Abbandonato l’immaginario di Arthur Conan Doyle (tra cui l’ultimo – ottimo – Sherlock Holmes: The Devil’s Daughter, i ragazzi di Frogwares compiono un balzo narrativo non da poco, andando a immergersi nel vasto universo rappresentato dalle opere di H. P. Lovecraft. Già qualche mese fa abbiamo avuto modo di mettere le mani su Call Of Cthulhu, titolo horror molto interessante anche se attanagliato da svariate problematiche. The Sinking City, oggetto della recensione di oggi, è un titolo che senza abbandonare la natura investigativa tipica dei titoli Frogwares cerca di mischiare diversi generi tra loro, non sempre raggiungendo il risultato sperato.

Abbiamo provato a lungo il titolo di Frogwares (distribuito in Italia da BigBen Interactive) – in versione Playstation 4 – e siamo pronti a fornirvi, come sempre, il nostro responso finale.

La città che affonda

In The Sinking City assumeremo i panni di Charles Winfield Reed, un ex marinaio della Marina degli USA – nonché veterano della Prima Guerra Mondiale – diventato investigatore privato, intento a raggiungere la misteriosa cittadina di Oakmont su invito dell’intellettuale Johannes van der Berg, per scoprire la causa delle visioni che lo tormentano da anni, visioni – tra l’altro – condivise da numerose altre persone che, casualmente, si trovano nella succitata cittadina. Reed viene assunto da Robert Throgmorton, capo di una delle principali famiglie di Oakmont che, per suo diletto, ha studiato le visioni per aiutare a scoprire la causa del “diluvio” che affligge la città.

Nelle circa quindici ore necessarie a portare a termine la campagna principale (intervallate da alcune ottime quest secondarie che sfruttano a dovere la natura investigativa del gioco), esploreremo ogni anfratto della città, interagendo con un cast di personaggi davvero colorito. Svariati sono i riferimenti alle opere di Lovecraft (tra cui “La maschera di Innsmouth”) fattore che rendono The Sinking City un must have per gli appassionati dello scrittore statunitense.

I dialoghi giocano un ruolo chiave in The Sinking City

A conti fatti, narrativamente parlando, ci sentiamo di promuovere a pieni voti l’ultima fatica targata Frogwares, che si è dimostrata in grado di proporre una scrittura, oltre che una sceneggiatura, di ottimo livello. Seppur non supportato da un comparto tecnico adeguato, The Sinking City è una vera e propria opera “lovecraftiana” in movimento, caratterizzata da ottimi dialoghi, un variegato cast di personaggi e sviluppi narrativi davvero convincenti.

Elementare Reed

Se dal punto di vista puramente narrativo The Sinking City ha saputo convincerci pienamente, non ci sentiamo di rivolgere gli stessi elogi alle meccaniche di gameplay, che iniziano – inesorabilmente – a scricchiolare quando il titolo cerca di proporre qualcosa di diverso dalla classica componente investigativa, già sperimentata con i vari Sherlock Holmes.

The Sinking City, sostanzialmente, è un susseguirsi di casi che seguono un filone narrativo comune, ovvero l’origine delle visioni che attanagliano lo sfortunato protagonista. Nella componente investigativa giocano un ruolo chiave le conversazioni con i diversi NPC: interfacciandosi con loro (attraverso un sistema di dialoghi a scelta multipla) avremo accesso a deduzioni sempre più precise, utili ad aprire nuove piste per il caso. Le abilità “investigative” di Reed ci permetteranno di esaminare più nel dettaglio le scene del crimine: l’occhio della mente, attivabile tramite la pressione di un tasto specifico, ci permetterà di svelare inganni o indizi apparentemente nascosti, mentre le retro cognizioni, seconda abilità di Reed, ci consentiranno di ricostruire gli eventi in una determinata scena del crimine, a patto di riuscire a ordinare le sequenze correttamente.

Attraverso le retro-cognizioni, Reed potrà ricostruire gli eventi sulle scene del crimine

A fare da sfondo alle nostre indagini, troveremo la città di Oakmont che, per l’occasione, è stata resa interamente esplorabile da una componente open world, sfruttata però nel peggior modo possibile. Oakmont è composta da sette distretti colpiti da inondazioni su livelli diversi (molte volte il giocatore sarà costretto ad usare imbarcazioni per superare le parti della città allagata) e poiché l’isolamento ha causato un diminuire delle risorse e un deterioramento dell’ordine sociale, i proiettili hanno sostituito il denaro come valuta preferita: spendere troppi proiettili, infatti renderà il giocatore impossibilitato a contrattare per altri strumenti. Per velocizzare gli spostamenti nei diversi distretti di Oakmont, gli sviluppatori hanno introdotto un sistema di fast travel a “way-point” (sotto forma di cabine telefoniche) che, una volta scoperti, ci permetteranno di viaggiare da uno all’altro. Gli spostamenti diverranno essenziali in The Sinking City visto che, molto spesso, i casi ci porteranno a seguire piste in luoghi diametralmente opposti sulla mappa.

