico/estetico, Dragon Ball Z: Kakarot mostrerà un animo “doppio” che fluirà in un continuo scorrere di elementi convincenti ad altri sicuramente deludenti. A partire ad esempio dalla telecamera, spesso fuori asse e non perfettamente allineata. In aggiunta, la versione Xbox One, testata con una fiammante Xbox One X, soffrirà di crash e blocchi di varia natura piuttosto spesso. Ma il comparto tecnico non smette di esser fonte di “sofferenza”: il titolo sarà intervallato sovente da lunghi caricamenti, come ad esempio durante i cambi di scenario o tra una missione, i quali andranno in modo netto a spezzare il ritmo di gioco. Altro neo, il frame rate: la versione Xbox One soffrirà di cali non troppo frequenti, ma vistosi nel momento in cui ci saranno a schermo tanti o pesanti elementi da “visualizzare”. Per quanto concerne il ramo più strettamente visivo, il titolo CyberConnect 2 offrirà texture a bassa risoluzione, ambienti di giochi ampi e affascinanti ma un po’ spogli e “copia/incollosi”, i quali saranno pressapoco costituiti dagli stessi elementi scenici variati quel tanto che basta da sembrare diversi. Stessa sorte per i nemici che, tolti i volti più iconici, saranno sostanzialmente tutti uguali e diversi per aspetti totalmente trascurabili.
Concludendo…
Dragon Ball Z: Kakarot è probabilmente il miglior gioco di Dragon Ball mai creato, proprio perché ha battuto una strada non si dica originale, ma quantomeno più raramente affrontata, nonostante l’animo del toon di Toriyama sembri esser naturalmente votato per questo. Un buon gioco, un omaggio stilisticamente perfetto alla saga di Dragon Ball ma che soffre per tante piccole questioni di natura tecnica, ludica ed estetica. Un must-have per i fan, un passaggio obbligato per i (siamo sicuri, esigui!) player che non dovessero conoscere l’universo dei Sayan ma che ne volessero un assaggio. E gli altri? Nell’ambito degli action/rpg, il titolo non è sicuramente uno degli esponenti migliori (seppur sia ben lungi dall’essere uno dei peggiori).