Le imbarcazioni ci permetteranno di spostarci nelle aree allagate di Oakmont

Il gioco, tendenzialmente, non offre grossi aiuti al giocatore, dato che anche la semplice ubicazione di una abitazione o di un luogo di interesse, dovrà essere scoperta semplicemente seguendo le indicazioni fornite dalle prove: in questo caso, infatti, saremo noi a dover piazzare “manualmente” sulla mappa di gioco le varie destinazioni per il caso. A conti fatti Oakmont è parecchio estesa anche se terribilmente vuota, se andiamo ad andare a vedere quello che realmente offre: punti di interesse a parte, infatti, la cittadina propone giusto qualche sfida secondaria o luoghi esplorabili (utili principalmente per accaparrarsi qualche risorsa extra) ma niente al confronto di quanto visto con altri titoli open world recenti. Certo, stiamo pur sempre parlando di un titolo a budget piuttosto limitato ma dal lato nostro ci saremmo aspettati una maggior cura sotto questo aspetto. Peccato.

Il richiamo della bestia

Il titolo cerca in ogni modo di tenere fede alla natura survival horror a cui, molto spesso, le iterazioni videoludiche “lovecraftiane” ci hanno abituati. Le strade di Oakmont sono infatti infestate di mostruosità di ogni genere che, molto spesso, tenteranno di metterci i bastoni tra le ruote durante lo svolgimento dei nostri casi. Per respingere le terrificanti creature, il gioco mette a disposizione un limitato arsenale di armi da fuoco, aggravato da un gunplay davvero pessimo. Il feeling, pad alla mano, inizialmente è sconcertante e solo dopo alcune ore di dimestichezza riusciremo a prendere maggiore confidenza con esse, senza però regalare particolari emozioni.

In The Sinking City è stata integrata una dimenticabile componente di shooting

Un’altra risorsa importante è la sanità mentale, che viene speso per i poteri investigativi usati per ricostruire le scene del crimine e identificare gli indizi. La sanità mentale si rigenera lentamente da sola, ma può essere reintegrata più velocemente con i farmaci antipsicotici, craftabili come munizioni e medikit dall’apposito menu nell’inventario. Le scene e gli incontri “inquietanti” possono causare repentini cali di sanità mentale, che influenzano la percezione del giocatore dell’ambiente circostante, oltre che risultare fatale una volta raggiunta la soglia minima.

Poteva mancare una, seppur minima, componente ruolistica? Certo che no! Anche Frogwares, per The Sinking City ha ben pensato di introdurre un sistema di progressione per Reed, dove avremo modo di spendere i diversi punti conoscenza accumulati dopo la risoluzione dei casi e acquistare perk in grado di aumentare sensibilmente le statistiche del protagonista. Componente apprezzata che però, a conti fatti, non incide come avremmo sperato in termini di gameplay.

Potremo spendere i punti conoscenza guadagnati per aumentare, sensibilmente le statistiche di Reed

Nonostante l’appoggio dell’Unreal Engine 4, The Sinking City non riesce a proporre un comparto tecnico adeguato agli standard odierni. Al di là della legnosità delle animazioni e una carenza di dettagli nei volti dei personaggi (che, in questo caso, paiono fin troppo “morti”), il gioco è contornato da una miriade di problemi tecnici che provocano non pochi disagi alla resa visiva finale. Comparsa e scomparsi di NPC davanti ai nostri occhi, assurdi cali di frame e una fluidità generale che neanche su Playstation 4 Pro ha saputo convincerci, sono solo alcune delle magagne tecniche riscontrate in The Sinking City, problematiche che si spera vengono risolte con i futuri aggiornamenti.

Discreto invece il comparto sonoro che mette in mostra un buon doppiaggio in lingua inglese (ovviamente supportato da sottotitoli in lingua italiana). Abbastanza anonima, invece, la soundtrack che risulta, per la maggior parte del tempo, poco incisiva.

Concludendo…

The Sinking City è un titolo grezzo, tecnicamente problematico e piuttosto carente sotto aspetti di gameplay che, però, è riuscito in qualche modo ad affascinarci, grazie ad una narrativa di spessore e ad un’ottima scrittura di ambientazione e personaggi. Le opere di Lovecraft potranno dormire sonni tranquilli dato che i ragazzi di Frogwares sono riusciti a rendere davvero onore – narrativamente parlando – alle opere dello scrittore americano.

CI PIACE
  • Narrativamente parlando, davvero convincente
  • Forti richiami alle opere di H.P. Lovecraft
  • Ottime meccaniche investigative
  • Tanti casi principali e secondari
NON CI PIACE
  • Tecnicamente problematico
  • Gunplay da rivedere completamente
  • Open world mal sfruttato
Conclusioni

The Sinking City è un gioco grezzo ma affascinante, capace di elevare la componente investigativa dei titoli Frogwares, ricadendo pero nei soliti errori tecnici e approssimazioni in termini di gameplay che, purtroppo, non elevano il titolo a ben altri lidi qualitativi.

7Cyberludus.com

Articolo precedenteThe Last of Us Part II, trapelata la data d’uscita?
Prossimo articoloOne Piece: World Seeker, svelata la data di rilascio del DLC
Nerd purosangue classe 1992, si avvicina al mondo dei videogiochi grazie al SEGA Master System di sua madre. Destreggiandosi tra Alex Kidd e Sonic the Hedgehog, comincia a farsi una importante cultura videoludica a base di platform e beat ‘em up. Fedele seguace della “master race”, consuma giochi di ruolo dalla mattina alla sera, anche se la sua saga preferita rimane Grand Theft Auto degli inarrivabili Rockstar Games, che fin dal primo capitolo lo ha aiutato a diventare la brutta persona che imparerete a conoscere.

E tu che ne pensi? Facci conoscere la tua opinione!